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Matilde 01-21 - I video di Debra


di Alex46
05.02.2019    |    1.795    |    1 9.7
"Così mi saltò addosso, si cavò gli slip da sotto la gonna e senza parole cominciò ancora vestita a chiavarmi di furia..."
Ho la testa addossata alle sue spalle, il corpo lungo disteso accanto al suo. Lui mi sta parlando con il naso affondato tra i miei capelli. Gli prendo la mano e la porto tra le mie gambe. Così può sentire come i miei slip si siano nel frattempo bagnati al suo racconto.
- Certo che siete proprio stati bene assieme, voi due. E cos’altro avete fatto? Mi puoi raccontare ancora qualcosa?

«Magari è la volta che ti racconto di quella settimana che Debra ha passato via per lavoro. Abituati a stare assieme tutti i giorni, una settimana di lontananza prometteva di farci davvero male.
Debra mi aveva lasciato un biglietto, prima di partire. Avevo avuto solo il tempo di dargli uno sguardo, prima di cacciarlo distrattamente in tasca: avevo infatti una fretta bestiale, correvo di qua e di là per la casa, nel vano tentativo di arrivare al lavoro in orario...
Giunto in ufficio, passai almeno dieci minuti a contemplare il lavoro extra che il mio capo mi aveva messo sulla scrivania. Sembrava che dovessi lavorare per tutta la settimana anche di notte. Solo all’ora di pranzo mi ricordai che Debra mi aveva lasciato un biglietto, che scoprii infatti in tasca solo perché cercavo degli spiccioli di fronte alla macchinetta del caffè.
Con il caffè in mano tornai alla mia scrivania, ci misi i piedi sopra e mi preparai a un breve stacco.
- Ciao, amore – l’appunto diceva – sarò via fino a giovedì sera.
Il bigliettino aveva perfino il suo profumo, e lì realizzai quanto mi sarebbe mancata. Il messaggio proseguiva: - Stasera vorrei che tu ti versassi un bel bicchiere di qualcosa e che te lo portassi in camera da letto. C’è un VHS al fondo dell’armadio. Abbassa le luci, mettiti comodo, mettiti nudo e guardalo.
Nel privato del mio ufficio, scossi la testa, un po’ confuso. Debra mi aveva per caso comprato un porno per farmi passare il tempo mentre lei era via? Non pensavo che la cosa potesse aiutarmi, ma a ogni modo occorreva stare al gioco.
Il biglietto continuava: - Credimi, amore, te lo prometto, questa settimana ti volerà. Poi c’era la firma con il suo cuoricino e io ero sempre più perplesso: come poteva un video porno farmi volare la settimana? Ero davvero curioso.
Mi barcamenai per tutta la giornata, poi finalmente potei andare a casa, con un po’ di lavoro per la sera. Prima sbrigai quelle cose, poi mi feci un piatto da mangiare, alla fine ero così stanco che volevo solo andare a letto. Ma decisi comunque di dare un’occhiata al video, in caso Debra avesse chiamato... Pensavo di guardare tutto il video magari in altro giorno, un po’ meno stanco. Mi versai un bel bourbon allungato con acqua.
Lo trovai dove aveva detto che era. Proprio sotto alla sua biancheria intima. Il video non era titolato, cosa che trovai strana. Mentre lo mettevo nel videoriproduttore, mi domandavo dove mai lo avesse comprato, in quale negozio clandestino. L’ovvia realtà non mi fu chiara fino a che non vidi di colpo la sua immagine sullo schermo.
Attonito la guardai sedersi sul letto, nello stesso posto dove io ora ero steso nudo. Solo che lei indossava un babydoll e mi stava sorridendo. Beh, quella era proprio una sorpresa! Se lo sapevo, sarei arrivato a casa ben prima...
- Ciao, amore – mi sussurrò dallo schermo – sei contento di vedermi?
Il suono della sua voce calda bastava a farmi battere il cuore forte: così mi sistemai ancor meglio lì, ansioso di vedere cosa veniva dopo. Fui presto accontentato.
Nella mano sinistra teneva un bicchiere di vino bianco. Dopo averlo appena assaggiato, vi intinse deliberatamente il dito indice. Che poi si portò alle labbra, si leccò delicatamente, sempre guardandomi fisso. Cominciavo a sentire che il cazzo mi s’induriva, solo a vedere la sua lingua attorno al dito...
Ora, Debra non è certo vergognosa, ma questo leccarsi le labbra e agire come una regina del porno era un lato suo che non avevo ancora scoperto appieno. L’atteggiamento verso la settimana a venire cambiò da così a così.
Dopo aver intinto le sue dita ancora nel vino, lei abbassò la mano. Qualche goccia si sparse sulla seta del babydoll. Riaccomodandoselo, non evitò certo di lasciarmi una nitida vista sulla figa, anche perché se ne versò un po’ dentro.
