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Un amico speciale a Monaco di Baviera


di amico_monello
14.06.2017    |    19.530    |    5 9.7
"Resto un po’ così imbambolato e allora si avvicina, mi mette le braccia al collo e mi stampa un bacio sulle labbra, poi torna a ballare..."
Questa storia è avvenuta realmente, un bel po’ di anni fa. Non ne ho mai potuto parlare con nessuno, poiché coinvolge me e una persona a me molto cara ormai sposata e con figli che non penso abbia piacere che la cosa si sappia in giro, ma qui, nascosto dietro una anonima tastiera, posso dare sfogo alla mia voglia di rielaborare apertamente l’episodio che forse ha cambiato il mio modo di approcciare il sesso di coppia.

Era il lontano… beh, lasciamo perdere! All’epoca avevo circa venticinque anni, e già da un paio stavo con una ragazza di due anni più piccola di me. Secondo me bellissima, e non solo secondo me, visto come la guardavano all’università. Alta più o meno 1,70, capelli neri lisci e lunghi fino a metà schiena, occhi castani tendenti al verde, labbra carnose e morbide da baciare, un seno prorompente e turgido come si ha solo a venti anni e due gambe lunghe e ben tornite che non perdeva mai l’occasione di mettere in mostra. Nonostante ciò, un’aria da ragazzina ingenua che mi aveva fatto innamorare. Non credo che nessuno la riconoscerebbe se la chiamassi col suo vero nome, ma dal momento che nelle storie si usa dare nomi d'occasione diciamo che si chiamava… Giorgia.
Giorgia era la mia seconda storia seria, diciamo pure la prima che non fosse roba di ragazzini.
Per lei avevo rotto l’amicizia con Stefano, il suo precedente ragazzo. In realtà non eravamo amici, semplicemente suonavamo in due diverse band rockettare e questo era spesso motivo di incontri a base di birra e session musicali. Quando lei lo lasciò lui non la prese molto bene, e ancora meno bene la prese quando, dopo quasi un anno, lei si mise con me. Mi dispiacque ma la patata è patata, e a quell’età ti faresti anche la fidanzata di tuo padre, se ci stesse.
Il sesso tra di noi era splendido, anche se allora non avevo ancora molti metri di paragone oggi posso dire che c’era una ottima intesa. E poi lei era multi orgasmica, e questo stimolava il mio orgoglio di maschio sciovinista. Nell’intimità sono sempre stato una persona orgogliosamente trasgressiva, e questo lei lo apprezzava molto anche se non ci eravamo mai spinti oltre certi limiti: ci piaceva guardare videocassette porno insieme, avevamo inserito nel nostro ménage un vibratore cui avevamo dato anche un nome, spesso in vacanza frequentavamo spiagge per nudisti e lei si divertiva un mondo a farsi sentire quando in campeggio facevamo sesso in tenda. Per il resto solo fantasie che ci eccitava da morire raccontarci mentre scopavamo.

Quell’anno decidemmo di partire per Monaco di Baviera per andare all’Oktoberfest.
Qualche anno prima c’ero stato con alcuni amici, ed era stato divertentissimo. In enormi capannoni, ognuno preso in gestione da una diversa fabbrica di birra, vengono sistemati intorno ad un podio centrale destinato all’orchestra lunghissimi tavoloni ove siedono migliaia di persone che cantano brindano e fanno casino, mangiando roba salata su cui appoggiano fiumi di birra. Inutile dire che basta poco per perdere il freno delle inibizioni, e considerando anche quanto siano sessuomani i tedeschi non dubito che ben più della metà di quelli che ci erano intorno quella sera hanno poi scopato, e non necessariamente con la persona con cui erano venuti. O, comunque, non solamente. Ma noi eravamo ancora giovani e ingenui e soprattutto non reggevamo la birra come loro, con conseguenze disastrose su cui stenderei un velo pietoso.

