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Prime Esperienze

La gita a Praga - Seconda Parte - La Prof. Maliziosa


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
24.11.2023    |    10.745    |    6 9.9
"Lei mi rassicurò, si mise a quattro zampe sul letto e mi chiese di iniziare lubrificando con la lingua la zona..."
Io a differenza dei miei compagni di classe avevo una stanza singola, me la guadagnai tramite la tipica estrazione casuale durante le assegnazioni e questa fortuna inaspettata mi permise di rimanere tutta la notte insieme ad Andrea senza avere rotture di scatole.

Appena entrammo in stanza, presi il portafoglio per consegnare il pattuito ad Andrea, però le feci una controproposta: le proposi di rimanere tutta la notte per il doppio e di condurre lei i giochi che sicuramente era più esperta di me. Lei accettò e cinque secondi dopo la sua lingua profanò la mia bocca.

Non era un bacio, ma una ricerca spasmodica del santo Graal. La lingua correva veloce ovunque, le sue labbra l’accompagnavano catturando la mia che veniva risucchiata. I suoi denti bianchissimi in contrasto con il colore della sua pelle scura mi mordicchiavano le labbra. Ad un certo punto le nostre mani, all’unisono, iniziarono a togliere reciprocamente i nostri indumenti. Una volta nudi, Andrea si accomodò su una poltrona, aprì le gambe in modo osceno e le poggiò sui braccioli.

«Avvicinati e fai lavorare la tua lingua come ho fatto io, ma non nella mia bocca ma qui!»

Con l’indice della mano destra indicò la vagina. Era bellissima, non rasata. I riccioli castani dorati che aveva in testa decoravano anche il monte di Venere, non erano foltissimi, ma discreti e ordinati.
La mia bocca famelica iniziò a studiarla, la mia lingua a penetrarla e ad accarezzarla languidamente, mentre le mie mani cingevano dal basso le sue chiappe sode e le strizzavano delicatamente, mi piaceva tantissimo la sensazione di pienezza che mi davano.

Il suo sapore era dolce, non avevo mai fatto godere una donna con la lingua, ma quella volta fu la prima di molte. La sentii godere, la mia lingua venne inondata dal suo piacere, io inebriato continuavo a lappare e a succhiare. Il suo fu un orgasmo discreto e cosa più importante vero. Allontanò il mio viso e mi fece sdraiare sul letto.

Prese la scatola di preservativi, ne estrasse uno e con maestria me lo fece indossare tramite la sua bocca. Accennò un lavoretto orale per riportare la consistenza del mio sesso da morbida a marmorea e poi si calò a smorza candela su di me. I suoi movimenti pelvici erano lenti, assaporavo quel entra ed esci ad ogni millimetro percorso, riusciva a muoversi anche orizzontalmente. Le sue mani premevano sul mio torace, le mie giocavano con i suoi capezzoli. I miei occhi catturavano ogni particolare del suo corpo amplificando il piacere che stava per esplodere.
Stavo per venire, l’avvertii e lei aumento lievemente il ritmo. Esplosi assecondando la penetrazione fino in fondo per più volte, il suo sguardo languido mi prosciugò tutte le forze.

Lei non venne. Mi tolse il preservativo e mi accompagnò in bagno per ripulirmi. Fece tutto lei con calma e pazienza. Una volta terminate le pulizie intime tornammo a letto e ci coccolammo. Mi piaceva giocare con il suo corpo e lei si faceva fare tutto senza mai protestare. Poi, dopo circa una mezzora, il mio Little Joe riprese vigore, stimolato dai vari strusciamenti e dalle manine maliziose che lo sollazzavano.

«Andrea il mio cazzo ha bisogno di te, ti vuole ancora e questa volta ti vorrei far godere.»

«Ok, allora dovrai dedicarti al mio fiorellino posteriore, mi piace prenderlo dietro.»

