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Gay & Bisex

Le Avventure Di Un PizzaBoy - 01 La Prima Consegna


di Oduardo
28.09.2019    |    19.848    |    6 9.6
"Solo per giovani la descrizione..."
L’estate era ormai passata. Almeno da quello che diceva il calendario. Ma comunque il caldo resisteva ancora nell’aria della città del nord in cui mi trovavo.
Il lavoro di consegna delle pizze l’avevo trovato per caso. Degli amici avevano fatto il mio nome, ed io essendo una persona corretta non me la sono sentita di dire di no quando avevo ricevuto la chiamata. Anche perché il proprietario della pizzeria era amico dei miei amici, e se avessi declinato l’offerta sarebbe uscito fuori uno di quei casini a cui non volevo pensare.
La cosa buona del lavoro in questione era che potevo gestirmi il tempo come volevo io. Non dovevo per forza fare una consegna nel giro di un tot di tempo. Si trattava comunque di andare da una parte all’altra della città, e spesso salire anche le scale degli appartamenti ed entrare in casa dei clienti. Perché la pigrizia della gente prima di tutto. Spesso si usciva a consegnare una pizza da cinque euro, e ci impiegavo anche un quarto d’ora ad andare bene. E i clienti erano per lo più tutti giovani, gente che vedevi in palestra perché ci teneva alla forma fisica, ma che poi aveva male alle gambe per scendere due gradini.
Un altro aspetto positivo di questo lavoro era il part-time: lavoravo solo per metà settimana la sera. Per quanto questo non mi facesse guadagnare molto, per lo meno avevo del tempo libero per cercare di realizzare il mio sogno, che includeva ballare per ore ed ore.
Solo più tardi avrei trovato l’altro motivo per cui questo lavoro mi sarebbe piaciuto.
Era la mia prima consegna. Guarda caso una pizza da cinque euro. Guarda caso dall’altra parte della città. Della serie che per cinque miseri euro ci stavamo perdendo. Ma era un cliente abituale. Uno grosso, di quelli che non si possono perdere.
Essendo il mio primo giorno non avevo ancora la divisa, perché in realtà ero in prova, cosa carina che dicono per non sborsare un euro. Infatti già sapevo che per quella sera non sarei stato pagato, se non con le mance che avrei ricevuto.
-Non ne riceverai neanche una- mi dissero in confidenza alcuni colleghi –Qua sono tutti con il braccino corto. Non ti lasciano neanche cinquanta centesimi del resto.
Mentre guidavo per raggiungere la destinazione, pensavo già a cosa avrei detto per licenziarmi.
Arrivai al palazzo. Mi accesi una sigaretta e aprì grinder sul telefono. Se se la prendevano comoda i clienti non vedo perché non avrei dovuto farlo anch’io. Il tizio più vicino erano un cinquantenne che come foto profilo aveva un biberon. Pompo ed offro era il nickname. Solo per giovani la descrizione. Passivo. Ma non mi dire. Gli inviai un tip. E lui rispose subito.
Mi scrisse dov’era, gli risposi dov’ero io e cosa stavo facendo. Pensai che forse dopo la consegna avrei potuto fare un salto da quel tipo e farmi fare un pompino veloce. Se poi era vero che offriva, la mancia me la sarei presa.
Suonai al cliente, che senza chiedermi chi fossi mi disse di salire direttamente al piano terzo.
Alla porta mi si presentò un uomo sulla cinquantina, carino, in mutande. Non aveva il fisico da sugar daddy o cose del genere. Ovviamente era quel maturo che si trova nella vita reale: cerca di essere giovanile ma risulta alla fine un po’ patetico.
Prese la pizza, guardò quant’era. Mi porse i soldi e alla fine mi chiese:- La vuoi la mancia?
Rimasi spiazzato, per via di quello che mi era stato detto dai miei colleghi. –Certo, grazie.
Allungò la mano, e cominciò a palparmi il pacco.
-Ma …- cercai di dire.
-Avanti, ci siamo sentiti su grinder.
Non riuscivo a credere alla coincidenza. Ma non potevo neanche pensarci più di tanto. Me lo tirò fuori e cominciò a menarmelo un po’.
Quindi, senza togliermi la mano dal cazzo, mi portò dentro, chiuse la porta e si inginocchiò guardandomi come uno di quelli che alla messa guardano il prete in attesa dell’ostia.
