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Il Singolo e le Emozioni che Suscita nell'Uomo


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
19.10.2018    |    5.078    |    6 9.7
"La Lupa apparteneva a quelle donne per cui le dimensioni contano..."
Questo è un racconto di un uomo per altri uomini. E per le donne che amano esplorare la mente maschile.
Lei lo voleva. Lo desiderava. La Lupa aveva iniziato a giocare con me. L’intesa era perfetta. Ma il gioco, quando ci sono i sentimenti, è da un lato infinitamente più inteso ma dall’altra molto più pericoloso. Conoscevo da anni il mondo del gioco. Ma la lupa lo conosceva quanto me. Non si sarebbe accontentata. Non si sarebbe fatta impressionare facilmente non sarebbero bastati 2 trucchetti del mestiere per renderla dipendente. Ci sarebbe voluto di più. Molto di più. La Lupa sapeva ciò che voleva, non era cercava di compiacermi. Ed è la cosa che amavo di più. Un rapporto alla pari. Certo, aveva e avrebbe ancora acconsentito di seguirmi nelle mie fantasie. Avrebbe soddisfatto ogni mio desiderio per quanto oscuro. I limiti della Lupa erano assai profondi. Avevamo e avremmo conosciuto coppie. Tutte le coppie che avremmo voluto. Mi avrebbe fatto incontrare donne belle e desiderabili. Avrebbe preso le loro teste con delicata fermezza dicendo loro “mi dai una mano?” mentre leccava il mio cazzo. Mi avrebbe offerto momenti magici. Le avrebbe spogliate senza esitazione per me. Avrebbe offerto i loro corpi al mio sguardo. Avrebbe aperto le loro cosce per mostrarmi le loro fighe gocciolanti. Le avrebbe baciate. Avrebbe affondato la bocca nella loro intimità e permesso di fare altrettanto per mostrare quello spettacolo, di due donne assieme, che per ogni uomo costituiscono una delle vette più alte dell’erotismo. La Lupa aveva e avrebbe fatto tutto questo. Per me.

Ma in fondo le piacevano i maschi. I lui di coppia erano accuratamente selezionati. Avevo nel tempo imparato a conoscere i suoi gusti. Mori, faccia pulita da bravo ragazzo. Prestanti fisicamente. Di preferenza più giovani di lei (l’ideale era il trentenne). E anche le misure. La Lupa apparteneva a quelle donne per cui le dimensioni contano. Amava la sensazione di sentirsi riempita. La cosa buffa è che in fatto di donne avevamo gli stessi gusti! Eravamo quindi una coppia estremamente selettiva. Potevamo permettercelo perché la Lupa era bella da morire. E troia come poche. Tutte le coppie ci avrebbero voluti, ma nel tempo avevamo imparato ad essere sempre più selettivi. Non solo in fatto di bellezza, ma anche come modi. Piacevano a entrambi le persone di buon livello culturale, in grado di reggere una conversazione, e di cogliere le sottigliezze del gioco. La Lupa mi aveva insegnato il concetto di Sapiosexual. Io neppure sapevo di esserlo. Ma mi trovai a mio agio nella definizione, che avevamo pure inserito nella nostra presentazione. Eravamo due Sapiosexual.

La Lupa aveva però anche i suoi diritti.
La Lupa aveva i suoi desideri.
La Lupa esigeva un singolo

Non avevo scelta. Sapevo che la prova sarebbe stata dura per me. Ma non mi sottrassi. Se lo avessi fatto sarebbe caduto il senso del nostro gioco. Avrei mostrato di non essere migliore di tutti quelli che dicono “ due donne subito, ma condividere la mia donna con un altro? Mai!”. Mi sarei rivelato piccino e meschino. Uguale a mille altri. Banale. Dozzinale. Non mi sottrassi. Non provai né a rifiutare né a procrastinare. La Lupa si sarebbe presa in ogni caso ciò che voleva. Ma non fu per quello che accettai. Lo accettai perché il Gioco non è che un percorso all'interno di sé stessi. Un viaggio alla ricerca di noi stessi, a un livello di conoscenza e di accettazione superiore. Ero spaventato? Sì, molto. Ero già geloso? Certamente! Avevo paura che lui fosse più bello? Più bravo? Avevo paura di vederla godere più che con me? Sì. Avevo tutte le paure che un uomo innamorato ha. La mia sicurezza svaniva di colpo. Avevo una maledetta paura di perderla. La gelosia che si prova durante uno scambio a quattro non è che la pallida ombra di ciò che provavo rispetto a un uomo. Un singolo. Un maledetto singolo che si sarebbe preso il corpo della mia donna. Era affascinante e terribile. Dovevo in qualche modo mantenere il mio ruolo e la mia dignità; imposi quindi di essere io a controllare tutto fino al giorno fatale. Il pensiero che lei chattasse con lui direttamente era del tutto insopportabile. Almeno avrei finto di comandare. Non bluffai. Al mio messaggio sul sito si proposero all’istante numerosi maschi avidi della mia donna. Mi mandarono le loro foto e io passai del tempo online con ciascuno di loro, per capire qualcosa in più della personalità di ciascuno. Se singolo doveva essere, sarebbe stato esattamente quello che voleva lei. Costi quel che costi.

La scelta infine cadde. Qualche anno meno di noi, fisico atletico. Sorriso sfrontato, educazione, stile. La Lupa avrebbe adorato, ne ero dolorosamente certo. Esattamente il tipo di maschio da cui voleva essere posseduta. Il maschio nei cui occhi avrebbe adorato leggere desiderio. Il suo singolo. Volli far durare il piacere, rendere il gioco più raffinato e disegnai lo scenario. Il Singolo non accettò tutto. La Lupa era talmente seducente che avrebbe fatto molto più che prendere un permesso dal lavoro. Nonostante fosse un uomo che di certo piaceva a molte, la mia donna era comunque di altissimo livello. La sua pelle perfetta, la sua bocca prometteva perversione. Gli occhi timidi e lussuriosi. Il seno grande. Le gambe lunghe e perfette. Convocai il singolo in un bar.

