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Gay & Bisex

Giochi di società


di LastDwarf
21.02.2024    |    4.887    |    2 9.3
"Lo guardo incuriosito perché non riesco a riconoscerlo..."
Questa sera ho invitato Marco a casa mia per fare dei giochi di società.
Capita di rado che siamo liberi entrambi ed è da troppo tempo che non ci vediamo: quest'occasione non voglio di certo farmela sfuggire.
Ci conosciamo da molti anni e tra di noi c'è un'affinità spiccata: tutte le volte che possiamo ci troviamo con l'intento di fare una passeggiata, ma alla fine restiamo in casa a fare l'amore.
Comunque vada, ci vediamo sempre volentieri e fa piacere a tutti e due passare dei momenti insieme.
Il salotto è molto semplice: una comoda area che ospita il tavolo lascia spazio all'angolo relax, formato da un divano e una piccola credenza in legno moderno con incastonato l'impianto audio.
Creo un'atmosfera soft accendendo la candela profumata del giardino zen.
Quando entra lo accolgo con la colonna sonora del nostro primo incontro: abbiamo un sacco di emozioni legate a quella musica.
Si ferma appena oltre la soglia e mentre lo fisso tra le luci soffuse vedo i suoi occhi velarsi di lacrime.
"Mamma mia, da quanto tempo non la sentivo!" mi dice abbracciandomi con calore.
"Anche il tuo profumo mi mancava" aggiunge con un sussurro, portandosi vicino alla mia bocca.
Non potrò mai dimenticare questo bacio: quando ci guardiamo in viso siamo tutti e due commossi dalla gioia di poterci rivedere dopo tanto tempo.
Ci sediamo sul divano, vicini, scambiandoci carezze con gli occhi ancora lucidi e con la voglia di non lasciarci mai più.
Ci rilassiamo accompagnati da una profonda serenità: il tempo si ferma mentre la musica ci fa ripercorrere tutte le emozioni che abbiamo passato assieme.
La foresta affrescata sulla parete sembra crescere dentro la stanza, dandomi la sensazione di abitare in una capanna immersa nella giungla.
"Mi ricorda il Madagascar" dice Marco, leggendomi nel pensiero: sta fissando sognante la foresta affrescata.
È meravigliosa l'intesa che abbiamo e all'improvviso sento il peso di quanto mi sia mancata la sua presenza durante questo lungo periodo.
"Mi sei mancato tanto", mi dice.
"Ehi, smettila di leggermi nel pensiero!", controbatto, mentre gli salto addosso e lo bacio giocosamente per farlo tacere.
La foresta si chiude sopra le nostre teste mentre siamo stretti in un tenero abbraccio.

La musica finisce all'improvviso e noi siamo pronti per giocare: Marco estrae una scatola dal suo zainetto, si tratta del gioco di società che ha portato per la serata.
Lo guardo incuriosito perché non riesco a riconoscerlo.
Apro le istruzioni e butto l'occhio su alcuni titoli a caso: la candela, il missionario, 69 secondi, la pecorina, il calippo.
Non ho letto le spiegazioni, ma devo dire che le foto sul manuale ritraggono dei particolari piuttosto inusuali per i classici giochi di società: ricorda molto di più una "guida pratica" al Kamasutra!
Nonostante abbiamo fatto l'amore diverse volte, in questo momento mi trovo in imbarazzo nel vedere quelle immagini davanti a lui.
All'istante mi viene in mente il ritratto delle scimmiette "non vedo - non sento - non parlo", che sembra il più adatto per descrivere le mie emozioni.
Mentre sono ancora distratto dalle istruzioni, sento la sua mano che si appoggia sul mio pene e lo palpa lentamente: "oggi voglio vedere quanto possiamo resistere insieme", mi dice.
L'imbarazzo svanisce all'istante e la mia erezione schizza alle stelle: "eh eh eh", aggiunge, "se inizi così faremo ben poca strada nel gioco!".
Dentro di me penso che se continua a palparmi in quel modo non inizieremo nemmeno, sento già la voglia di spogliarlo e giocare col suo corpo.
Per distrarmi dalla sua mano che mi sta ancora massaggiando, provo a concentrarmi sulla scelta di una pedina: un fallo, delle manette, un frustino, un preservativo e una bocca, di certo la loro forma non aiuta a distrarmi.
Scelgo la bocca, che fra le varie azioni proposte è quella che preferisco.
Marco stacca la mano dal mio corpo e prende la pedina del fallo: guardandomi con un sorriso la posiziona dentro la bocca della mia pedina.
Gli scompiglio i capelli con una risata e copiando scherzosamente le sue intenzioni, mi inginocchio, lo bacio sul pene e gli slaccio i pantaloni.
Lentamente li abbasso, apprezzando il delizioso rigonfiamento mostrato dalle mutande.
I raggi del sole entrano caldi dalla finestra e cadono sulle mutande abbandonate sulle caviglie, risalgono le sue gambe nude e illuminano l'asta appoggiata alla mia bocca: la bacio con desiderio e gli apro il prepuzio, pronto per farlo scorrere verso la gola.
Marco mi ferma, mi guarda negli occhi, si richiude i pantaloni e tira i dadi per vedere chi comincia: "giochiamo", mi dice.

