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Gay & Bisex

Giocando a Calcio - 7&8


di Marcus95
18.05.2022    |    11.266    |    12 9.0
"Alcuni di loro avevano e gambe depilate mentre altri le avevano pelose..."
Capitolo 7&8: Partita di Prova & Con Luigi



In macchina Giorgio era preoccupato. La sua prima partita. Ovviamente non avrebbe giocato ma avrebbe guardato la partita e conosciuto i suoi compagni di squadra. Chissà quanti ragazzi giocavano, chissà come erano, che personalità avevano. Chissà come si comportavano in campo, chissà se erano stupidi, intelligenti o idioti. C’erano tante, troppe domande che offuscavano la mente di Giorgio. Andrea guidava veloce per l’emozione di portare suo figlio alla sua prima partita. Era molto contento di poter finalmente vedere suo figlio uscire di casa e fare qualcosa per tenersi in forma. Matteo li stava aspettando vicino al campo.

Appena arrivati, Giorgio e Andrea videro Matteo con le braccia conserte. Aveva una divisa anche lui. La sua era molto più bella di quella dei ragazzi ma riprendeva i colori della squadra. Giorgio non ricordava di aver mai visto Matteo con la divisa. Andrea sapeva bene come era Matteo in divisa calcistica. Quando giocavano assieme lui indossava sempre quella. Era la sua preferita, quasi un portafortuna.

«Eccolo qui. Ciao Giorgio. Andrea» disse Matteo appena i due furono a portata di orecchio. «Vedo che ti sei già cambiato, la prossima ti puoi cambiare qui negli spogliatoi. Adesso di pure ciao a tuo padre così ti mostro il locale prima di andare in campo. Tranquillo non ti metto in campo durante la partita ma sarebbe carino se partecipassi al riscaldamento con la squadra. Giusto per conoscerla».

Giorgio salutò suo padre che si diresse verso le tribune e Giorgio segui Matteo che entrava nell’edificio annesso al campo sportivo che da fuori non si vedeva. Appena entrati rivide i cartelli che aveva visto il giorno prima. Matteo seguì l’indicazione della freccia con scritto “spogliatoi”. Poco più in là c’erano due porte, una per ogni squadra.

«Ecco questo è il nostro spogliatoio che usiamo anche durante la settimana. L’altro è per la squadra che ospitiamo. Oggi giocando in casa sei fortunato. Vieni che ti presento alla squadra» disse Matteo prima di aprire la porta bianca che portava dentro allo spogliatoio della sua nuova squadra.

Varcata la soglia davanti a lui si palesarono un sacco di ragazzi. Giorgio non riusciva a contarli tutti. Erano troppi ma facendo i calcoli erano quasi una ventina. O forse meno. Non sapeva dare un numero preciso. I ragazzi erano quasi tutti già con la divisa della squadra ma alcuni ragazzi erano ancora in mutande e si stavano cambiando. Poteva vedere tanti ragazzi della sua età che come lui indossavano la divisa. Quelli ancora in mutande avevano tutti gli slip. Giorgio guardava bene i ragazzi, alcuni avevano un pacco molto consistente mentre altri era meno affermato. Fatto sta che vedere i ragazzi della sua età in mutande ma con i calzettoni alti fino al ginocchio fece nascere un certo interesse nella mente di Giorgio. Voleva confrontarsi con loro, capire come stavano crescendo e se anche lui stava crescendo come loro. Alcuni di loro avevano e gambe depilate mentre altri le avevano pelose.

Matteo rimaneva lì fermo vicino a Giorgio e lascava finire gli ultimi ragazzi di vestirsi. In poco tempo tutti avevano la divisa e tutti erano seduti sulle panche. Il clima era abbastanza silenzioso. Non c’erano grandi schiamazzi. Forse dovuto al fatto che stavano cercando la concentrazione. Una cosa positiva notò Giorgio.

«Ragazzi attenzione!» Disse Matteo per attirare l’attenzione di tutti. I suoi occhi squadrarono tutto lo spogliatoio.

«Chi manca?» Chiese non tornandogli i conti.

«Luigi!» Urlò un ragazzo.

«E dove è?» Chiese Matteo serio.

«In bagno a farsi le seghe come al solito» disse il ragazzo. Tutti scoppiarono a ridere ma Matteo riportò l’attenzione su di lui.

