Sesso e ricette

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5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
Ciao a tutti, questo spazio vuole essere un angolo di leggerezza e di relax dove potete postare le vostre ricette accompagnate da ricordi, emozioni, pensieri, sul sesso.
Buon divertimento

5 anni fa
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Sicilia, Messina
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Qui dal 29.07.2016 -
Non capivo, più lo facevo, più il movimento diventava piacevole, un soffio D?aria
rinfrescava le cosce, dal centro si diffondeva un calore nuovo. Ormai ero tutta presa dal sentire, dimentica di tutto, concentrata su quel punto caldo e pulsante che si ingigantiva a ondate. ?Anna dove sei??, ?Dove ti sei nascosta??. Era la mamma. ?Vieni, ci sono le granite?. Le corsi incontro felice, arrossata, tutta rimescolata. Le abbracciai le gambe e in cuor mio le dissi, grazie

GRANITA DI LIMONE
Ingredienti:
1 ldi acqua
4 limoni grossi e succosi
300 gr di zucchero
La signora Tina in una pentola metteva l?acqua a sobbollire adagio, facendo sciogliere bene lo zucchero, appena tiepida aggiungeva il succo di limone e mescolava bene. Metteva poi il composto a gelare nel freezer e quando stava per addensare, a intervalli di circa mezz?ora lo mescolava.

La granita di limone l?aveva fatta la signora dagli occhi neri e la bocca vermiglia. Tina. Era buonissima, soffice e dal sapore intenso. Ne presi un cucchiaione lo misi in bocca. La sentii sciogliere nel palato. scivolare lungo la gola e portarmi refrigerio. Il bicchiere mi scivolò e Ia granita mi si verso a dosso, entro nella scollatura del vestitino sino giù, sulle gambe.

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
La mia stanza era lontana da tutte le altre, vi si accedeva da una scaletta che portava dritta ad una mansarda. Mia madre, come sempre quando dormivamo insieme fin da bambine, passo a darci la buonanotte.
“Ancora a studiare, adesso basta, ragazze. Su fate le brave, a nanna”.
Sdraiate sul letto controllavamo le versioni, ascoltavamo la musica, ogni tanto ci sfioravamo e ci infilavamo le dita in bocca, riempiendocela del cuscus delle suore.

CUSCUS DELLE SUORE
Ingredienti
1/2 Kg di pistacchi triturati, macinati
250 gr di zucchero
1 bicchieri d’acqua
1 pizzico di vaniglia
Sciolgo in una pentola lo zucchero con l’acqua è il pizzico di vaniglia, mescolo fino a quando non diventa filamentoso ( ne prendo un po’ tra pollice ed indice, faccio la prova, aprendo e chiudendo le ditate e fare un filo bianco piacevole allo sguardo ), al primo bollore aggiungo il pistacchio e lascio cuocere per 5 minuti mescolando con una paletta di legno. Lo lascio riposare per un giorno e poi ne faccio un panetto o tronchetto, oppure lo servo come cuscus lasciandolo sbriciolato su un vassoio.

Ridemmo ancora, poi cominciammo a parlare di ragazzi e ci guardammo.
D’un tratto le accarezzai il seno che veniva fuori prepotente dalla maglietta.
Senti una fitta venire dal basso, simile a un dolore acuto, non riconobbi subito il desiderio, e quando lei mi disse che era arrivato il momento di farci la prima bevuta, annui volentieri. Ci scolammo mezza bottiglia di Whisky, e ad ogni sorso seguiva una leccata di cuscus. Tutto scivolò via assieme alle inibizioni, ci toccammo, era così fluido e naturale, alla fine piombammo in un sonno profondo.

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
“Ho qualcosa per asciugarti le lacrime” disse “ ti piace u pani cunsatu?”.
“Non ho fame” risposi io.
“Vedrai” rispose

PANI CUNSATU
Ingredienti
4 fette di pane casereccio siciliano o in alternativa di Altamura, o una pagnotta.
Olio extravergine d’oliva ( spremitura a freddo ), sale e pepe.
a scelta:
A) sarda salata o acciughe a pezzetti, caciocavallo ragusano a pezzi, origano, pomodoro ciliegino.
B) ciliegino, ricotta salata.
C) mandorle e capperi.
D) tuma.
Prendi un pezzo di pane che avevi sfornato condito con un filo d’olio, un pizzico di sale e pepe, e lo metti in bocca.

Ti osservo masticare il boccone e noto che non hai mai avuto la bocca così carnosa e morbida, guardo il tuo petto grande forte e vedo le tue mani prendere un'altra fetta di pane, accarezzarla, pigiarla con le punte dei polpastrelli unte, versarvi un po' d'olio e un pizzico di sale e pepe. Il tuo odore riempie la stanza e ho paura quasi a respirare, mi sembri più grande dell'ultima volta, più vecchio, più alto, fiero. Mi posi una mano sulla spalla, io resto tranquilla. «Hai dell'olio che ti cola sul mento». Ti attiro verso di me sollevandomi sulle ginocchia, ti tengo il mento con una mano mentre passo le dita dell'altra sulle tue labbra unte, un bruciore nel basso come un'esplosione, nuovamente porto le stesse dita alla mia bocca e le succhio, gusto il sapore. «Voglio andare a casa». «Sei a casa».