Ovviamente inizia lui: i miei tiri sono sempre scarsi, ma, si sa, "so' dadi!" come dico io.
Lo guardo avanzare sul tabellone, pescare una carta e fissarmi con aria maliziosa: "la carta mi chiede di ricordare un bel momento che abbiamo passato assieme".
Gli viene in mente quel fine settimana in cui siamo andati in montagna per sciare: in realtà non abbiamo sciato nemmeno un minuto, ma abbiamo sfruttato appieno i due giorni di albergo!
Era tanto tempo che non ci vedevamo e lo stress della vita quotidiana ci aveva portati allo stremo.
In quel poco tempo a nostra disposizione avevamo bisogno di ricaricare la nostra mente, di ridere e rigenerarci: infatti, siamo completamente rinati, ci siamo riempiti di energia ed abbiamo passato dei momenti indimenticabili.
Ha fatto bene a ricordare quella vacanza perché non è stata solo ricca di erotismo, ma anche di tanta passione ed amicizia: questo punto se lo è proprio guadagnato.

Tiro i dadi, avanzo sul tabellone e giro la mia carta: devo descrivere quella volta in cui hanno suonato alla porta mentre facevo l'amore.
Beh, colgo la palla al balzo e ricordo l'episodio accaduto proprio nello stesso fine settimana appena descritto da Marco.
La domenica mattina, il giorno della partenza, ci siamo fatti scappare l'ora.
Eravamo uniti, distesi sul letto faccia a faccia mentre facevamo l'amore: stavamo tenendo un ritmo serrato perché dopo diverse ore di "gioco" avevamo deciso di "venire" per lasciare libera la stanza alle pulizie.
In quel momento abbiamo sentito aprire la porta: ci siamo fermati ed abbiamo guardato incuriositi entrare il carrello delle pulizie.
Una cuffia celeste ha fatto capolino nella nostra direzione, e non appena ha inquadrato la situazione, due occhi sgranati sono fuggiti rapidamente verso l'uscita.
Ci siamo messi a ridere, poi ci siamo baciati ed abbiamo ripreso più eccitati di prima, raggiungendo tutti e due l'orgasmo.
Mentre uscivamo dalla camera l'abbiamo salutata con un occhiolino, fantasticando ad alta voce cosa sarebbe successo se fosse rimasta a giocare con noi.
"No, il punto non te lo do", dice Marco facendomi tornare alla realtà e spiegando che quella situazione era già stata usata da lui; in ogni caso, nessuno aveva suonato alla porta in quell'occasione, perché la ragazza era entrata senza preavviso!
In effetti ha ragione, mio malgrado devo scartare questa carta.
"Però quella mattina mi sono divertito tantissimo", dice, "possiamo fare un ripasso?", prosegue, stregandomi con gli occhi.
"Eh, no, golosone! Adesso aspetti!", lo ammonisco, "Devo rifarmi della carta che ho appena perso!".
Mentre lo allontano dal mio corpo appoggio una mano sulla sua intimità; come mi aspettavo, sento che ha un'erezione durissima, così ne approfitto per stuzzicare la sua voglia: "dai, prendi una carta gialla e vediamo cosa succede!".

Marco è divertito dall'idea e pesca una carta gialla: la prova consiste nel solleticare il viso del partner con il pene per due minuti.
Wow, avrò due minuti tutti per me, in cui potrò ammirare il suo prepuzio e tutti gli altri dettagli golosi, oltre a gustarmi con piacere il contatto sul mio viso: ho già il cuore che batte come un tamburo.
Marco mi stupisce come non mi aspettavo: fa partire la musica di 9 settimane e mezzo, poi si alza in piedi e si avvicina, lentamente, muovendosi in modo sensuale, palpandosi i pantaloni per metterne in evidenza il contenuto e stimolare la mia fantasia.
Inizia a muovere lentamente il bacino, come se facesse la danza del ventre, mi prende la testa tra le mani e mi massaggia il volto usando il prosperoso rigonfiamento dei jeans.
"Così non guadagni il punto", gli dico, "devi toglierti le mutande".
Marco apre il primo bottone, lentamente, danzando, mentre il mio sguardo segue ipnotizzato la montagna del desiderio.
Col bottone successivo fanno capolino le sue mutande grigie: cerco di usare le ombre create della finestra per individuare il suo pene; lo voglio vedere subito, ormai non resisto più.
Raggiunto l'ultimo bottone, abbassa leggermente i pantaloni e, in modo provocante, mette in vista tutta la forma contenuta nelle mutande, aumentandola con l'aiuto delle le mani e palpandola nuovamente in modo sexy.
Quasi soffoco per l'intensa salivazione e gli assesto un morso giocoso sulle mutande, dove mi sembra di intravedere l'asta.
Marco si allontana leggermente ed abbassa i pantaloni, poco alla volta, sembra non arrivare mai il momento in cui li toglie del tutto: la saliva del mio morso sulle mutande ricorda i denti di un vampiro.
Abbassa l'elastico delle mutande, fa un passo avanti, si avvicina alla mia bocca e tenendo il pene teso nella mia direzione, col prepuzio mi stuzzica il naso.
Mi riempio col suo odore ed iniziano i due minuti di piacere o, più realisticamente, di tortura.

