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DALIA, TROIA D'ESTATE - Cap.10: il ritorno


di DonEladio
06.05.2013    |    10.980    |    3 9.3
"Venne a sapere dalla moglie che il venerdì sera i miei suoceri tenevano Jasmine a dormire da loro, io andavo a giocare a poker con gli amici e Dalia usciva..."
La breve vacanza volse al termine nell’arco di pochissimi giorni, durante ognuno dei quali mio cognato Alfio non perse un’occasione: ogni giorno, dopo pranzo, mentre la famiglia sparecchiava e i bambini giocavano, raggiungeva Dalia ai lavatoi, la trascinava nel cesso e se la scopava. Li seguii la seconda volta, ma quasi mi feci scoprire.. quella volta mi limitai ad ascoltare dietro la porta del cesso, ma le successive restai seduto in veranda a fumare guardandoli andare, prima una poi l’altro, e dopo pochi minuti ritornare, prima uno poi l’altra. Quel maiale si comportava come se niente fosse, era felice di sbattersi la cognata alle spalle del marito cornuto e apparentemente inconsapevole; lei tornava a testa bassa con le stoviglie lavate in mano, l’andatura indecisa sui sandali, e mi lanciava fugaci occhiate che preannunciavano un racconto dettagliato: aveva una predilezione per il suo culo (come dargli torto?), e la prendeva sempre in maniera rude, decisa, senza alcuna premura, la sbatteva come una bambola di carne, e questo le piaceva da impazzire: essere l’oggetto sessuale di un buzzurro ben dotato che la sapeva far godere, per di più con l’aura di proibito ed immorale del fatto che si trattava del marito della sorella, sortiva un effetto di perversa sottomissione in mia moglie.
E così anche al ritorno a casa, non appena ne aveva l’occasione, Alfio faceva i suoi porci comodi; quella regolare era al lunedì mattina: io uscivo di casa alle 8 per portare Jasmine all’asilo e recarmi in ufficio e lasciavo Dalia vestita solo della sottoveste; alle 8.30 spaccate (ci potevate regolare l’orologio) mio cognato si presentava a casa mia e si scopava mia moglie di gusto. Montai un sistema di microcamere dislocate in tutte le stanze di casa per non perdermi un attimo dei loro incontri di inizio settimana. Poi, quando capitava l’occasione di un pranzo a famiglia riunita, cercava di ottenere il possibile: Dalia mi raccontò che un paio di domeniche dopo pranzo la sorprese mentre usciva dal bagno dei nostri suoceri e si fece fare un veloce pompino.
Venne a sapere dalla moglie che il venerdì sera i miei suoceri tenevano Jasmine a dormire da loro, io andavo a giocare a poker con gli amici e Dalia usciva con le amiche: le scopate regolari con mia moglie divennero due, quella del lunedì mattina e quella del venerdì sera; il più delle volte si liberava della moglie per pochi minuti con la scusa di andare a comprare le sigarette o qualche altra balla del genere e allora si trattava di una sveltina in bagno mentre Dalia si stava preparando per uscire: arrivava, la prendeva così, in piedi, da dietro, la scopava, si svuotava le palle e se ne andava; un paio di volte, invece, si inventò un impegno di natura lavorativa (complice la sua passione per i motori, dava una mano ad un amico nella sua officina) o sportiva (allenava la squadra di calcio dei ragazzi del paese) e Dalia dovette inventarsi una scusa per paccare le amiche, perché Alfio se la scopò per tutta la serata; la seconda volta rientrai a casa che erano ancora insieme e li trovai nel nostro letto matrimoniale: erano le 2 del mattino e come di mia consuetudine feci pochissimo rumore, Alfio se la stava scopando alla missionaria spalle alla porta e non si accorse nemmeno della mia presenza; lo osservai stantuffarla a fondo con colpi decisi e profondi, il suo corpo era completamente accasciato su quello di Dalia, la sua testa schiacciata sul cuscino mentre le sue mani tra il materasso e il corpo nudo di lei le allargavano per bene le chiappe per favorire la penetrazione; mia moglie dondolava i piedi e li inarcava dal piacere, avrei tanto voluto leccarglieli in quel momento, ma non potei far altro che guardarla godere mentre lui si svuotava nel suo grembo con un verso disumano. Mi nascosi nella stanza della bambina per pochi minuti, giusto quelli che impiegò per darsi una rinfrescata, rivestirsi e uscire di casa; entrai in camera da letto e l’ammirai: era completamente nuda, ansimante ed esausta di piacere, tra le cosce colava ancora un sottile rivolo di sperma; mi spogliai lentamente e mi sdraiai sopra di lei, cominciai ad accarezzarle delicatamente il suo corpo, a baciarla con dolcezza, lei gradì tanta tenerezza dopo quella monta brutale e prolungata e rispose ai miei baci e alle mie carezze. Mi infilai delicatamente in lei, scivolando nel miscuglio dello sperma di mio cognato e degli umori vaginali di mia moglie e facemmo l’amore delicatamente, addormentandoci l’uno tra le braccia dell’altro.
La situazione era molto bizzarra, fuori dal nostro controllo e lontana anni luce dai nostri programmi: qui non si trattava più di qualche giochino perverso in cui coinvolgevamo ora un compagno di giochi ora un altro, ora qualche sconosciuto ora un innocuo vicino di casa; qui ormai si parlava di un amante fisso che se la scopava regolarmente quando e come voleva lui. E la cosa peggiore era il pericolo costante che la cosa venisse scoperta in famiglia. Speravamo che dopo un po’ Alfio si sarebbe stancato del giocattolino e si sarebbe dato una calmata, ma non fu così.
