Gay & Bisex

Strap-on


di corsaro200
13.02.2024    |    57    |    0 8.0
"Comprendendo il suo imbarazzo l’uomo gli prende la mano che impugna l’attrezzo e, come aveva già fatto in spiaggia, se lo fa entrare trovando un varco lì..."
Lo svago preferito di Pirata è stare al computer connesso con una chat di genere alla ricerca di nuovi incontri e, adesso che mancano dieci minuti a un appuntamento fissato per le diciotto e trenta, dubita che l’impegno preso sarà rispettato, teme come già successo una bufala.
Quello pomeriggio, scorrendo tra i nick presenti nella chat ne aveva trovato uno insolito che diceva già tanto, anche troppo, sulle pratiche che il suo possessore proponeva.
Il nick era “strap-on”. Questo termine, poco conosciuto, sta a significare un membro maschile strettamente legato a una cintura che consente di allacciarlo sul basso ventre nella posizione giusta per la penetrazione. La cosa intrigante è che si può scegliere la misura del fallo che è sempre in erezione. In natura questo non è possibile, ognuno ha quello che ha, non lo si può sostituire e inoltre non sempre è pronto. Essendo la chat frequentata da soli maschi, i ruoli non sono prestabiliti, come nel caso maschio e femmina. Capirete quindi che era determinante sapere se il possessore del nick si proponeva come chi indossa la cinghia o nell’altro ruolo.
La chat è strutturata in modo che cliccando una volta sul nome viene fuori il profilo che chiarisce bene i gusti e le preferenze di chi sta usando quel nick, sempre che siano state fatte queste puntualizzazioni, cosa che non sempre avviene. In questo caso sì, c’erano ed erano complementari ai gusti di Pirata che cliccò due volte e aprì il dialogo.
Il messaggio era forte, e lo fu anche il suo approccio.
- Ciao, solo strap-on o anche fist.
- Ciao Pirata, una donna una volta me lo ha fatto.
- Mano piccola
- Non è per questo, sono bello largo, mi sono messo una lattina della coca-cola.
- Ti piace spararle grosse.
- Pronto a una verifica. Quanto è grosso il tuo strap-on?
- Varie misure. Sai non tutti sono sfondati. Per te invece ho dei grossi dildi di pietra e di legno, li ho fatti io. E poi le mani, grosse, da maschio.
- Grossi quanto
- Tanto che sono sicuro non li prendi. Penso che hai una fantasia galoppante.
- Possiamo verificare, il termine grosso è per me una sfida.
- E quando sei pronto?
- Anche adesso.
- Scambiamo il cell, così ti do le indicazioni per venire a casa mia?
- Non posso dartelo. Ma stai tranquillo, dimmi dove devo venire e per le diciotto e trenta sarò lì.
- Temo le bufale
- Puoi fidarti, sono interessato, non è facile trovare chi è veramente disposto a soddisfarmi. Te lo dico prima però, io ci metto solo il culo, nient’altro.
- Bene, facciamola questa prova. Ti voglio vedere alle sei e mezzo in strada di fronte casa mia, sotto il cartellone dello stabilimento balneare …...
- E come faccio a capire che mi hai visto?
- Accenderò la luce del terrazzo di fronte a dove starai e potrai vedermi. Dopo di che scenderò in strada. Tutto chiaro?
- Si. A dopo.
Il fist è una pratica estrema. Dopo questo dibattito credo non ci sia bisogno di spiegare che si tratta di usare la mano come fosse un fallo e, trattandosi di un maschio, il posto dove metterla è il buco del culo.