Prova a pensare a quale sforzo devi fare per riuscire a stare fermo mentre hai l'oggetto del desiderio a contatto con la tua pelle... e con la bocca.
Si, questa è proprio una tortura.
Sento che la mia erezione sta per esplodere mentre il suo pene mi tocca tutti i punti del viso, regalandomi delle prospettive sempre diverse della sua intima mascolinità.
Trenta secondi.
La tortura continua: per un attimo ho i testicoli a portata di lingua, il momento dopo posso annusare l'asta e in quello dopo ancora mi deposita un filo di umore sulle labbra.
Gli massaggio i glutei e vorrei tirare il suo bacino contro la mia faccia.
Un minuto.
Quando l'asta passa davanti alla bocca ne seguo i contorni con la lingua.
Il pene mi passa sugli gli occhi.
Con una mano gli solletico delicatamente i testicoli: lo scroto si contrae e il pene sussulta mentre il resto del corpo è accompagnato da un grugnito di piacere.
Marco mi sposta rapidamente la mano, ma ormai è troppo tardi: sento una goccia che mi scende sul naso.
La ferma con un bacio e poi si rimette in posizione: davanti ai miei occhi svetta il suo pene, rigido, col prepuzio che punta dritto verso me, pronto per continuare la tortura.
La punta è piena di umori e una goccia sta per cadere nel vuoto.
Apro la bocca.
Una foglia autunnale cade dal ramo di un albero, ondeggiando verso il terreno.
Con la lingua raccolgo la goccia fuggitiva.
Appoggio la bocca attorno al glande e succhio tutto il nettare a disposizione.
Mi lecco le labbra gustandomi quel regalo meraviglioso.
Apro nuovamente la bocca e accolgo tutto il pene dentro di me.
Chiudo le labbra.
Lo avvolgo con la lingua: lo sento caldo, pulsante, voglioso di arrivare al traguardo, e sentirlo scorrere avanti e indietro è una sensazione indescrivibile.
Le sue mani fermano i movimenti della mia testa, ma posso prendermi la rivincita con la lingua, quella non la può fermare.
Tutte le volte che stuzzico la cappella il suo bacino sussulta in avanti.
Continuo a giocare con la lingua, cercando dei movimenti che lo invitino a vogare dentro la mia bocca.
Quando i movimenti prendono un ritmo regolare, mi fermo allontanandomi leggermente.
Mi tolgo i vestiti davanti a lui, fissandolo negli occhi e mi accorgo di essere già sudato senza aver fatto nulla, ma solo come risultato di tutta l'eccitazione che ho addosso.
Ormai abbiamo perso il conteggio dei due minuti: mi stendo sul tavolo scombinando il tabellone e lascio che Marco si stenda sopra di me, penetrandomi pieno di passione.
Su quel tavolo, in quel momento, abbiamo avuto delle sensazioni talmente intense come mai ci era capitato fino ad allora.
Anche il nostro orgasmo, fino a quel momento tanto desiderato, è stato il più coinvolgente che abbiamo mai provato.
Abbiamo cenato, nudi, non potevamo smettere di toglierci gli occhi di dosso.
Dopo la doccia siamo andati a letto per cercare di riposare, ma gli stimoli creati dal gioco hanno acceso un desiderio inossidabile.
Le prime falistre ghiacciate ci sbirciavano incredule dalla finestra: tanto amore puro e tanta fantasia erotica ci hanno accompagnato per tutta la notte, mentre l'unione dei nostri corpi creava una danza al chiaro di luna.
Ah, non saprei dire se il gioco abbia funzionato perché non siamo riusciti a finirlo; sicuramente ci ha donato delle emozioni davvero intense.
Abbiamo deciso che ci riproveremo e faremo la recensione dopo la prossima partita.

- Questa è una storia liberamente ispirata dalla fantasia -
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