La situazione si aggravò ben presto: dopo un mesetto circa dal rientro dalle ferie, la titolare di Dalia le comunicò che le difficoltà economiche che affliggevano l’attività non le permettevano più di pagare il suo stipendio e la licenziò. Fu una brutta botta: io lavoro come impiegato in una piccola ditta di import-export e ho un discreto stipendio, ma nulla più: il mutuo da pagare, una figlia piccola da mantenere e le mille spese domestiche erano un macigno duro da sopportare. E fu proprio Alfio a tirare il coniglio fuori dal cilindro: “So che Max (il suo amico dell’officina) sta cercando una segretaria. Se vuoi posso chiedergli un favore…”; inizialmente cercammo di prendere tempo, ma fu proprio la famiglia di mia moglie (e soprattutto, paradossalmente, la sorella Alessia) ad insistere: “Ma non puoi permetterti di fare la preziosa, preferisci non riuscire a pagare il mutuo o l’asilo di tua figlia? Sei fortunata ad avere quest’opportunità proprio adesso che sei col culo per terra. E poi è qui in paese vicino a casa, e ci sarà spesso Alfio a farti sentire come in famiglia…”; ci ritrovammo all’angolo e non potemmo rifiutare: non riuscii a fare a meno di notare il ghigno di soddisfazione di Alfio nell’assistere al coronamento del suo piano; avrei scommesso che la mano che non vedevo nascosta dietro la schiena di Dalia in realtà si stava facendo strada liberamente ben al di sotto della sua schiena mentre annunciava trionfalmente che avevamo fatto bene a cogliere quella palla al balzo.
Scoprimmo immediatamente che Max era da tempo perfettamente al corrente della situazione tra Alfio e Dalia: mio cognato gli aveva raccontato tutto per filo e per segno da qualche settimana e Max già da un po’ gli chiedeva di portarla in officina. Alfio si prese una settimana di ferie (facendo spesso le notti e le trasferte da camionista accumulava ore di straordinario che poteva convertire come preferiva) facendolo passare come una specie di sacrificio per facilitare l’inserimento di mia moglie. Dalia iniziava a lavorare alle 8.30, sbrigava qualche elementare e spesso totalmente inutile pratica amministrativa fino alla pausa delle 12.30; durante la pausa, dalle 12.30 alle 14 circa, si faceva scopare da entrambi, prima uno, poi l’altro, spesso insieme; appena suonava la campana e i 3 meccanici rumeni uscivano per pranzo. si chiudevano in ufficio, la spogliavano e facevano di lei ciò che volevano; non ci volle molto prima che i meccanici rientrarono con qualche minuto d’anticipo e la videro ancora nuda appena scopata in tutti i buchi mentre era intenta a rivestirsi, con quei due che uscivano dall’ufficio tirandosi su la zip dei pantaloni. Mia moglie si ritrovò ben presto in un ambiente di lavoro composto da soli uomini, in cui il titolare e il suo amico se la scopavano regolarmente e i dipendenti ne erano perfettamente a conoscenza: i loro sguardi e i loro commenti ogni volta che ne avevano occasione erano oscenità pura. Dopo la pausa Dalia restava ancora un paio d’ore fino alle 16, poi andava a prendere sua figlia all’asilo: Alfio terminò la settimana di ferie e dovette accontentarsi di scoparla quelle poche volte che riusciva a ritagliarsi del tempo per passare in officina (ma gli restava comunque il venerdì sera e qualche lunedì mattina), mentre Max non lasciava passare giorno della settimana lavorativa che non se la fottesse per bene; quando si accorse che i meccanici avevano di fatto dimezzato la loro pausa pranzo per tornare in anticipo in officina ed assistere allo spettacolo quotidiano, la sua reazione fu di quelle da farmi impazzire d’eccitazione: Dalia fu tenuta a trascorrere le ultime due ore in officina, quelle pomeridiane, completamente nuda, costretta a farsi guardare e toccare dappertutto dai tre meccanici; quando questi gli chiesero il permesso di scoparsela, rispose che sarebbe dipeso dalla qualità del loro lavoro. In pratica mia moglie divenne uno strana specie di premio di produzione, che i tre baldi meccanici si sudarono faticosamente e conquistarono nel mese successivo (consegnando in tempo e in condizioni eccellenti una serie di autovetture elaborate per non so quale corsa clandestina). Tra le celebrazioni e lo spumante, Max riunì i suoi meccanici e, abbracciando il corpo nudo di Dalia sotto i loro occhi, si congratulò con loro annunciando che avrebbero potuto godersi il loro meritato premio il prossimo venerdì sera, quando quel cornuto del marito sarebbe andato al solito pokerino con gli amici e mia moglie sarebbe stata portata in officina perché tutti loro (anche Max e Alfio avrebbero partecipato alla festa) ne potessero approfittare come e quanto avessero voluto; la comunicazione venne accolta con un festeggiamenti fragorosi e Dalia si congratulò fisicamente con ognuno, facendosi ancora una volta palpare ovunque e facendo loro assaggiare le proprie labbra e la propria lingua.
Dalia, come faceva ogni sera, mi raccontò tutto nei minimi dettagli, e non mi nascose che tutto sommato non era dispiaciuta all’idea di riprovare l’esperienza della gangbang dopo quella in trattoria di qualche mese prima; dopotutto si era abituata a provare maschi diversi in situazioni diverse, e negli ultimi mesi l’avevamo scopata soltanto io, Alfio e Max; inoltre non potè negare che le “attenzioni” delle ultime settimane da parte dei tre meccanici avevano fatto venire voglia anche a lei di scoparseli (uno in particolare, alto, biondo, muscoloso e con gli occhi azzurri le faceva un gran sangue).
Mi confessò di aspettare con ansia il prossimo venerdì. E io dovetti confessare a me stesso che per nessun motivo al mondo sarei andato al poker quella sera.
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