I minuti passano Pirata ha un occhio al computer e uno fuori dalla finestra in direzione del cartellone e, anche se il buio e i rami apicali di un albero del giardino sottostante mettono in ombra la zona, si vede bene che non c’è nessuno e sono le sei e trentadue. Mentre sta pensando che era scontato andasse così, vede che c’è qualcuno. Va subito nel soggiorno, accende la luce del terrazzo, esce fuori e si fa vedere. Fa un cenno di intesa a chi lo sta aspettando e scende in strada.
L’uomo è più alto di lui, un gran bel maschio, sfrontato, sicuro, un fisico prestante, sguardo diretto e indagatore. Avendo conosciuto gente che, col fist o la penetrazione forzata di oggetti, fa violenza a sé stesso, ne deduce che la persona che ha davanti non è assolutamente quella che Pirata si aspettava di incontrare. Diffida dell’autenticità dei suoi gusti, sente il pericolo e, temendo altri scopi non leciti, decide di non portarlo a casa. Ma non vuole mollare, il tizio gli piace ha veramente un aspetto molto maschile, da etero, termine che in genere gli dà fastidio, ma in questo caso risveglia la sua voglia perenne di conoscere situazioni nuove, inconsuete come lo può essere il tipo che gli sta davanti e che gli ha espresso la volontà di farsi infilare nel culo tutto quello che è a portata di mano, basta che sia grosso. Così dopo avergli espresso chiaramente i suoi dubbi e le sue perplessità, decide di metterlo alla prova.
- Senti, io non mi fido a portarti in casa senza essermi accertato che i gusti che mi hai espresso sono veri.
- Cosa proponi. Rimandare?
- No. Ora io vado sopra prendo un oggetto e poi andiamo in spiaggia dietro le cabine di uno stabilimento e tu mi fai vedere quello che sai fare.
- Va bene, accetto. Ma porta qualcosa per pulirmi, asciugarmi dagli umori che mi potrebbero uscire.
- Porterò un rotolo di scottex. Vado e torno.
Pirata ritorna in casa mette le cose che servono in una borsa e scende.
Affiancato dall’uomo va verso la spiaggia rasentando le cabine e si dirigono verso un posto più defilato. C’è abbastanza luce che consente di vederci. Chiede all’uomo di abbassarsi i pantaloni e le mutande.
Tira fuori dalla borsa un rotolo di scottex, lo poggia sul bordo di una barca tirata a secco e poi, come un coniglio dal cilindro di un prestigiatore, viene fuori dalla borsa un siluro di acciaio lucido con entrambe le estremità arrotondate. È un vero specchietto per l’allodola, infatti l’uomo glielo prende dalle mani lo soppesa e poi se lo appoggia al buco del culo e dice.
- Guarda
Se era lubrificato non è dato sapere, sta di fatto che il siluro lucido di cromatura entra senza alcuna difficoltà, dopo di che l’uomo prende la mano di Pirata e gli consegna la parte che fuoriesce dal buco del culo. Il gesto vuole dire, ora dacci dentro tu. Lui ha poggiato un piede sul bordo della barca, e questo gli fa allargare di più le chiappe. Pirata inizia a pistonare con una lunga escursione, l’oggetto lo consente, dopo di che lo tira fuori e dice:
- Bene, ora andiamo in casa voglio fistarti.
Arrivati in casa bisogna affrettarsi, il tempo sta passando. “Prendotutto” è il nome con cui Pirata ha deciso di chiamarlo, deve rientrare per le diciannove e trenta. Pirata gli chiede di spogliarsi lo vuole vedere tutto nudo in piena luce. L’uomo ha un fisico notevole ha anche un arnese niente male ma il padrone di casa ricorda bene le sue parole “ci metto solo il culo” ed è a questo che si dedica.
Riprende il siluro, si mette un guanto di gomma, cosparge di crema lubrificante l’attrezzo e chiede all’uomo di mettersi in posizione. Un prisma a base quadrata in legno laccato, alto circa novanta centimetri con un grande e soffice cuscino sul piano di appoggio, è predisposto a ricevere il nuovo offerente che prende posizione. È bello e pronto per l’uso ma, guardando tra le chiappe, il buco del culo non si vede, lì dove, per effetto di quanto praticato pochi minuti prima dovrebbe esserci una tana aperta ci sono due piccole labbra, come una fichetta gonfia, sono due grosse emorroidi esterne.
Comprendendo il suo imbarazzo l’uomo gli prende la mano che impugna l’attrezzo e, come aveva già fatto in spiaggia, se lo fa entrare trovando un varco lì dove sembra non ce ne siano. Vedergli usare il suo corpo con tanta non curanza eccita ancor più la mente di Pirata che, messo da parte il siluro, chiude la mano destra, in dialetto napoletano diremmo “a puparuolo”, un peperone a punta e, dopo avergli messo il braccio sinistro sotto il bacino per dare maggiore forza alla mano che deve entrare, comincia a spingere.
Vedere le dita sparire è quasi immediato. Arrivato alle nocche c’è uno stop. Una graduale forzatura non sortisce l’effetto voluto. Allora Pirata estrae le dita. “Prendotutto” sentendosi vuoto gira la testa all’indietro e osserva il violentatore che con l’astuccio della crema lubrificante KY lascia intorno al puparuolo abbondate quantità di crema.
- O la va o la spacca.
Tu Prendotutto, non guardare, mettiti tranquillo, concentrati e quando te lo dico, spingi come se dovessi cacare, hai capito?
- Si, dai, dai, dacci dentro, che si fa tardi. Manco fosse tuo il culo.
La mano di Pirata è a una quindicina di centimetri dal buco del culo che dopo tutte le pratiche che ha già subito è spampanato, le due emorroidi che prima chiudevano il buco come due piccole labbra chiuse, sono aperte e sembrano due grinze del budello anale.
- Spingi.
Ed è un attimo.
Con tutta la velocità che riesce ad imprimere alla mano, le nocche superano lo sfintere e sono dentro. Pirata sente una morsa al polso. È l’ano di Prendotutto che reagisce serrandosi. Ma lui stringendo la mano a pugno non gli dà modo di farsela espellere. La tiene dentro ferma fino a che non sente che la tensione si è allentata e quando lo sfintere molla la presa, inizia uno stantuffamento ritmico. A ogni affondo Prendotutto fa ciondolare la testa.
C’era da aspettarsi non dico un urlo al momento della penetrazione, ma almeno qualche verso, un ahi.
Se il culo e la gola fossero appartenuti alla stessa persona si sarebbe sicuramente sentito, ma il culo di Prendotutto è autonomo, indipendente e tappato come è, non avrebbe potuto emettere neanche un peto.
Vanno avanti per un po’, poi il fistato interviene.

