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Il Passaggio (capitoli 14 e 15)


di Federossetta
02.12.2018    |    2.912    |    1 9.2
"Amareggiata e fiduciosa nell'indomani, mi addormentai sotto le sue coperte, vestita con autoreggenti e reggiseno in pizzo..."
Capitolo 14: Inizio
Ebbi il coraggio di uscire dall'ospedale solo alcune ore dopo, il povero autista Ernesto mi aspettava in macchina da lungo tempo, ma quando salii sull'auto non diede nessun segno di essersi spazientito. Siccome io lo salutai solo e dopodiché stetti zitto per tutto il viaggio, lui rispettò il mio silenzio e ubbidiente mi portò alla villa.
Inutile descrivere la mia settimana. I primi giorni ero proprio giù di morale, mi alzavo dal letto solo per mangiare, finché le scorte non finirono. Essendo io la donna di casa mi toccò allora a metà settimana darmi una svegliata e uscire alla ricerca di alimenti e un po’di vita sociale. Quando il frigo fu finalmente pieno, mi accorsi che gli unici vestiti da donna che Andrea mi aveva lasciato erano il completo da donna delle pulizie e una tuta da ginnastica. Pure la biancheria intima era scarsa, allora raccolto tutto il coraggio necessario, mi preparai ad andare a fare shopping.
Quel mercoledì pomeriggio qualcosa si risvegliò in me. Feci tappa in un numero imprecisato di negozi, munito della carta di credito Diraci. E così feci il giorno dopo è quello dopo ancora. Al termine degli acquisti, avevo un armadio niente male. Andavo fiera della mia collezione di reggiseni e di scarpe.
Di notte dormivo nel letto matrimoniale di Andrea, per sentire il suo profumo e immaginarmi a letto con lui. Lo amavo e lo avrei amato sempre, la mia rabbia e la mia frustrazione avevano lasciato spazio ad un desiderio profondo e senza freni.
Durante le mie uscite per negozi, ebbi modo di conoscere nuove amiche, che mi invitarono il weekend ad uscire insieme. Accettando di buon grado, le invitato a passare sabato e domenica mattina alla villa, così organizzammo un festino pieno di ragazzi e alcool ai quali però decisi di astenermi. La domenica mattina feci sbaraccare alle mie amiche, preoccupata dell’arrivo di Andrea. Recupererai allora una settimana di lavoro casalinghi in un pomeriggio, ma la sera lui non c’era ancora. Amareggiata e fiduciosa nell'indomani, mi addormentai sotto le sue coperte, vestita con autoreggenti e reggiseno in pizzo.
La mattina dopo mi svegliai presto aspettandomi di trovarlo abbracciato a me, ma ancora ero sola in una casa gigantesca. Essendo lunedì, secondo i programmi dovevo lavorare nella stanza adibita come mio ufficio, allora mi sistemai al computer. Ciò che avrei dovuto fare non era tanto difficile, ma la responsabilità era alta. In pratica il mio compito era quello di fungere da filtro tra i dirigenti e il capo, ovvero Andrea. Analizza i tutti i problemi dell’azienda e quello che non sapevo aggiustare ci pensava il boss.
Boss che né vedevo né sentivo da più di una settimana. Avevo fatto una settimana di pausa che mi era servita per sistemarmi e cominciare la mia nuova vita con meno ansia e preoccupazione. Ora però avevo bisogno e necessitavo più che mai di affetto o di qualcuno che mi poteva stare vicino. Per quanto riguardava la nuova parte di me, quella protuberanza sotto la maglia, mi dava più soddisfazione del previsto. Al di sotto si sentivano solo al tatto le cicatrici e la nausea iniziale derivante dall'operazione era solo più un ricordo.
Quel pomeriggio l'autista mi portò fino all'ospedale per un controllo precauzionale. Quando finii l’incontro con il medico, uscii dal portone d’ingresso dell’ospedale per scoprire di essere stata abbandonata dal mio autista. Spaesata, mi guardai intorno a lungo, finché i miei occhi si posarono su un uomo. Non era un uomo qualunque, semplicemente era il mio uomo. Andrea mi aspettava sorridente sotto ad un albero, la maglietta schiacciata da un leggero vento estivo. I suoi abiti eleganti erano spariti, per lasciare quindi un nuovo ragazzo più sportivo e alla moda. Ovviamente la mia tuta stonava un po’di fronte ai suoi abiti firmati, ma lui non sembrò preoccuparsene, era semplicemente contento di vedermi. Siccome io non accennavo alcun movimento, mi venne incontro raggiante.
“Quanto sei bella, Sonia.” Con le braccia mi strinse a sé e mi avvolse in un affettuoso abbraccio. Fui presa da singhiozzi e affondati la faccia nel suo petto. Uno splendido profumo mi inebriò. Lui mi lasciò fare in modo molto premuroso, una volta consolata mi sollevò il mento con una mano e senza dire niente mi baciò davanti a tutti. Le mie labbra tremanti diventarono sicure e risposero con un bacio sensuale. “Ti amo” finalmente riuscii a dire qualcosa e capii di averlo perdonato già da un pezzo.
Quando ci staccammo avevamo gli occhi di alcuni curiosi che probabilmente conoscevano di fama Andrea, il quale li salutò e mi prese per mano allontanandomi da lì.
“Che bello rivederti. Sei cambiata, adesso sembri un angelo.”
“Grazie a te.” Felice come una pasqua mi aggrappai al suo braccio mentre camminavamo.