All’epoca ancora non esistevano i voli low-cost, perciò io e Giorgia caricammo i bagagli su un treno e partimmo per Monaco, dove avevamo trovato posto in una pensioncina economica del centro. Posate le valigie, poiché era ancora presto ce ne andammo a fare un giro in città, fermandoci a pranzo in una delle numerosissime spizzicherie che si trovavano nella zona pedonale. Seduti al tavolino chiacchieravamo e organizzavamo la serata quando notai, seduto di fianco a noi, un tipo moro sulla trentina in jeans e camicia bianca che ci guardava insistentemente. Era non bello ma piacente, apparentemente alto e fisicamente ben piazzato anche se non palestrato, occhi verdi, un naso di quelli che si definiscono “importanti”, capelli neri tagliati corti, barba di un paio di giorni e carnagione mediterranea. Nonostante fossi ormai abituato a vedere gente che metteva gli occhi addosso a Giorgia (e anzi, la cosa mi inorgogliva non poco), quell’uomo mi inquietava dandomi la sensazione che volesse qualcosa da noi. Dopo un po’ infatti si alza e si avvicina al nostro tavolo: “Ciao ragazzi, siete Italiani vero? Piacere sono Piero, ho sentito per caso la vostra discussione, siete qui per l’Oktoberfest?” Ovviamente non ricordo esattamente le parole, ma il senso era questo. Girò la sedia e si sedette accompagnato da uno dei sorrisi più sfrontati che mi sia capitato di vedere, ma talmente aperto e gioviale da risultare disarmante. Ci raccontò di essere un ingegnere, trasferitosi a Monaco dopo la laurea per lavorare in una azienda metalmeccanica locale e che si era innamorato della città, tanto da improvvisarsi spesso nel tempo libero guida per gli Italiani che incontrava. Continuammo a discutere del più e del meno, e dopo un po’ mi sembrò come se lo conoscessi da una vita, tanto che quando ci propose di accompagnarci per un giro mi fu naturale accettare.
Bizzarri Italiani, mi venne da pensare: tanto razzismo territoriale quando siamo in patria e tanta solidarietà quando siamo all’estero…
Dopo un piacevolissimo pomeriggio si fece ora di cena e Piero ci chiese se ci faceva piacere che si unisse a noi per la serata. Ormai eravamo diventati culo e camicia, e accogliemmo la proposta con molto entusiasmo. Ci divertimmo un mondo, come forse da soli non avremmo fatto. Piero era un perfetto compagno di bisbocce, si beveva e si cantava intonando cori a noi sconosciuti e brindando con tutti i vicini di tavolo, e spesso anche con i lontani. Giorgia, normalmente di certo non timida ma neanche particolarmente sfrontata, forse complice la birra o forse per la allegria contagiosa di Piero sembrava sentirsi perfettamente a proprio agio e ballava a piedi nudi sui tavoli mostrando le sue splendide gambe e lasciando intravedere da sotto il corto abitino nero il perizoma che usava indossare. Non che la cosa mi dispiacesse, anzi mi intrigava normalmente figuriamoci in quell’atmosfera goduriosa in cui eravamo immersi, ma non potetti fare a meno di notare che gli occhi di Piero non si staccavano da lei e che non perdeva occasione di stringerla e di sfiorarla anche in zone “proibite”, senza che lei protestasse. Non se ne accorgeva? Lo lasciava fare volontariamente? Non lo so, so solo che era la prima volta che ci trovavamo in una situazione del genere e incredibilmente la cosa mi provocava un senso di gelosia frammisto ad un piacere profondo. Non sapevo che fare: temevo di passare per cornuto e contento, forse avrei dovuto fermarlo e difendere il mio territorio ma più guardavo lei che ballava con lui più dal basso mi cresceva una eccitazione violenta, un piacevole tremore che risaliva fino alla cima dei capelli. Ero geloso, senza dubbio, ma proprio quella gelosia che mi ottenebrava la mente e mi stringeva lo stomaco mi stava dando una scarica di adrenalina pazzesca. Avevo solo un dubbio: era ancora mia? Se così fosse stato allora andava tutto bene, ma se quello fosse stato solo l’inizio della fine? Se la stavo perdendo? Sinceramente non ho mai ritenuto importante il tradimento fisico, ma quello sentimentale si, quello non lo avrei sopportato. Mentre mi tormentavo in questi pensieri lei ballando mi guarda, mi sorride e mi manda un bacio. Resto un po’ così imbambolato e allora si avvicina, mi mette le braccia al collo e mi stampa un bacio sulle labbra, poi torna a ballare. Ok tutto a posto, toccala quanto vuoi tanto è ancora mia.
