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Lui & Lei

Un pomeriggio


di Napocapo
21.03.2013    |    9.384    |    0 5.0
"Ti supplico, mi sei mancato da morire!” “Ok, vediamoci tra un ora al solito posto”..."

A casa come al solito non c'era nessuno quando Anna tornò dalla scuola. Entrambi i genitori erano al lavoro. Si preparò il pranzo e poi mangiò davanti alla tv. Di lavare i piatti dopo che aveva appena pranzato non se ne parlava neanche. Andò in camera sua, prese Donna Moderna e si distese sul letto a leggere. Ma la foto di un bel ragazzo moro le ricordò Roberto.

Era sempre stata innamorata di lui, sin da piccola. Purtroppo era da molto che non lo vedeva più, perché era andato in America a studiare. Il desiderio le fece infilare la mano nelle mutandine bianche e caste della Sloggi che a lui piacevano così tanto. Si accarezzò delicatamente, cercando di imitare i suoi modi. Si sforzò di ricordare dell'ultima volta che si erano donati quel piacere nascosto del quale ora sentiva la mancanza.
Ma lo squillo del telefono interruppe tutto. Anna corse a rispondere.
“Pronto, chi è ?”
“Ciao Anna, sono io..."
“Roberto sei tornato, sono contentissima. Dimmi, sei ancora all'aeroporto? Dai fai presto a tornare a casa.”
“Non torno a casa. Ho un amico che mi ospiterà per un po', e poi si vedrà. Dillo tu a mamma e a papà, io adesso non ho proprio voglia di cibarmi le loro opposizioni.”
“ Ma io voglio rivederti!”
“Per il momento sarebbe meglio non vederci”
“Ti prego Roberto...ti supplico, mi sei mancato da morire!”
“Ok, vediamoci tra un ora al solito posto”.

Quando lo vide seduto sulla panchina del parco, la voglia di baciarlo si fece incontenibile e cominciò a correre. Ma Roberto non ricambiò tanto entusiasmo. Aveva l'aria di chi ha preso una decisione sofferta e non vuole assolutamente recedere. Anna lo intuì subito, tuttavia sperava di fargli cambiare idea. Con la sua minigonna mozzafiato e la maglietta attillata credeva di riuscire nel suo intento, e quando mise la mano sulla patta dei pantaloni di Roberto, l'erezione che sentì la rassicurò. Ma ciò non fece altro che rendere in Roberto ancor più forte il proposito di andar via di casa a tutti i costi.
“Accidenti Anna, ma lo vuoi capire che non si può continuare così!”.

Erano ormai le ore 17, ma non se la sentiva di tornare a casa. Vagò per un po' nel parco finché non si ricordò di Marco. Le amiche l'avevano messa in guardia, le avevano detto quanto fosse “stronzo” e di quante ragazze avesse fatto soffrire. Provò a telefonargli, ed ovviamente fu subito invitata ad andare a casa sua. Dovette suonare un bel po' prima che Marco le aprisse la porta.
“Ah, finalmente ti sei decisa a venire. Dai avvicinati che voglio baciarti.”
Anna fece tutto quello che gli diceva. Prima si spogliò completamente, e quindi, spinta dalla mano del ragazzo, avvicinò la bocca al cazzo già in erezione. Pensò che una cosa simile l'aveva fatta solo con Roberto, ma cercò subito di non pensarci, altrimenti sarebbe stato tutto inutile. Tuttavia quando sentì il cazzo entrarle nella fica non poté proprio fare a meno di pensare di nuovo a Roberto, a quanto aveva desiderato dividere con lui quel momento.
Solo quando Marco finì di scoparla, Anna avvertì il dolore. Spaventata, corse in bagno e appena si voltò si accorse delle piccole gocce di sangue che aveva lasciato dietro di sé. Il ragazzo la seguì in bagno e le gettò un assorbente ai suoi piedi.
”Prendi questo, è della ragazza che è venuta prima di te”

Contrariamente al solito Anna ci mise tanto a farsi la doccia. Questa volta sentiva che ci sarebbe voluto molto per togliere l'odore di quella esperienza. E poi l'acqua calda che scivolava sul suo corpo le sembrava l'unica fonte di calore in grado di contrastare la terribile sensazione di freddo che improvvisamente aveva cominciato a provare.
Guardò l'orologio e vide che era tardi. Si ricordò che non aveva avvertito i genitori che sarebbe uscita quella sera. Si rivestì velocemente e quando giunse in strada si mise a correre, e mentre correva non riuscì più a trattenere le lacrime.
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