- Vorrei che tu me lo leccassi via – mormorò mentre si strofinava piano il dito sul clitoride, ora del tutto esposto e anche ben eccitato. Poi si riportò le dita alle labbra, leccando vino e umore di figa assieme. Quindi appoggiò il bicchiere sul tavolino vicino, vi infilò tre dita prima di accarezzarsi ancora. Questa volta il liquido era di più, le stava colando sulla poca peluria, ma riuscì a fermarlo, ancora accarezzandosi il clitoride bagnato.
Rifece la stessa cosa parecchie volte, e sempre più gocce di vino andavano a bagnare anche il letto, oltre al babydoll e alla pelle.
Allorché pian piano diventava sempre più eccitata, Debra socchiudeva sempre di più gli occhi e il respiro le si appesantiva. Io guardavo affascinato il clitoride che, sotto quelle attenzioni, m’immaginavo proprio eretto: poi le guardavo la figa, sempre più bagnata, luccicante di vino e di sborrina. Poi riaprì gli occhi per guardare verso di me.
- Toccati – ordinò decisa – Tientelo duro e pensa al tuo cazzo qui da me. Detto ciò s’infilò due dita nella figa, arcuandosi all’indietro e mugolando. Distratto com’ero dalla sua performance, vidi il mio cazzo duro, bisognoso di attenzione. Anch’io sospirai profondo, poi me lo presi in mano come mi aveva detto di fare.
Mentre Debra si scopava con le dita dentro e fuori, io mi sfregavo il cazzo immaginando di averlo ben dentro di lei. Mi sembrava quasi di sentire la figa che mi risucchiava mentre seguivo il suo ritmo, mi sembrava di andare in alto con l’uccello ogni volta che le dita si affondavano dentro: i nostri fianchi si muovevano assieme.
Potevo sentire gli sciacquii di figa mentre si dava piacere, del tutto dimentica della telecamera. Le dita di una mano di nuovo cominciarono a circondare il clitoride, ma più velocemente e con più forza di prima. Aveva la testa all’indietro, la schiena arcuata, potevo vedere il bagnato di vino e umore che le usciva dalla figa. Potevo sentirla respirare, sempre più forte man mano che si avvicinava all’orgasmo.
- Oddio - sussurrò. Capii che era al limite, così mi afferrai più forte l’uccello, immaginando di muoverglielo dentro e di baciarla per silenziare tutti quei sospiri.
Mugolò ancora qualcosa, anche più forte, tipo «vorrei che tu fossi qui a scoparmi». Poi i rumori divennero mezzi rantoli, inintelligibili, i fianchi le vennero in avanti per mostrarmi ancor meglio come quella splendida figa stava godendo.
Guardavo affascinato Debra venire a lungo, urlando il mio nome e freneticamente sditalinandosi il clitoride. Tremava. Un orgasmo davvero profondo, glielo si sentiva in gola e i suoni mi entravano nelle orecchie come echi di piacere: venni come una fontana. Mentre sborravo, ero convinto di averle il cazzo dentro, ma intanto fremevo e mugolavo come una bestia.
Quando potei riprendermi, rimisi l’attenzione sullo schermo. Debra era seduta sul letto e mi sorrideva.
- Ti è piaciuto, amore? – mormorò con voce seducente, ancora come una pornostar affermata. – A domani – concluse, mi sorrise con amore e con un bacio finale prima di spegnere la telecamera. Rimasi lì, soddisfatto, ma curioso di sapere cosa sarebbe successo la sera dopo.
Fortunatamente fu di parola. Ogni giorno ho ricevuto un’e-mail che mi diceva dov’era nascosto il nastro quotidiano, ogni giorno c’era una novità ed erano tutti belli. Il martedì mi fece vedere di aver messo la telecamera in bagno, con lei distesa nella schiuma di sapone e di piacere. Il mercoledì fu la volta di un vibratore, che lei usò da attrice consumata, sempre spiegandomi cosa avrebbe fatto al mio cazzo duro se questo fosse stato là. Ogni mattina andavo a lavorare sempre con un bel sorriso e un’erezione nei pantaloni. Mi spiaceva che la settimana stesse finendo.
Dopo tre notti di video hard, Debra mi mandò istruzioni per guardare l’ultimo show prima del suo ritorno.
- Guarda che non sarò a casa prima di tardi – mi scrisse nella e-mail finale – perciò non aspettarmi. Cercherò di arrivare il più presto possibile.
Quel giorno al lavoro fui sempre un po’ distratto, il pensiero di scopare ben presto con Debra mi toglieva attenzione alle altre cose. Avevo già il cazzo agitato ancor prima di tirare fuori l’ultimo VHS. Come ogni sera mi disposi sul letto, curioso di vedere cosa mi aveva preparato per il gran finale.
