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Lui & Lei

Nel Nome del Piacere (capitolo 1)


di Candido1967
23.06.2017    |    4.587    |    0 9.7
"Ci si strinse fortissimo senza parlare e si restò a lungo abbracciati ad assaporare quei momenti di Paradiso..."
NEL NOME DEL PIACERE

Poiché le labbra dell'adultera stillano miele,
la sua bocca è più morbida dell'olio;
ma la fine a cui conduce è amara come l'assenzio,
è affilata come una spada a doppio taglio.
Libro dei Proverbi 5,3-4

Il mio nome è Lorenza G. ma sul social sono Lory Martini. Ho 29 anni e sono single. Single per scelta perché non ho mai voluto legarmi a nessuno: ho da sempre avvertito il bisogno della mia totale libertà. Non si tratta soltanto di sesso; ma in fatto di sesso voglio cambiare partner ogni volta che mi va senza dover rendere conto a nessuno. Anche per questo ho aperto la mia pagina sul social network. Sono esibizionista e, per quanto mi è concesso, pubblico foto con solo indosso dell’intimo lasciando allo sguardo di chiunque passi dal mio profilo la rotondità delle mie natiche, la morbidezza dei miei seni e la voluttà delle mie lunghe gambe e dei miei piedini con le unghia smaltate di rosso. Ricevo tante richieste di amicizia ed ho molti contatti quotidianamente. Non è facile il lavoro di selezione che debbo fare per individuare chi davvero mi interessa. E proprio sul social network ho conosciuto l’uomo che per la prima volta mi ha fatto abbandonare la mia poliandria in favore della monogamia. Eccone la storia.
La sua richiesta di amicizia, fra tante, mi arrivò all’inizio dello scorso autunno. Ezechiele Moro il suo nome sul social e nella foto del profilo un’immagine del profeta. Mi colpì subito perché assolutamente differente da ogni altro utente da cui ero solita essere contatta. Scorsi velocemente le informazioni che potevo ricavare e decisi di accettare l’amicizia del Profeta Ezechiele. Nei giorni successivi iniziai con lui una conoscenza, attraverso lo scambio di messaggi, che si rivelò ben presto diversa da quelle che ero solita instaurare con tutti gli altri contattati: mai banale, non opprimente con la richiesta di incontri o di esplicite prestazioni sessuali, attento e realmente desideroso di conoscermi nel profondo senza soffermarsi alla mia superficie od al solo aspetto esteriore (ben conoscibile, fra l’altro, dalle foto che quasi quotidianamente pubblicavo del mio corpo). Crebbe in me, con il crescere del numero dei messaggi scambiati, il desiderio di incontrarlo di persona, tanto più che sul suo profilo non vi era alcuna fotografia che mostrasse il viso od il corpo, assenza che lui giustificò, ad una mia richiesta di spiegazioni, con motivi di riservatezza e di desiderio di proteggere la propria vita privata.
Dopo oltre un mese di dialoghi in chat mi decisi io a fare il grande passo: gli chiesi di poterlo incontrare di persona. Mi diede appuntamento in un pomeriggio di fine ottobre nel bar di un’area di servizio sulla A1 poco prima del casello di Modena Nord. Luogo insolito, pensai, per un incontro ma sicuramente di grande passaggio e dove è facile non essere osservati per chi, come Ezechiele, sembra tenere molto alla propria privacy. Non male pensai, entrerò a Modena Campo Galliano sull’autostrada del Brennero e, dopo l’incontro, uscirò a Modena Nord per fare poi ritorno a casa mia nel centro della città. Il parcheggio era affollato di gente che frettolosamente entrava ed usciva dal bar. Mi guardai intorno per scorgere quell’uomo che poteva corrispondere alla descrizione fattami o quell’utilitaria nera con la quale sarebbe dovuto arrivare. Nulla. Aspettai nervosamente qualche minuto accanto alla mia New Beetle fino a quando vidi entrare nel parcheggio dell’area di servizio quella che sarebbe potuta essere la sua auto. Mi sentivo stranamente emozionata, con le gambe tremanti ed una stretta allo stomaco; cosa insolita per una come me che aveva fatto del “social dating” una regola di vita. Parcheggiò non molto distante dalla mia macchina cosicché potei vedere scendere dall’utilitaria scura un giovane uomo alto e dal fisico atletico. Si guardò intorno, scorse il mio maggiolone e si diresse verso me. Quando mi fu davanti mi chiese “Lorenza, vero?” Con la voce rotta