“Pensavo di trascorrere un bel pomeriggio come due giovani finalmente ritrovati e innamorati come non mai, che ne dici?”
“Sarebbe bellissimo.”

Capitolo 15: Amore
Il pomeriggio trascorse velocemente e io ebbi modo di innamorarmi ancora una volta di Andrea. Aveva pensato a tutto l’itinerario: dal parco al chiosco dei gelati, fino ad arrivare ad una panchina su di una collina dove assistenti al tramonto. Proprio qui lui mi chiese come me l’ero cavata durante tutta la settimana. Mentii un po’ e gli dissi che ero stata bene e che mi era mancato. Lui mi guardò e rispose: “Anche te mi sei mancata, sei rimasta nella mia mente tutto il tempo. Ti ho portato qualcosa per farmi perdonare” Dalla tasca dei pantaloni tirò fuori una scatoletta ricamata. La presi con un sospiro di ammirazione e la aprii. All'interno conteneva un ciondolo d’argento: due lettere, le nostre iniziali, erano intersecate in un unico simbolo. Sorrisi. Andrea sapeva il valore simbolico che avevano i ciondoli per me. Infatti ho sempre pensato fossero una parte della propria personalità, portarne uno al collo era come portare un pezzo di quello che ami di più. Già ne avevo uno che mi ricordava la mia famiglia, un semplice cuore con la data del matrimonio dei miei genitori.
Ritornai con il pensiero a lui e lo ringraziai. “Grazie” con delicatezza mi avvicinai a lui e con tutta la mia femminilità lo baciai.
Fu un bacio veloce, interrotto da lui stesso, che mi fece girare dall'altra parte per permettergli di farmi indossare il suo prezioso regalo. Mentre le sue fredde dita sfioravano il mio collo il desiderio mi prese per tutto il corpo. “Sai, ho voglia di te.” Le parole mi uscirono di bocca senza nemmeno chiedermi il permesso e allora sembrai sgarbata. Ma lo sentii sorridere e rispondere: “Anch'io amore, vieni torniamo a casa.”
Ripercorremmo tutto il tragitto a piedi, fermandosi a metà strada a mangiare in una pizzeria piuttosto umile ma intima. Poi rientrammo a casa sul tardi e tutta la mia stanchezza svanì, sola in presenza di Andrea.
Entrai per prima in casa e mi girai aspettando che chiudesse la porta. Volevo chiedergli se potevo farmi una doccia calda, ma fui travolta da tutta la sua forza. Mi venne incontro e con passione mi baciò, io ero completamente trasportata da tale indole. Ci baciammo finché non mi ritrovai spalle al muro. Con frenesia mi tolse i vestiti, baciandomi il corpo. Dopodiché lui si svestì da solo. Allora mi sollevò contro il muro e le mie gambe si avvinghiarono attorno alla sua vita. Staccandoci dal muro salimmo le scale in quella posizione fino a raggiungere il bagno e quindi la doccia, ove vi entrammo indossando ancora la biancheria intima. Lui accese l’acqua e mi posò a terra, nonostante il fiatone non si fermò e continuò a baciarmi. Sentivo la sua lingua premere sulla mia e di era difficile seguire la sua velocità, le mie labbra più carnose si muovevano invece alla perfezione. Ci perdemmo in quel bacio infinito sotto l’acqua scrosciante, finché non fui io a spingerlo di forza lontano da me. Allora con perfida lentezza, mi legai i capelli mossi in una coda, poi sempre a distanza di sicurezza mi sfilai prima le mutandine e infine il reggiseno in pizzo. Attraverso lo specchio riuscivo a vedermi di profilo. Era proprio una bella visuale, i capezzoli erano turgidi e il cazzo eretto, in secondo piano rispetto al mio nuovo e splendido seno.
Prima che mi potessi avvicinare a lui però, come già aveva fatto, si scaraventò con ardore verso di me, baciandomi la pelle liscia ed abbronzata e palpando il nuovo giocattolo che mi aveva aiutato ad avere. Le mie tette non mi facevano niente male, anzi cominciavo a provare piacere nel farmi toccare e possedere da lui. Quando vidi che la sua passione si stava affievolendo, ne approfittai per cambiare posizione. Toccò quindi a lui spogliarsi e non appena si calò i boxer, mi ritrovai di nuovo di fronte il suo bel cazzo duro e lungo. “Quanto mi sei mancato” pensai. Allora mi inginocchiai di fronte ad Andrea e non ebbi neanche il tempo di sistemarmi che lui mi prese la testa con forza e cominciò a muoverla su e giù lungo l’asta del suo membro. Assaporai con piacere il gusto e mentre mi scopava la gola, con la lingua accarezzavo il suo glande.
Realizzai che una settimana di stop poteva fare venire talmente tanta voglia da spingersi oltre. Quando interruppe il movimento della mia testa iniziai a succhiare con dolcezza il suo cazzo, mentre contemporaneamente tormentavo le sue palle rigonfie. Dopo un tempo che mi parve lunghissimo ma piacevole, chiuse l’acqua della doccia. Allora mi interruppi e presi degli asciugamani ci asciugammo a vicenda. Salutai la doccia, dandole appuntamento per pulirmi poi qualcos'altro diverso dal sudore, e mano nella mano di Andrea cambiammo stanza per entrare nella nostra camera da letto. Qua, con una leggera spintarella, mi buttò sul materasso che attutì la mia caduta e dalla mia bocca scappò un leggero gridolino. Lo guardai mentre estraeva un preservativo, nel mentre mi palpavo le tette e lo aspettavo con voglia.
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