«Luigi!» Urlò Matteo.

Qualche secondo dopo comparve una figura dal bagno con le mani bagnate che si stava riallacciando i pantaloncini. Era un ragazzo molto carino potè notare Giorgio. Era alto, moro, capelli di media lunghezza che cadevano a sinistra, un fisico asciutto ma tonico. I suoi occhi erano color nocciola e i suoi lineamenti spigolosi come quelli di Matteo, potevano essere parenti. C’era qualcosa però nel suo portamento che non andava a genio a Giorgio. Era un comportamento troppo perfetto, troppo impostato. Luigi si andò a sedere sulla panca dove c’era un posto libero.

«Scusa Teo, ero in bagno e non a fare quello che ha detto lui» disse questo ragazzo di nome Luigi. La sua voce era bella. Non alta e non bassa. Una vibrazione media.

«Tranquillo lo so. Ora posso riprendere, mi servivi tu qui prima di dire questo. Lui» disse indicando Giorgio. «È Giorgio. Un nuovo compagno di squadra. Non è un professionista, non ha mai giocato a calcio ma è qui per imparare e per metterci tutta la grinta e la dedizione che serve per essere un buon calciatore. Oggi ovviamente guarderà come giocate e vi consocerà un poco, capirà i vostri ruoli e cercherà di capire come funziona il mondo del calcio. Questo non è da penalizzare, anzi, avrò bisogno di tutti voi per far sì che diventi un esperto in poco tempo in modo tale da farlo giocare già nelle prossime partite».

Tutti erano in silenzio. Quando parlava Matteo tutti avevano occhi solo per lui.

«Ora, dobbiamo iniziare l’allenamento pre partita ma ci tengo a fare le presentazioni principali e che ti serviranno, va bene Giorgio?» Chiese Matteo ma non attese mai una risposta. «Allora, il caposquadra, il ragazzo che trovi qui alla tua destra, fascia al braccio. Alberto».

Alberto si alzò in piedi e strinse velocemente la mano a Giorgio. Alberto era forse il ragazzo più muscoloso della squadra. Era un attaccante e forse era per questo che aveva bei muscoli. Il suo volto era serio e determinato.

«Però tu sarai un difensore. In squadra ce ne sono tre ma tu darai il cambio al ragazzo del bagno, Luigi». Luigi alzò la mano e salutò Giorgio. Il sorriso sul volto di Luigi era davvero illuminante e molto carino. «Il resto della squadra la conoscerai man mano. È inutile fare la lista dei nomi. Ora non c’è tempo. Tutti in campo ragazzi!» Urlò Matteo.

I ragazzi si alzarono di botto e si precipitarono verso l’uscita. Tutti mentre passavano davano la mano a Giorgio in modo cordiale. Alcuni anche sorridevano. Matteo si fece vicino a Giorgio quando quasi tutta la squadra era uscita e rimanevano solo pochi giocatori.

«Allora primo impatto?»

«Spaventato ma bene direi» disse Giorgio cercando il coraggio dentro di lui.

«Forza e coraggio!» Disse Matteo dando una pacca sul sedere a Giorgio che rimase allibito. Non se lo aspettava.

«Ciao» disse una voce calma e dolce che si fermò davanti a lui.

Giorgio si riprese e vide gli occhi nocciola di Luigi. Da vicino era ancora più carino e anche il suo sorriso. Doveva essere davvero un ragazzo solare.

«Ciao, io sono Giorgio».

«Luigi. Andiamo in campo?» Chiese cortese.

«Sì ragazzi, agili e scattanti» disse Matteo dietro alle spalle di Giorgio e facendo l’occhiolino a Luigi senza che Giorgio se ne accorgesse.

Luigi aprì le danze e Giorgio lo seguì. Luigi in divisa calcistica era moto sexy, gli calzava a pennello. Il suo corpo era come quello di un modello di alta moda e vederlo in divisa era una cosa strana ma piacevole.

«Allora, adesso facciamo un po’ di allenamento per riscaldare tutti i muscoli. Questo prevede corsa, stretching e anche dei tiri al pallone. Noi siamo difensori, quindi è importante l’agilità».

