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Gay & Bisex

Viaggio di maturità 2


di Federossetta
20.07.2019    |    16.274    |    4 8.5
"Allora optai per cercare quella famosa festa sulla spiaggia..."
Il primo giorno di vacanza era stato incredibile. Avevo conosciuto Mirko, il militare-barista ed ero riuscito già a portarmelo a letto. Ora la situazione che si presentava nella mia camera d'albergo era piuttosto piccante. Il mio amico di sempre Daniele, con il quale ero partito da solo per le vacanze e che ormai sapeva il mio vero orientamento sessuale, aveva riempito il nostro letto matrimoniale con due presenze femminili arrapanti. Egli, uscito dal bagno visibilmente ubriaco, mi salutò e mi presentò le sue amiche.
"Ragazze, vi presento Federica la mano amica. In pratica ho scoperto oggi che questo mio amico qua è appassionato di cazzi proprio come voi."
Con il braccio mi avvinghiò e mi stampò un bacio in bocca. Rimasi un attimo intontito dalla situazione surreale che si era venuta a creare.
Poi sbottai: "Daniele non ti riconosco più, possibile che tu sia così stronzo?" Incazzato uscii dell'appartamento sbattendo la porta e pensai al da farsi. Erano le 11 di sera circa ed ero fuori di casa per nulla intenzionato a rimanerci, Mirko non era disponibile perché era in giro con la ragazza. Allora optai per cercare quella famosa festa sulla spiaggia. Sarebbe bello dire che lì trovai diversi bocconcini per le mie voglie, ma invece non fu così perché passai le seguenti ore sovrappensiero.
La festa aveva continuato fino alla mattina, ma ad un certo punto mi ero coricato su una sdraio dove mi ero addormentato. Quando mi svegliai vedendo la gente che si disperdeva mi accorsi che erano già le 8.30. Volevo fare colazione allora pensai al chiosco di Mirko. Con i muscoli indolenziti camminai sul lungomare per un'oretta, ad un certo punto vidi in lontananza la mia meta, già affollata dai classici mattinieri. Sedendomi ad un tavolo ordinai il cornetto e il succo e mi guardai intorno alla ricerca del co-proprietario. Pensavo già che forse era meglio non disturbarlo ed evitare di affibbiargli problemi che non erano suoi, quando lo vidi mettere a posto le sdraio in un angolo. Lui alzò lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono. Sorrise e alzò la mano per salutarmi. Dopo cinque minuti era seduto con me al tavolo e gli spiegavo la mia serata.
"Beh Fede mi sembri piuttosto giù, ora non posso fare niente per aiutarti ma se aspetti fino alle 14.30 sarò tutto per te"
"Grazie, ma ho intenzione di tornare a casa perché sono stanco morto."
"Ma cosa dici, vuoi tornare da quello stronzo del tuo amico?" Dalla tasca tirò fuori un paio di chiavi. "Tieni queste, sono le chiavi di casa mia che è proprio dietro l'angolo. Visto che sei stanco puoi fare un pisolino nel mio letto"
Rifiutai immediatamente. Ma era fuori di testa ad affidare le chiavi di casa sua ad uno sconosciuto?
"Non posso, non mi conosci neanche. Come fai ad essere sicuro che non faccia casini? E poi disturberei la tua tipa"
"Oh sono sicuro che non farai casini, vero?" Mi strizzò l'occhio. "La mia tipa abita fuori città e a quest'ora se ne è già andata di casa perché lavora anche lei. Quindi fai come se fossi a casa tua, se vuoi puoi prendere le sue cose per rendere quel tuo culetto più interessante."
Adesso tutto si faceva più piccante e la mia testa stanca non aiutava certo a prendere una decisione lucida.
"Va bene, grazie dell'offerta. Ma lascia almeno che ti prepari pranzo."
"Come vuoi, ma vedi di riposarti perché sembri mezzo morto." Mi dette un bacio di sfuggita e mentre mi allontanavo mi ricordò per bene l'indirizzo e soprattutto di non sbagliare nell'entrare in casa del fratello.
La casa aveva il suo fascino, era tappezzata di foto dei suoi successi individuali e della sua famiglia. Senza esitare però trovai subito il letto e senza pensarci due volte mi coricai ponendo la sveglia ad un'ora prima dal suo rientro.
Eppure non fu lo stesso allarme a svegliarmi, bensì Daniele che mi chiamava alla mezza. Rifiutai la prima chiamata, poi la seconda e la terza finché per finire quella pagliacciata risposi incazzato: "Che c'è?"
"Ehi Fede, sei ancora arrabbiato? Volevo chiederti scusa e dirti che rispetto i tuoi ideali. Ieri ero troppo ubriaco e so di averti importunato un po' troppo."
"Ma dove sei finito? Mi senti?"
"Sono da un amico. Ci vediamo stasera Daniele."
Senza lasciare spazi di esitazione chiusi la chiamata. Chissà se si era effettivamente ripreso dalla sbornia della sera precedente.