- Così non va. Ti sento solo, voglio anche vedere. Cambiamo posizione, fammi sdraiare di schiena sul tavolo e se hai uno specchio maneggevole ma grande, dammelo, voglio vedere.
- Non voglio tirar fuori la mano e poi rinfilarla, ma ho paura di slogarmi il polso con qualche movimento sbagliato mentre ci spostiamo.
- Dai proviamoci, cammino piegato, il difficile è girarmi e sdraiarmi sul tavolo.
- Va bene, ma tu non stringere il culo, così se è necessario posso tirar via la mano.
- Si, ci provo ma sai il mio culo fa tutto da solo.

Si spostano dal cubo, dove Prendotutto è poggiato a pancia sotto, al tavolo legati come fossero un'unica bestia infernale con piedi pari e mani dispari, senza che si capisca che c’è uno che ingoia o uno che squarta.
Arrivati davanti al tavolo, risulta facile assumere la posizione, Pirata si acquatta, Prendotutto alza una gamba, scavalca il braccio, e mentre poggia le natiche sul tavolo e si sdraia, il fistatore si rialza. Si deve rinunciare allo specchio, non è possibile andare per la casa a cercarlo, ma puntando i gomiti sul tavolo il fistato riesce ad alzare la testa e vedere un braccio, ridotto a un moncherino, che gli sta uscendo e/o entrando nel culo.
- Dai muovilo e non farlo uscire.

Ricomincia lo stantuffamento e, quando la mano distende le dita, sente una nuova barriera da violare. Deve forzare anche quella. È il secondo anello. L’anatomia dice che ne abbiamo tre di anelli prima di arrivare all’intestino vero e proprio. È titillando il secondo anello, con l’intento di violarlo, che il membro ben in vista comincia a ingrossarsi.
Pirata con molto gusto avrebbe smesso di utilizzare la mano libera per tenergli le gambe alzate e si sarebbe, con questa, impossessato di quel totem, e forse, avendo l’acquolina in bocca, anche qualcosa di più. Ma le parole “ci metto solo il culo” bloccano l’iniziativa. Prendotutto allora sposta tutto il suo peso su un solo gomito, si prende il cazzo con l’altra mano e comincia a masturbarsi ferocemente.
L’anomalia di quell’uomo si manifesta in tutto quello che fa. I fistati che Pirata ha trattato avevano tutti il cazzo moscio, moscissimo anche se qualcuno di loro durante la pratica si era bagnato di goccioline vischiose.
In procinto di godere Prendotutto chiede colpi sempre più forti e profondi fino a che spruzzi copiosi di sborro picchiettano ventre, petto e faccia del gaudente.
Prima che anche Pirata mette fine alla sua prestazione, chiude di nuovo la mano a pugno e, con tutta l’energia che gli resta, la estrae violentemente. Prendotutto ha un sobbalzo e si accascia. I suoi muscoli anali rimangono lenti, non si contraggono. Pirata si abbassa e, con gli occhi a pochi centimetri dallo sfintere, vede un culo aperto in uno sbadiglio, come la bocca spalancata di un vecchio senza denti.

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