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Il poker è anche un gioco/ 5 – L’incasso


di Honeymark
08.05.2016    |    12.265    |    0 9.2
"Poi accarezzai l’interno delle cosce di Elena fino ad arrivare agli inguini e al sesso..."
I due erano più frastornati che imbarazzati. Una perdita così grande, pur avendo una scala reale in mano, li aveva annichiliti.
Diedi un altro sorso al whisky, poi raccolsi i soldi che erano sul tavolo e che avevo vinto. Anzi, che non avevo perso: funzionava così.
- Se siete così cortesi di spogliarvi, – dissi poi a Franco e a Elena. – possiamo cominciare.
Elena era già in bella mostra, con la sola biancheria intima, calze e reggicalze. Andai a metterle una mano sul culo, poi la lasciai spogliar.
- I miei schiavi – spiegai, come se fossi stato il sergente istruttore, – sono totalmente sottomessi a me. Devono stare sempre nudi, non devono parlare mai, devono adorarmi come un dio e, a meno che non stia impartendo ordini, devono sempre porgermi il culo, in posizione di preghiera musulmana.
Franco ed Elena erano quasi nudi. Lei tergiversava un po’, perché avrebbe preferito che io dessi più importanza al suo spogliarello. Ma ora era anche lei una schiava.
- I miei schiavi – continuai – devono sempre avere un ingombro nel culo che palesi la mia presenza anche se sono distratto. Le loro ganasce devono essere sempre al lavoro perché devono leccare il loro padrone ogni volta che è a portata di lingua. La frusta, tuttavia, non la userò mai per castigare, ma solo per divertimento. Dovrete obbedire sempre cecamente. Potrete chiedere di smettere, ma a quel punto si interrompe la relazione.
Ormai erano nudi, davanti a me.
- Se avete obiezioni – conclusi, – tenetele per voi. State zitti. Giratevi e mostratemi il culo.

In effetti io ho un paio di coppie sposate che di tanto in tanto (decidono loro quando) mi chiamano per farsi sottoporre a sedute sadomaso dove io domino entrambi in modo raffinato e creativo, doloroso e umiliante. Sono rapporti nati dopo anni di amicizia e di confidenze, quando sono riuscito a nutrire loro fiducia e voglia di realizzare i loro sogni di cui con altri si sarebbero vergognati di confessare.
Stavolta però avevo per le mani marito e moglie non consenzienti, ma obbligati a fare da schiavi. Mi domandai fin dove potessi spingermi.
Come sanno i miei lettori che hanno letto dei racconti ad hoc, una seduta sadomaso con me può essere esaltante o devastante. Basta che invece che essere voluta sia imposta.
Anch’io mi eccito a sapere che i sottoposti amano subire delle performance che la gente comune giudicherebbe fuori di testa. Ma per la prima volta potevo esercitare il potere: fare qualcosa contro la volontà dei sottoposti.
Mi domandai fin dove spingermi con Franco ed Elena e decisi una via di mezzo.

Li studiai attentamente, perché non capita spesso di poter guardare da vicino e toccare a piacere il corpo di due marito e moglie. Ovviamente conoscevo il corpo della moglie e non avevo la minima idea di come fosse fatto lui. Non mi era neanche mai importato di saperlo. Ma a vederli da vicino da dietro, erano bellissimi. Sembravano i culi dei Bronzi di Riace.
Ovviamente la prima cosa che desiderai fare fu palpargli il culo. E poi infilare le dita tra le natiche alla ricerca dei buchi del culo.
Lo feci. La moglie era abituata sia a farsi palpare che farsi penetrare. Lui ebbe reazioni prevedibili, strinse le chiappe per impedirmi di proseguire. Ma bastò un pizzicotto per riportarlo in carreggiata.
- Allargate un po’ le gambe. – Ordinai.
Ubbidirono.
Così provai il piacere di toccare il loro buco del culo in tutta serenità e piacere immenso. Se mai un giorno vi troverete di fronte, anzi dietro, ai Bronzi di Riace, pensate e provate a capire che cosa provai in quel momento.
Indugiai a lungo così e vidi che i due cominciavano a provare piacere della propria situazione. Avevo rotto il ghiaccio e adesso potevo divertirmi davvero.
- Precedetemi in camera da letto. – Ordinai.