Intanto mi sistemai seduto sul letto meditando sul da farsi. Gli occhi si posarono sull'armadio a muro posto davanti al letto e mi ricordai delle parole del padrone di casa. Spalancai tutte le ante finché non trovai gli affetti personali della fidanzata, finalmente sarei diventata di nuovo Federica. In mezz'oretta mi sistemai indossando calze autoreggenti, culotte, reggiseno in pizzo nero e un vestito che mi fasciava i fianchi esaltando le curve del mio culo sodo. C'erano anche una miriade di scarpe e provai i tacchi con il fiato corto ma nessun numero mi andava bene, scelsi allora delle ballerine di un numero un po' più grande in linea con il colore rosso dell'abito. Risolta la questione vestiti mi diressi in bagno aspettandomi di trovare alcuni trucchi, ma l'unica cosa riposta nel mobiletto bianco sopra al lavandino era un rossetto già piuttosto consumato che non disdegnai e lo utilizzai con adeguata cura. In un cofanetto perlato stavano invece i gioielli, per non esagerare indossai solo un collarino di seta nera.
Sentendomi pronta e decisamente attraente volteggiai davanti allo specchio e non potei fare a meno di notare come la mia capigliatura stonasse decisamente sul resto. Dovevo uscire e comprare una parrucca nuova come quella che avevo a casa ma che non mi ero portata appresso. Per fortuna tutte le paure di uscire e tutta la vergogna connessa a passeggiare in abiti femminili tra le persone la superavo facilmente in città grandi specialmente se non conoscevi nessuno. Dopo una breve ricerca su Google notai che il negozio dal quale potevo recuperarne una era in centro, poco lontano da una fermata del bus che passava proprio tra 5 minuti davanti a casa. Quello che stavo per fare voleva dire rinunciare a preparare pranzo al mio uomo in quanto mi avrebbe preso un po' di tempo. All'una e mezza ero davanti alla parrucchiera ad aspettare l'apertura delle due di pomeriggio, allora ne approfittai ordinando il pranzo in un sushi limitrofo.  Le facce dei commessi furono troppo inquisitorie al punto che arrivai quasi ad inveire loro contro. Pieno di rabbia e con qualche *perché lo sto facendo?* che mi rimbalzava nella testa, comprai una parrucca a basso costo dai capelli scuri e mossi abbastanza carina e del tutto diversa da quella che già possedevo. Quando uscii dal locale non ci sarebbe stato nessun pullman fino alla prossima ora e io dovevo rincasare in circa mezz'ora, poco prima che arrivasse Mirko. Aprii Google Maps e con tranquillità, per evitare di sudare, in 30 minuti fui davanti alla porta di casa. Preparai il tavolo e il sushi comprato poco prima e aspettai circa 20 minuti finché non si sentì il ritardatario suonare alla porta della sua stessa casa.
"Arrivo, arrivo! Ma sei pazzo a lasciarmi l'unica copia di chiavi che avevi?"
"No, affatto. Già mi fido di te."
"Allora chiudi gli occhi." Aprii la porta di casa e lo presi per mano fino alla tavola imbandita. Guardandomi le unghie un po' mi pentii di non avere trovato nessuno smalto e di non avere gli strumenti necessari, ma tutto era accaduto così all'improvviso che ora non volevo fare altro che godermi la scopata che ne sarebbe scaturita.
Quando lui dischiuse gli occhi, la sua faccia stupita era troppo divertente che mi face scoppiare in una risata grossa prima, e poi in una risata sempre più femminile ricordandomi del ruolo assegnatomi.
"Dai mangiamo"
Parlammo un po' (troppo) di noi e il pranzo si estinse in una lieta atmosfera. Subito dopo ebbi appena il tempo di un bocchino che lui dovette andare di nuovo al lavoro lasciandomi con la gola bagnata ma il culo asciutto.
Ero proprio delusa di questo atteggiamento, mi aspettavo un pomeriggio infuocato e invece mi toccava aspettarlo ancora. Presa da una rabbia improvvisa uscii di casa così come ero vestita e arrivai sculettando fino al chiosco di Mirko dove lui stava servendo i clienti. Come una fidanzata arrabbiata che pianta in asso il suo tipo, gli lanciai uno sguardo infuocato sbattendo le sue chiavi di casa sul bancone e andarmene imperterrita. Adesso l'unica cosa che mi rimaneva era tornarmene nel mio appartamento abitato dall'amico chiuso di mente e del tutto indisponibile. In più tutto vestito da donna, perché quando ero uscito di casa non pensavo di piantare in asso Mirko, la decisione era arrivata solo strada facendo e quindi non mi ero ricambiato.
Quando arrivai nell'appartamento non c'erano più segni di quello che era accaduto la notte precedente e sorpresi Daniele intento a pulire casa. Non fu l'unica sorpresa perché anche il mio amico come logico che fosse rimase di sasso a vedere la mia figura femminile. Stupendomi mi riempii di complimenti e dolci parole, che però non volli ascoltare e mi chiusi in camera.
