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Io e le due del camerino


di roscenko
16.10.2009    |    23.180    |    0 6.8
"Prima di ricominciare a respirare, la donna in piedi strabuzza gli occhi dalla sorpresa di vedermi, ma subito li richiude emettendo un gemito di piacere…la..."
Sono una persona che si potrebbe definire “normale”; un onesto lavoro impiegatizio presso una multinazionale del chimico con sede a Milano, una bella moglie che amo e mi soddisfa in tutti i sensi, …insomma una vita tranquilla, anche se può apparire un po’ noiosa. Un giorno di luglio della scorsa estate, durante un normale pomeriggio di lavoro, all’improvviso salta la corrente in tutto l’edificio. Dopo 5 minuti, il direttore passa per gli uffici inveendo contro la “stramaledetta ditta Fogazzi”, ovvero la responsabile della manutenzione del sistema elettrico, la quale, per la terza volta in due mesi, ha causato il guasto durante i lavori di adeguamento dell’impianto. Si scopre che il problema è grave: niente corrente fino il giorno dopo. Felicemente rassegnato all’idea di aver libero il pomeriggio, decido di recarmi presso un grande negozio di abbigliamento per fare qualche acquisto per me e per la mia donna. Il negozio è quasi deserto: al piano dell’intimo femminile – del quale, come tutti gli uomini, sono accorato estimatore – ci saranno sì e no cinque persone. Avevo già preso una camicia e un paio di pantaloni, ma dovevo ancora provare se la taglia calzava. Scelgo il completo che voglio portare alla signora, un perizoma arancione con reggiseno a balconcino della stessa tinta che poco lascia alla fantasia. Pregustandomi già la serata, mi accorgo che non ho ancora provato i pantaloni e mi infilo nel primo camerino che trovo, quello più lontano dall’entrata. Mentre mi sfilo i pantaloni, sento un urto sulla parete del camerino accanto, seguito da altri colpi più decisi, come se qualcuno fosse caduto per terra. Senza pensarci, esco di scatto dal mio camerino e apro la porta di fianco, e…quello che vedo mi lascia congelato in quella posizione, in mutande in mezzo ad un negozio di abbigliamento in un pomeriggio di un giovedì di luglio.
Davanti a me ci sono due donne, una in piedi con una gamba appoggiata alla parete, l’altra in ginocchio con la lingua affondata nella figa della prima. Prima di ricominciare a respirare, la donna in piedi strabuzza gli occhi dalla sorpresa di vedermi, ma subito li richiude emettendo un gemito di piacere…la sua amica sapeva leccare bene. La donna in piedi, in tailleur grigio e autoreggenti riaprì gli occhi e afferrandomi per la camicia mi tirò dentro il camerino. A quel punto, la donna in ginocchio si alzò. Arrossendo, mi fissò per qualche secondo e disse sfacciatamente;
“Beh? Che fai,… non ne approfitti?”
Ero impietrito! La donna che mi parlava, di cui non ho mai saputo il nome, era veramente arrapante, con la camicetta aperta sul seno piccolo, i capezzoli turgidi, le labbra bagnate dagli umori della sua amica. Sembrava straniera, capelli rossi a baschetto, labbra carnose con rossetto rosso intenso( sbavato dal lavoro che stava facendo), occhi azzurrissimi e zigomi molto alti, sui trentacinque anni, forse russa e per comodità di narrazione ho deciso di chiamarla Irina. Mi prese una mano, lentamente, la portò alla bocca e mi pompò l’indice. Quando fu bello umido, lo infilò nella figa dell’altra ragazza, guardandomi sempre negli occhi, come se volesse dirmi “allora? Ti è venuto duro o no ?”.
L’altra donna – formosa, capelli neri corvini lunghi, vulva depilata a “stiscetta”, che chiameremo Carmen- emise un gemito rauco, come se non aspettasse altro che di infilarsi qualcosa dentro; era bagnatissima e colava liquido sulle cosce. Notai che una goccia era scesa lungo la gamba per arrivare fino al piede, infilato in una scarpa bordeaux con tacco vertiginoso.
Ok, era ufficiale: non capivo più niente. In pochi secondi ho sentito un’ondata di calore arrivare alla testa e il mio cazzo esplodermi nei pantaloni. Irina, sempre tenendomi ferma la mano nella topa di Carmen, con l’alta mano mi afferrò velocemente il cazzo, duro da far male e inginocchiandosi, se lo portò alla bocca e iniziando a fare un pompino da grande esperta, dalle palle alla cappella, appoggiando un dito sul culo.
A quel punto, la voglia di scopare mi usciva dalle orecchie. Presi il bavero della giacca di Carmen e la tirai a me, mentre nel contempo le infilavo altre tre dita dentro. Le misi tutta la lingua in bocca e poi le dissi:
“mi spiace aver interrotto la tua amica…lasciamo che finisca il lavoro, che dici?”
Era talmente ingoiata che balbettava, ma in qualche modo disse
“…Si…presto…se non vengo urlo!!!”
La feci ruotare e la spinsi verso la parete allargandole le gambe; staccai – a malincuore Olga dal mio cazzo afferrandola per i capelli, e gli sbattei la faccia sulla figa di Carmen. Senza scomporsi, Olga cominciò a leccarla infilandole, già che c’era, un dito nel culo. Carmen stava boccheggiando ora. Mi aspettavo che da un momento all’altro arrivasse qualche commesso per sbatterci fuori…ma nulla mi avrebbe rallentato ora!
Presi i fianchi di Olga e la alzai. Lei, imperterrita, continuava a leccare ora la figa ora il culo di Carmen, che ormai era prossima all’orgasmo.
Alzai la gonna di Olga, abbassai un perizoma fradicio, feci cadere una goccia di saliva nel solchetto e glielo misi nel culo. La ragazza doveva avere una grande esperienza, vista la facilità col quale entrò il cazzo.
Cominciai a pomparla, subito selvaggiamente, con tutta la voglia del mondo di romperle il culo dal piacere.
Lei continuava a leccare il culo di Carmen, solo, appena glielo sbatto dentro tutto, si è interrotta un attimo, emettendo un lungo gemito.
Le vengo in breve nel culo, mentre anche Carmen si infila in bocca un lembo della giacca per non urlare.
Sono esausto, ma non ne ho ancora abbastanza: voglio veder godere Olga!
Sfilo il cazzo dal culo di Olga, afferro Carmen per i capelli e me la porto sull’uccello, dove lei, senza esitare, comincia a leccare. In un minuto, il cazzo mi torna duro…allora afferro Olga per le cosce e la alzo di peso, la riabbasso sul mio cazzo, mentre lei mi cinge la vita con le gambe. Mentre scende sul mio cazzo, le compare un sorriso beato; come se prenderlo le fosse necessario…
Sudando e sbuffando, spingo il cazzo fin dove posso su per la sua vagina, e qui Carmen, che era rimasta ferma a riprendersi, tira fuori dalla borsa un dildo rosso di gomma e, con sicurezza, lo infila nel culo di Olga.
Olga ora alza la faccia al cielo…si irrigidisce e viene con un lungo orgasmo.
Tolgo il cazzo e, sull’orlo del secondo orgasmo, mi meno il cazzo sulle labbra di Carmen, che si beve tutto il mio succo, ripassandosi le labbra con la lingua per non perdere niente.
Torno barcollando nel mio camerino per rivestirmi, e quando esco, vedo che non c’è più nessuno nell’altro camerino: solo uno scontrino di un negozio, appoggiato allo specchio, che dice “Buona Giornata”.

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