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
Ti svegli alle 6.30 e mi sfiori con un bacio, metti su il caffè, prepari la tavola, ritorni. ' E pronto: la frutta, come sempre, la spremuta, il latte, le fette di pane tostato, ma oggi c'è il Dolce al cucchiaio.
DOLCE AL CUCCHIAIO - BIANCO MANGIARE
INGREDIENTI PER 4 PERSONE (O DUE PORZIONI GENEROSE)
1/2 dl di di latte di mandorle
1 dl di di latte
1 bustina di vaniglina
50 gr di zucchero
1 stecca di cannella
5 gr di gelatina in fogli
scorza di mezzo limone non trattato
In un tegame scaldava per 10 minuti, a fuoco molto basso, il latte di mandorla, il latte, lo zucchero, la vaniglina, la scorza di limone e la stecca di cannella. Toglieva dal fuoco e immergeva la gelatina in fogli dopo averla ammollata in acqua fredda e strizzata, e amalgamava il tutto. Riponeva sul fuoco e continuava a fare scaldare fino a raggiungere una crema densa densa. Toglieva la scorza di limone e la stecca di cannella. Versava il budino in uno stampo leggermente inumidito e poi lo lasciava raffreddare per almeno due ore o più. Lo serviva sformato e guarnito (non sempre) con mandorle pelate o fragole o lamponi e a volte vi spruzzava sopra la cannella. Sublime se accompagnato dal moscato di Pantelleria bianco.
... e m'imbocchi. Mi tocchi le labbra. Sollevando col cucchiaino una «cremosa» punta di dolce, mi dici: «Chiudi gli occhi e quando ti faccio cenno assapora lentamente». Una pausa, la punta di agro nuova. «Ummmh». Intanto accarezzi col palmo dell'altra mano l'interno della mia coscia, in modo circolare (le tue mani mi sono subito piaciute, lunghe magre morbide misurate lente), e lasciamo parlare loro, e quella tavola piena di vita. L’uno di fronte all'altro, ogni mattina le tue carezzevole mani che sanno di miele e si spostano a seguire la forma del mio seno, ondulato come l’acqua che a piccoli sorsi bevo piano dal tuo bicchiere e i miei capelli che si impigliano tra i peli della tua barba, mentre la mia bocca cerca, tra i sapori, quello della tua saliva.

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
CpErotos Andava bene anche la preparazione del caffè per intenderci, basta che sia legata a un ricordo, una sensazione, un desiderio, una fantasia, sul sesso.
🙂

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
Così l'indomani avrebbe potuto preparare la zuppa di lenticchie della nonna.

ZUPPA DI LENTICCHIE DELLA NONNA
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
(tanto se si è in due l'indomani è più saporita)
300 gr di lenticchie
2 carote
2 gambi di sedano
100 gr di pancetta «del macellaio»
una cipolla,
un pomodoro
verdure miste di campagna a seconda di ciò che si trova (giri, spinaci cavoli, cavolfiore).
e se si vuole la pasta, 150 gr di ditalini
Lei la zuppa la preparava ancora all'antica, senza fretta, senza pentola a pressione, come la nonna. La nonna metteva a bagno i legumi per una notte. I’indomani tagliuzzava carote, cipolle, sedano e metà della pancetta e li metteva ad appassire e rosolare con olio abbondante, rimestando. Copriva poi con le lenticchie scolate e sciacquate e allungava con l'acqua a poco a poco come se fosse un risotto, per 20 minuti. Mondava le verdure di campagna, le lavava con cura e le univa alla zuppa. Aggiungeva sale e pepe, l'altra pancetta, il peperoncino e un pomodoro tagliato a pezzetti e lasciava proseguire la cottura, per altri 20 minuti, sempre mescolando. Allungava con acqua e portava all'ebollizione se aggiungeva la pasta; oppure serviva in un tegame di terracotta con pezzetti di pane raffermo.

Quella sera fu la prima volta che lui la vide in tutta la sua sensualità. Si soffermò su quanto stava accadendo in febbraio, in una piccola casa a Milano, immersa nella nebbia, e si sentì al sicuro.
Allora si avvicinò a lei e presero a consare il letto come fosse la prima notte di nozze. Distesero insieme il lenzuolo buono, ricamato finemen te dalle zie, dalle prozie e dalla nonna. Un profumo di vaniglia li coprì mentre giravano intorno al letto in una silenziosa danza antica. Occhi negli occhi.

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
Oggi facendo la spesa ho trovato un cuore a patata, ovvero una patata a forma di cuore. Entro in casa, batto le mani e sorrido. Lui gioca a golf con la scopa e l'osso del cane e guarda il mio vestito svolazzante.
“Romantica oggi. Hai questa aria pulita, incantata”
“Ho trovato una patata”
“Patata?”
“Sì a forma di cuore”
“Ah!Vuoi giocare?”
“Non posso, ci sono le mutande da lavare e la cena da preparare, le patate, il gateau, ricordi?”
“Faccio io”
“Fai tu? Bene! Io sono stanca, ma voglio guardarti, non l'ho mai preparato”.

GATEAU
INGREDIENTI PER 2 PERSONE
400 gr di patate a pasta gialla
50 gr di prosciutto cotto
100 gr di mozzarella
5 cucchiai di parmigiano grattugiato
20 gr di burro
un cucchiaino di sale
un pizzico di pepe nero
una spruzzata di latte per ammorbidire le patate
30 gr di pangrattato
Metteva le patate in acqua fredda e le lasciava lessare, appena cotte le schiacciava con lo schiacciapatate senza pelarle, le lavorava con un cucchiaio di legno in una grossa ciotola incorporando il burro morbido, sale, pepe, parmigiano, aggiungeva un po’ di latte per amalgamare il tutto. Lavorava ancora. Assaggiava e aggiustava di sale se necessario. Inseriva metà composto nella pirofila che aveva precedentemente imburrato e spolverato con pangrattato, lo compattava col cucchiaio o con le mani, aggiungeva uno strato di prosciutto a fette e la mozzarella. Ricopriva con il restante composto. Pareggiava la superficie e spolverizzava con pangrattato. Lasciava cuocere inforno caldo a 200° per 15/20 minuti. Lo serviva tiepido o freddo.

Era molto buono il suo gateau, saporito, ma leggero, non come quello al ragù della nonna, gustosissimo ma molto più calorico.

