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La troia della Caserma


di Membro VIP di Annunci69.it GiadaLabbraBollenti
23.06.2018    |    19.979    |    24 8.8
"In quel momento non dissi niente ed avevo davvero paura della loro reazione..."
“Anvedi sta troja” disse Giuseppe, marcantonio di quasi due metri di muscoli strizzati nella mimetica, rivolgendosi ad altri tre militari già eccitati alla vista del mio completo di pizzo nero e delle scarpe tacco 12 trovate nel mio zaino. Ero partita per il CAR ed i primi giorni in caserma erano trascorsi tra battute pesanti e scherzi da nonnismo, tutto secondo programma. I miei cugini che già da anni mi scopavano mi avevano detto: “vedrai come ti divertirai a suon di cazzi e sborra” ed io che ho sempre adorato essere schiava sottomessa non vedevo l’ora di vivere questa esperienza.


Le divise sono sempre state la mia passione: maschi vogliosi alla ricerca di femmine da montare; ed io ero già femmina dentro e fuori, magra e con un culo sodo e grande, la vita stretta, le tettine, la pelle liscissima e senza un pelo. Bastarono poche ore ai commilitoni del CAR ad Arezzo per capire chi fossi. Il mio sguardo sembrava calamitato sui loro pacchi gonfi. “Sei una puttanella allora: vedi che l’avevo capito subito” disse un altro militare rivolgendosi a Giovanni, loro capo indiscusso; “Chesta va trouvann o’cazz, fratè” aggiunse il napoletano. In quel momento non dissi niente ed avevo davvero paura della loro reazione. Potrebbero uccidermi, pensai.


“La miiichia vuole perché sucaminchia è, e la minchia gli do: in ginocchio!” disse il siciliano già col cazzo durissimo in mano che mi prende per i capelli mi fa inginocchiare e mi porta la testa con le sue mani forti ad ingoiare il suo cazzo che succhio senza resistenza avidamente vogliosa come ero di ingoiare un bel po’ di sborra che non tarda ad arrivare tra gli ansimi di godimento del militare che ha molto apprezzato il servizietto. “Uanm i’ch zoccola: tiè pigliat’ill” disse il napoletano facendomi ingoiare il suo cazzone davvero larghissimo fino a farmi soffocare. Io ero in paradiso, non mi sembrava vero che il sogno di fare la puttana del reggimento si stava realizzando. “Comm suca bell, in gola, iamm. Mamma mi chesta s’piglia tutt’cos, tutt’a sustanz, aaaahhhhhhh” e mi riempie pure lui la bocca. Il terzo senza fiatare mi prende la testa e mi infila il suo cazzo in gola ma mentre succhio anche lui mugolando di piacere penso che Giovanni sembra impietrito mentre assisteva a questa scena.


In realtà sento la sua mano cercare il mio culo, mi fa alzare senza smettere di succhiare l’altro militare mi abbassa la mimetica e vede che indosso un perizoma di pizzo nero. Non ci vede più dalla voglia ed urlandomi “troja sei, ora te faccio passà la voglia di fare la puttana, te faccio pijà er cazzo romano originale”, mi scansa il perizoma, sputa sulla mia fica anale e me lo sbatte tutto dentro d’un colpo. Solo un piccolo sobbalzo da parte mia mentre continuo a mugolare nel panino meraviglioso che avevo tanto desiderato. “Aò, na’fica ha questa puttana, sentite come è larga; e come è bagnata; ne hai presi di cazzi eh? Vero, puttana? Rispondi!” Urlandomi contro mentre non curante continuavo a far godere con le mie labbra l’altro militare che eccitatissimo mi scarica un litro di sborra in gola. “Aò che troja, io te rovino, te rovino, vuoi cazzi e cazzi avrai, cazzo che fica, cazzo, cazzo, cazzoooo io ti ingravido brutta puttana, te do la sborra in pancia tieniiii” e sento il cazzone durissimo che pulsa schizzi potentissimi di sborra che mi arrivano fino in pancia mentre mugolo bagnatissima da piacere. Piena di sborra, mi accascio a terra felice di essere stata finalmente riempita come volevo.



I quattro militari si ricompongono e mentre vanno via, Giovanni si avvicina, mi prende con le mani la testa ed urla:”tu hai finito di campare, puttana”. Mi sputa in faccia e con sua sorpresa raccolgo la sua saliva per inghiottirla, felice. “Sei una puttana, non c’è niente da fare ma te ne pentirai “. E vanno via.
Con ancora la sborra che mi colava dalla fica mi ricompongo e ritorno alle mie mansioni. Cosa mi sarebbe successo, pensavo tra me e me, impaurita dalle minacce di Giovanni. Notai uno strano parlottare tra i militari ma feci finta di niente. “Vai in deposito” mi disse Giovanni rompendo il silenzio di più di un’ora. Senza fiatare mi avviai pensierosa nei sottoscala. Una volta entrata trovai una decina di militari che mi aspettavano con in mano il mio zaino. Uno di loro mi urlò: “Sarai la schiava della caserma, non sai in che guaio ti sei cacciata. Vai nell’altra stanza e vestiti per noi da puttana, visto che ti piace tanto. Non sarai stanca, vero?”. Io ero estasiata e non vedevo l’ora di continuare a soddisfare le loro voglie. Non andai nella stanza accanto, mi bastò togliermi la mimetica visto che sotto avevo già perizoma e reggiseno, misi le calze ed il body di pizzo, extension nei capelli ed un bel rossetto rosso fuoco. Mi inginocchiai ed a gruppi di quattro iniziai a far godere i militari. La mia fica anale continuò a riempirsi di sborra mentre succhiavo senza sosta ingoiando tutto fino all’ultima goccia. Continuai per ore mentre i militari si davano il cambio alternandosi ordinatamente a gruppetti. I commenti mi facevano impazzire: tutti erano increduli del fatto che non mi stancavo affatto, anzi, più maschi facevo godere e più ne volevo, e la punizione che volevano farmi per me era la massima soddisfazione possibile.



La mattina presto, i turni di guardia, le docce, i deposti e le camerate: almeno 4 pompini a testa li dovevo fare a decine e decine di militari che si accordavano tra di loro per venire a scoparmi.
In poche settimane anche i capi vennero a sapere del mio compito di tirare su il morale delle truppe e vollero immediatamente inzuppare il loro biscotto con mio grande piacere. Giovanni era il capo della baracca e venni a sapere che, intuita la mia indole iniziò a sfruttarmi come la sua puttana.
A me faceva piacere perché quello che non capivano era che io sono una adoratrice del cazzo, e per questo non mi stanco mai.
Inoltre adoro essere schiava sottomessa quindi quelle che per loro erano punizioni per me era una goduria infinita.
“Aò questa nun se stacca. Fino a quando nun ariva la sbora continua a succhià. Troja, sei una troja. Aò me sta a fà venì ancora. Stamo a sei solo oggi. Solo co’me. E ne vuole ancora. Pijalo troja pijalo. Sto a fà centro come Totti. Ecco, Totti, Tottii, ancora Tottiiiii e gooooalllll” mentre mi scaricava un litro di sborra direttamente in pancia.
“Te ‘ngravido brutta troja. In questo anno avresti partorito un centinaio de gemelli” urlò andando via ridendo.
Era la terza cosa che capirono solo alla fine del servizio militare, Giovanni e gli altri militari.
Adoro essere messa incinta, o ingravidata da tanti maschi arrapati.
Meglio ancora se in mimetica.
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