Sul campo iniziarono a correre e a fare l’allenamento. Giorgio poteva vedere suo padre sugli spalti ma la cosa che più lo interessava in quel momento era Luigi, il suo compagno di squadra che nonostante la corsa continuava a parlare per spiegargli tutte le dinamiche della partita. Giorgio era super contento di aver trovato un compagno dai squadra come Luigi. Era alto, simpatico, educato e anche molto carino.

Il tempo dell’allenamento era quasi finito. Cera giusto il tempo di fare un po’ stretching e poi sarebbero entrati gli arbitri e la partita sarebbe iniziata. Giorgio e Luigi erano ancora vicino mentre si stiravano e nella squadra volava qualche occhiata ai componenti della squadra avversaria.

Dopo i riti classici la partita iniziò. Gli occhi di Giorgio si muovevano con la palla in campo. Vedeva tutto quella che succedeva e cercava di capire tutti i movimenti e i ruoli dei giocatori. Luigi era quello che guardava maggiormente proprio perché era lui che doveva affiancare. Le gambe di Luigi erano muscolose e col un bel po’ di pelo scuro. Luigi era davvero molto bravo nel giocare a calcio. Sapeva muoversi e conosceva molti trucchetti per bloccare gli avversarsi e far recuperare la palla alla propria squadra.

La partita andava avanti da un bel po’. C’era anche stato l’intervallo ma l’attenzione di Giorgio non si fermava. Era fissa nel campo a studiare. La palla si stava avvicinando in modo sinistro alla porta della propria squadra ma le gambe di Luigi entrarono nella visuale, agili e scattanti come al solito ma la gamba dell’attaccante della squadra avversaria arrivò prima e con un colpo secco finì sulla coscia di Luigi che rovesciandosi sul corpo dell’avversario cadde per terra e rimase fermo.

***

L’arbitro fischiò il fischietto con tutto il fiato che aveva in corpo. Tutti si fermarono. Il capitano della squadra Alberto corse da Luigi che era fermo sull’erba. Con una mano si teneva la gamba vicino al corpo. Dopo aver visto la situazione Alberto si abbatté sull’avversario che aveva azzoppato uno dei suoi compagni ma fu presto fermato dall’arbitro mettendosi in mezzo alla faida. Giorgio guardava la scena perplesso. I soccorritori capita la gravità della scena andarono in campo con una piccola asse di plastica dura colorata. Matteo furioso entrò in campo e parlò con l’arbitro subito dopo aver controllato la gamba di Luigi. Matteo era su tutte le furie.

Poco dopo Luigi fu trasportato negli spogliatoi e l’altro ragazzo della squadra prese il suo posto. Tutti erano scossi ma Luigi stava bene. Matteo ritornò a bordo campo vicino a Giorgio.

«Mi spiace tu abbia visto. Solitamente non succede mai niente ma a volte capita quando ti lasci prendere dalla foga. Ti posso chiedere di stare con Luigi negli spogliatoi? È là da solo e non mi va di lasciarlo da solo» disse Andrea molto amareggiato per le sorti di un suo ragazzo.

«Certo ci penso io» disse Grigio alzandosi e andando nello spogliatoio.

Giorgio camminava piano e con calma arrivò allo spogliatoio che distava pochi metri dal campo. Con delicatezza aprì la porta e sentì delle voci provenire da dentro.

«Figlio di puttana! Vaffanculo!» Diceva Luigi pensando di essere solo.

Giorgio non vedeva nessuno dentro allo spogliatoio ma sentiva una voce e camminò in direzione della voce. Era una voce molto arrabbiata e piena di ira. Arrivò vicino a una porta che era mezza aperta e vide che Luigi era su un lettino come quelli che si usano per i massaggi. Luigi imprecava ancora quando sentì il cigolio della porta.

«Ah sei tu. Scusa ma sono troppo incazzato. Quel pezzo di merda! Minchia se lo prendo cosa gli faccio».

«Ti capisco, è stato molto scorretto. Anche se non ne capisco molto di calcio si vedeva che il suo piede ti ha colpito nonostante fossi arrivato tu prima» disse Giorgio cercando di far capire a Luigi le sue deduzioni ma Luigi parve turbato.

Luigi era disteso con ancora la divisa. Sulla gamba infortunata c’era del sangue dovuto al contatto con i tacchetti dell’avversario. Il suo volto era tirato. Cercava di non fare scenate ora che Giorgio era lì con lui ma aveva una gran voglia di sfogarsi.