Con calma si avviarono in camera, mentre io godevo dei loro glutei che guizzavano sotto la pelle, sospinti dai movimenti delle gambe.
- Mettetevi alla pecorina sul letto. A quattro zampe con le gambe aperte e appoggiati sui gomiti. Uno a fianco all’altro. Voglio guardarvi.
Ubbidirono ancora, ma secondo me sarebbero stati docili fino in fondo. O quasi.
Presi la poltroncina e mi sedetti comodo dietro i loro a guardare i buchi del culo e i sessi esposti a mio piacimento. Sembrerà banale per chi legge, ma il poter vedere i culi di una coppia marito e moglie solo perché volevo guardarli in tutta comodità, era una situazione che da sola poteva bastare a farlo rizzare a chiunque.
Restarono così, buoni, con la testa in giù e i culi in su, in attesa di ordini.
Accesi la musica di sottofondo e andai in bagno a lavarmi le mani. Poi tornai dai miei sottoposti e cominciai ad accarezzare loro tutto ciò che appartiene alla sfera sessuale. Cominciai dalle natiche, che così tonde come le loro erano un invito a nozze. Poi accarezzai l’interno delle cosce di Elena fino ad arrivare agli inguini e al sesso. Vidi che la cosa la eccitava e questo piaceva anche a me. Le grandi labbra mutarono leggermente di estensione, finché una goccia di rugiada fece capolino. Massaggiai dolcemente gli inguini fino alla fessura del culo per aumentare il suo desiderio, finché non decisi di prendere in mano la vulva. Ebbe una reazione spontanea, come se volesse da una parte proteggersi e dall’altra essere violata. La trattai come una spugna delicatissima, portandola e muoversi ritmicamente. Era mia. Poi misi il pollice della mano nella figa e mi tenni stringendo la parte clitoridea con l’indice piegato. A quel punto portai la destra al buco del culo e cominciai a premere sull’ano. Diedi anche qualche colpetto con la nocca, come si fa sulle botti per vedere se sono piene o vuote. Sapevo che a quel punto desiderava essere sodomizzata. Girai la mano destra in su e piano ma inesorabilmente spinsi dentro il culo il dito medio. La valvola anale stringeva la base del dito, ma dentro era tutto perfettamente liscio e disponibile. Passai dentro e fuori col dito, come per fare un ditalino anale. Tra pollice in figa e medio in culo, potevo dire di averla nelle mie mani.
Mi godetti masturbarla così a lungo, perché non capita spesso di farlo con una donna che non è tua. E la sua sintonia con le mie mani era ampiamente ripagante.
Mi ricordai di aver visto una cosa in salotto e andai a prenderla, poi tornai da loro. Era una racchetta da ping pong. I due avevano vinto campionati e una racchetta la tenevano in bella vista. Mi portai a lei e, dopo aver preso la mira giusta, le diedi una «schiacciata», come se fosse il servizio di partenza.
Sciak!
Ebbe un sussulto, ma non proferì lamento. Le era piaciuto.
Sciaaack! Sciaaack! Sciaaack!
Se la stava godendo. L’avevo preparata bene, avevo scelto il momento opportuno e usato la forza giusta. Si stava scoprendo amante del sadomaso soft, coinvolta anche dalla situazione particolare.
Dopo cinque o sei colpi, la masturbai ancora con veemenza, poi decisi di passare a lui.

Franco aveva seguito tutto senza guardare, col culo in su e con la testa sul letto tra gli avambracci, così come uno struzzo tiene la testa sotto la sabbia. Capì che mi sarei occupato di lui, sperò nel meglio e si preparò al peggio.
Cominciai anche con lui accarezzandolo nelle intimità. Non ricordavo di aver mai accarezzato un maschio così, ma il poterlo fare mi dava un senso di potere inusitato. La dominazione è trasversale. Lui mise subito il cazzo in erezione e la cosa mi stupì, forse stupì anche lui… Gli presi in mano i coglioni, che vista l’erezione erano ben tesi, così tanto per pote rdire di averlo tenuto per le palle. Ma non fu una sensazione spiacevole, anzi. Mi meravigliò la solidità del perineo, che con l’erezione formava quasi da ossatura per l’intero impianto di penetrazione maschile. Lo premetti alcune volte, sapendo che così gli aumentavo il desiderio. A quel punto presi il dito medio e lo affondai anche nel culo suo. Una magnifica sensazione, che si differenziava da quella femminile da una maggiore stretta del retto, data dalla prostata che teneva il pene in posizione di lavoro. Diedi anche a lui una specie di masturbazione anale, godendomi le reazioni che aveva: sbatteva i piedi e le gambe.