Come altre volte, lei era a letto, ma questa volta c’era una musica di sottofondo, si vede che aveva messo lo stereo in camera da letto. Ma non era questa la cosa che mi sconvolgeva.
Nuda e sorridente, aveva al collo una collanina di coralli che le avevo regalato io. Debra aprì lentamente le gambe per rivelarmi una figa appena depilata. Era stupenda, con le labbra carnose e piene ben visibili. Come avrà fatto a farlo senza che me ne accorgessi? Allora ricordai che la notte prima che lei partisse non avevamo fatto all’amore, ricordo che c’ero rimasto un po’ male, ma lei aveva mugugnato qualcosa sul fatto di essere proprio stanca. Dunque era per tenermi nascosta la sorpresa, e che sorpresa...
La vista del suo pube nudo era davvero uno shock per me, sentivo l’eccitazione montare rapida. E anche lei sembrava esserne consapevole ed eccitata.
Senza tanti preamboli, al ritmo di musica, andò subito al sodo, spingendosi le dita nella figa bagnata, spalmando gli umori tutto attorno al monte di Venere nudo. Era ovviamente eccitata forte, dopo una settimana di film e di orgasmi era ancora vogliosa di sesso, esattamente come me che ne ero stato spettatore quasi morboso.
Forse era la musica che dava atmosfera, forse era la figa senza alcun pelo intorno che lasciava vedere gli umori colare. Qualunque cosa fosse, Debra era totalmente disinibita come poche altre volte l’avevo vista. Una selvaggia del sesso.
Si strofinava la figa fradicia con una mano e con l’altra giocava con i capezzoli, toccandoli e spremendoli con le dita. Ignorando completamente la telecamera se ne stava adagiata sul letto e lì si agitava al lento suon di musica. I tamburi erano particolarmente ossessivi, anch’io mi toccavo guardando lei che si toccava. Per vezzo aveva tenuto su le calze bianche di cotone e le scarpe.
I palmi delle mani si muovevano dai fianchi alla pancia, piatta, poi risalivano ai capezzoli prima di scendere ancora. La pelle, lucida e lucente, risaltava la sua fragranza perfino attraverso lo schermo, nella luce soffusa.
A gambe spalancate, faceva scorrere le mani anche all’interno delle cosce, titillando un po’ la figa a ogni passaggio. Era persa nel suo mondo di sesso e musica, ma sapeva comunicare ancora molto bene... Io muovevo la mano al suo ritmo, il respiro mi diventava sempre più affannoso.
Giunta al punto di non ritorno, Debra cominciò a dedicarsi solo alla figa e al clitoride, mentre i tamburi della musica continuavano a sottolinearne i gemiti.
La vista di ciò, aggiunta alla frustrazione di averla vista masturbarsi per tutta la settimana, così vicino ma al tempo stesso così lontano, mi diede la botta finale. Mi presi il cazzo decisamente con il pugno e mi sbattei fino a venire, così forte da urlare. Sborrai una quantità enorme di liquido cremoso che mi andò a finire sulla pancia. Il piacere era così intenso da poter tenere gli occhi aperti con difficoltà. Continuai a sbattermi il cazzo perché vedevo che Debra si agitava ancora sul letto a ritmo di musica.
In pochi secondi venne pure lei, tutti i muscoli del corpo tesi nel piacere. Ancora urlò il mio nome, mentre si vedevano fradice anche le dita. Continuava ad agitare il bacino, ma non più a tempo con la musica. Poi pian piano si acquietò.
Restò un po’ lì tranquilla, poi si alzò a spegnere la musica.
- Dormi un po’ adesso, amore. Cerco di arrivare al più presto.
Mi sbattei sui cuscini, felice della creatività di mia moglie. Se c’era ancora bisogno, adesso la ragazza mi appariva ancora più grande. Cercai di dormire, ma ero troppo agitato e mi godevo questo grande momento di soddisfazione. Poi fui risvegliato dalla voce di Debra, seduta a bordo letto, la sua mano posata sull’uccello, e capii che tanto soddisfatto forse non lo ero ancora.
- Sai, mi sono masturbata tutta la settimana nella mia camera d’albergo, pensando a te che mi guardavi, domandandomi se ti sarebbe piaciuta la mia sorpresa – mi mormorò all’orecchio, leccandomelo. – Sembra di sì, pensi di essere fuori combattimento per farlo sul serio? – aggiunse con molta seduzione, accarezzandomi un cazzo che era già duro.
Così mi saltò addosso, si cavò gli slip da sotto la gonna e senza parole cominciò ancora vestita a chiavarmi di furia. Dopo essere venuta due volte, mi chiese di leccarla fino a sfinirla. Cosa che feci con piacere, senza pretendere nulla per me».
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