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Scritto per lui: Andrea, una sera


di Membro VIP di Annunci69.it Cpcuriosa60
15.05.2024    |    2.928    |    7 9.3
"- Bah, nei paesi di lingua tedesca, Andrea è un nome di donna… Forse ho capito male, e tu? Dentro di me, in un lampo, capii, anche troppo, ma in..."
Guardavo le loro mani che si sfioravano.
Poi lei, prendendo coraggio, abbassò la mutandine di pizzo e toccò il suo uccello ancora a riposo.
La sua reazione fu un lungo sospiro…
Immaginai poi, per averlo provato, il piacere di sentire la morbidezza avvolgente delle sue labbra
..............

Fare sesso con un trans è nei mei sogni, da sempre.
A dire il vero, nasce da un’esperienza giovanile che ogni tanto affiora nei miei ricordi.
Bazzicavo spesso la più famosa città dell’Amore, dove la leggenda racconta vivessero i due sfortunati innamorati che piuttosto di scappare dalle famiglie, morirono senza aver mai scopato.
Era tradizione per i ragazzi fare un giro serale nelle vie dove esercitavano le passeggiatrici, anche solo per chiacchierare.
I primi tempi andavo con amici più grandi, non avendo la patente ma poi, crescendo, mi avventurai da solo con la mia macchina.
Due delle “ragazze” erano circondate da un alone di mistero e si raccontava che sotto le minigonne nascondessero degli uccelli notevoli.
Le vedevo spesso, bionde, non alte, sempre eleganti anche se esibivano scollature generose dalle quali spuntavano seni quasi perfetti.
Inizialmente pensavo si trattasse di un’unica persona, tanto si assomigliavano.
Scoprii poi che erano due creature distinte che si alternavano all’angolo della via dietro la stazione.
Una sera presi coraggio e parcheggiai sotto gli alberi di fronte alla loro postazione consueta.
Quando un cliente caricò sulla sua automobile la “fanciulla” al lavoro, li seguii fino ad una palazzina in periferia.
Riuscii ad entrare nel giardinetto e vidi subito accendersi la luce in una finestra socchiusa.
Potei sbirciare all’interno della stanza e per la prima ed unica volta vidi un “trenino” formato da maschi.
A dire il vero non ne fui particolarmente attratto, ma sicuramente mi colpirono ed eccitarono i corpi sinuosi dei due trans, i loro seni generosi, leggermente cadenti ed i culi rotondi ed alti.
Ed i loro uccelli, funzionavano benissimo…

Soddisfatta la curiosità, non mi rimase alcun desiderio di vivere un’esperienza diversa da quelle che provavo con le varie “morose”.
Finchè non conobbi Loretta e, negli anni, scoprimmo pian piano il sesso da vivere con altri.
Nei primi anni novanta frequentavamo insieme ad altre coppie una discoteca trasgressiva sul lago di Garda. Ci divertivamo ad essere immersi in un mondo gay e lesbo, pur rimanendo spettatori, ammaliati ma nulla di più.
I ragazzi ci riconoscevano come la coppia un po’ retrò che sedeva a fianco del DJ.
Ascoltavamo la musica, attirando però i pochi singoli che avevano l’ardire di frequentare il locale e che, ogni sera, seguivano la nostra automobile tra le colline sperando in un lieto fine serata, che mai concedevamo.
Una sera di ottobre lui ci chiese aiuto dato che era rimasto in panne con l’auto nel parcheggio del locale.
Lo conoscevamo di vista, l’avevamo visto ballare con i suoi amici ma quella sera era solo.
Ci fermò mentre ci stavamo allontanando e in un italiano dal forte accento tedesco ci chiese aiuto.

- Abito qui vicino, sulla sponda bresciana, mi dareste un passaggio a casa, chiaramente vi rimborserò il carburante.

Mi intenerì l’espressione del suo viso e lo feci salire.
Si presentò come Andrea, nato in Germania ma ormai trapiantato in Italia per seguire l’attività immobiliare della sua famiglia.
Loretta gli strinse la mano, anche se capii che qualcosa la turbava.
La guardavo, seduta al mio fianco, mentre percorrevamo i pochi chilometri per raggiungere il paesino sul lago, era pensierosa.
Quando lui scese per aprire il portone del cortile (ci aveva invitati per bere almeno un caffè) le chiesi che succedeva.

