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Giorgio, così giovane, ingenuo...e troia – 03.Un nido per uccelli


di Eriaku
20.08.2023    |    3.948    |    5 9.5
"Il culetto di Giorgio era caldo come l'inferno, e lo stringeva come un pugno..."
Cap.2 "Un nido per uccelli"

Parlava a ruota libera Giorgio, nudo e rilassato, raccontando ai due stalloni gemelli Nikolai ed Ivan del percorso che l'aveva portato ad essere la vacca che era.

Narrò loro di come, ora che la via era aperta, sempre più uccelli fecero il nido nel suo caldo buco, e dei tanti gusti di sperma che aveva assaporato.

Dopo lo zio c'era stato il vicino di casa, un prestante padre di famiglia. L'uomo, un quarantenne all'apparenza irreprensibile, era altresì avvezzo al sesso fra maschi. Sentendo i rumori degli amplessi incestuosi, aveva capito la situazione e circuito Giorgio si era fatto sbocchinare per bene.

Ormai erano già due settimane che lo zio si era trasferito ed il ragazzo si sentiva perso. Vuoto.

Così, di rientro da scuola, trovatosi il vicino davanti all'ascensore, quando questi aveva fatto intendere di sapere benissimo che rapporto ci fosse fra lui e suo zio, l'occhio gli era caduto sul pacco gonfio che quel signore dell'età di suo padre si massaggiava con intenzione. Docilmente lo aveva seguito nel sottoscala dove, in ginocchio, aveva soddisfatto l'uomo.

Questi, era rimasto colpito da come il ragazzo aveva succhiato il suo membro duro con devozione, prendendolo tutto in bocca come non faceva neanche sua moglie, e lo aveva ripagato con una densa sborrata. Senza bisogno di incitamenti, Giorgio aveva ingoiato tutto il succo dei suoi coglioni, leccando via ogni goccia sfuggita alla sua bocca.

Il tutto era durato non più di dieci minuti, dopo i quali entrambi rientrarono nella rispettiva casa, l'uno con le palle vuote, l'altro con lo stomaco pieno.

A quella volta erano seguiti altri incontri, in cui sempre con qualche scusa l'uomo approcciava il ragazzo, come in un copione già scritto.

Un pomeriggio in cui sua moglie era fuori con i bambini, era riuscito anche ad incularselo. Attraversato il pianerottolo, aveva suonato il campanello e Giorgio gli aveva aperto come previsto:

"Ciao Giorgio, mamma e papà?"

"Ciao, Sono fuori a lavoro...Torneranno stasera." L'uomo lo sapeva bene.

"Che peccato, volevo chiedergli del caffè. Non è che me faresti un po'?"

Ricevuto un assenso, l'uomo entrò chiudendosi la porta alle spalle. Non prese alcun caffè, in compenso si prese il culetto di Giorgio. Con grande piacere di quest'ultimo che finalmente sentiva qualcosa di duro e caldo nel retto.

Il quarantenne pretese di farlo sul letto dei suoi genitori e lì si tolse ogni sfizio, coinvolgendo il ragazzo nelle meraviglie del sessantanove, leccando quella rosellina a fondo prima di profanarla con il cazzo nudo e grondante della saliva di Giorgio.

Lo scopò a lungo, con colpi profondi, rigirando quel corpicino disponibile come voleva. A pecorina, tirandolo per i capelli. Alla missionaria, ficcandogli la lingua in bocca. La libidine di farsi il figlio dei suoi vicini nella loro alcova lo caricava. Giorgio lo assecondava con gioia, finalmente pieno di carne dura.

L'uomo volle completare la monta facendosi cavalcare fino a sparare il proprio carico negli intestini del ragazzo, che lo ricevette belando di godimento.

Se né andò solo dopo essersi fatto ripulire da Giorgio, con la lingua.

Di nuovo nella propria abitazione, fischiettando, si fece un bel caffè.

A seguire, c'era stato un compagno di scuola più grande, ripetente, che durante le docce dopo educazione fisica, aveva notato il buchino di Giorgio ormai bello che rotto, e come occhieggiava i compagni nudi.

Facendo due più due non ci aveva messo molto ad infilarcisi. Gli era bastato invitarlo a casa per studiare, e la natura di Giorgio aveva fatto il resto.

Il nostro scoprì così che, oltre al sapore diverso, i maschi scopavano anche in maniera diversa. Il suo compagno di classe a differenza dei due uomini che lo avevano già posseduto infatti, lo approcciò in maniera più timida, baciandolo e carezzandolo, strusciandosi su di lui.

Fu Giorgio, sentendo il buchetto pulsare, a prendere l'iniziativa. Tirò fuori il pisello congestionato del suo amico, e rimase colpito da come fosse così simile al suo, rosa e nervoso anziché nerboruto e bruno come quelli che aveva già provato.

