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DALIA, TROIA D'ESTATE - Cap,12: Senza freni


di DonEladio
06.02.2014    |    12.951    |    1 8.0
"Una nuova immediata erezione mi colse assistendo all’ennesima conferma di cosa era diventata la mia amata mogliettina: una cagna in calore sempre pronta a..."
Dopo quella notte in officina e la rivelazione che io ero perfettamente al corrente delle performance sessuali di Dalia, e anzi ne ero complice, Alfio perse ogni ritegno ed inibizione, caso mai ne avesse. Sapere che non doveva più preoccuparsi della mia presenza lo portò a presentarsi a casa nostra ogni volta che ci sapeva soli, senza bambina di mezzo; arrivava nei momenti più disparati, appena riusciva a liberarsi della moglie, e si scopava mia moglie in casa mia, sotto i miei occhi o anche no, non gli importava in effetti, veniva a prendersela come se fosse roba sua.
La consuetudine si accentuò quando, dopo un mese circa, Max fu costretto a chiudere l’officina a seguito di controlli della Guardia di Finanza: l’attività risultò essere prevalentemente una copertura per affari illeciti di ogni genere e saltò per aria in men che non si dica. Dalia perse nuovamente il lavoro e Alfio perse l’occasione di scoparsela fuori da casa nostra, costringendolo ad approfittare di lei nei ritagli di tempo.
Un sabato mattina suonò al campanello e, quando andai ad aprire, mi chiese semplicemente: “Dov’è la troia?”, quando risposi che era in camera a rassettare rispose secco: “Perfetto, ho i coglioni che mi esplodono”, poi mi diede le spalle e si avviò verso la camera sbottonandosi i pantaloni; dai gemiti improvvisi di Dalia capii che non ci aveva messo molto a sbatterla sul letto, strapparle di dosso i vestiti e cominciare a scoparsela; li raggiunsi e trovai mia moglie a pecorina sul letto, tra le mani stringeva ancora lo strofinaccio, Alfio le sbatteva il cazzo dentro da dietro con un pollice ben infilato nel culo e con l’altra mano la teneva per i capelli; non le aveva nemmeno detto “ciao”.
La consapevolezza di essere completamente in balia di quell’uomo che si presentava a casa nostra e sbatteva mia moglie come e quando voleva non cancellava di certo la mia eccitazione: tirai fuori a mia volta il cazzo e salii sul letto, infilandolo in bocca a Dalia che rispose accogliendolo e succhiandolo senza esitazione, senza nemmeno aprire gli occhi; mi resi conto che, per quanto le riguardava in quel momento, poteva essere tanto il mio quanto quello di chiunque altro, era un altro pezzo di carne che le riempiva la bocca. La cosa mi eccitò ancora di più, la presi per i capelli e cominciai a scoparla in gola, avanti e indietro, assecondando i colpi che suo cognato le infieriva da dietro; adesso Alfio aveva entrambe le mani libere e si concentrò sul suo culo, prima allargandole a più non posso le natiche per godersi appieno l’immagine del suo cazzo che usciva ed entrava dentro di lei, poi allargandole il buco del culo prima con un pollice, poi con due: i due pollici prima si insinuarono nel suo culo, poi cominciarono ad allargarlo…niente da dire, ci sapeva fare il porco. Quando la dilatazione anale di mia moglie raggiunse un livello di sua soddisfazione, Alfio sfilò il cazzo dalla sua figa, le allargò oscenamente le natiche evidenziando il buco enormemente dilatato e ci sputò sopra una copiosa quantità di saliva; poi agitò le chiappe di mia moglie, le strinse e le allargò nuovamente, favorendo l’entrata della saliva che cominciò a colare all’interno. Con un’espressione divertita e compiaciuta mi guardò negli occhi e disse: “Guarda che roba!”, poi ci infilò dentro il cazzo con enorme facilità e cominciò ad incularla selvaggiamente. Il corpo di Dalia venne sbattuto in avanti e cadde di pancia sul letto “perdendo” il mio cazzo dalla bocca, Alfio incurante le si accasciò sopra e continuò a sbatterla con piacere, l’afferrò per i capelli tirandole su la testa e ci infilò dentro quattro dita: che io avessi perso la mia piccola parte di piacere era per lui un dettaglio evidentemente trascurabile. Dalia godeva e urlava gemiti indistinguibili e io di fronte a lei mi ritrovai a masturbarmi assistendo alla scena, ennesima ma non per questo meno eccitante, di mia moglie scopata come una vacca sotto i miei occhi, godendomi la colonna sonora del cazzo di mio cognato che sbatteva sulle chiappe di lei producendo un rumore umido mentre scivolava nel suo culo lubrificato dalla sua saliva.
Fu un minuto, non di più, poi Alfio liberò un’enorme quantità di sborra nel culo di Dalia grugnendo come suo solito, nel preciso istante in cui anch’ io smisi di trattenermi e venni copiosamente sul suo viso; mi accasciai sulla poltrona della camera e osservai quei due corpi esausti sovrapposti sul mio letto matrimoniale, pochi istanti dopo Alfio si sfilò da mia moglie e si alzò; osservò per un istante ancora il culo dilatato di Dalia da cui cominciava a colare un rivolo di liquido denso, poi la sollevò e la costrinse a mettersi a pecorina col culo rivolto verso di me; poi con entrambe le mani le afferrò le natiche e cominciò ad allargarle e massaggiarle, favorendo la fuoriuscita del liquido che, prontamente, cominciò a colare abbondantemente sulle lenzuola appena cambiate.