risposi un debole “si”. Era bellissimo. Capelli castani corti incorniciavano un viso dai lineamenti regolari nel quale spiccavano occhi scuri profondi che esprimevano bontà e intelligenza. Labbra carnose ed un sorriso accattivante che brillava grazie ai bei denti bianchi. Pelle liscia di carnagione olivastra. Alto almeno dieci centimetri più di me (che con i miei tacchi arrivo alla ragguardevole altezza di un metro e ottanta) sotto al pullover scuro mostrava un fisico asciutto e ben definito. Era passato meno di un minuto e già pensavo che insieme eravamo una meravigliosa coppia. A mia volta ho la fortuna di un fisico formoso ma sottile, senza la croce della cellulite od alcuna traccia di smagliature. Seno florido (caratterizzato, per inciso, ad un’areola tonda molto larga di color rosa scuro e da capezzoli grandi quasi quanto il ciuccio di un neonato); culo tondo e ben modellato che spesso metto in risalto con pantaloni aderenti e scarpe tacco 12. Mora, capelli lisci lunghi ed occhi scuri valorizzati da ciglia e sopracciglia folte. Rimasi non so per quanto tempo in silenzio ad osservarlo. Poi lui disse “Piacere, Alessandro”. Era questo il vero nome di Ezechiele il Profeta. Avrei subito voluto caricarmelo in macchina, portarmelo a casa e farmi scopare da lui. Ma prima consumammo il “rito” del caffè in un bar gremito di automobilisti di passaggio diretti chissà dove. Alla fine lo convinsi a seguirmi fino a casa mia.
Appena chiuso il mondo fuori dalla porta del mio appartamento gli saltai letteralmente addosso, senza neppure dargli il tempo di levarsi la giacca; posai le mie labbra sulle sue. Lo sentii un po’ intimorito, quasi spaventato da quell’improvviso assalto, ma comunque non si tirò indietro quando gli infilai la lingua in bocca; anzi ben presto la sua si intrecciò alla mia in un viluppo al sapore di caffè. Alessandro, già dalle prime battute nel bar dell’Autogrill, puntò molto sul mettere paletti ben precisi alla nostra conoscenza, essenzialmente due: nessun coinvolgimento affettivo e nessun atteggiamento che uscisse da una perfetta clandestinità. Mi dimostrai d'accordo. Ora eravamo lì, nel mio appartamento solo per una cosa: fare sesso insieme. Ed allora perché perdere tempo con ulteriori chiacchere o convenevoli? Gli tolsi la giacca, gli slaccia la cerniera ed il bottone dei pantaloni che si abbassarono alla caviglia; non persi tempo e feci scendere anche gli slip che indossava. Spuntò da quel covo scoperchiato un membro enorme. Era ancora a riposo, risvegliato bruscamente dal suo sonno, ma già di dimensioni ragguardevoli come raramente ne avevo visti. Lo presi in mano e cominciai a masturbarlo mentre gli cacciavo nuovamente la lingua in bocca e riprendevamo a limonare. Diventò duro in pochi secondi. Ora era di dimensioni tali che la mia mano riusciva a stringere meno della metà di quella verga calda e pulsante. Non resistetti mi inginocchiai davanti a quel totem ed iniziai a baciarlo, a percorrerlo con la lingua a ricoprirlo di saliva fino a quando me lo feci scivolare in bocca il più possibile. Sentivo la sua punta in gola; avevo la sensazione di soffocare eppure ancora almeno cinque centimetri di quell’enorme cazzo erano fuori dalle mie labbra. Avrei voluto che Alessandro prendesse la mia testa e la spingesse contro il suo ventre per farmi entrare in bocca anche quella parte dell’asta rimasta fuori, fino a sentirmi soffocare con il mio viso schiacciato contro le sue palle. Ma se ne stette li immobile a godersi la mia bocca e la mia lingua e mi lasciò fare. Lo guardai con gli occhi chiusi gustarsi tutto il piacere che la mia fellatio gli donava come chi, rapito da una melodia nuova che ascolta per la prima volta, sembra estraneo dalla realtà che lo circonda. “Non ti hai mai fatto questo quella beghina di tua moglie?” gli chiesi. Alessandro mi aveva raccontato di essere sposato ma che sia lui che la moglie erano cattolici strettamente osservanti e che quindi fra loro il sesso era molto limitato o, per meglio dire, assente. Castità coniugale, astinenza cristiana, pudore fra marito e moglie, insomma concetti e situazioni che pensavo non fosse più possibile ritrovare al giorno d’oggi all’interno di una coppia sposata. Mi accennò un timido no con la testa.