Fattasi una certa, come si dice, decidiamo di rientrare. Piero ovviamente si offre di accompagnarci in albergo, ma non prima di averci offerto il bicchiere della staffa a casa sua. Sinceramente un po’ restio per la stanchezza, forse seccato dall’atteggiamento di Piero, accettai su richiesta di Giorgia solo per non passare per il pesantone di turno. La casa di Piero era una villetta piccola ma molto carina ed accogliente, tappeti colorati su un pavimento in travi di legno e arredamento essenziale ma ben architettato. Piero accese una piantana a luce soffusa e dopo aver messo su un po’ di musica andò a mettersi comodo, mentre noi ci levammo le scarpe come è consuetudine da quelle parti e ci sedemmo sul divano. A me stare vicino a Giorgia ha sempre creato molto turbamento, e memore delle sensazioni provate durante la serata avevo l’eccitazione a mille. Iniziai a baciarla e accarezzarla, mi accostai all’orecchio e le sussurrai: “quando torniamo in albergo ‘fanculo la stanchezza, ti spacco in due. Altro che Piero, brutta stronzetta”. Lei mi sorrise maliziosa, ma non disse nulla. Rincarai la dose: “Ti piace, vero? Di’ la verità, te lo faresti?” Non parlavo sul serio, era il nostro modo di giocare. Lo facevamo spesso, ci provocavamo a vicenda su uomini o donne che avevamo incontrato e dopo ci scappavano scopate clamorose, ma solo tra di noi. Almeno fino a quel momento. Perciò pensai che anche lei stesse facendo la parte quando mi disse: “Beh, Piero è un bell’uomo e secondo me ci sa fare col pisello. Dici sempre che sono la tua bella zoccolona, ora siamo qui e se vuoi te lo posso dimostrare”.
Improvvisamente mi venne il dubbio che lei stesse facendo sul serio, ma soprattutto realizzai che era vero: dopo averci fatto su tante fantasie ora probabilmente ci trovavamo davvero nella situazione che avevamo sempre solo immaginato e, forse, desiderato. Mi tremarono di nuovo le gambe. Mi ero sempre vantato di essere estremamente trasgressivo, molto più di lei, le avevo sempre detto che per me nel sesso ci sono pochi limiti e l’importante è che stiamo insieme, che se eravamo realmente complici potevamo fare qualunque cosa, dico qualunque, purché i protagonisti fossimo io e lei…
All’improvviso queste parole mi sembrarono una condanna: non avevo mai considerato quando le avevo pronunciate che mi sarei potuto trovare realmente nella scomoda condizione di dover dimostrare se erano o meno cazzate. Da un lato avevamo la possibilità di realizzare quella che fino a quel momento era stata una delle nostre fantasie più ricorrenti ed eccitanti, dall’altro correvamo il rischio di scoprire che la realtà è molto diversa dalla fantasia, che invece la gelosia avrebbe preso il sopravvento e che dopo ci saremmo rinfacciati tutto, che passare il confine tra pensiero ed azione avrebbe distrutto la nostra coppia. E se lui fosse stato più bravo di me? Se con lui avesse goduto più che con me? Se ce lo avesse avuto più grande del mio? Dopo, come avrei potuto sopportare i suoi silenzi senza immaginare ogni volta che stesse pensando a lui? Una tempesta di pensieri mi investì. Di certo dovevo riprendere il controllo degli eventi, ma come? Glissare, far finta di niente e portarmela via, di fatto rinunciando ad una ghiotta occasione di concretizzare il mio sogno più ricorrente oppure, a quel punto, essere io a condurre il gioco, a prendere in mano la situazione e portarla avanti, col rischio però di andare incontro ad una cocente delusione in grado di minare irreparabilmente la nostra serenità?