Poi presi la paletta da ping pong e diedi anche a lui una decina di colpi. Quasi il doppio di sua moglie perché vidi quanto si godeva essere sculacciato così. Piaceva moltissimo anche a me e provai un piccolo senso di vergogna, che però scacciai subito.
A quel punto andai al comò, dove avevo adocchiato subito due candelabri con tanto di candele rosse che mi avevano dato l’ispirazione. Ne presi un paio, tolsi la fascetta argentata e mi avvicinai a loro. Vidi dell’olio lubrificante che prudentemente Elena aveva messo sul suo comodino e andai a prenderlo. Unsi le candele e poi mi avvicinai nuovamente a Franco. Per quanto arrossato, il suo culo era bello e ben tornito, anche se devo ammettere di non avere esperienza sui culi maschili.
Certo la fessura era priva di peli e il buco del culo sano e pronto per qualsiasi uso. Misi una mano ai coglioni e lavorai di pollice per tenere allargata la fessura. Quindi appoggiai la base arrotondata della candela al buco del culo e attesi la reazione. A parte un primo naturale movimento di ribellione, lasciò fare. Allora spinsi dentro piano la candela, godendomi il buco del culo che si allargava per far posto all’oggetto. Quando arrivai in fondo, vidi che il pene di Franco prendeva nuovamente forma. Si allungava e si ingrossava possente. La presenza estranea nel culo lo stava eccitando contro la sua volontà. Allora gli accarezzai bene l’ano attorno alla candela, così l’erezione raggiunse l’apice senza ritegno. Non so se lui si stesse vergognando o meno, ma di certo si stava eccitando. Bene così.
Allora passai al culo di Elena per fare la stessa cosa. Quello di Elena era perfettamente rotondo e femminile, ovunque privo di qualsiasi pelo. Si teneva ben curata.
Poggiai la candela e vidi che lei si preparò a riceverla, spingendo in fuori l’ano. Era una donna e doveva averlo preso nel culo parecchie volte, due anche da me. Quindi sapeva come fare per facilitare l’inserimento. Infatti scivolò dentro come coltello caldo nel burro. Vedendo che la vulva si stava muovendo e si inumidiva sempre più di goccioline di rugiada, sentii l’eccitazione salirmi al ventre. Possente anche la mia.
Tornai a sedermi per guardarli. Fantastici.
Mi domandai se accendere gli stoppini o meno, ma decisi di fare sesso. Salii sul letto mettendomi tra i due e mi sdraiai pancia sotto.
- Leccatemi, – ordinai. – Partite dalle piante dei piedi e venite su fino al culo. Indugiate a lungo su coglioni, fessura e ano.
Mi misi un cuscino sotto la pancia, allargai un po’ le gambe e aspettai che i due si mettessero al lavoro di ganascia. Li sentii muovere impacciati per via della candela in culo, ma poi cominciai a godermi le loro lingue accarezzare i piedi.
Dopo un po’ risalirono i polpacci, le cosce e arrivarono alle natiche. Un bacio umido sulle natiche è fonte di piacere delicato e raffinato. Li lasciai lavorare così, finché non giunse il momento della lingua sui coglioni e nella fessura del culo. E qui li lasciai lavorare a lungo in modo da capitalizzare il piacere all’uccello.
D’un tratto mi girai pancia in su.
- Ricominciate dai piedi fino ad arrivare all’uccello. – Dissi.
Impacciati per via della candela in culo, si riportarono in giù e ricominciarono a leccarmi. Dai piedi passarono all’interno delle cosce e finalmente fu il momento dell’uccello. Lui indugiò alitando sulla punta del cazzo, ma poi lo prese in bocca e se lo fece scivolare inaspettatamente bene. Elena provò a leccare i coglioni, ma era in difficoltà per la presenza di Franco sul cazzo.
- Vieni qui, – le dissi, indicando il mio fianco. – Poggiami le tette sul petto e leccami l’ascella mentre tuo marito mi fa un pompino in tutta tranquillità.