La voglia di farmi sbattere da Alessandro era ormai incontenibile in me; lo portai in camera e finii di spogliarlo; mi feci poi spogliare da lui. Liberatici da tutti gli indumenti lo spinsi sul letto. Vi precipitò disteso sulla schiena. Montai sopra di lui ed il suo dardo sprofondò per intero dentro la mia fica; vi entrò così profondamente che quasi persi i sensi. Cominciai a cavalcarlo con movimenti del ventre. Alessandro baciava forsennatamente le mie tette, succhiava i miei grossi capezzoli e con le mani stringeva le rotondità delle mie natiche sollevandomi per poi lasciarmi ricadere sul quel paletto duro che stava dilaniando la mia passera. Cominciai a godere con guaiti da cagna in calore, implorandolo di scoparmi più forte, di impalarmi senza tregua. Inarcavo la schiena offrendo ancora di più le mie mammelle alla sua bocca (che si riempiva di quella carne morbida succhiandola e assaporandola come un affamato che si trova davanti un piatto di lasagne dopo un lungo digiuno) e la mia fregna fradicia di piacere al suo cazzo. Venni un paio di volte prima di sentire una scarica calda di sperma riempirmi nel profondo della fica. Alessandro restò immobile in silenzio e con gli occhi chiusi. Mi sfilai il cazzo e lo abbracciai: “Che c’è”? gli chiesi “sensi di colpa per aver tradito la pinzochera?” aggiunsi scherzando. Non mi rispose. Allora lo strinsi forte a me e cominciai a baciare il suo viso “sei meraviglioso Alessandro, quella bacchettona di tua moglie non ti merita. E’ un tuo diritto prenderti con me quel piacere che lei ti nega”. Mi sorrise e rispose a quelle mie parole con un bacio sulle mie labbra ed un “grazie” alleviando così di un poco i rimorsi di coscienza che in quell’istante sembravano affliggerlo. Ma io non ero affatto sazia di lui. Misi un po’ di musica (scelsi un CD dei Massive Attack). Lo rimpinzai con mandorle bianche sgusciate, pistacchi ed arachidi salate; brindammo con del vino bianco fresco; ci accarezzammo sotto le lenzuola parlando di quanto accaduto quel pomeriggio, di che attrazione magnetica vi fosse stata immediatamente fra noi e di come la passione ed i sensi avessero preso il sopravvento sulla ragione. Poi gli dissi “leccamela Alessandro, ne ho una voglia da morire”. Con un colpo secco buttai il lenzuolo a fondo letto, mi sdraia allargando le cosce e spalancando il solco umido che si apre fra esse; spinsi la testa di Alessandro fra le mie gambe e sentii la sua lingua che cominciava ad esplorare con colpi rapidi alternati a lunghe leccate ogni centimetro della mia fica. Cominciai a gemere sapendo che questo lo faceva eccitare poi, mentre lui continuava in quella esplorazione sensoriale, con la mano scesi a cercare il suo cazzo e cominciai a masturbarlo fino quando lo sentii nuovamente duro e pronto per me. Mi sdraiai su un fianco, spinsi una gamba in alto e la posai su di una sua spalla in modo da offrirgli completamente spalancata la mia fessura. Presi la sua mazza e me la infilai lentamente dentro. Era immensa e quando Alessandro cominciò a spingere ed a sbattermela in fica non riuscii più a trattenermi urlando di piacere. Sentivo il suo uccellone quasi in stomaco, lo percepivo mentre si apriva la strada dentro di me spalancando sempre di più le pareti della mia grotta. Lo fermai un attimo, mi sdraia supina e lui, montando completamente addosso al mio corpo cominciò a menare colpi sempre più forti e rapidi tanto che persi conoscenza per qualche istante. Le pareti della stanza sfuggirono dalla mia vista e quando ritornarono Alessandro si era fermato chiedendomi se stavo bene. “Meravigliosamente” risposi dopo quell’orgasmo che aveva sconquassato tutti i miei sensi. Alessandro si inginocchiò sul letto davanti a me; mi prese e mi trascinò verso lui per entrare nuovamente nel profondo del mio corpo. Buttai le mie gambe sulle sue spalle e lo lasciai entrare più a fondo che potesse. Cominciò di nuovo a trapanare con il suo enorme e durissimo arnese dentro la mia povera fica dilatata. Un tempo incalcolabile durò quel delizioso supplizio: tre, cinque o forse dieci minuti. Poi esplodemmo insieme in un orgasmo che ci fece ricadere esausti e senza più fiato una sopra l’altro sudati e ansimanti ma ebbri di piacere e di godimento. Ci si strinse fortissimo senza parlare e si restò a lungo abbracciati ad assaporare quei momenti di Paradiso.
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