«Scusa di solito non sono così ma quel coglione fa uscire il peggio di me» disse Luigi calmo ma con il volto tirato.

Giorgio rise piano. Comprendeva le emozioni che stava provando in quel momento Luigi. Erano ben chiare. La cosa importante era che non c’erano delle lesioni evidenti alla gamba di Luigi. Aveva il ghiaccio avvolto al polpaccio.

«Ti posso chiedere una cortesia?» Chiese Luigi calmo.

«Sì certo» rispose Giorgio sempre gentile e disponibile.

«Non pensare male ma mi aiuteresti a togliere le scarpe? Mi stanno dando un fastidio orrendo».

Giorgio non ci vedeva nulla di strano. Così con calma si avvicinò ai piedi di Luigi. Prese nelle mani le sue scarpe e slegò i lacci. Dopo di che tolse la scarpa a Luigi che si trovava con il calzettone rosso vicino alla caviglia. Vedere il piede di Luigi avvolto nel calzettone rosso provocò una certa curiosità in Giorgio che non sapeva di avere. Il piede era normale e abbastanza grande. Le calze lo avvolgevano bene. Avrebbe tanto voluto toccarlo un po’ ma Luigi se ne sarebbe accorto.

«Mettile pure per terra le scarpe» disse Luigi calmo e contento di non sentire la pressione delle scarpe sui piedi.

Giorgio si chinò in avanti e pose le scarpe per terra.

«Puma?» Chiese Luigi con uno sguardo interrogatorio.

«Cosa?» Chiese Giorgio di rimando non capendo l’osservazione che gli era stata fatta.

«Le tue mutande, sono della Puma vedo» disse Luigi.

«Ah sì sì sono della Puma. Come mai non vanno bene?»

«Certo che vanno bene. Era per sottolineare che anche io le ho della Puma. Sono comode anche se mi stringono il cazzo in una maniera assurda» disse ridendo Luigi. «Le mie però non sono verdi come le tue ma nere».

«Mio padre le ha trovate solo verdi e concordo sul fatto che stringo sul davanti» disse Giorgio un po’ imbarazzato ma contento di quella conversazione.

«Davvero? Allora hai il cazzo grosso anche tu? Ma tu guarda!» Esclamò Luigi contento.

«Cosa?»

«Il cazzo grosso. Se ti stringono sul davanti vuol dire che lo hai grosso, no? A meno che tu non abbia addosso una S ma non mi sembrava».

«Ho una L adesso» disse Giorgio serio.

«Oh cazzo sì fai parte anche tu del club. Per questo sei un difensore. Qui dentro tutti i difensori sono messi bene» disse Luigi.

«Io però non ho il pisello grande ma le… le palle».

«Ti prego, va bene che hai quindici anni e sei un anno più piccolo di me ma solo i bambini lo chiamano pisello o pistolino. Noi che siamo grandi lo dobbiamo chiamare cazzo però. Quindi hai le palle grandi? Dai abbassa i pantaloncini» ordinò Luigi.

In primis Giorgio non si muoveva ma dopo, vedendo il volto serio di Luigi si calò i calzoncini della divisa esponendo il suo pacco dentro agli slip verdi della Puma. Luigi lo guardò bene cercando di capire la forma del cazzo e delle palle.

«Sì cavolo si direbbe proprio di sì, sicuramente le hai più grandi di tutti noi. Ci si divertirà in doccia con te» aggiunse Luigi.

«Cosa?»


«Dai aiutami ora con i mie calzoncini che ti mostro il mio».

Giorgio aiutò Luigi a togliere i calzoncini rossi e rimase in slip della Puma anche lui ma erano neri come aveva detto.

«Se tu lo guardi dall’alto sembra un pacco quasi normale ma se ti abbassi e vai allo stesso livello vedrai la magia. Dai prova» lo incalzò Luigi.

Giorgio non sapeva se essere spavento o eccitato dalla cosa. Vedendo gli slip dall’alto si vedeva che era un pacco di tutto rispetto per un ragazzo di sedici anni. Anche Luigi lo portava verso il basso e si vedeva che il tessuto stava tirando nella parte inferiore ma l’elastico era comodo. Giorgio con cautela si abbassò al livello del lettino e guardò il pacco di Luigi rimanendo senza parole. Era una cosa enorme, una bella montagna negli slip che spingeva verso l’alto. Era davvero grande e ben fatto. Vedeva la forma dell’asta lunga e anche della cappella rinchiusa dentro al tessuto.