“Eh? Guarda qui…guarda come te l’ho riempita la vacca…che dici, cognato? Ti piace?”, quasi non mi accorsi della sua solita risata irridente, ero troppo concentrato sul corpo di mia moglie a pecorina sul mio letto, che aveva cominciato in maniera quasi automatica a succhiare il cazzo gocciolante di mio cognato che le allargava le chiappe facendo colare sul mio letto una quantità enorme di sperma dal suo buco del culo appena sfondato.
“Brava troia, puliscilo per bene, fino all’ultima goccia..” si complimentò senza smettere di massaggiarle le chiappe, poi, dopo qualche secondo, infilò due dita nel culo di mia moglie ed estrasse un discreto quantitativo di crema e glie lo infilò in bocca, “Così, ecco la tua colazione, mangiala tutta…”, ordine al quale Dalia ubbidì immediatamente, sempre ad occhi chiusi, in maniera automatica e completamente sottomessa. Una nuova immediata erezione mi colse assistendo all’ennesima conferma di cosa era diventata la mia amata mogliettina: una cagna in calore sempre pronta a farsi fare di tutto praticamente da tutti. Alfio estrasse le dita dalla bocca di Dalia, le asciugò sui suoi capelli e si rimise i pantaloni :”Beh, io vado che ho un sacco di cose da fare.”, assestò un ultimo schiaffone sul culo nudo di mia moglie e, fischiettando, uscì di casa, così, com’era entrato.
La nostra vita diventò una grottesca contrapposizione: famigliola perfetta ed irreprensibile durante la settimana, con Dalia che si divideva tra la cura della figlia e la casa, e in completa balia di nostro cognato nel week end, principalmente il venerdì sera e il sabato mattina in cui la bimba stava dai nonni. Tornavo dal lavoro a fine settimana, cenavamo tutti insieme, poi prendevo Jasmine e la portavo dai nonni e quando tornavo a casa trovavo mia moglie già completamente nuda, come richiesto da Alfio, in sua attesa; un venerdì questi si presentò con altri due amici i quali, sebbene avessero ascoltato alcuni racconti di mio cognato, strabuzzarono gli occhi quando videro quello splendido esemplare di femmina aprire loro la porta di casa esibendo con tale disinvoltura il proprio corpo completamente nudo. Dalia fu colta di sorpresa, dopotutto né io né lei ci aspettavamo ospiti visto che Alfio si era guardato bene dall’avvisarci; vedendo la sua esitazione, mio cognato fu, come suo solito, fermo e deciso :”Avanti troia, non fare la difficile, accogli gli ospiti come sai fare tu…”; mia moglie prese coraggio, poi avanzò verso i due sconosciuti e li salutò infilando loro la lingua in bocca, prima l’uno, poi l’altro, i quali, dopo un attimo di sorpresa, risposero con entusiasmo palpandole il culo nudo sotto lo sguardo d’approvazione di mio cognato.
“Questo è mio cognato, il marito della vacca. Ha capito che gran puttana ha sposato e gli piace vederla sbattuta da tutti, non fatevi problemi.” Ok, in effetti corrispondeva tutto a verità, ma sentirglielo dire di fronte a due perfetti estranei, senza interpellarmi minimamente, mi fece comunque un certo effetto, ma tant’è; non feci nemmeno in tempo a realizzare o accennare una risposta che Alfio si era già accomodato sul divano col cazzo di fuori e si stava facendo fare un pompino da mia moglie, mentre gli altri due, due camionisti come lui, sulla cinquantina e abbondantemente sovrappeso, si erano avvicinati a loro e avevano già cominciato a maneggiare il corpo di Dalia senza esitazione alcuna. La scoparono tutti e tre per quattro ore, dalle nove all’una di notte, ora insieme, ora alternandosi, non le diedero un secondo di respiro: anche nei momenti di pausa, tra una sigaretta, una birra e una chiacchiera, mia moglie era tenuta a stare in ginocchio sul tappeto a cucciare i loro cazzi in preparazione del turno di monta successivo; quei due camionisti, a ben vedere, erano letteralmente disgustosi…non solo erano grassi e avanti con l’età, ma si può dire con certezza che il sapone non fosse esattamente un loro amico: potevo sentire distintamente il puzzo di sudore e piscio provenire dai loro cazzi nonostante mi tenessi a debita distanza, e mi chiedevo come potesse Dalia, solitamente maniaca della pulizia personale, farseli infilare in bocca senza esitazione alcuna; la donna che ricordavo io non si sarebbe nemmeno avvicinata a loro, ma questa nuova versione di mia moglie succhiava avidamente le loro lingue accarezzando i loro pochi capelli lunghi e bisunti mentre si faceva infilare le loro dita lercie nella fica e il collo di una bottiglia di birra vuota nel culo. Stentavo a riconoscerla, ma mi piaceva da impazzire.
A fine serata, dopo che contai almeno nove orgasmi dei tre sul corpo e dentro il corpo di lei, i nostri ospiti ci salutarono e si avviarono alla porta; mia moglie li accompagnò all’uscio e li salutò sul pianerottolo, facendo assaggiare loro per un’ultima volta la propria lingua e i propri orifizi, poi aspettò, completamente nuda, sul pianerottolo, che uscissero dal portone. Fu in quel preciso istante che la porta del vicino si aprì: Dalia rimase immobile e osservò il sig. Gatti che a sua volta la fissava con gli occhi sgranati e la bocca spalancata; senza pudore alcuno raccolse con un dito un rivolo di sperma che le colava da una tetta, se lo portò alla bocca e lo leccò, poi gli rivolse un sorriso recapitato direttamente dalla porta dell’inferno, gli diede la buonanotte e rientrò in casa.
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