GATEAU AL RAGÙ (variante antica siciliana)
INGREDIENTI PER LA FARCITURA
200 gr di carne mista di vitello e maiale
250 gr di salsa
100 gr di mozzarella
30 gr di prosciutto cotto
4 cucchiai di parmigiano grattugiato
un pezzettino di cipolla
uno spicchio di aglio
una piccola carota
un ciuffetto di sedano
una foglia di basilico
una manciata di pinoli e uva passa noce moscata
3 cucchiai di vino rosso
olio d'oliva extravergine
Nonna Ninetta sembrava una regina quando cucinava, riusciva a insaporire pure l'acqua. Quando preparava il ragù per il gateau tritava finemente la cipolla, la carota, il sedano e l'aglio e soffriggeva in un tegame con olio, faceva rosolare appena e aggiungeva la carne tritata, mescolava, mentre la carne rosolava aggiungeva un pizzico di noce moscata e il vino. Faceva evaporare il vino completamente e aggiungeva la salsa, precedentemente preparata. Pepava, salava, aggiungeva il basilico e i pinoli con l'uvetta. Faceva cuocere piano per mezz'ora facendo addensare bene il sugo. Quando la guardavo mi diceva: «Guarda e impara, non devi mai avere fretta». Se durante la cottura le sembrava secco aggiungeva del brodo o semplicemente dell'acqua. Questo ragù, insieme alla mozzarella, al parmigiano ( o pecorino) e al prosciutto andava a farcire il composto di patate al quale aggiungeva un po’ di latte per renderlo più morbido e cremoso.

“Ci penso io, piccola, tu vieni qui vicino a me”
“Perché non posso starti dentro, magari in una tasca?”
“Probabilmente perché non c'entri nemmeno piegate”
“E le mutande chi le lava?”.
Nel bagno, stretto e lungo, leva dal cesto le mie mutande macchiate di sangue, le annusa poi le mette a mollo nel lavandino, le sfrega con un po' di sapone e canticchia.
“Sei più carina oggi, vai in cucina e metti le patate a bollire e Tenco sul piatto». «Cosa? Tenco?”
“No”.
“Cohen va bene?”
“Sì”
Mi sento come un sole mandato in esilio, una strana inquietudine, è diverso stasera. Metto a bollire le patate. Arriva. Mi abbraccia. Un sorriso gli si stampa in viso, crudele. Il suo volto serio dagli occhi profondi mi guarda fisso, come se volesse distruggermi, annichilirmi, o fissarmi per sempre dentro di sé. Riconosco quello sguardo e comincio a sudare, abbasso il mio, incapace di fronteggiarlo. E mi trovo nella notte al freddo. Gelo dentro e vuoto come fossi un piccolo orologio senza pila. Mi stringe alla nuca, è un ordine.
“Girati, perdio!”
Il sudore gli indicava la strada, lungo le linee delle fossette delle mie natiche. Urlo. Dentro, più dentro. Mi sento vivere mentre lui mi fa male ferendomi. Comicio a singhiozzare chiedendogli perché, mi gira, mi guarda coprendomi di piccoli baci desolati, solo con la sua pena e il suo trionfo a consolare me che soffro, mentre insegue se stesso. Sento puzza di bruciato.
“Potrei amarti, sposarti”,
mi dice alzandosi per spegnere il fuoco. Al diavolo, perché quel culo mi si era rovesciato addosso? Avevo la vescica gonfia, l'amore era finito, traboccavo e poi con la pipì non mi è mai venuto bene. Avrei voluto svuotarmi. Lui ride, l'erotica intrusione ha reso eccitante la situazione, indeciso fra le mie labbra fredde e i miei occhi bui, mi si awicina ancora.
“Non mi piacciono le cose fatte a metà, vuoi?”
sussurra.
“Prendere o lasciare?”
Tutti e due abbiamo preso, metà della notte e metà del giorno, sagome scintillanti ci rovesciamo dietro le quinte elettriche per un'ultima volta. Non mangiamo le patate bruciate.

5 anni fa
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Sicilia, Messina
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Qui dal 29.07.2016 -
Intanto Clemente fumava di fuori.
“Come lo cucini? Come ti piace?”
“Come mi piace?”
Non ci sto più con la testa, mi ha chiesto come mi piace. Sogno, lo guardo dondolandomi sulle gambe
“Con le patate al forno”,
gli sussurro.

DENTICE AL FORNO
INGREDIENTI PER DUE PERSONE
1 kg di dentice
4 patate
1 cipolla
100 gr di ciliegina
origano, sale, pepe,
una spruzzata di vino bianco
olio extravergine d'oliva.
Mi vedo in cucina con lui che m'osserva, mentre pulisco e squamo il dentice e metto l'olio sul fondo della teglia adagiandovelo sopra. Mi raggiunge cingendomi appena la vita con un braccio, mentre con la mano sparge sopra un po' di sale, origano e pepe. Poi s'allontana ridendo e arriva di spalle, baciandomi il collo mentre io ricopro il pesce con le patate tagliate sottilmente e in senso longitudinale, e aggiungo il ciliegina a pezzetti (facendogliene prima assaggiare uno) e la cipolla affettata. Amalgamo il tutto con le mani e le sue si intrecciano alle mie, alle patate e a tutto il resto. Alla fine mi giro e mi lecca gattone mentre sparge ancora altro sale, pepe e origano e spruzza il vino. Insieme storditi lo mettiamo in f omo a 180° puntando l'orologio a mezz'ora.

Ho con me i soldi per pagare la bolletta, ma chi se ne frega. Compro tutto, esagero. Anche il vino, la frutta il dolce. E siccome ho troppi pacchi, mi accompagna fin sotto casa e sale. Lo guardo con i miei occhi da gatta. È so già come mi ripagherà.