Lo imboccò con ingordigia, tenendolo con due mani, e poche, rumorose, succhiate lo ripagarono con una violenta sborrata che trangugiò goloso, nettando la cappella violacea.

Ancora duro, il suo ciuccio gli venne tolto dal proprietario che gli saltò letteralmente addosso.

Dopo una breve lotta fu nudo sul divano, a quattro zampe, coperto dal maschio. Infilzato in un paio di tentativi, si godette le spinte agitate del suo compagno di classe che aggrappato alle sue spalle ci dava dentro con foga.

Il culetto di Giorgio era caldo come l'inferno, e lo stringeva come un pugno. Non ci volle che qualche minuto perché il ragazzo venisse di nuovo rantolando, abbattendosi sfiancato sulla schiena di Giorgio intanto che lo riempiva.

Il quale se da un lato era estatico per le sensazioni provate, dall'altro era abituato a ben altro.

La delusione fu ben presto spazzata via quando sentì rinsaldarsi la presa sulle sue spalle ed il pisello dentro di lui, ricominciare a spingere.

Il giovane infoiato lo chiavò ancora e ancora, colmandogli il culetto di sperma caldo e profumato altre due volte quel pomeriggio.

Giorgio, pur non avendo aperto libro, tornò a casa a gambe larghe sapendo di aver imparato qualcosa di nuovo: Il valore del vigore dei giovani maschi.

Proprio a causa di tutto quel vigore, tre giorni dopo si recò nello studio del medico, all'insaputa dei suoi. Imbarazzato, cercò di spiegare il suo problema senza entrare nel dettaglio, cosa che portò soltanto ad una visita della parte interessata. Timoroso si spogliò come richiesto, salendo sul lettino, il sedere in alto. Troppo preoccupato dall'essere scoperto per farsi domande.

Il dottore infatti, aveva capito benissimo. Alla soglia dei cinquanta, non era certo il primo paziente con il culo rotto e dolorante che veniva a studio. Ragazze che cercavano di preservare il proprio imene, mariti finocchi, ne aveva viste di ogni.

E vedendolo, doveva ammettere che comprendeva perfettamente chiunque fosse l'artefice di quella devastazione. Quello che aveva davanti era fra i migliori sederini che gli fossero mai capitati da visitare, e non solo. Il ragazzo aveva cercato di farlo passare per altro, sicuramente per nascondere di essersi fatto inculare.

Liscio e prominente, sembrava una pesca, prese ad impastarlo con le mani, deciso a divertirsi un po' alle spalle del giovane bugiardello.

"Il buchino è molto rosso Giorgio, meglio fare un controllo approfondito. Metto un po' di gel. "

Se ne versò un po' ed infilò un dito senza guanto. Scorreva come niente fosse. Ne aggiunse un altro, inghiottito anch'esso facilmente.

Giorgio che cercava di trattenere i gemiti, nulla poté con il suo uccellino che sotto quegli stimoli si era fatto duro. Il dottore, che ovviamente lo aveva notato, afferrandolo per le palle dandovi una strizzatina, proseguì l'insolita visita.

"Le mucose anali sono molto irritate Giorgio. Ma sono molto ricettive, sento che mi stringono. Davvero non hai messo niente nel culetto? Nessuno, ci ha messo niente? Qualcosa di lungo e duro, magari? Le mie dita le hai prese fin troppo bene." E nel dirlo le allargò.

La risposta del ragazzo fu un mugolio accompagnato da una stretta dell'ano sulle dita del dottore, il pisello duro che aveva degli spasmi.

Il medico estrasse le dita, ed ebbe la visione della rosellina che si contraeva, come un richiamo a cui era impossibile resistere. Il ragazzo si lamentava come una cagna in calore.

Dimenticato ogni scherzo, liberò il membro. Una spanna di carne turgida, contornata da una corona di peli rossicci.

"Ora ti darò una pomata, per far sì che funzioni dovrò iniettarla in profondità e potresti sentire un po' di bruciore...Mmh!"

L'esclamazione gli era sfuggita, la rosellina gli aveva risucchiato la cappella appena appoggiata.

"Adesso devo...arrivare a fondo con lo strumento. Ugh...Stringi bene il culetto così che le pareti del retto aderiscano, sì bravissimo! Ora...ora passiamo alla rotazione..." Così dicendo impresse un movimento rotatorio col bacino, rimestando le carni roventi in cui era affondato.

"Ahhh! Brucia...Dottore, ancora..." Giorgio, che poi così sprovveduto non era, aveva ben compreso che lo strumento con cui il dottore lo stava "visitando" era il suo cazzo. Con le lacrime agli occhi per il bruciore, surclassato dal piacere di essere montato, gemendo piano, andava incontro alle spinte del suo medico.