Fino a quel giorno non avevo avuto esperienze anali, per me era la prima volta. Glielo dissi e le chiesi di guidarmi per non fare qualcosa in modo sbagliato e purtroppo farle del male. Lei mi rassicurò, si mise a quattro zampe sul letto e mi chiese di iniziare lubrificando con la lingua la zona.
Altra cosa che non avevo ancora fatto: mettere la mia lingua in quel posticino vizioso. Certo, avevo visto centinaia di porno, ma la realtà era diversa. Cercai di emulare le azioni che ricordavo, ma sembravo più una capretta apprensiva che un abile leccatore.

«Spingi la lingua dentro.»

Ok, aveva deciso che era meglio darmi delle istruzioni e per questo apprezzai il suggerimento. Appena spingevo il suo buchetto si apriva facilmente senza porre resistenza. Lo insalivai a dovere. Seguì un ulteriore istruzione. Inserire prima uno e poi due dita dentro per far entrare più saliva possibile. Ero sempre più impacciato e più eccitato, le due cose viaggiavano a braccetto.

«Mettiti un preservativo e lentamente appoggialo. Quando sentirai il mio culetto aprirsi, spingi il pisello dentro lentamente, lo hai grosso e mi devo abituare a lui.»

Seguii scrupolosamente le sue istruzioni e mi ritrovai a penetrarla profondamente senza difficoltà. Ad ogni spinta lei gemeva, percepivo la sua voglia.
Anche io stavo assaporando la differenza sensoriale rispetto al sesso vaginale.
Accoglievo con grande piacere la costrizione, il sentire qualcosa che stringeva, che massaggiava con intensità ad ogni intrusione.
Imparai velocemente il modo di amplificare il mio piacere. Uscire quasi completamente da quel buchetto stretto, ma sicuramente esperto e poi rientrare lentamente fino al contatto totale dei miei testicoli sul corpo di Andrea.
Lei bravissima, stringeva i glutei e il mio pene stritolato godeva nell’ uscire con difficoltà.

Quando la penetravo nella vagina era più fredda, sembrava insensibile. Tuttavia, la penetrazione anale la faceva godere e non lo nascondeva. Io ero eccitato a mille, essendo già venuto una volta, riuscii a mantenere l’erezione a lungo e di questo lei ne gioii e ne godette.

«Vengo, vengo… Continua a spingere, non ti fermare. Dai fino in fondo, dai, spingi…»

L’orgasmo arrivò come un’eruzione vulcanica. La vidi prendere un cuscino e morderlo per attenuare le urla di piacere. Le sue gambe iniziarono a tremare, il suo ventre a contrarsi e la sua soddisfazione prese tutto quello che avevo da offrirle. Anche io venni nello stesso momento, lo spinsi fino in fondo e rimasi fermo in quella posizione mentre riversavo il mio piacere dentro al preservativo.
Ma la sensazione delle contrazioni delle pareti anali sulla mi asta non mi davano tregua e amplificarono il mio piacere. Purtroppo, ogni cosa bella termina velocemente, lei si accasciò sul letto causando la fuoriuscita del mio sesso dalla sua rosellina dilatata.

Restammo immobili, sdraiati accanto l’uno all’ altra, con la sola mia mano sinistra appoggiata sulle sue chiappe per dieci minuti abbondanti. Tornammo in bagno per lavarci nuovamente e poi riprendemmo la via della nostra alcova dove ci addormentammo.

Avevo impostato per sicurezza la sveglia sull‘orologio alle sette del mattino, ma non gli diedi il tempo di squillare. Mi svegliai prima a causa del corpo caldo che giaceva accanto al mio. Alzai le lenzuola per ammirarlo, ancora ero sorpreso della sua presenza e della sua prorompenza.
Il suo seno, bastardo, acuiva il mio desiderio. La mia voglia di baciarlo e succhiarlo divenne un’esigenza. Mi avvicinai e iniziai a sfiorare con le labbra quelle colline rigogliose. Il prato rosa e ampio disegnato dalle aureole in cima, collimava con l’appagamento che i capezzoli turgidi proferivano alla mia vista. Dovevo morderli, dovevo percepire la loro consistenza, dovevo lambire la loro morbidezza.