Mi slacciai meglio i pantaloni e li tirai giù un poco più del previsto. La sua bocca aperta si avventò sul mio cazzo come un cane che vede arrivare il proprio padrone. Non avevo molte esperienze come attivo, e neanche farmi fare pompini. In poco tempo il mio cazzo si indurì e cominciò a bagnarsi così tanto che per un attimo ebbi paura di poter venire.
-Sei stra eccitato- mi disse quello riprendendo un po’ di fiato, ma senza lasciar cadere l’attenzione dal mio pene che continuava a masturbarmi.
Ero un po’ imbarazzato dal momento che non mi aspettavo una situazione del genere. E poi, non avevo molta esperienza in fatto di farmi succhiare.
-Ti piace?- mi domandò dopo un attimo.
Mi sentivo il cazzo in fiamme. Quello succhiava come fosse stato un aspirapolvere. Ce l’avevo tutto rosso, che con l’umidità della sua saliva risaltava come un rubino.
-Si- risposi impacciato –E a te piace? … Cioè … Io non è che lo faccio spesso ….
-Va bene così- mi tranquillizzò- continua a fare quello che stai facendo.
Cioè nulla, pensai, perché alla fine me ne stavo lì con le mani lungo i fianchi e la faccia rivolta alla sua testa spelacchiata e grigia che si muoveva contro il mio basso ventre.
-Posso … fare qualcosa?
-Fai quello che vuoi.
Ogni volta che la sua bocca non era occupata dal mio pisello, ci pensava la sua mano a tenerlo eretto e pronto per schizzare.
Misi le mie mani attorno alla sua testa. Cominciai a muovere il bacino contro la sua faccia. Lasciavo che il suo respiro mi scompigliasse i peli pubici. Tentavo con la punta del glande di arrivare alla sua gola, e quando capitava cercavo di non venire.
-Dai, muoviti un po’ tu.
Presi l’iniziativa, e se all’inizio ebbi un poco di difficoltà, alla fine presi il ritmo, e cercai di sciogliere l’imbarazzo. Le sue mani toccavano le mie gambe, il mio sedere e il fondo della schiena. Mi avvicinavo così tanto a lui che spesso rischiavo di perdere l’equilibrio.
-Sei troppo rigido. Dovresti esserlo solo dove serve. Lasciati andare.
-Ma se mi lascio andare vengo.
-Meglio- rispose lui menandomelo sempre più velocemente.
Ormai c’ero quasi. glielo rinfilai in bocca, sempre fino alla gola. Ero scappellato, bagnatissimo, non solo della sua saliva.
Alla fine sentì che era uscita. Stavo sborrando finalmente. E già mi sentivo come se fossi morto e in un posto migliore, lontano da tutte le negatività della vita. Ma quello ci mise del suo. Cominciò a succhiare ed ingoiare ogni singola goccia che usciva dal prepuzio. Quindi riprese a pompare come se nulla fosse, e alla fine lo segò nuovamente leccandolo come se qualcosa fosse sfuggita alla sua voracità.
Non ero abituato a tanto: quasi urlai per il piacere che mi provocava, ed avrei voluto che smettesse e continuasse allo stesso tempo. Sentivo come delle fitte allo stomaco. E cominciai ad avere come degli spasmi, come se stessi avendo un attacco epilettico.
Quando finalmente lo lasciò andare, oltre a farmi un male assurdo per come l’aveva trattato, mi sentì come se non avessi più niente. Mi prese per un attimo il panico pensando che forse mi aveva prosciugato, ma sapevo che era solo una sensazione.
-Bravo ragazzo. Sei migliore dei tuoi colleghi.
Lo disse senza sorridere, come se mi avesse testato con professionalità.
Si alzò in piedi. Notai che ce l’aveva duro tra le gambe, per cui mi offrì di farlo venire, ma mi rispose che ci avrebbe pensato da sé.
Si avvicinò al portafoglio ed estrasse una banconota da dieci euro.
-Solitamente do cinque, ma tu li meriti tutti. Se poi è vero che eri anche verginello, beh, la verginità ha un costo elevatissimo. Forse dovrei darti di più, ma al momento non posso. Ma le prossime volte …
Lasciò la frase in sospeso, e mi congedò quasi con freddezza. Non saprei come spiegarlo.
Scesi le scale con calma ripensando a tutto. Ero estasiato. Mi toccai il cazzo e mi ritrovai a pensare che ne volevo di più. Ne volevo ancora.
Mi fermai a fumarmi una sigaretta, e nel mentre vedevo chi c’era in giro.
Ora il lavoro mi piaceva di più.
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