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Missioni... africane.


di Honeymark
07.02.2018    |    23.550    |    7 9.4
"– Voglio fotografarti il buco del culo..."
Missioni… africane



- Posso fotografarti nuda? – Avevo chiesto a Roxy al termine di un servizio fotografico nella mia sala di posa.
Roxy era una pittrice molto bella e molto brava che avevo voluto fotografare insieme alle sue opere d’arte.
- Sì, – aveva risposto. – Ma non qui da te.
Aveva accettato e questo mi rese felice. Ma dove voleva che le facessi il servizio?
- Ottimo, – dissi comunque. – Dove vuoi che lo facciamo?
- Nel mio atelier. In mezzo ai miei quadri.
- Bene, – risposi. – Cosa cambia?
- Che lì sono disposta a posare nuda.
Risposta più che soddisfacente,

- Vedi? – Mi spiegò una settimana dopo, mostrandomi le sue opere d’arte nel suo atelier – I miei quadri sono frutto di una tecnica mista. Parto da una foto stampata su tela, dopodiché dipingo il soggetto che voglio realizzare.
- Non sono male. – Ammisi guardando i suoi quadri. – Svolgi dei temi veri e propri ed è difficile distinguere dove finisce la foto e comincia il pennello.
- Quello che ti chiedo è di fotografarmi nuda nelle posizioni che ti dirò di fare.
- D’accordo. – Risposi. – La cosa mi attira.
- Poi le stamperò su tela e andrò avanti con l’acrilico.
- Non hai modelle? – Domandai.
- Sì, ma per questi soggetti voglio me. – Concluse. – So cosa voglio e come devo mettermi.
Dopo un po’ era completamente nuda e mi parlò lasciandosi guardare da me godendosi l’effetto che sapeva di farmi.
- In questi bozzetti vedi come devi riprendermi. Dimmi quando sei pronto.
- Io sono pronto!
- Bene allora.
Andò a mettersi in terra con il culo in alto. Mi mostrò tanto di culo e di figa da far saltare i controlli a un seminarista.
Cominciai a scattare foto prima per me e poi per eseguire i suoi bozzetti. Anche lei voleva che le parti più intime e belle la facessero da padrone.
- Ti allarghi le natiche con le mani? – Le domandai spudoratamente. – Voglio fotografarti il buco del culo.
Non era negli appunti, ma sapeva che avevo anche io le mie necessità.
- Posso chiavarti a fine servizio? – Domandai sfacciatamente.
- Lo credo bene! – Rispose. – Posare eccita anche me, non solo te.
Non mi era capitato mai di sentirmi dire Sì così pragmaticamente. Ma non persi un attimo e alla fine la seguii sul lettone che teneva dietro una tenda da scena.
La montai faccia a faccia per conoscere il suo corpo, poi la girai di fianco per fare la forbice e gustarmi le sue gambe, quindi la presi da dietro per godermi il culo che complanava con il mio basso ventre.
Poi decisi di venire in tutta libertà.
- Non preoccuparti, – le dissi baciandola. – Dopo faccio venire anche te.
- Ve benissimo così, – disse mettendosi a sedere. – Voglio chiederti se sei disposto ad aiutarmi.
Era bellissima, con le gambe raccolte e tenute con le mani.
- Dimmi tutto. – Risposi. Mi stava piacendo sempre di più.
- Tra le tue amiche hai una donna di colore. – Esordì.
- Sì, – dissi.
- La chiavi?
- Roxy…
- Ok, la chiavi. – Concluse dal mio silenzio. – Ora ti dico cose devi chiederle.
Mi parlò per una decina di minuti su quello che voleva.
- Allora, – domandò alla fine. – Pensi di riuscire a convincerla?
- Non lo so, – risposi titubante. – Non stai chiedendo una cosa da poco…
- Lo so. – Convenne. – Ma lo chiedo a te perché conosco il tuo vizietto con le donne.
- E da chi lo hai saputo? – Protestai.
- Dalle tue amiche. – Precisò. – Chiavi bene, e questo l’ho visto. Dicono che sai leccare da dio, ma non l’ho ancora verificato. Ma poi hai un vizietto. Mettilo in atto.
Restai un po’ ammutolito a pensare se potevo fare la proposta indecente alla mia amica Mercier.
- Dille che la pago. – Aggiunse Roxy. – Io pago le mie modelle. Stabilite voi la cifra.
- Va bene, proverò. – Risposi alla fine ironico. – Al massimo prendo uno sberlone e perdo un’amicizia.
- Ci incontriamo la settimana prossima. – Concluse Roxy. – Alla peggio mi farai vedere se è vero quello che si dice sulla tua lingua.