Eravamo seduti, la Lupa ed io, a un tavolino quando lo vedemmo. Il mio cuore ebbe un tuffo. I jeans gli cadevano perfettamente, il giubbotto di pelle valorizzava le sue spalle ampie. Seguendo le indicazioni che gli mandavo dal telefono sedette solo a qualche tavolo di distanza. La terrazza era semivuota, lo ricordo come se fosse ieri. La Lupa e il singolo iniziarono a giocare con gli sguardi. Tanta era la tensione erotica che mi stupivo come nessuno ci notasse. I due non avevano il permesso di parlarsi. Si guardavano. Si guardavano e maledizione si piacevano. Le guance della lupa erano leggermente arrossate. La sua bocca semichiusa in un broncio seducente. Le guardai le pupille, erano dilatate. La Lupa accavallava di continuo le gambe, arricciava una ciocca di capelli, lo fissava fra le ciglia. Il Singolo ere sfacciatamente piantato di fronte a lei. Le gambe aperte tradivano il suo status di maschio alfa. Il suo sorriso diventava sempre più profondo e il suo sguardo puntava direttamente il viso e il corpo di lei. Io ero escluso. E faceva male. Sussurrai qualcosa all’orecchio della Lupa: “ adesso ti alzi, vai da lui; non dire neppure una parola e bacialo profondamente per un minuto poi torna qui”. Non aspettava altro. Si alzo e con studiata lentezza si avvicinò ancheggiando al singolo. Stette in piedi di fronte a lui facendosi ammirare. Poi, senza esitare, si chinò. Vidi le loro bocche incollarsi. Immaginavo le loro lingue guizzare una nella bocca dell’altra. Avevano gli occhi chiusi entrambi ed escludevano il mondo intero dal quel momento. Era solo loro. Passato il minuto la Lupa rispettò il patto. Tornò da me. Era la mia immaginazione oppure barcollava leggermente. Aveva un sorriso felice. Troppo felice per i miei gusti. La baciai a mia volta per riaffermare disperatamente la mia proprietà. Quel giorno non permisi altro. Ero già provato. I morsi della gelosia adrenalinica erano profondi nel mio cuore. Era solo l’inizio, il peggio (o il meglio?) doveva ancora arrivare. Quando glielo scrissi il Singolo si alzò e si allontanò. Lanciò un ultimo sguardo di desiderio quando ci passò a fianco. La Lupa lo ricambiò apertamente.

Arrivò il giorno. Temuto e atteso. Prendemmo la nostra stanza come avevamo fatto altre volte. Ma non sarebbe stato come le altre volte. Iniziammo a baciarci e toglierci i vestiti. Potevo illudermi che sarebbe stata solo mia? No, non potevo. Un discreto bussare ci annunciò l’arrivo del singolo. Il suo sorriso trionfante non lasciava dubbi. La Lupa di avventò su di lui, baciandolo con passione. Mi sentivo messo da parte, ma a costo di morire lì non avrei fatto nulla che potesse rovinare il momento. Il Singolo era sdraiato e lei gli era addosso. Gli sbottonava piano la camicia e iniziava a leccargli il petto... Scendeva, scendeva sempre di più. Mi avvicinai, le accarezzai il seno, le sussurrai che la amavo. Era il nostro momento, era il SUO momento. Infine lo prese in bocca. Grande, come piaceva a lei. I gemiti del singolo si facevano sempre più forti. Finimmo di spogliarci e fu tutto un turbinio di piacere. La Lupa era perfettamente a suo agio e conosceva l’arte di dividersi fra 2 maschi. Le sue mani non smettevano mai di cercarci. I suoi buchi erano offerti alle nostre voglie. Tutto è confuso nei miei ricordi. Ci su una doppia penetrazione? Forse. Quello che davvero mi restano impresse sono le emozioni: rabbia, gelosia, paura, ma anche desiderio di possesso, senso di sfida, e una eccitazione infinita. La sentivo mia come non mai. Avvertivo prepotente il desiderio di riaffermare il mio possesso. Stavo già pensando al prossimo incontro, che senza dubbio avrei preteso a due. E mi restano due immagini: potenti, belle, emozionanti. Terribili.

Nella prima la Lupa stava cavalcando il singolo. Vedevo le mani di lui abbrancarle con forza il culo. Lei adorava quella posizione. Si dimenava su quel cazzo per trarne ogni piacere possibile. La Lupa aveva gli occhi chiusi e le mani posate sul petto largo del singolo. Sapevo quanto godeva. E nella seconda, l’ultima, lei concesse al Singolo il piacere supremo. Lui era seduto sulla sedia di fronte a me. Vedevo la schiena e la nuca di E. La sua testa dondolava. Sapevo esattamente cosa provava lui. Lo vedevo sempre più teso. Immaginavo il suo cazzo gonfiarsi all'inverosimile. La tensione era insopportabile finché esplose in un lungo rantolo di piacere con le mani saldamente posate sulla testa di lei. Non serviva. Per nulla al mondo la Lupa avrebbe rinunciato a gustare il suo sperma. Per nulla al mondo avrebbe rinunciato a farlo impazzire. La lasciargli un ricordo indelebile. Per nulla al mondo la Lupa avrebbe rinunciato a farmi provare il morso profondo che mi afferrò il cuore. E che mi legò a lei in un modo nel quale non mi ero sentito legato al alcuna donna.

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