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La Sconosciuta nel buio di casa sua


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
25.09.2018    |    7.860    |    5 8.3
"Mi misi dietro le spalle della ragazza, con tutta la delicatezza di cui ero capace..."
Fu una delle esperienze più stranianti della mia vita. Ci ripenso con un sapore agrodolce in bocca. Con il dubbio che lei non volesse davvero. Mi chiedo in quale gioco perverso finii in quella strana notte. Chissà quali erano davvero i desideri di lei. Di lui. Chissà se le piacque o se invece accondiscese docile ai desideri di lui. Tutto particolare, insolito. Mi turbò e ancora oggi non so se feci bene o no. Una situazione inaspettata.
Stavo rientrando a casa ed era quasi mezzanotte; ero di cattivo umore perché la mia mia serata non era stata affatto positiva. Una di quelle serate in cui uno pensa “ero meglio se stavo a casa con un buon libro”. In ogni caso era andata, e avrei presto dimenticato quella donna insignificante e bugiarda. Beh era anche colpa mia ma non avevo avuto determinazione di tirarmi indietro. Pace. Un ultimo sguardo ai messaggi ricevuti. La busta gialla, la maledetta busta gialla in alto a destra che da grigia diventa gialla. Un piccolo “1” rosso che promette tutto. O nulla. Aprii il messaggio; non ne ricordo le parole esatte ma il senso era il seguente: “ti va di raggiungerci a casa? Siamo di passaggio in zona e stiamo nel posto…”. Seguiva un indirizzo, un paese a circa mezz’ora di strada. Le foto sul loro profilo erano indubbiamente appetitose. Due cosce appetitose inguainate in eleganti autoreggenti, il tacco a spillo, il culo compatto e sodo. Come dire di no? Come tirarsi indietro? Come perdere questa occasione? Non esitai. Come sempre non esitai e risposi. Poteva però essere uno scherzo idiota e domandai uno scambio di telefoni. Lui accettò e iniziammo a scriverci in privato.
Certezze non ne avevo, avrebbe potuto benissimo mandarmi in giro per la provincia milanese solo per il gusto di farlo. Ma avrebbe avuto senso? E in ogni caso, cosa avevo da perdere? Il mio cazzo pulsava ancora. Avrei cancellato su quel corpo appetitoso il ricordo del brutto incontro. Come una caramella scaccia il cattivo sapore della medicina. Mi misi in moto. Le strade erano deserte e rare le automobili che incrociavo. Non avevo forse mai ricevuto un invito così diretto e sfacciato. Inutile negarlo: era ancora una volta la “situazione” a intrigarmi. Il fatto che fosse così insolita. Se non fossi andato lo avrei rimpianto, lo sapevo. Continuai ad avvicinarmi alla meta, guidato dal navigatore in strade di campagna costeggiate di alberi e campi. Lui mi continuava a scrivere, ansioso di sapere dove fossi. Sembrava frenetico nella sua attesa. Infine giunsi nel paese. Parcheggiai e il silenzio fu totale. Mi trovavo in una strada residenziale. Un grande e moderno edificio si stagliava davanti a me. Mi era stato descritto e fui certo di essere nel posto giusto. Non avevo più dubbi; sarei entrato in quella casa e qualcosa sarebbe successo. Non sapevo ancora cosa.
Percorsi un corridoio e un ragazzo più giovane di me mi accolse. Sembrava cordiale. La sala era spaziosa ed elegante. Mi sedetti sul divano, chiacchierando con il ragazzo. Nell'aria c’era qualcosa di strano. Apparve la ragazza. Il suo abbigliamento mi parve incongruo. Indossava autoreggenti, tacchi a spillo, ma sopra una maglia di lana informe la infagottava. Nella penombra non riuscivo quasi a distinguerne i tratti. Teneva il volto verso terra, e si voltava frequentemente dandomi le spalle. Si vergognava? Era la prima volta? Chissà cosa pensava in quel momento. Mi sentii vagamente a disagio. L’uomo sembrava di ottimo umore. Mi accorsi che lei mi sbirciava discretamente. Non sapevo davvero se rivolgermi a lei o no. Poi lui mi disse: “aspettaci qui un attimo, andiamo a fumare una sigaretta lei ed io sul balcone”. Si allontanarono e iniziarono a parlottare fra loro. Ero certissimo che la cosa si sarebbe risolta in un nulla di fatto. Forse lei aveva cambiato idea o non se la sentiva. O semplicemente non ero il suo tipo.