La guardai sorpreso e le chiesi: “Ma fai sul serio?”. Mi sorrise e mi baciò, ma non ebbe il tempo di rispondere che rientrò Piero in camicione e pantalaccio portando una bottiglia di limoncello e tre bicchierini. “Ehi ragazzi, calma, beviamo prima. Poi se volete vi presto la camera da letto” disse ridendo a quella che forse era una battuta, forse no. Si sedette anche lui sul divano, all’altro fianco di Giorgia, e iniziò a versare il liquore col quale brindammo alla serata. Giorgia si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, ringraziandolo per la giornata. All’improvviso qualcuno dentro di me, approfittando forse dell’ebbrezza provocata dall’alcool, prese il sopravvento e senza rendermene conto mi fece tirare fuori con voce incerta una frase del tipo: “Beh Piero, a questo punto accettiamo l’offerta della camera da letto ma soltanto se resti anche tu a farci ancora compagnia”.
Non potevo crederci che lo avevo detto, e probabilmente neanche Giorgia che mi guardò a bocca aperta. Restai lì come un imbecille sperando che Piero non avesse capito o che rifiutasse la proposta, ma lui sorrise e rispose: “Per dovere di ospitalità non posso di certo declinare l’invito. Sempre se Giorgia è d’accordo, naturalmente…”. Iniziò a carezzare le gambe di Giorgia, che però teneva ancora ben strette. Lei si accostò a me e mi sussurrò nell’orecchio: “Sei sicuro?” La guardai negli occhi e le sorrisi, ma dentro di me ero terrorizzato e pensavo: “Sinceramente no, ma dipenderà tutto da te. Ora o mai più”. Lei mi baciò e mi disse: “fermami quando vuoi”. Questa semplice frase mi sciolse completamente: lei era mia, io ero suo, il gioco era nostro e solo noi decidevamo se andare avanti o meno. Piero non era nulla di più che un gradevole accessorio.
Tutto ciò che avvenne dopo è stampato nella mia mente come se fosse un film, uno dei tanti che avevamo visto insieme e del quale questa volta eravamo protagonisti.
La baciai e le accarezzai le gambe che lei finalmente aprì alle mani di entrambi. Piero le baciava il collo che lei gli mostrava con voluttà, la sua mano andava su e giù sulla coscia di Giorgia dal ginocchio fino a sfiorarle il pube, mentre io accarezzavo l’altra e la baciavo appassionatamente. Giorgia a sua volta allungò le braccia su di noi e iniziò a toccare le nostre patte, stringendo i peni e massaggiando i testicoli di entrambi. Io ero già in tiro da un pezzo, allungai lo sguardo per vedere se Piero fosse più dotato di me, ma da sotto i pantaloni ancora non si capiva. Pensai che non era importante, ancora poco e lo avrei visto dal vivo. La mano di Piero si fece più audace e iniziò a massaggiare il pube di Giorgia, che ebbe un sussulto poi girò la testa verso di lui e schiuse le labbra per baciarlo. Questa era forse la prova che temevo di più: avevo sempre considerato il bacio un atto indispensabile in un rapporto sessuale e contemporaneamente troppo intimo per darlo ad un terzo immaginario, non sapevo sinceramente come l’avrei presa. Ma in quel momento mi sembrava tutto estremamente naturale: un po’ mi seccava certo, ma avevo la sensazione che tutto ciò che stava accadendo fosse inevitabile. Abbassai le spalline del vestito di Giorgia e le tirai giù il top, poi le levai il reggiseno, liberando un seno meraviglioso che si reggeva da solo. Vidi Piero allibire e iniziare ad accarezzarlo e giocare col capezzolo per poi baciarlo e prenderlo in bocca e succhiarlo. La sua mano tornò tra le cosce di lei a giocare con la passera, mentre io mi concentravo sull’altro seno. Giorgia, che aveva dei capezzoli molto sensibili, iniziò ad ansimare e stringere i nostri membri sempre più forte, tanto che quasi stavo per venire nei pantaloni. Mi staccai per prendere fiato e ne approfittai per sfilarle da sotto l'abitino e il perizoma, dopodiché mi accostai alla vulva completamente