- Bah, nei paesi di lingua tedesca, Andrea è un nome di donna…
Forse ho capito male, e tu?

Dentro di me, in un lampo, capii, anche troppo, ma in quel momento feci solo spallucce.

Il suo appartamento era in un piccolo resort a pochi passi dall’acqua ed era molto curato.
Ci affascinarono subito l’arredamento elegante, le luci soffuse e la musica in sottofondo.
Andrea ci fece un caffè all’italiana e ci offrì un liquore, muovendosi con una grazia inconsueta in un ragazzo giovanissimo e di alta statura.
Pur nella poca luce, lo potei guardare meglio.
Era molto magro, quasi efebico, con la pelle bianchissima, il viso allungato dove brillavano gli occhi fatti enormi dalle lenti spesse degli occhiali.
Prese posto sul divano di fronte a quello dov’ero seduto, a fianco di Loretta che lo guardava, ora ammaliata, ogni suo dubbio era stato accantonato.
Ci chiese di noi, gli raccontammo della nostra vita “normale”.
Lui annuiva, sorseggiando un cognac, e mi accorsi che fissava quasi ipnotizzato il seno di Loretta, appena coperto da una camicetta.
Fu a lei che si rivolse, con la voce un po’ tremante:

- Vorrei toccarti, è da tutta la sera che ti guardo, come sempre del resto quando venite al locale.

Lei sorrise e gli prese la mano appoggiandola sul suo cuore.
Lui sospirò, trattenne il palmo aperto per qualche attimo poi iniziò a sfilare quel poco tessuto che copriva il seno che conoscevo così bene.
Si tolse a sua volte la camicia, scoprendo un torace magrissimo, glabro, e svelando un reggiseno, a sua volta: copriva un seno appena accennato anche se i capezzoli erano grandi, coperti ad arte da un pizzo leggerissimo.
Lei succhiò la sua pelle attraverso il tessuto, alzando gli occhi verso il suo viso.
Ero senza parole, li guardavo mentre, senza parlare ma vivendo un intesa perfetta, si esploravano con le mani e la bocca.
Era uno spettacolo, vedere fianco a fianco, gli arti lunghi, candidi, magri ma muscolosi di Andrea ed il corpo morbido ed ancora abbronzato di lei.
Lui le si inginocchiò davanti per annusarla e leccarla, salendo dai piedini verso il grembo, sforandola allo stesso tempo con una delicatezza sensuale.
Lei era immobile, quasi senza respiro, soggiogata dal quel maschio che si era rivelato a noi rivestito di pizzo.
Le parlava, anche, con un sussurro bassissimo , ricevendo poi a sua volta carezze via via più intime.
Non osavo disturbarli erano uno spettacolo unico.
Si baciarono, unendo le bocche e le lingue.
Sentivo dentro di me salire il desiderio, amplificato dalla visione dei loro culi ora nudi.
Lei aveva toccato con dita che sapevo leggerissime l’uccello di lui, che era rimasto a riposo all’inizio ma che poi rispose, suscitando sospiri ad Andrea.
Lui mi fissò, invitandomi con gli occhi ma io scelsi lei, il mio porto sicuro.
Andrea ci guardò mentre facevamo l’amore su quel divano un po’ scomodo, osò solo un attimo toccarmi l’uccello mentre entravo dentro lei.
E sentendo quel tocco, venni in fretta, come di solito non capitava.
Lui attese e quando mi ritrassi mi accolse in bocca.
Non provai fastidio, guardai quella pelle diafana e credetti fosse di donna.

Non ci capitò più di essere soli con lui anche se lo vedemmo ancora insieme ai suoi amici.
Sempre curato, sempre delicato, ci guardavamo da lontano scambiandoci sorrisi d’intesa.
Purtroppo quel locale venne chiuso dopo un incendio e sulle sue ceneri nacque una discoteca tradizionale che non ci attirò per nulla.
Perdemmo di vista Andrea anche se una volta provammo a cercare casa sua, ma ci confondemmo tra i vicoletti affacciati sul lago.
Meglio così, i ricordi, a volte, non vanno rivestiti con nuova realtà.

Ripenso oggi a quell'incontro.
Mi chiedo come mi comporterei se incontrassi Andrea.
Chissà se ancora si traveste in segreto o se invece la convenzioni lo abbiano sopraffatto.
Invece magari, passeggiando sulle rive del lago, potrei incontrare una signora alta e curata, che mi sorride.
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