Grande fu la mia sorpresa quando invece tornarono di lì a poco e lui mi disse semplicemente “ok”. La ragazza continuava a darmi le spalle. Si tolse infine la maglia e il suo corpo seminudo era uguale alle foto. Si avvicinò al suo ragazzo quasi a chiederne la protezione e iniziò a baciarlo. Ero seduto a un metro da loro quando lui mi fece il cenno di avvicinarmi. Mi misi dietro le spalle della ragazza, con tutta la delicatezza di cui ero capace. Non la conoscevo e non la volevo mettere ancor più a disagio. Iniziai lentamente a baciarle il collo, la nuca e le orecchie. Le accarezzai i fianchi, e andai a cercare il suo seno, abbassando le coppe. Mi bagnai i polpastrelli di saliva e iniziai a sfiorarle capezzoli. Poi scesi con le mani sul suo culo. Era durissimo. Finalmente lei iniziò a rispondere al mio assalto. La sua mano scese dietro la sua schiena e cercò subito il contatto con il cazzo, che aveva di certo già percepito duro contro il suo culo. Lo toccò con decisione attraverso la stoffa, e lo strinse ritmicamente. Il suo ragazzo si allontanò di un passo. Il suo ruolo, lo compresi, era finito. Aveva la certezza che la sua ragazza non si sarebbe più tirata indietro e si riservava il ruolo di regista. Mi ordinò di sedermi. La ragazza si volto e finalmente vidi i suoi occhi. Tradivano paura, tradivano eccitazione. Un misto particolare che mi eccitò. Sono sempre gli occhi di una donna a eccitare un uomo che realmente ama l’erotismo. Un corpo più essere più o meno bello e perfetto. Penetrare una sconosciuta può essere piacevole. Ma non per le sensazioni fisiche. La figa è sempre calda umida e accogliente. L’ano è sempre stretto e ti avvolge. Ciò che fa la differenza, a parer mio, è lo sguardo. L’espressone della donna è quello che veramente ti porta in paradiso. E’ quello che spio ogni istante.
La Sconosciuta si inginocchiò di fronte a me senza esitazioni. La aiutai sfilandomi pantaloni e boxer. In un istante fui nudo, con le gambe sfacciatamente aperte, esibendo il mio cazzo già duro. Lo prese subito in bocca, come se volesse togliersi dall'imbarazzo. Come se fosse per lei più facile succhiare piuttosto che sostenere il mio sguardo nel suo. La sua bocca percorreva tutta la lunghezza in un movimento ritmico. Poi scendeva sulle palle e risaliva ancora. Non provai a baciarla. Avevo capito istintivamente che quello era un limite e non intendevo rompere il filo sottilissimo di quella magia. La ragazza interruppe il suo lavoro di bocca. Non si sfilò neppure il perizoma. Venni invitato a indossare il preservativo. Poi la Sconosciuta spostò di lato il suo intimo e venne a impalarsi sopra di me. Era già bagnata. Forse in realtà, nonostante la timidezza, le stava piacendo quello che stava vivendo. Nella notte ormai avanzata il silenzio era rotto solo dai nostri sospiri. Più decisi i miei, più trattenuti i suoi. Avrei potuto resistere quasi all'infinito così. La ragazza nascondeva il viso sulla mia spalla, le mie mani afferravano con decisione il suo culo per guidarla nel movimento.
Chiedi di cambiare posizione; volevo vedere finalmente il suo volto mentre affondavo in lei. Volevo vedere la sua figa penetrata e lucida, il suo clitoride fare capolino. Si sdraiò sul divano a gambe larghe e la penetrai selvaggiamente. Ora davo io il ritmo e i colpi erano sempre più violenti. Stavo attento a non farle male. Ancora una volta non riuscii a comprendere quali emozioni le attraversavo la testa e la pancia. Il suo ragazzo era chiaramente eccitato e mi incoraggiò a venire. Per farlo dovetti accelerare ancora il ritmo e la martellai con tutte le mie forze fino a sentire montare il mio orgasmo. Non indugiai in coccole o tenerezze. Capivo sarebbe stato del tutto fuori luogo. Ero stato un semplice oggetto e quello era il mio ruolo. La ragazza si allontanò rapidamente e si dileguò. Non mi restò che rivestirmi rapidamente e salutare il ragazzo che mi accompagnò alla porta. Diretto. Brutale. Insolito. Maledettamente eccitante. Il silenzio della strada mi accolse. E tornando a casa ripensai a quella strana notte. Loro sarebbero ripartiti e non li avrei certo più rivisti. Spero serbino un buon ricordo di me che si riconoscano, se mai leggeranno queste righe
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