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
Il pescato venne con cura collocato in una cassettina. Da un lato il pesce pregiato: due o tre ricciole, un sarago maggiore. In coda il minutame per il caciucco: scorfani, labridi e magnoselle, ombrine. Finalmente salirono in macchina.
“Abbiamo fatto in fretta”, disse Peppe.
“La prossima volta usciamo col buio. Potevamo risparmiarci la buriana e questo”
“Che dici Marta, ci teniamo il pesce per il caciucco?”.
CACIUCCO
È una zuppa di pesce semplice e «povera», fatta con specie poco pregiate e di piccola taglia, e quindi anche poco costose. Quelle indispensabili, per me, sono lo scorfano e i crostacei (come la magnosella, un crostaceo simile allo scillaro, ma più piccolo), e poi qualsiasi altro pesce da zuppa (può andar bene anche il grongo), e i molluschi.
Nel nostro caso mettiamo: labridi - ombrine. Solitamente per quattro persone è necessario almeno un chilo e mezzo di pesce. Aglio (abbondante), un pugno di prezzemolo, una mezza cipolla, una carota, peperoncino a pezzetti, sale, un pizzico d'origano, un pomodoro. Dopo aver pulito per benino i piccoli pesci (facendo molta attenzione agli scorfani perché se vi pungete sono guai; io prima di sventrarli taglio con una forbice le pinne e mi muovo con molta prudenza), e raschiato e sciacquato i crostacei, faccio rosolare in un tegame (meglio se di terracotta) l'aglio, la cipolla affettata, il prezzemolo tritato e il peperoncino. Aggiungo i pescetti e dopo 10 minuti i crostacei e copro con acqua. Lascio cuocere a fuoco medio basso per 15 minuti. Se si restringe troppo allungo il brodo con un goccio di vino. Tolto dal fuoco aggiungo olio d'oliva e servo con crostoni di pane nelle fondine. Solo a metà cottura aggiungo il pizzico d'origano e i pomodori e aggiusto di sale. Non rivolto i pesci perché si spaccherebbero.
Sì, va bene, ci riscalderà, abbiamo preso troppo freddo».
“E tu Pe', prenditi il sarago”.
“Mii, grazie, mia madre sarà felice, pesce fre-sco stasera”.
Arrivarono al cancello e salutarono l'amico. La luce le faceva male agli occhi e alle mani escoriate dalle punture di pesce. Vedevo su lui l'aspetto di chi è vinto dal sonno e dalla stanchezza.
Entrati, lui non accese il fuoco, si spogliò e si lasciò cadere sul letto, fulminato da un sonno antichissimo, preistorico. Respirava male, però.
Lei si dava da fare in cucina per la zuppa di pesce, ogni tanto tornava di là a guardarlo. Aveva un fisicaccio da pugile stanco e una faccia simpatica, quando sorrideva. Gli voleva bene. Con lui si sentiva a casa, al riparo.
Finito in cucina si infilò nel letto e si accocolò contro di lui dolcemente, con i suoi progetti in testa, tutta pulita. Rifece quel gesto impossessandomi del suo sesso, la piccola mano lo stringeva piano, conteneva e confortava il desiderio e lo tratteneva per un'altra volta ancora, conoscendola e appagandola nello scambiare e ricevere il suo tepore e l'umore acre della sua pelle.

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
Ci sediamo uno di fronte l'altro, lui sorride di continuo mentre bevo dalla bottiglia, e sorrido anch'io. Mi tira su le gambe e le appoggia sulle sue in modo che i piedi tocchino il suo sesso, li prende e li massaggia.
Lo guardo, c'è un'espressione felice sul suo viso, guardo la brace, per morire c'è ancora un po' di tempo. Mi alzo per controllare la brace, lui mi afferra il sedere, vacillo, mi prende. Mettiamo i tranci di ricciola sulla griglia a cuocere.

RICCIOLA ALLA GRIGLIA CON SALMORIGLIO
INGREDIENTI
2 kg di ricciola
Per il salmoriglio freddo:
1 bicchiere d'olio I limone
1 cucchiaino pieno d'origano fresco rosmarino, sale, pepe
1 spicchio d'aglio
1 mazzetto di prezzemolo
1 rametto di rosmarino (per ungere)
Avevo pulito, ma non squamato il pesce, lui lo tagliò con dei colpi netti in 4 tranci più la testa, e lo adagiò a libro sulla griglia, mentre io preparavo il salmoriglio, versando in una ciotola l'olio, sbattendolo con una forchetta, man mano aggiungedo il succo di limone, il sale, il pepe e lo spicchio d'aglio schiacciato con la forchetta, poi il prezzemolo e l'origano. Ma quella sera non serve, il pesce era così buono e le carni così compatte e delicate che non c'era bisogno di nient'altro.

Ci sediamo a terra con le spalle poggiate al muretto, il piatto in mano, e mangiamo con le mani, lentamente e senza parlare. Finito, mi scosta i capelli e mi carezza una mano guardandomi stupito.
“Pensavo a quella nostra notte, ricordo tutto, di com'eri fresca e allegra quella sera davanti al chiosco e di come sprizzavi vitalità ed energia da tutti i pori, di come tutti ti guardavano”
“Anch'io lo ricordo, di come mi hai chiesto lì davanti a tutti se ti accompagnavo a fare la pipì”
“E di come siamo andati sulla spiaggia”
“E la luna, ricordi i riflessi sul mare? Si vedeva una lunga scia con tanti sassolini brillanti saltellare”
“Abbiamo sceso il sacco a pelo sulla sabbia e ci siamo sdraiati”
“Io parlavo, tu rispondevi e io ti stringevo la mano”
“ e abbiamo fatto l’amore tutta la notte, finché il sole non ci ha sorpresi esausti, ma felici”
“ si ricordo”

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
Uscì tardi dal lavoro ed ero anche stanca, ma non potevo rinviare un’altra volta l’appuntamento. Entrata nel bar, malgrado non lo avessi mai visto prima, lo riconobbi subito.
“Ciao sono Anna è moto che aspetti?”
“Ciao io sono Andrea, comunque sono arrivato solo da 10 minuti”
Parlammo a lungo, ma la fame e la stanchezza cominciava a farsi sentire.
“Sei stanca? Hai fame?”
“Si vede così tanto?”
“Se ti va e ti fidi, io abito vicino, è non sono male a preparare la lonza di maiale”