Dopo un bel po' eccolo arrivare con la dose di scuse pronta. La verità è che mi aspettavo le classiche scuse bigotte, invece diventò molto disponibile e carino consolandomi e chiedendomi se avessi bisogno di qualcosa.
"In effetti sì, avrei bisogno di cambiarmi da questi vestiti di merda" detti una strattonata al vestito che in risposta ritornò al suo posto più stretto di prima.
"Perché? Mi piaci così, sembri più te stessa e credo che il rosso ti doni."
Lo squadrai da cima a fondo, mi stava corteggiando? Certo è sempre stato al centro dei miei sogni erotici, però ultimamente mi aveva delusa profondamente e non volevo dargliela vinta in modo facile. Continuai ad ispezionarlo per capire se effettivamente il suo carattere fosse cambiato dall'ultima volta.
"Ma se sembro un travestito che batte sull'autostrada, andiamo..."
"E invece no, quello che ti contraddistingue è proprio la tua umanità, la tua risolutezza nel dimostrarmi quanto effettivamente tu avessi ragione. Oggi ti sei presentata davanti a me così, e credo che ho capito cosa trovi sensuale nel mondo che frequenti.
Quindi volevo solo dirti che mi piacerebbe essere la tua spalla, non più pensare solo a me stesso ma anche a te. Quindi andiamo da questo Mirko o come si chiama e diciamo gli che sta perdendo una vera occasione. Ci stai?"
Dopo un discorso del genere i miei occhi erano umidi e tirai su col naso. Quello che stavo passando era per lo più colpa di Daniele, lo stesso che ora si stava scusando col cuore aperto aprendosi ad una relazione completamente differente da quella precedente. Spinto da un improvviso senso di gratitudine mi avvicinai a pochi palmi dal suo volto, lo guardai negli occhi e poi feci incontrare le mie labbra rosse alle sue. Mi staccai quasi subito, spaventato dalla reazione, invece lui si avvicinò di nuovo a me in un bacio focoso. I nostri nasi si toccarono nello stesso tempo in cui la sua lingua bussò alla mia bocca, e le nostre mani si intrecciarono. Gli diedi una piccola spinta per farlo adagiare sul letto e con lenti movimenti salii in braccio a lui proprio sopra alla protuberanza che si stava formando. Quando le sue braccia si cinsero ai miei fianchi, i suoi quadricipiti sotto di me si contrassero. Continuando a baciarlo, iniziai un massaggio ai suoi bei muscoli sotto la maglietta, finché non la sfilai e potetti succhiare quella sua pelle olivastra dal sapore marino. La mia lingua scalò le colline dei pettorali per torcere i suoi capezzoli, solcò gli avvallamenti degli addominali per adagiarsi flaccida sulla dura colonna bagnata di aspettativa.
Siccome la sua nudità stonava in confronto al mio abitino rosso, fu il mio turno di mostrare la biancheria. Dopodiché mi fiondai sulla sua verga esposta a me, giocando prima con la lingua intorno al glande e scendendo poi fino ad avercela completamente in gola. Il movimento altalenante che si venne a creare era accompagnato dai miei gorgoglii e dai suoi ansimi, interrotti ogni tanto dai miei baci bagnati. Da come confessò poi in seguito, Daniele si stava sentendo molto più eccitato dei suoi rapporti abituali, per cui velocizzò le cose. Mi prese delicatamente il culetto a mandolino e mi fece andare su e giù sul suo membro, come un pennello che spalma il colore su una tela.
Mi chiese il permesso di entrare e glielo accordai con felicità. La voglia era incredibile e non pensavo che potesse dare tanto piacere scopare col mio amico. Sentii una presenza provare ad infiltrarsi nel mio buchetto che non era più così tanto abituato, allora scesi con la mano a cercare la base del suo cazzo e lo aiutai a fare il suo dovere. Quando lo tirò fuori si sentì un rumore come l'apertura di un barattolo sotto vuoto e provai la sensazione che mancasse qualcosa all'interno del retto, allora scesi di nuovo con forza sulla fonte del mio piacere. Il ritmo divenne sempre più serrato e Daniele prese il controllo dell'amplesso.
I miei urletti di goduria si sentivano probabilmente fino all'appartamento vicino, ma mai avrebbero sospettato non provenissero da una ragazza. Gli pregai di impalarmi con forza finché con un ultimo colpo deciso non schizzò un fiume di sborra al mio interno. Allora ci alzammo e mi misi in ginocchio sotto di lui ad assaporare il gusto del suo nettare, in risposta si pulì sul mio reggiseno e poi si ricoricò nel letto con un sospiro liberatorio. Prima di coricarmi meritatamente al suo fianco mi diedi una pulita in bagno, dopodiché mi ricongiunsi a lui abbracciandolo.
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