rasata, tranne che per una strisciolina di peli che saliva su per il pube, a berne gli umori che già scendevano copiosi. Piero si alzò, si sfilò il camicione e si abbassò i pantaloni, liberando un cazzo leggermente più grande del mio ma non esagerato come temevo. Potevo sopportarlo! Notai che era circonciso e abbastanza doppio, con una cappella notevole ed obiettivamente ben fatto. Sapevo che Giorgia li preferiva così, e difatti non ci pensò due volte a poggiarci le labbra quando lui in piedi lo avvicinò alla sua bocca. Mi salì il sangue alla testa e provai una stretta allo stomaco, ma era una stretta piacevole. Giorgia è sempre stata la regina dei pompini, forse perché è una grande estimatrice del cazzo in generale e le è sempre piaciuto succhiarlo: ci mette passione. Mi aveva confidato che uno dei suoi desideri più segreti era di averne tre contemporaneamente. Beh, ci stavamo andando vicino. Giorgia si inginocchiò davanti a lui, si legò i capelli e iniziò a baciare la cappella di Piero tenendo l’asta con una mano mentre con l’altra gli massaggiava lo scroto. Io li guardavo, e sorprendentemente non ero geloso di questo trattamento normalmente riservato a me, anzi: ero contento del fatto che il nostro amico stava per ricevere una delle pompe migliori della sua vita, ed ero io che gliela stavo regalando. Giorgia iniziò a scorrere con la lingua su e giù lungo l’asta di Piero. Indugiò sui testicoli prendendoli tra le labbra per succhiarli dolcemente uno per volta, scese sotto a leccare il perineo e poi risalì su fino alla cappella, raccolse con la lingua la goccia cristallina che spuntava dalla fessura dell’uretra e la assaporò golosamente. Guardavo il pene di Piero pulsare nella mano di Giorgia mentre lei lo stringeva forte per far rigonfiare ancora di più la cappella, che ciucciava e mordicchiava con gusto. Quando vide che Piero era cotto, alzò per un attimo lo sguardo verso di me come per assicurarsi che la stessi guardando, poi strinse le labbra intorno al glande e risucchiò tutta l’asta facendosela scivolare fin giù in gola. Andò lungamente su e giù facendo seguire al movimento della testa quello della mano poi, ancora col membro di Piero in bocca, allungò un braccio verso di me. Velocemente mi spogliai e mi accostai a loro, lei strinse la mano intorno al mio uccello e iniziò a masturbarmi, poi staccò la bocca da Piero per riservarmi lo stesso trattamento fatto a lui, mentre segava il suo. Si alternò per un po' tra l’uno e l’altro e fin quando, finalmente, avvicinò le due verghe per prenderle contemporaneamente nella bocca spalancata. Il suo sogno era realizzato, almeno in parte, e io ne ero felice. Con un braccio cingevo la vita di Piero in piedi affianco a me, l'altra mano era poggiata sul capo di Giorgia che sempre in ginocchio si alternava equamente tra un membro e l'altro, succhiando e leccando con avidità. Ad un tratto Piero si accovacciò e avvicinò la bocca a quella di Giorgia, lei si staccò dal mio cazzo e lo spinse verso di lui. Le loro lingue si incrociarono sulla punta del mio glande, poi Piero aprì la bocca e lo inghiottì. Restai interdetto, era la prima volta che un uomo me lo prendeva in bocca ed ebbi la tentazione di staccarmi, ma vidi che Giorgia era molto divertita e lo lasciai continuare. Avevamo incontrato uno più trasgressivo di quanto io mi fossi mai vantato di essere, e dovetti ammettere che ci sapeva fare. Continuarono a passarsi la mia verga da una bocca all’altra, poi lei si stese sul divano e Piero scese a baciarle la fica, mentre io accostai la cappella alle sue labbra e lasciai che si occupasse ancora di me. Sentii Giorgia fremere più volte mentre lui la leccava, e ogni volta mi stringeva il cazzo con i denti, e più mi faceva male più io provavo piacere nel sapere che lei stava provando piacere. Ad un tratto iniziò a tremare