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Vacanze al Mare - Capitolo 6


di DioBacco
05.10.2018    |    18.892    |    0 7.7
"Risalivamo in albergo per il pranzo e poi decidevamo cosa fare..."

Il resto della vacanza si sussegui secondo una nuova routine, evolutasi con il nostro rapporto. La mattina, dopo esserci addormentati nudi, appena svegli ci davamo piacere reciproco attraverso sesso orale. Se mi svegliavo prima io, le leccavo la figa fino a farla venire; se invece si svegliava prima Martina, mi faceva un pompino fino a farmi venire nella sua bocca. Dopo un po' di coccole e aver soddisfatto l'un l'altro, ci sistemavamo e andavamo a fare colazione. Dopo di che andavamo in spiaggia e ci rilassavamo per il resto della mattina; di solito non facevamo altro se non stuzzicarci a vicenda, sfiorandoci o toccandoci in modo provocatorio. Risalivamo in albergo per il pranzo e poi decidevamo cosa fare. O andare a fare quattro passi o con le biciclette, oppure restavamo in camera; questo succedeva il più delle volte. Quando eravamo in camera facevamo l'amore fino ad appisolarci nelle braccia dell'altro. Ormai eravamo a conoscenza delle passioni dell'altro e anche delle nostre posizioni preferite per raggiungere l'orgasmo. A me piaceva quando si metteva contro il muro della stanza, a novanta gradi, con il culo in fuori e si faceva prendere da dietro. A Martina invece, piaceva sdraiarsi sul letto, aprire le gambe oscenamente, alzarne una e appoggiarla contro me mentre la penetravo. Verso le tre di pomeriggio, ritornavamo in spiaggia e stavamo con le nostre compagnie di amici. Ci ritrovavamo verso le sei e mezza al nostro sdraio e insieme ritornavamo indietro. Se c'era tempo e poca gente in giro, ci chiudevamo in una delle cabine ancora aperte per una sveltina. Non ci piaceva molto scopare chiusi li dentro, visto il poco spazio a disposizione; preferivamo qualcosa di più semplice. Prima ci baciavamo con passione, poi Martina si allontanava, si appoggiava al muro e dopo essersi scostata il costume mi invitava a farla godere leccandole la figa. Dopo avermi inondato la faccia dei suoi umori, mi calavo il costume, la facevo sedere e le infilavo il cazzo in bocca fino a che, raggiunto l'orgasmo, ingoiava il mio sperma. Ci sistemavamo e tornavamo in albergo per farci la doccia, sempre insieme a insaponarci a vicenda, e prepararci per la cena. Una volta terminato di cenare andavamo in giro per Riccione. Di solito non ci allontanavamo molto tra di noi e quando capitava stavamo con i nostri amici. Le volte che andavamo in discoteca ci separavamo. Non essendo gelosi tra di noi, eravamo liberi di divertirci un po', salvo avvisare prima l'altro di eventuali conquiste. Io riuscì a concludere qualcosa due volte, mentre Martina invece ebbe molto più successo. Il più delle volte si accontentava di un rapporto orale con un ragazzo appena conosciuto, ma se riusciva a recuperare anche un preservativo se lo portava in albergo per scoparselo e per poi cacciarlo via una volta finita la cavalcata. In seguito mi confidava che solo in tre erano stati all'altezza delle aspettative, mentre gli altri erano stati deludenti. Quando a serata inoltrata ci ritrovavamo per ritornare in camera le cose andavamo sempre in questa maniera.
Fino all'albergo il cammino era semplice e senza problemi. Ma appena entravamo in ascensore e le porte si chiudevano, perdevamo ogni inibizione e iniziavamo a limonare. Incuranti di essere scoperti, e fummo anche molto fortunati nel non essere mai stati visti, ci dirigevamo in camera senza mai staccare le nostre bocche, toccandoci e palpandoci da sopra i vestiti con forza. Aperta la camera e chiusa la porta, in un secondo eravamo sopra il letto, lanciando i vestiti in giro e scopavamo come ricci per tutta la notte. Niente pompini, ditalini o coccole; solo sesso sfrenato. L'unico momento di pausa era quando mi mettevo il preservativo. La penetrava alla missionaria, a pecorina, sbattendola contro il muro o era lei a cavalcarmi. E poi all'apice del piacere venivamo con un potente orgasmo e ci addormentavamo sfiniti, nudi e contenti.
Il tutto si ripeteva il giorno seguente, e così andò per il resto della vacanza. Arrivò in fine l'ultimo giorno ed era il momento di partire. I bagagli erano pronti, il conto pagato e ci attendeva il viaggio di ritorno. Avevamo appena pranzato ed eravamo saliti a recuperare i bagagli per caricarli in macchina. Prima di partire Martina volle fare l'amore un ultima volta nel nostro letto.
Ci accarezzammo e baciammo fino a cadere sulle lenzuola appena cambiate. Le sfilai la maglietta e il reggiseno e presi a giocare con il suo seno; aveva la pelle abbronzata ma le tette erano ancora bianche come il latte. Lei tremava come una foglia dal piacere e pian piano mi spinse più in basso. Levandosi gli short che indossava, si passò una mano sulla sua figa e mi invitò a prenderla. Mi abbassai sul suo sesso e presi a leccarla; con due dita la penetrava, mentre le stimolavo il clitoride con rapide leccate. Ma prima che potesse raggiungere l'orgasmo mi allontanai. Un po' seccata all'inizio, capì l'intenzione di venire assieme. Mi sbottonai i pantaloni e le feci tirare fuori il mio cazzo. Mi stuzzicò con una sega lenta, dando delle fugaci leccate alla cappella; lentamente se lo infilò in bocca, ciucciando come fosse una caramella. Con ogni boccata, lo infilava sempre più in fondo lasciando rivoli di saliva lungo l'asta che venivano subito ripresi in bocca. Staccatasi da me, si sdraio e aprii le gambe. Misi l'ultimo preservativo che mi era rimasto e abbassandomi su di lei, con un bacio la penetrai. Fu un atto molto elementare; tenendo un ritmo lento, uscivo fino al prepuzio per poi rientrare completamente fino alle palle, lasciando che i suoi umori fuoriuscissero come un fiume in piena. Continuammo a baciarci, le nostre lingue che danzavano nelle nostre bocche e gemendo senza ritegno. Raggiunto l'orgasmo, Martina contrasse le pareti della sua vagina e mi spinse ad eiaculare. Restammo abbracciati, ansimanti e ancora connessi fino a che fu ora di andare.
Ricomposti ci scambiammo un ultimo bacio e prese le valige procedemmo a intraprendere il viaggio di ritorno verso la vita di tutti i giorni.
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