LONZA DI MAIALE ALL’ARANCIA
INGREDIENTI
1,220-1,550 kg di lonza di maiale
50 gr di burro
3 cucchiai d'olio
2 carote
1 cipolla
1 bicchiere di brandy
1 bicchiere di vino bianco, un po' di vino rosso
3 arance succose.
sale, pepe, rosmarino, salvia, alloro,
2 coste di sedano
Preparo un leggero soffritto con burro sedano e carote, metto la lonza a rosolare, legata perché non si slabbri o si sformi, da tutti i lati, spruzzo il brandy e lo lascio assorbire, aggiungo il rosmarino, la salvia, l'alloro. Bagno con il vino bianco e un po' di rosso per almeno un'ora e se dovesse asciugarsi diluisco il sughetto con un po' di brodo di carne o latte. Per verificare il punto giusto di cottura non faccio mai affidamento sull'orologio, ma ricorro a un metodo empirico, pungo leggermente la carne e osservo l'umore che ne esce. Il punto giusto sta tra un colore rosato madreperla e un rosa unghia. L’importante è lasciare un tocco di umidità nelle fibre della carne. A cottura ultimata spruzzo la carne con il succo delle arance e vi spargo sopra sottilissime strisce di scorza.

Mangiare solo la lonza non va bene, più la carne è saporita più ci vuole un contorno che la smorzi, e allora l'accompagno con le verdure al forno che qualcuno, addirittura, mangia prima.

VERDURE AL FORNO
INGREDIENTI
2 melanzane
2 zucchine
1 peperone
4 patate
1 costa di sedano
2 cipolle
2 pomodori
rosmarino, sale e pepe qb, olio
Pulisco le melanzane e le taglio a cubetti, affetto le zucchine a rondelle, pulisco il peperone, lo taglio, lo privo dei semi e lo riduco a strisce sottili, metto tutto in una teglia. Sbuccio le patate, le scotto per qualche istante in acqua bollente e le aggiungo, insieme alle cipolle, alle altre verdure. Mescolo, regolo di sale e pepe, aromatizzo col rosmarino e l'olio, mescolo ancora e metto in forno a 180° per circa 45 minuti.

Seduta comodamente in una poltroncina, lo osservavo, mentre si destreggia in cucina, era davvero un piacevole spettacolo, e poi non mi capita spesso che un uomo cucini per me. Mangiai tutto con gusto.
“Sei davvero bravo in cucina, mi hai piacevolmente sorpresa”
“A dire il vero, o barato un po’, era la prima volta che la facevo, ma guardò molto la tv, ed ho cercato di ricordare tutto”
“Però come prima volta sei stato davvero bravissimo, e ci sono altre cose che non hai fatto? ma che potresti fare con gli stessi risultati?”
“A dire il vero si?”
“A si è cosa?”
“Sesso con te, ovvio”.

5 anni fa
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Qui dal 29.07.2016 -
“Non aspettavo ospiti, dovrai accontentarti di quello che ho”
“ non sono qui per la cena, ma per te”
Sapevo che era interessato a me, ma sino ad oggi non si era mai fatto avanti, forse per timidezza, o forse perché temeva il rifiuto.
In realtà anche a me intrigava molto lui. Poi il campanello ed ora eccolo qui.
“ cosa ti ha portato a farmi visita?”
“ la paura di perdere la possibilità dì conoscerti come volevo”
So a cosa si riferisce, al tentativo di Marco di flirtare con me, e a me che sapendo che lui mi guardava da lontano, facevo la civettuola con Marco.
Mi affaccendo a preparare un bel risotto con gamberi e zucchine.

RISOTTO CON GAMBERI E ZUCCHINE
INGREDIENTI
350 gr di riso
50 gr di burro
3 cucchiai di olio extra vergine di oliva
150 ml di vino bianco
una cipolla piccola
1,200 kg di gamberi
1/2 kg di zucchine verdi
3 cucchiai di prezzemolo tritato
un peperoncino rosso, sale,
una bustina di zafferano

Per il fumetto (il brodo, per i maschietti ignoranti):
1/3 ldiacqua una cipolla una carota
9 grani di pepe
4 rametti di prezzemolo
gli scarti dei gamberi
Comincio col pulire i gamberi, tenendone da parte 200 grammi interi per decorare il piatto alla fine, e le teste e i gusci per il resto. Mi aiuto con uno stuzzicadenti o con un bisturino che fa tanto dottore, incido il dorso del gambero ed elimino il budellino. Metto le teste e i gusci dei gamberi in una pentola con gli ingredienti per il fumetto e faccio bollire sul fuoco lento per 30 minuti. In una casseruola faccia tostare il riso con il burro, due cucchiai d'olio e la cipolla. Bagno con il vino e faccio evaporare. Aggiungo il peperoncino. Unisco poco alla volta il fumetto caldo mescolando. Aggiungo a 5 minuti dalla fine della cottura i gamberi e le zucchine tagliate molto sottili, poi a fine cottura i gamberi sani rosolati appena e lo zafferano. Guarnisco con il prezzemolo e servo.

Mi scatenai. Il risotto mica bastava a riempire la pancia, e volevo che in casa si respirasse un profumo particolare, quello dell' aglio mescolato al prezzemolo. Sa di casa abitata, sa di buono, forse anche di mamma. E così al risotto aggiunsi i moscardini al prezzemolo.

MOSCARDINI AL PREZZEMOLO
INGREDIENTI
800 gr di moscardini
3 spicchi d'glio
1 dl di vino bianco
prezzemolo tritato, olio, sale e pepe qb
Pulisco i moscardini (come i polpi) ma se sono molto piccoli e freschi vanno bene anche interi. Soffriggo l'aglio e il prezzemolo tritati nell'olio, aggiungo poi i moscardini e li faccio rosolare a fuoco forte per 3-4 minuti, mescolando sempre. Abbasso la fiamma, li bagno con il vino, aggiusto di sale e pepe e continuo a farli cuocere per 20 minuti finché non lo assorbono tutto.