e inarcare la schiena, poi gemendo esplose in un orgasmo lungo e violento che la lasciò senza fiato. La guardai, era bellissima, così sudata e scompigliata. Allontanò da sé Piero che si rialzò e mi guardò negli occhi. Aspettava il mio permesso, e lo apprezzai molto. Gli feci un leggero cenno col capo e lui capì, accostò il membro alla fica spalancata di Giorgia e vi appoggiò la cappella. Piero teneva il cazzo con la mano e lo roteava intorno al grilletto di lei, facendolo di tanto in tanto appena affacciare all’ingresso del suo sesso bagnato mentre io le carezzavo il seno e le stringevo i capezzoli per farle sentire il mio contatto, e il desiderio di Giorgia cresceva all’inverosimile. Lei mi guardava con gli occhi socchiusi mordendosi le labbra per mostrarmi quello che avevo sempre desiderato, e cioè quanto fosse troia, la mia troia. All’improvviso Piero diede un colpo secco e la penetrò fino in fondo, restando qualche secondo immobile. Giorgia emise un grido strozzato e strinse le gambe intorno al bacino di Piero che steso su di lei ora la pompava mentre lei gli piantava le unghie nella schiena. Allungò la mano verso di me in cerca del mio cazzo, e iniziò a segarlo. Tra i nostri patti c’era quello che, se lo avessimo fatto in tre, non ci saremmo mai dovuti trascurare l’un l’altra, e con mia grande soddisfazione lei se lo era ricordato. Giorgia ebbe più di un orgasmo sotto i colpi potenti di Piero, e io ne ero felice. Ero felice perché lei godeva, e anche se era un altro a farla godere io restavo il suo uomo: io e solo io potevo decidere se concederla ad un altro, e questo paradossalmente aumentava il mio senso di possesso verso di lei. Io l'avrei avuta sempre, lui solo quella sera. Io la avevo tutta, anche l'anima, lui solo il suo corpo, e comunque solo perché ero io a volerlo. Piero la scopò ancora a lungo, i suoi colpi diventarono sempre più violenti e profondi fin quando si fermò e mi guardò con gli occhi sbarrati. Questa volta feci di no con la testa, lui lo tirò fuori e spruzzò un fiotto caldo ed abbondante di sperma sul ventre e sul seno di Giorgia, che con la mano si divertì a spalmarsi addosso il fluido cremoso. Alla vista di Piero che godeva su di lei non ce la feci più, Giorgia se ne accorse e prese in bocca il mio cazzo che le esplose dentro una quantità di liquido mai vista che lei, come era suo solito, ingoiò fino all’ultima goccia. Piero si alzò e la baciò, poi si sedette al suo fianco. Io la abbracciai e ci baciammo a lungo, nonostante la sua bocca fosse ancora impasticciata del mio seme.
Il nostro timore principale era sempre stato che finito il momento di passione ci saremmo potuti pentire di quello che avevamo fatto. E invece, sentivo che quello che avevamo condiviso aveva rafforzato la nostra complicità, poiché entrava nell’intimità più profonda. Sentivo che Insieme avevamo superato un tabù, un limite convenzionale che non tutti sarebbero in grado di oltrepassare e questo ci rendeva speciali, diversi, superiori. Ci univa ancora di più. E apprezzavo anche il nostro amico, che aveva fatto in modo di non sconvolgere alcun equilibrio. Restammo lì per un po', tutt’e tre ad accarezzarci, tranquilli, soddisfatti e senza conflitti.
Ripreso fiato, le sfiorai il buchetto del sedere e la guardai sorridendo, indicando Piero con lo sguardo. Molte volte, quando giocavamo con il nostro vibratore, avevamo immaginato che fosse un altro uomo che la possedeva insieme a me, ed ora ne avevamo realmente uno a disposizione. Il sandwich era la nostra fantasia recondita, e ora era arrivato il momento di realizzarla. Giorgia non mi deluse e capì, Piero ci guardò incuriosito percependo che stava per accadere qualcosa. Adoravo quella sensazione per la quale tra me e lei non c’era bisogno di parlare. E adoravo il fatto che Piero, almeno da questo, era fuori.
