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Io, il mio prof. di latino e...


di twinkpassiv
18.02.2021    |    3.499    |    19 9.9
"Ahhh peccato fosse sposato! Alla fine della lezione mi avvicinai a lui per chiedergli consigli sulla tesi che avrei presentato agli esami..."
"E se arriva?"
"Non arriva, è al lavoro, oggi è la sua giornata impegnativa, solitamente torna a casa tardi"
"Posso fidarmi? "
"Sì, cucciolo, non pensare a lei, pensa solo a me. Baciami"
E cosi decisi di abbandonarmi a lui. Sì, proprio a lui, chi l'avrebbe mai detto!

Quel giorno cominciò in maniera ordinaria. Sveglia alle 7.30 del mattino, colazione, un ripasso veloce degli appunti presi il giorno prima a lezione e di corsa al liceo del mio paese.
Il liceo scientifico che frequentavo era molto grande e famoso. Comprendeva diversi corsi, era molto frequentato anche da ragazzi e ragazze provenienti dai paesini vicini. Era anche uno dei licei migliori della Puglia, e questo grazie anche ai professori che sapevano fare il loro mestiere. Sì, avevamo i prof migliori, severi ma allo stesso tempo altruisti. Insomma, era una scuola molto accogliente e io la frequentavo abbastanza volentieri.
Quello era l'anno della maturità. "Chissà come andrà, riuscirò a reggere la tensione? Riuscirò a fare bella figura davanti la commissione? Riuscirò a diplomarmi?" mi chiedevo ogni mattina durante il tragitto casa-scuola. Le mie solite paranoie, a scuola ero davvero bravo, avevo la media del 9/10, anche se non volevo ammetterlo a me stesso, perché sapevo che tutti i miei prof
Loro contavano su di me, erano sicuri che avrei preso 100 alla maturità. Era una bella sfida, ma anche una bella responsabilità per me.
"Buongiorno prof." entrai in classe. Ovviamente in ritardo.
"Buongiorno " mi rispose il prof. "Alla buon'ora! Fortunatamente per te non sono ancora arrivato al tuo nome nell'appello. Salvato per un pelo"
"Che fortuna" scherzi bonariamente, tra le risate della classe.
Il prof di latino non era certo quello che preferivo tra tutti. Era abbastanza severo, molto molto esigente soprattutto con me che in latino me la cavavo. Da tempo pensavo che mi avesse preso di mira. Durante le verifiche mi chiedeva di tradurre versioni diverse da quelle degli altri miei compagni, più difficili e complesse. E io ogni volta lo sorprendevo con un bel 10 che mi portavo a casa. Era come se ci fosse una rivalità tra noi due, lui cercava sempre di farmi cadere con uno sgambetto, io però avevo i riflessi pronti! Chissà perché questo comportamento... Forse voleva mettermi alla prova in vista degli esami? Forse gli stavo antipatico?
Per il resto era un bell'uomo. Le mie compagne erano fuori di testa per lui. Era il prof più giovane del liceo, appena 40enne, molto affascinante, soprattutto quando parlava in latino. Faceva dei discorsi interi nella lingua morta e tutti noi lo ascoltavamo con un misto di confusione e apprezzamento. Era un uomo alto, moro, occhi scuri, naso all'insù, barba incolta che nascondeva appena le sue labbra rosse, corporatura atletica messe in risalto dalle sue solite camice azzurre o bianche che non nascondevano aloni di sudore soprattutto quando spiegava per più di un'ora. In generale era un bell'uomo. Me ne sarei innamorato anche io se non fosse per un piccolo particolare e quel particolare si trovava sul suo anulare. Era sposato e io avevo quasi un tabù per gli uomini sposati. Non saprei dire il perché ma anche il più bell'uomo sulla faccia della Terra sarebbe stato trasparente ai miei occhi se non fosse stato celibe.
Lui era orgoglioso del suo matrimonio, ne parlava spesso anche durante le sue lezioni. Una volta, ad esempio, ci spiegò che la fede si infila nell'anulare perché da questo dito passa il condotto vascolare che porta direttamente al cuore. Insomma, ciance sull'amore che avrei voluto sentire in qualsiasi momento tranne nel periodo degli esami.

Quel giorno spiegò un autore molto importante nella letteratura latina: Tacito. Argomento d'esame al 90%. Distrarmi un attimo era proprio impossibile, dovevo assolutamente prendere più appunti possibile. Era bravissimo a spiegare. A volte si serviva di esempi della vita quotidiana per farci comprendere meglio, ed era un metodo efficace! Un difetto? Spiegava velocemente, troppo. A volte lo stoppavo e gli chiedevo la cortesia di ripetere. "Se vuole le do lezioni private a casa sua dato che le piace tanto Tacito". "Come no, è la mia passione prof" lo presi in giro, e lui accolse lo scherno con un sorriso. Un bellissimo sorriso. Ahhh peccato fosse sposato!