I miei denti delicatamente diedero ascolto ai miei desideri ed ebbero anche un altro effetto. Destarono Andrea che aprì lievemente le labbra per emettere flebili gemiti. Aveva gli occhi chiusi, ma era evidente che stava provando piacere. Ero chino su quelle piccole perle, aumentai la pressione delle mie labbra.
Passai all’ altro capezzolo e mi accorsi che le venne la pelle d’oca, dalle sue labbra sgorgarono invocazioni di pietà e di darle maggiore piacere. La mia mano destra prese la via del piacere e gentilmente afferrò la sua vagina. Percepii la sensazione di bagnato, che venne confermata appena inserii un dito all’ interno. Andrea gemette, apri la bocca e ne emerse un rantolo: «Si» «Dita dentro…»

Il mio dito venne catturato, chiese aiuto ad un secondo che fu felice di condividere le sensazioni vibranti che percepivano. Il pollice prese l’iniziativa di massaggiare il bottoncino duro e anelante di attenzioni.

«Scopami»

Soddisfai immediatamente i suoi due desideri: mi allontanai da lei per prendere un preservativo dando sollievo e pietà ai suoi capezzoli e poi la penetrai. Prima però volevo sentire nuovamente il suo sapore, perciò insinuai la mia lingua dentro di lei che si dimenò ed emise un gridolino frenetico.
La sensazione di buono e la morbidezza del suo sesso mi fecero perdere. Alzai il viso per vedere il suo, era bellissima, il suo corpo sudato e la sua bocca socchiusa mi eccitarono ulteriormente. Lentamente vidi allargare le gambe, si stava preparando e l’invito venne colto.

Entrai con facilità per quanto era bagnata. Iniziai a spingere. Lentamente. Volevo far durare quel momento un’eternità. Lei non era però d’accordo: «Ti prego, più veloce e in fondo.» aumentai il ritmo.
Sentivo il cuore battere velocemente sulle costole, sentivo l’accoglienza della sua vagina, sentivo i gemiti trasformarsi in gridolini sempre più intensi. Le sue gambe si avvinghiarono ai miei fianchi facendola aprire ulteriormente e dandomi la possibilità di conoscere più in profondità la sua femminilità.
Il mio glande gonfio sbatteva all’ interno, la strada era giunta al termine, non poteva proseguire oltre. Ruotai il bacino per massaggiarla internamente e questo la fece godere.

«Oh, Dio» gemette, tremando sempre più forte. Venne intensamente e io la seguii a ruota. Precipitai sul suo corpo, i capezzoli duri e sensibili puntellavano il mio petto. Passarono attimi infiniti e solo dei colpi alla porta turbarono l’estasi del momento.

«Allora vuoi alzare il culo e venire a colazione? Ti aspettiamo»

«Datemi cinque minuti, andate avanti che vi raggiungo.» Risposi con un tono deluso a quella manica di esserini infimi e rompiscatole dei miei compagni.

Andrea corse in bagno per farsi una doccia veloce. Quando la porta del bagno si aprii, le diedi il cambio. Ci rivestimmo velocemente in silenzio, la guardavo e la desideravo, però, ormai dovevamo salutarci. Ci baciammo sulle guance come due vecchi amici e poi lei spalancò la porta della stanza.

Fuori c’erano tutti i miei compagni che si aprirono come le acque del Mar Rosso al passaggio di Mosè. Lei percorse lentamente la strada sculettando in modo sensuale. Io a voce alta le dissi: «Grazie».

Andrea si girò, tornò verso di me e mi baciò sulla bocca come se non ci fosse un domani, poi mi abbandonò.

Lo spettacolo migliore fu vedere le espressioni dei miei compagni silenziosi che mi lanciavano sguardi invidiosi e confusi e soprattutto all’ oscuro della mi avventura anale.
Notai anche il sorriso malizioso di Eleonora che assistette alla scena, sembrava eccitata. Franco e Marcello invece erano distratti dal passaggio di Andrea e dal suo culo spettacolare, ma a colazione mi vollero al loro tavolo.

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