Giorgia era bravissima a far resuscitare il cazzo, e comunque a quell’età il periodo refrattario dura pochi minuti. Allungò voluttuosamente le mani sul pene di Piero attirandolo a sé, poi iniziò nuovamente a lavorare di bocca alternandosi su di noi fin quando in breve le nostre verghe non furono nuovamente rigide e pronte all’uso. Ci trasferimmo in camera da letto dove facemmo stendere Piero sul materasso, Giorgia salì anche lei sul letto e si inginocchiò a cavalcioni su di lui. Con la mano indirizzò l’asta di Piero verso l’ingresso spalancato tra le sue labbra, giochicchiò con la punta del glande intorno alla clitoride, poi lentamente ci si sedette sopra inarcandosi all’indietro. Cavalcò per un po’ sul cazzo di lui lucido dei liquidi che colavano abbondanti dalla sua vagina mentre io li guardavo incantati, poi mi accostai dietro di lei. Un altro dei nostri patti era che, se mai ci fossimo trovati in una situazione del genere, il culo era mio: reclamavo il mio diritto di proprietà esclusiva. Ma, a dire il vero, in quel momento non mi sembrò più importante: se lei me lo avesse chiesto avrei lasciato tranquillamente il posto al nostro compagno di giochi, o a chiunque altro lei avesse voluto. Giorgia con l'uccello di Piero ancora dentro si chinò in avanti stendendosi sul petto del nostro amico e mettendo allo scoperto il suo delizioso buchetto rosato. Lo baciai e lo insalivai abbondantemente spingendo prima con la lingua e poi con un dito, poi bagnai la mia cappella, la appoggiai all’orifizio e iniziai a farla scivolare lentamente dentro. Il fatto che la vagina fosse già piena stringeva un po’ lo spazio dietro, ma noi col nostro fedele vibratore ci eravamo ben impratichiti e penetrai come nel burro. Lentamente spinsi fino in fondo mentre lei gemeva, un po’ per il dolore e molto per il piacere. Una volta entrato tutto, mi abbassai in avanti stendendomi sulla schiena di Giorgia, e l’abbracciai stringendole i seni da dietro. Restammo tutt’e tre immobili così, per qualche momento, uno steso sull’altro, per godere della pienezza delle sensazioni e dare il tempo a lei di assestarsi. Giorgia aveva un buon controllo dei suoi muscoli pelvici, sentivo il suo sfintere stringersi e rilasciarsi ritmicamente intorno al mio membro ed ebbi la conferma che stesse facendo la stessa cosa con la vagina guardando l’espressione beata di Piero. Mi sollevai un po’ e la baciai sulla schiena, poi lentamente reggendomi sulle braccia iniziai ad ondeggiare, conficcando ad ogni colpo il mio palo sempre più in fondo. Giorgia cominciò a seguire il mio movimento facendo oscillare il bacino di modo che mentre io scopavo lei, lei scopava Piero. Chiusi gli occhi e mi abbandonai alle sensazioni. Mi sentivo completamente fuso a Giorgia, riuscivo perfettamente a percepire il suo senso di pienezza, il suo appagamento totale. Sentivo il suo corpo vibrare, ed era il mio. Sentivo il suo respiro ansimare, ed era il mio. Sentivo la sua vagina contrarsi, ed era come se l’avessi avuta anch’io, ed era la mia. Eravamo come un’anima sola che si fosse sdoppiata in due corpi diversi col solo scopo di sperimentare contemporaneamente il differente piacere che ciascuno era in grado di provare. Gradualmente il ritmo iniziò a salire: Piero da sotto dava colpi di reni sempre più violenti, io da dietro la inculavo con prepotenza, e Giorgia agitandosi come un'invasata lanciava grida strozzate godendo come poche volte l'avevo vista fare. Una scena da girone dantesco che purtroppo durò poco: sentire sfregare il cazzo di Piero contro il mio attraverso la sottile parete tra ano e vagina mi fece perdere il controllo e non ci misi molto a venire inondando il culo di Giorgia con un orgasmo travolgente. Mi staccai e mi stesi esausto di fianco a loro, lei mi sorrise, scese dall'asta di Piero e si chinò sul suo ventre, prese il suo membro tra le mani e gli regalò la sega più intensa e appassionata della sua vita. Lui inarcò la schiena ed eiaculò copiosamente schizzando sul viso di lei.
Inutile dire che, ormai, si era fatta notte fonda. Dormimmo lì, il giorno dopo Il nostro amico ci riaccompagnò in macchina a prendere i bagagli e ci portò in stazione. Ci scambiammo anche i numeri di telefono, ma non lo risentimmo mai più.
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