Mentre preparavo lui mi aiutava in cucina, ed oltre a parlare e scherzare, non perdeva occasione per avere un contatto fisico con me.
“Spero ti piaccia la cena”
“Mi piacerà senz’altro”
Finita la cena sparecchiammo assieme, e mentre ci muovevamo tra il lavandino e il tavolo, rimasi bloccata tra lui e la cucina, mi girai e incontrai il suo volto e i suoi occhi che mi osservavano, senza una parola, mi prese tra le braccia e mi baciò con passione, io lo lasciai fare, anzi lo ricambiai.

5 anni fa
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Sicilia, Messina
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Qui dal 29.07.2016 -
Del viaggio non mi ricordo, è volato via. Tento di afferrare immagini notturne, ma si sono rarefatte. Ripasso tutti i minuti per dimenticarli, l'ansia dell'albergo, noi che arriviamo distrutti e distrutti ci corichiamo. Un inno alla sterile tenacia. Un buco di memoria, emerge solo quello schifoso spuntino, prima di.
Qui invece gli inverni sono miti, le paste fresche e i sughi dolci.

SUGO DOLCE
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
1 kg di pomodoro di pachino e/o ciliegina
2 spicchi d'aglio interi
1 ciuffo di basilico
2 cucchiaini di zucchero
sale e olio buono di casa
Lavo il pomodoro e lo taglio a pezzetti. In una padella (se ho fretta scelgo la padella grande così mi sbrigo) faccio dorare appena l'aglio e vi butto dentro il pomodoro canticchiando; mescolo, una spruzzatina di sale, assaggio. Dopo un minuto, riassaggio e aggiungo lo zucchero e il basilico. In dieci minuti a fuoco basso è pronto. Lo lascio intiepidire e lo passo al setaccio con le mani. Mmmh ... così è tutta un'altra cosa.

E pensare che solo ieri guardavo quell'altro, da un'altra parte del mondo, e non riesco a capire il perché. Ma non sono guarita dalla fascinazione del suo male oscuro, che ancora mi prende. Adesso però la riconosco, perché è la mia: antica, lontana, familiare, e posso affrontarla. Perché lui? Cosa ha toccato? A chi somiglia? Perché questa doppiezza di sentimenti? Rabbia e tenerezza per la sua inettitudine. Con cosa ha a che fare tutto questo? Ho la risposta. Ripropongo antichi copioni, lontane abitudini, vecchi rituali. Devo resistere a me stessa. È una sfida tra me e lui? Una lotta di menti, di corpi separati. Io sono qui e lui lì. Io ho bisogno di sentirmi tutt'intera, ho bisogno di «parole parlate», di leggerezza, amore, condivisione. Sì, forse ho colto il senso dell'inganno; rimane il fatto che sempre rimango con il mio corpo, che non me ne posso allontanare, che è la mia storia. Carne. Devo far sentire la mia forza e non fare la geisha, è quello che hanno fatto le altre e lui le ha divorate.

5 anni fa
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Rivedo Margherita impastare con le mani sul tavolo di marmo, sotto un ficus secolare, accaldata e sudata sorridere, alzando lo sguardo verso di me che facevo avanti indietro dalla cucina sorridendo a mia volta. Era bello, il Tempio della Concordia e gli amici e i bambini, tanti che ci guardavano come fossimo due regine sapienti dai gesti antichi.

AMMISCATE
INGREDIENTI
500 gr di pasta di pane
2 h di «passuluni» (olive nere)
2 cucchiai di pecorino stagionato o caciocavallo ragusano
200 gr di mortadella a pezzetti
una grossa cipolla farina, sale, olio e pepe
Margherita, leggermente abbronzata e vestita di rosso, mi chiede con le mani infarinate di legarle i capelli, lo faccio mentre lei allarga la pasta di pane già preparata e la stende con le sue forti braccia, aiutandosi con un matterello. Con calma: quasi ipnotizza chi le sta di fronte. Io, pronta con gli ingredienti messi in bell'ordine come fosse soldatini, dentro capienti ciotole, aspetto un suo segnale che arriva quando la pasta ha raggiunto uno spessore di meno di un centimetro. Distribuiamo insieme sulla pasta l'olio, le olive, il pecorino, la mortadella, il sale, il pepe e la cipolla precedentemente imbiondita. Richiudiamo arrotolando tutto fino a formare un cilindro che tagliamo in pezzi piccoli, con le mani unte d'olio, avvitandoli con maestria e sigillandone i bordi.
Et voilà le ammiscate, basta solo metterle in forno per 20 minuti a 220°. Chiamiamo Mario, l'addetto al forno, ma è distratto.

Bene, è fatta: domani saranno qui, mi sento già meglio. La casa è silenziosa. Faccio una colazione principesca. Di solito amo avere la casa a disposizione, indulgo al piacere del possesso del nido e mi raccolgo tra la mia musica e lo scrivere, ma oggi non ho voglia di niente, adesso ho bisogno di «fare», di altri nutrimenti. È un peccato che le ragazze non siano già qui, perché questo sarebbe il momento buono per parlarsi, perché non sempre so farlo, anzi.

5 anni fa
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Dovrei aver pazienza e intanto darmi una mossa, la crostata richiede tempo e calma. Vado in soggiorno e metto su il cd di Grieg. Il vento intanto s'è calmato, la musica inonda le stanze, sono pronta. Respiro. Sento la voce di mia nonna. «Nanni calma. Non pensare ad altro».
Scelgo il grembiule, il fadale bianco ricamato da lei, comincio a tirar fuori attrezzi e ingredienti, allento il respiro che si fa morbido, allineo tutto sul balcone. Lavo le mani con cura e sorrido, comincio a preparare la pasta frolla per la crostata di ricotta.