Alle sue spalle il dottore, rotto ogni indugio, prese a fotterlo con metodo, spingendo sulla giovane prostata, godendosi le contrazioni in risposta. Avrebbe voluto intrattenersi fra quelle chiappette per più tempo, ma un sguardo all'orologio da polso gli disse che erano quasi le 18:00. Fra poco sarebbe salita la segretaria per il giro di chiusura. Bisognava concludere.

Afferrando i fianchi di Giorgio, intensificò gli sforzi, spingendo con forza, facendo sbrodolare il ragazzo sul lettino. Raggiunse in poco tempo l’apoteosi dell’orgasmo, con un grugnito strozzato: "Adesso arriva, ecco...Ecco l'iniezione, stringi...stringi forte!"

Con un ultima botta di pelvi si piantò dentro il ragazzo, rilasciando i conati di sborra accumulati, in lenitive bordate per le viscere infiammate.

Continuò a spingere il cazzo lentamente, estraendolo solo aver finito di eiaculare e venne seguito da un rivolo lattiginoso che prese a colare lungo il perineo.

"Uhh, bene!" Una pacca su quelle mele. "Rivestiti e lascia che la crema che ti ho iniettato faccia effetto. A casa, stasera, lavati e con due dita metti questa."

Nel parlare, si era ricomposto e aveva tirato fuori da un armadietto un flacone di pomata. Quella vera.

"Fra una settimana, torna a studio, faremo un'altra bella iniezione. Salutami i tuoi!"

Il caro Giorgio, di nuovo vestito, con un sorriso sornione promise di non mancare.

Furono proprio i suoi amorevoli genitori, inconsapevoli fautori di molti suoi incontri con nuovi montoni.

L'estate prima del diploma, ad esempio, gli regalarono il tanto atteso motorino. Un pomeriggio, mentre andava dal suo compagno di classe per "studiare", venne fermato da un agente perché senza casco. Torreggiava su di lui minaccioso ma con uno sguardo strano. Lo stesso che aveva avuto il suo vicino. In reazione alla paura, o più probabilmente spinto dal suo io zoccola, rispose sfacciatamente alle domande dell'agente:

"Stavo andando a farmi riempire."

"Come scusa?" L'uomo fu colto di sorpresa.

"Mi ha chiesto dove stessi andando, e le risposto. Sono davvero dispiaciuto signore, è che ero così eccitato che ho dimenticato il casco...Vede, non stavo più nella pelle, non ho messo neanche le mutande, così ho il buchino pronto!"

"Eccitato...farti riempire...Di che buco stai parlando?"

"Di questo agente!" Presa una manona fra le sue e se la portò fra le nei pantaloncini. L'uomo poté così sentire la morbidezza di quel culetto da fata, d'istinto lo strinse rudemente a sé mentre con le dita finiva a saggiare quel buchino umido fra i glutei.

"Ha proprio bisogno di essere riempito, eh si..." Ormai irretito, dimenticò totalmente il ruolo delle forze dell'ordine. Fece il salire il ragazzetto compiacente sulla volante e lo portò in un vicolo poco distante, famoso ritrovo per la prostituzione notturna.

Sceso dall'auto, tirò fuori anche Giorgio e lo spinse per le spalle: “Vai giù, e tiramelo fuori. Tira fuori la lingua e fammi vedere che sai fare, leccami il cazzo, leccami le palle”.

Giorgio obbedì prontamente. Non desiderava altro anche lui. Mise il faccino tra le cosce ed aprì la patta. L'agente aveva un manganello largo e venoso. Lo sollevò con entrambe le mani e prese a lappare con avidità la grossa sacca pelosa dei coglioni, per poi salire a piena lingua lungo il tronco ad imboccare la cappella, succhiando e leccando, e infine tornare alle palle, prenderle in bocca, una alla volta, e rifare più volte tutto il percorso, insalivando tutto abbondantemente.

L’uomo gli dava il ritmo con una mano, aveva degli scatti di incontrollati dei fianchi, lo incitava con epiteti sempre più pesanti: “Uhhh…Cazzo…Che bocca, saresti la gioia di ogni camerata piccola troia. Putttt…Ahhh, siii, siii succhia lurido succhiacazzi…Succhiahhh”.

Ben presto non riuscì più a resistere. Le doti da pompinaro del ragazzo erano troppo elevate. Afferrò la testa del giovane bloccandola sulla sua cappella e, con un lungo grugnito animalesco, gli scaricò in bocca una quantità enorme di sborra che fu prontamente ingoiata dal ragazzino affamato.

"Dio...ti riempio la gola, ingoia...ingoiami tutto troia schifosa!"

Solo dopo, quando si fu svuotato fino all’ultima goccia, lo liberò.

E così, prendendo una dose di sperma nello stomaco anziché una multa, Giorgio scoprì il proprio potere seduttivo. Di nuovo sul motorino, con il pancino pieno, scorrazzò felice verso la monta che lo aspettava.



Nota dell'Autore: Riedizione, riveduta ed ampliata, della saga di Giorgio, eroe dei nostri tempi.
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