Alla fine della lezione mi avvicinai a lui per chiedergli consigli sulla tesi che avrei presentato agli esami. Avevo in mente di portare qualcosa sul tema dell'intrigo. "Ottimo tema, a Roma gli intrighi non mancavano mica. Ascolta, ora non ho tempo, ho lezione nell'altra classe. Che ne dici di venire a casa mia quest'oggi? Abbiamo più tempo per organizzare la tua tesina e per studiare i collegamenti nei minimi dettagli". "Va bene prof, alla fine questa lezione privata vuole proprio darmela" scherzai io. E dopo avermi dato il suo indirizzo lui uscì dalla classe. Tutte le mie amiche pazze per quell'uomo, verdi di invidia, quasi mi strattonarono per sapere l'indirizzo. "Top secret, ragazze, il prof oggi è mio". Tutti risero, io compreso. Non potevo mica pensare che avevo appena predetto il futuro delle successive ore in maniera letterale.

Quel pomeriggio, prima di andare a casa del prof mi arriva un messaggio su WhatsApp. Era il mio scopamico che mi chiedeva un incontro per quella sera. Beh, dopo una lezione di chissà quante ore un po' di svago ci voleva. Decisi quindi di indossare il perizoma che tanto piaceva al mio scopamico sotto i jeans e via di corsa a casa del prof.
Era una casa moderna, multi accessoriata, tipica dell'era digitale e piuttosto atipica per un prof di latino. La prova del suo matrimonio era ovunque. Foto della sposa in salotto, foto dello sposo all'ingresso, foto degli sposi in cucina eccetera. La coppietta doveva essere abbastanza innamorata!
Mi accomodai in salotto. A casa non c'era nessuno, la sua lei era in ufficio a quanto pare. Lui con la sua solita camicia che evidenziava il suo fisico tonico e appena sbottonata. Si intravedevano i peli del petto. "Un uomo che non si depila, finalmente, credevo fossero estinti!" pensai tra me e me. Passammo un'ora abbondante a parlare di intrighi di corte nella Roma imperiale, e non me l'aspettavo ma la cosa si faceva abbastanza piccante. Parlammo di rapporti incestuosi nella corte, di tradimenti, di rapporti bisessuali e omosessuali. "Il rapporto tra uomini, ad esempio, nell'antica Roma era tollerato solo per chi aveva il ruolo attivo, per il passivo un po' meno". Feci una smorfia di disapprovazione, lui se ne accorse. Rincarò la dose: "Nell'antica Grecia, invece, i rapporti tra uomini erano totalmente normalità. Devi pensare che ogni ragazzo prima di entrare nell'esercito veniva educato da un uomo più grande, e l'educazione passava anche per il sesso!". "In che senso?" gli chiesi io davvero incuriosito. "Gli adolescenti avevano un proprio tutore che li guidava a diventare uomini e soldati della Grecia. Insegnavano loro a combattere, a resistere alle intemperie. E, nel tempo libero facevano anche sesso, scopavano, se volessimo usare il linguaggio di voi giovani".
"Ma questi uomini avevano le loro spose. Perché le tradivano con ragazzini?" chiesi io. "Era normalità, oggi il tradimento è visto un peccato solo per la cultura cristiana. Nella florida Grecia uno della mia età, sposato, avrebbe potuto avere tranquillamente rapporti sessuali con un ragazzo come te!" Arrossii. Cavolo, era sposato, eppure i suoi discorsi mi rapivano. Era convincente e piano piano si avvicinò a me. Ad un tratto non lo vidi più come un uomo sposato, come un prof severo e, di conseguenza, inaccessibile. Iniziai a vedere un uomo nuovo, attraente, intelligente, chi se ne frega se era sposato. Volevo essere anche io un adolescente greco. E volevo essere educato dal mio prof di latino in toto.
Eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altro. Sentivo chiaramente l'odore del suo dopobarba, facendo aumentare il mio desiderio. Le mie labbra erano rosse di passione. Lui me le accarezzò e mi chiamò per nome: "Vuoi essere ellenizzato". Come un serpente a sonagli che obbedisce al suo incantatore, io gli risposi con un secco e deciso, ma allo stesso tempo intenso di passione "Sì!". A quel punto era fatta, non eravamo più nel 2020, ma stavamo viaggiando nel passato, sempre più indietro. Ad ogni bacio sul collo indietreggiavamo di 100 anni, ogni carezza, ogni sguardo era un ritorno nel passato. Le nostre labbra unite e le nostre lingue avvinghiate erano la nostra macchina del tempo, alimentata dalla nostra passione. Lui mi accarezzava e mi baciava, io ero sotto il suo controllo. Ci alzammo dalle sedie. Lui essendo molto alto, doveva piegarsi per raggiungere la mia bocca. Allora prese le mie gambe e mi portò in braccio, senza mai smettere di baciarci. Fu un bacio lungo, intenso. Io sentivo il suo pacco gonfiarsi. Sì, l'erezione è il più bel complimento di un uomo. E io lo avrei ringraziato di quello dando tutto me stesso a lui, al mio prof di latino, al mio amante totalmente inaspettato. Ad un certo punto mi ritrovai nella sua camera da letto, dove tutte le notti la sua fortunata moglie veniva posseduta da quello che si sarebbe rivelato un toro da monta fantastico. Eravamo ormai nella piena era ellenica. Eravamo amanti a tutti gli effetti. Io gli sbottonavo la camicia rivelando un petto villoso. I suoi peli profumati di bagno schiuma alla pesca coprivano i suoi pettorali mostrando solo i suoi capezzoli. Decisi di succhiarli. Lui iniziava a gemere dal piacere e più lì leccavo, più lui andava in estasi. Lui mi spogliò completamente: "Cosa abbiamo qui?" disse sorpreso notando che avevo indosso un perizoma nero. "Ma allora sei perfetta, sarai la mia porcellina, vuoi?". Io gli risposi baciandolo e massaggiandogli il pacco che sembrava scoppiare sotto i suoi pantaloni. Dovevo toglierli. "Toglimi i pantaloni, troia, va a prendere quello che ti spetta". Non me lo feci ripetere. Gli slacciai la cinta mentre lui si leccava le dita e me le infilava in quella che lui chiamava figanale. Sì, ero la sua troia, di sua proprietà, e non vedevo l'ora di dargli la mia figa. Era ormai sua, doveva solo conquistarla così come Giulio Cesare conquistò la Britannia.
Ormai la mia figa era ben dilatata, le sue dita entravano e uscivano che era un piacere! Io gemevo dal piacere ad ogni suo colpo di mano nel mio culetto. Mi guardava negli occhi "godi, troia, godi, solo io posso farti godere così, e adesso baciami". Io lo baciavo, in perizoma, lui mi possedeva, in boxer neri, che ormai scoppiava o dal piacere. Decisi che dovevo liberare il suo amico imprigionato nelle mutande. Iniziai a massaggiarlo sempre più intensamente, lui gridava "Siii mmmmmh continua". Non resistevo più, dovevo assaggiare il suo sesso. Mi inginocchiai al mio Poseidone, gli mancava solo il tridente. Gli abbassati le mutande e ne uscì una sorpresa molto gradita ma anche violenta. Il suo pisello in erezione mi schiaffeggiò la guancia. Era enorme, ma la cosa che mi colpì di più furono le sue palle. Erano gonfissime, piene di seme che avrei voluto assaggiare. Non riuscivo a resistere e gliele le vai tutte. "Oddio amore mmmmh si succhiami le palle sudate! Ti piace succhiare eh, troia? Vedrai come ti farò godere, sarai la mia puttana, la mia concubina... Mmmmmh". Io continuavo a leccarlo tutto, scroto compreso. Sentivo un sapore dolciastro. Era sudato, il suo odore mi mandava in estasi. Si dice che l'uomo deve puzzare. Sì, effettivamente l'uomo che puzza di sudore è il massimo della virilità. E io la accoglieva tutta nella mia bocca, quella virilità, colpendo le mie narici e le mie papille gustative. Eravamo entrambi in paradiso. La cappella gocciolava di pre-cum. Dovevo assaggiarlo, per me era come essere ad un banchetto prelibato. Presi dalla tasca il rossetto che avevo portato con me per fare una sorpresa al mio scopamico quella sera. Cambio di programma. Lo guardai negli occhi e mi truccai, come se i suoi occhi scuri e profondi fossero il mio specchio. Una volta diventata la sua amante al 100% baciai il suo pisello, lasciando l'impronta della mia bocca carnosa sul suo sesso. Questo lo mandò al cospetto degli dei, lo riempì di libidine, i suoi occhi si fecero quasi animaleschi. Mi prese per i capelli e mi affogo con il suo pisello. Non contento mi infilò in bocca anche le palle. Avevo tutta la sua virilità in bocca, lacrimavo, lui era eccitatissimo e spingeva ancora di più. Quando mi fui liberato feci un grande respiro e limonammo a lungo, mentre mi palpava il culo e mi massaggiava la figa. Quando fu appagato mi spinse con violenza sul suo letto bianco. Lui si sdraiò. "Facciamo un bel 69, troia. Succhiami il cazzo per bene e apri le gambe". Obbedii. Appena sentii la sua lingua sulla mia figa mi venne la pelle d'oca. "oohh siii, mmmmh" gemevo come non mai, sentivo la sua lingua fare su e giù. Io non capivo più niente, volevo solo succhiarlo. Ma appena mi piegai vidi ciò che mai avrei voluto vedere. Inizialmente credevo fosse un effetto ottico causato dalle lacrime, poi, quando mi fui asciugato gli occhi capii. La moglie del mio prof era lì, davanti a noi. Il piacere intenso che provavo dalla figa non si fermava, e veniva aumentata da una sensazione nuova. Quella della paura. Fermai il mio amante, che rimase a bocca aperta vedendo quello che vedevo anche io: sua moglie ci osservava, con occhi blu intenso, con le mani nelle mutandine. Si masturbava guardando i nostri corpi unirsi in un'unica passione.
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