CROSTATA DI RICOTTA
INGREDIENTI PER 10 PERSONE
500 gr di pasta frolla
400 gr di ricotta di pecora
0,15 l di panna
200 gr di zucchero
2 uova
2 tuorli
50 gr di uvetta sultanina
5 cl di rum
30 gr di zucchero a velo
una scorza di arancia
50 gr di cioccolato fondente
burro e farina per stampo qb

Pasta frolla:
300 gr di farina
10 gr di amido
200 gr di burro
180 gr di zucchero
4 tuorli d'uovo
una presa di sale
Pasta frolla Dispongo la farina a fontana e metto dentro il burro freddo a pezzetti, sfrego fino ad avere una palla grumosa, rifaccio una fontana, metto dentro lo zucchero, la presa di sale e i tuorli. Amalgamo gli ingredienti e lavoro la pasta con le mani, rapidamente; le mani non devono scaldarsi o bruciare perché il calore a sua volta potrebbe «bruciare» la pasta rendendola difficile da stendere e dura e compatta dopo la cottura. Modello poi una palla, l'avvolgo nell'alluminio e la metto in frigo. Una volta pronta la pasta frolla, imburro e infarino una tortiera, metto a bagno l'uvetta sultanina nel rum. Infarino la spianatoia, prendo la palla e la stendo con le mani e con un matterello infarinato. Abbasso ancora la pasta frolla all'altezza di 3 mm, ma non serve misurare, si vede a occhio, dandole una forma rotonda e rivesto la tortiera; la metto in frigo a riposare. Grattugio la scorza d'arancia, passo la ricotta al setaccio aggiungendo lo zucchero, la scorza d'arancia e l'uvetta sgocciolata; mescolo continuamente fino a formare una crema, aggiungo il cioccolato a pezzettini. Unisco poi i tuorli uno alla volta, le uova e la panna e amalgamo, fino a che tutto non è una cosa sola, anche il colore. Tiro fuori dal frigo la tortiera, verso sopra il composto, pareggiando bene la superficie con una spatola, faccia cuocere in forno a 200" per circa 30-35 min. Lascio raffreddare la torta per I0 minuti, poi la sforno, la servirò fredda domani cosparsa di zucchero a velo.

La giornata procede come al solito. Vado di corsa in posta, sempre di corsa dal parrucchiere, dal fornaio, dall'edicolante. Di corsa per strada lungo il viale, tra i saluti e i complimenti bugiardi e ammicanti di sempre e i nuovi inviti lasciati cadere, e tiro dritto così fino all'indomani dicendomi che in fondo sono molto fortunata, perché mi fido di loro, delle mie amiche.

5 anni fa
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Ok che nessuno posta ( e di questo mi spiace, poteva essere interessante leggere le varie ricette tradizionali regione per regione ), ma mi chiedevo, ma almeno qualche ricetta vi è piaciuta? Avete provato a farne qualcuna?

5 anni fa
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“Lei era come l'ape regina, o come si chiama quella bionda di Sex and the City”
“Mammoletta!”
“Ma vi zittite o no? Per chi volete farmi passare? Lasciate libero il tavolo che devo preparare i biscotti di mandorle della zia”
“Come li faceva tua zia?” chiede Cris.
“Come farò io adesso. Guardami e non dare retta a Margherita”.

BISCOTTI DI MANDORLA DELLA ZIA
INGREDIENTI
1/2 kg di mandorle qualità di Avola
1/2 kg di zucchero
tuorlo d'uovo quanto basta
Trituro con la mezzaluna le mandorle in modo molto grossolano, lasciandole a pezzetti, quindi amalgamo con lo zucchero usando solo il tuorlo d'uovo, fino a ottenere un impasto molto soffice e allo stesso tempo compatto. Modelliamo insieme la pasta in piccole «esse» che Cris trasferisce nella teglia antiaderente ricoperta con carta forno. Inforniamo a 180° puntando l'orologio a 15 minuti.

“Come si bacia un uomo?”
“Ma che domande fai?”
“Un uomo, una donna, si bacia e basta”
“Non ti devi preoccupare, arriverà quando sarai pronta”
“E per voi? Come è stato il primo bacio?” Margherita è pronta:
“Per me è stato un esame, nella stanza di sua nonna, il costume giallo, il sesso turgido che gli usciva di fuori, da paura. Ero timorosa, ma felice, avevo paura di essere rifiutata, ma era una novità anche per lui, dovevamo abituarci a scoprirci, è stato bello, dolce”
“E tu Anna?”
“lo ricordo il sapore alla liquirizia e i suoi occhi e pensavo; oddio, se il bacio è così stupendo, chissà cosa proveremo quando faremo l'amore”
“E stato sconvolgente?”
“Insomma”
“Che intendi?”
“Non ho capito nulla, ma è stato dolce, forse sono stata fortunata, è avvenuto molto lentamente”.

5 anni fa
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Sulla soglia ho come un lampo, è una bella persona, lo invito a cena tra due giorni, pensando alle amiche, ai discorsi fatti, alla loro semplice voglia di appassionarsi che cresce di giorno e giorno. Quella mattina cominciai a cucinare presto il mio polpettone. Avevo tanto da fare e la sera volevo essere rilassata.
POLPETTONE
INGREDIENTI
350 gr di macinato di vitello
150 gr di macinato di maiale
2 tuorli d'uovo
4 fette di pane al latte (o pan carré)
1 bicchiere di latte
4 gr di parmigiano grattugiato
100 gr di provala piccante
50 gr di speck in fettine o a listarelle
2 ciuffi di prezzemolo
1 spicchio d'aglio (facoltativo)
3 rametti di rosmarino sale pepe qb, una noce di burro
Questo polpettone me lo invidiano tutti, soprattutto i ragazzi, figli di amici. È diventato il polpettone dell'Anna. Metto in una terrina la carne macinata con le uova, il pan carré ammorbidito nel latte, il parmigiano grattugiato, le foglie di prezzemolo, una presa di sale, una macinata di pepe e anche l'aglio schiacciato. La lavoro: affondandovi le mani dentro, facendola passare tra le dita, strizzandola per amalgamare bene l'impasto. Adagio poi la carne su un foglio di alluminio spianandola, la ricopro con le listarelle di speck e pezzetti di formaggio, qualche ago di rosmarino e il burro. Avvolgo l'impasto su se stesso dandogli una forma cilindrica, vi spiaccico sopra del burro un filo d'olio, il rosmarino e, finalmente, lo sigillo, lo metto in forno a 180° e lo faccio cuocere per circa 40 minuti. Lo servirò freddo.