«Grosso vero?» Chiese Luigi mentre Giorgio si rialzava.

«Cavolo sì, ma come fai? Hai un bel pisello… voglio dire cazzo. Ovviamente è solo una constatazione biologica, nulla di interesse sessuale» aggiunse Giorgio ma la cosa incuriosì Luigi.

«Ma te parli sempre in modo così tecnico? Sembri un mio libro di scuola».

«Qualche volta» rispose Giorgio.

«Okay… comunque si è bello grosso. Non a caso in squadra mi chiamano ‘La Bestia’. Ho il cazzo più lungo della squadra, anche di Alberto, il capitano che ha diciassette anni. Te lo sei misurato te?» Chiese Luigi curioso.

«Sì, 15 centimetri. Te, te lo sei misurato?» Chissà Giorgio curioso e spaventato.

«Altroché. Diventa di 17 centimetri. Per questo mi chiamano ‘La Bestia’. Alla mia età ho un bel cazzo grosso e lungo. Stai tranquillo anche Alberto lo ha di 15 centimetri. Infatti a volte litighiamo su sta cosa. Ma sai c’è gente che è più fortunata di altri» disse Luigi ridendo.

La porta si aprì e si sentirono dei passi. In poco tempo Matteo apparve davanti a loro. Per fortuna Giorgio si era rimesso i pantaloncini quindi quello in mutande era solo Luigi.

«Anche da infortunato non riesci a tenerti i pantaloncini nel modo corretto?» Disse Matteo alzando gli occhi al cielo e controllando se Giorgio fosse in mutande oppure no. Fu triste nel constatare che Giorgio aveva i calzoncini.

«Teo lo sai che mi tirano tutto» disse Luigi con un sorriso.

Matteo si fece vicino al lettino dove era sdraiato Luigi e pose una sua mano sopra il pacco di Luigi. La mano si muoveva appena come a massaggiare il pacco del difensore.

«È arrivato tuo padre e la partita finisce tra poco. Vedi di rimetterti i pantaloncini mentre esci» disse Matteo.

«Sarà fatto» rispose Luigi per niente imbarazzato nell’avere una mano dell’allenatore sul pacco.

«E vedi di non scopare troppo con questo» disse Matteo stringendo bene il pacco di Luigi.

«Dai! Lo sai che mi sono lasciato da poco con la mia ragazza!» Risposte Luigi triste.

«Allora vai a casa e svuotati per bene» disse Matteo ridendo e muovendo bene il pacco a destra e sinistra.

Dopodiché Matteo ritornò al campo lasciando i due ragazzi da soli. Luigi si sistemò il pacco per bene e guardò in faccia Giorgio.

«Lui ti tocca lì come se niente fosse?» Chiese Giorgio sbigottito per la scena a cui aveva assistito.

«Sì, a vote capita, perché? Non ci vedo nulla di male. Siamo tutti uomini qui dentro. Il cazzo in mezzo alle gambe lo abbiamo tutti. Forme e dimensioni diverse ma sempre stessa cosa è, no? Se vuoi toccarmi il pacco non mi scandalizzo» spiegò Luigi ancora sdraiato.

«No no grazie» disse Giorgio preso alla sprovvista. Non poteva credere di aver ricevuto una tale richiesta.

Luigi si alzò sul lettino a fatica e Giorgio lo aiutò a rimettersi sia i pantaloncini che le scarpe. Di scatto Luigi allungò la mano e toccò il pacco di Giorgio da sopra i pantaloncini. Con la mano sentì bene il contenuto. Una volta finito le sue indagini ritrasse la mano.

«Si sente che sei un ragazzo dalle palle grosse. Ci sarà da divertirsi con te in doccia» disse Luigi serio.

Dopo pochi minuti entrò un uomo che era il padre di Luigi. Insieme aiutarono Luigi ad andare verso la macchina. Giorgio ritornò negli spogliatoio e vide che la partita era finita. Purtroppo la sua squadra aveva perso e tutti stavano rientrando nello spogliatoio.
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