Lei risalì, facendomi godere la morbidezza delle sue tette. Poi cominciò a leccarmi l’ascella destra. Mi sistemai a gambe aperte per godermi il pompino di Franco. Era la prima volta che me lo faceva un uomo e me lo godetti fino in fondo.
Non era esperto, ma sapeva cosa piace ai maschi. Mi scoprì il glande abbassando il prepuzio con conoscenza, quindi lo fece scorrere tra lingua e palato.
Ero in solluchero. Ma sapete cosa mi fece eccitare di più? Sentire la sua barba da fare che si strofinava tra le mie cosce. A me piacciono le donne, sia ben chiaro, ma quella esperienza fu davvero esaltante e forse irripetibile.
Quando venni, con getti a fiotti, temetti di rendere l’anima al Creatore.
Poi venne anche lui a leccarmi l’ascella sinistra, senza che glielo chiedessi.

Passò un’ora, forse più, ma alla fine mi si rinnovò il desiderio sessuale. I due dormivano al mio fianco. Guardai i loro buchi del culo e vidi che contenevano ancora le due candele. Mi eccitai e ripresi in mano la situazione.
- Forza! – Dissi sbattendo le mani. – Rimettetevi col culo in su e la testa in giù.
Impiegarono un po’ a ubbidire. Erano riusciti ad addormentarsi con la candela nel culo e adesso erano un po’ intontiti. Però si misero in posizione.
Mi alzai e mi portai dietro di loro. Poi salii sul letto e chiavai Elena alla pecorina.
Anche adesso impiegò un po’ a carburare, ma alla fine ebbe un sussulto da orgasmo multiplo, anale e vaginale. Il mio cazzo l’aveva sbattuta a lungo e ogni volta che lo urtavo sul fondo davo un colpetto alla candela. Forse ebbe anche un orgasmo clitorideo. Certo è che il cazzo da fermo non riusciva a contenere le sue reazioni.
Io avevo fatto fatica a non venire, ma avevo altro per la testa.
Sfilai il cazzo da Elena e le chiesi di aiutarmi con suo marito. Mentre lei cercava di riprendere il controllo di sé, io ero andato al culo di Franco, avevo preso la candela e gliela avevo sfilata. Era pulita. Perfetto.
- Vieni qua, – dissi a Elena, – che mi aiuti a inculare Franco.
Subito non capì, poi mi vide mentre brandeggiavo il cazzo con la mano. Venne da me carponi e me lo prese in bocca per rimetterlo in forma. Quando parve ottimale, si portò al culo di suo marito e guidò il cazzo al buco. Mi aiutò a infilare il glande e io sentii la bellissima pressione dell’ano attorno alla base della cappella.
Lei capì che ero pronto e mi diede un buffetto alla natica sinistra come per dirmi Vai!
Io allora lo spinsi e a fatica scivolai nel culo di Franco. La presa anale faceva l’effetto delle fasce elastiche di un pistone nel motore a scoppio. Sentii che sarei venuto presto, quindi ordinai a Elena di mettersi sotto a suo marito per abbracciarlo. Lei cpì e andò ad accoglierlo tra le gambe e tra le braccia mentre io lo inculavo con crescente avidità.
Come ho detto, a me piacciono le donne e non avevo mai inculato un uomo. Ma il senso del potere e la pressione che tutto il retto esercitava sul cazzo grazie alla prostata in tensione, mi spinsero ad andare sempre più di forza.
Il lavorare di bacino per incularlo fino in fondo mi rallentava ma mi riempiva di soddisfazione. Lui muoveva i glutei in reazione ai miei colpi di rene. Stavo dominando un culo possente. Portai la mano davanti al suo cazzo, ed ebbi l’assurda impressione di tenere in mano il mio. Era come se spingendolo dentro, ne uscissi fuori davanti.
Alla fine venni, riempiendogli il retto di sperma. Sicuramente lo aveva sentito pulsare, forse aveva sentito anche lo sperma che lo aveva reso mio sottoposto.
Restai così a riposare per un po’, mentre Elena continuava a tenere suo marito tra le braccia. Lui aveva un’erezione stupenda e trovai giusto che chiavasse sua moglie.
- Io vado, – dissi a Elena. – Puoi sfilarti la candela.

(Continua)
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