“Corri, è già qui sotto”
“Suonano”
“Oddio, devo ancora fare la doccia”
Apro, sta li come un tedesco, ne ha i colori, con la faccia di latta stampata sui suoi denti smaglianti. È uguale a trent'anni fa. Tutto sorridente.
“Beddra, per te”
Mi porge delle rose, rosse.
“Grazie”
“Scusa, faccio la doccia e arrivo”
Lo faccio accomodare in soggiorno. Metto un po’ di musica e gli indico dove sono i liquori invitandolo a servirsi. In bagno mi spoglio lentamente, sfilandomi la maglietta, il reggiseno, i pantaloni e poi le mutande, e sono nuda. Che bello! Apro il rubinetto della doccia per fare scorrere l'acqua, ci mette sempre un po' a scaldarsi. Nel palmo della mano verso un po' d'olio trasparente e profumato al gelsomino. Comincio a massaggiarmi a partire dai piedi fino al polpaccio che sento indolenzito, contratto. Vado più sopra in cerchi piccoli e ampi sulle cosce sul retro delle cosce, sul sedere alto e rotondo, la pancia. Torno dietro alla schiena e poi le braccia e vado a cercare l'incavo delle orecchie e scendo al collo che tiro indietro e ancora ai gomiti, alle ginocchia e all'incavo segreto che sfioro appena ' per poi salire e soffermarmi sul mio seno. E ancora bello, imperiale. Comincio allora a sciogliermi al pensiero di altre mani, ma non è il caso. Voglio sbrigarmi. Mi sciacquo veloce. Mi asciugo in fretta, mi cospargo di crema, ancora nuda metto due gocce di profumo dietro le orecchie e ai polsi, passo un filo di rossetto sulle labbra mordendole. Indosso i jeans e una camicia bianca, gli orecchini, e sono pronta.

5 anni fa
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“Tu non conosci le mie risorse. Lo conosci il sottile di polpo?”
“Forse”
“Ma non come lo faccio io ... “
“Questo piatto l'ho inventato io, u Purpu m'ha piaciutu sempri. E poi fa fare certi sogni... Non lo dico io, ma gli antichi, come il filosofo Ateneo. E pure Rabelais, quello delle abbuffate. Il polpo scatena la libidine, e perfino Boccaccio racconta in una lettera che da come una mangia il polpo si capisce il suo appetito sessuale, allora mi sono detto: devo inventare una ricetta che le tra-volga stifimmini e ora va cuntu”.

SOTTILE DI POLPO
INGREDIENTI
600 gr di polpo pulito
3 cucchiai di olio
1 ciuffetto di prezzemolo
1 spicchio d'aglio I limone origano siciliano
sale e pepe q b
Prendo il polpo crudo (non è necessario che lo sfibri, sbattendolo su una pietra o picchiandolo con un bastone), svuoto la testa rovesciandola a mo' di guanto, lo metto in una terrina con del sale grosso. Lo friziono per bene con le mani e lo strofino su una pietra fino a quando non si forma una schiuma nerastra. Lo sciacquo ripetutamente sotto l'acqua corrente, finché non perde tutto il viscidume e diventa asciutto e fresco al tatto. Faccio bollire l'acqua in una pentola alta, lo immergo e lo lascio bollire per 20 minuti, ogni tanto lo pungo con un ago per controllare che le carni rimangano turgide e compatte (non come certi polpi che da Roma in su li presentano molli sfatti e li servono pure insipidi). Lo lascio quindi raffreddare nell'acqua a coperchio chiuso. Non appena è tiepido lo scolo e lo sbatto dentro un sacchetto da freezer, e lo giro e giro fino a espellere fuori tutta l' acqua e l'aria, e formare una palla. Lo ficco nel freezer per almeno un'ora, per compattarlo. Quindi lo taglio a fettine, trasversalmente ai tentacoli, la direzione è molto importante, perché solo così si ottiene l'effetto desiderato, vengono fuori delle rondelle violacee conturbanti. Siamo alla fine. Adagio le rondelle a raggiera e le lascio scongelare su uno dei miei piatti da portata, ne ho di ceramica di Sciacca o di Santo Stefano di Camastra, con decoro giallo. Condisco le rondelle con sale, pepe, una spolverata d'origano e il ciuffetto di prezzemolo. L’Immagine è bellissima e non c'è donna che non rimanga incantata. Il Mediterraneo a tavola, col giallo del piatto che richiama le spiagge assolate e il limone, il viola blu del mare e il verde. E il profumo poi, che è la somma di tutto, che inebria prima e porta alla voglia di assaggiare, mangiare e fare all'amore ...

“In Grecia l'ho mangiato essiccato a piccoli pezzetti dentro i cartocci, è buonissimo e poi fa fare certi sogni...”
“Ma va, va ... altro che sfruculiare, questo”
“Sfruculiamento è già tradimento”. sentenzia Flora.
“No”, Giò si ribella,
“non è una questione di tradimento”.
“Chi tradisce chi, allora”, lo incalzo.
“Allora, poniamo che io mi trovi allo studio e che una ragazza, una signora mi sfruculii, chi tradirei? Nessuno, me stesso, l'altra, noi?”.
“Noi chi?”.
“Qualunque risposta è sbagliata”.
“Non mi piace questo tema, che c'entra il tradimento?”.
“Infatti, che c'entra?”.
“Suonano alla porta”.
“Vai tu?”.
“Flora va ad aprire a Margherita”.
“Ancora fimmini?”.
“Tutte per te”.


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