Qualche giorno dopo ero uscito a cena con Mercier. È una donna nera originaria dalla Somalia, naturalizzata italiana da quando era piccola. Stava con un uomo quando era venuta a letto con me, ma al momento era single. In passato le avevo fatto un servizio fotografico da urlo: non si vedeva niente ma si desiderava tutto.
- Ho un’amica pittrice che vorrebbe che posassi per lei, – le dissi verso la fine della cena.
- Sì può fare. – Rispose sorridendo. – È brava come te?
- Più brava, – dissi. – Lei prima fa le foto e poi realizza i quadri. Tecnica mista.
- Non ci avevo mai pensato di posare per un pittore. – Pensò ad alta voce. – Dille di sì. L’idea mi piace.
- Devo dirti qualcosa in più.
- Devo posare nuda, immagino. Non ci sono problemi. Ci sarai anche tu?
- Sì, – risposi con un certo imbarazzo. – La mia presenza è indispensabile.
- Oddio, vuole fotografarci mentre facciamo sesso?
- No, – la rassicurai. – E comunque non sarebbe visibile il tuo viso.
- Dimmi tutto allora, dai.
- Vuole fare una serie di quadri con una donna di colore che rappresenti lo schiavismo dei secoli passati.
- Wow… Bellissimo! Catene? Frusta? E tu saresti l’uomo bianco che mi deporta?
- No, si tratta di sviluppi visuali allegorici.
- Spiegati.
Presi coraggio e glielo dissi.
- Vuole fotografare il tuo culo tenuto in su… – precisai. – Con dentro un cero bianco. Acceso.
- Non ho capito, – disse. – Sii più chiaro.
- Ti devo mettere un cero bianco nel culo e accenderlo. Poi lei te lo fotografa.
Rimase per un bel po’ senza parlare.
- Sei sicuro che l’idea sia sua? – Mi chiese poi.
- Sì, perché?
- Perché si dice in giro che ti piaccia infilare le candele nel culo delle donne.
Arrossii.
- È vero che mi piace – ammisi imbarazzato. – È per questo che ha preferito che te lo chiedessi io…
- Cioè lo vuol fare per farti divertire? – Era piuttosto seccata.
- No, cosa dici? – Protestai. – Lo ha chiesto a me perché sapeva di non imbarazzarmi e perché evidentemente sono bravo a mettere un cero nel…
Mi guardò.
- Scusami. – Le dissi. – Ma dovevo chiedertelo.
Si mise a sorridere.
- E magari è disposta a pagarmi per posare così, vero?
- Sì. – Risposi alzando la testa. – Possiamo decidere noi la cifra.
- Bene – disse maliziosa dopo averci pensato a lungo. – Credo di capire come vuole svolgere il tema e non mi dispiace collaborare. Ci sto. Non voglio un solo centesimo. Darà la cifra che ritiene opportuna all’associazione benefica che le dirò.
- Sei sicura di quello che fai? – Le domandai sorpreso.
- Assolutamente no, – concluse ridendo. – Ma sono certo che
tu saprai fare benissimo il tuo lavoro.

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