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Prime Esperienze

La prima volta con Patrizia


di Membro VIP di Annunci69.it Cronubix
06.05.2023    |    9.537    |    8 9.9
"Ci si incontrava nella piazza, dove mi attendeva con le sue amiche ed i loro fidanzatini..."
(Storia vera, leggermente romanzata)
Facevamo coppia fissa e stavamo insieme nei momenti che ci consentivano le lezioni scolastiche.
La domenica eravamo più liberi e spesso riuscivo a prendere la macchina di mio padre per andare da lei: Una fiat 128 bianca!
Confrontata con le auto di oggi sembra piccolissima, ma aveva un gran vantaggio: non c’era il ponte centrale e, quindi, nessun ostacolo tra sedile del guidatore e sedile del passeggero… o passeggera!
Avevamo trovato un posto dove stare tranquilli, in campagna, nel cortile di una vecchia casa colonica semi crollata. Per arrivarci ci volevano almeno 30 minuti di strade sterrate.
Ci si incontrava nella piazza, dove mi attendeva con le sue amiche ed i loro fidanzatini. Saliva e via verso il nostro posto. Era sempre vestita sexy. La primavera consentiva di osare.
Sandali, minigonna, maglietta leggera e larga. Sotto… tanga o perizoma e reggiseno, a volte…
Racconterò la prima uscita in auto. Ne sono seguite altre, simili.
Era la prima domenica dopo l’incontro alla festa. C’eravamo messi d’accordo il giorno prima a scuola. Era felicissima, raggiante.
Arrivo in piazza e la vedo, con i lunghi capelli leggermente mossi, nerissimi, seduta sulle scalette del duomo, sorridente e felice.
Senza scendere, le faccio un cenno per invitarla a salire in macchina.
Lei si alza, saluta le amiche e saltellando viene verso la macchina. Sale, chiude la portiera, si volta verso di me, sorride: “Ciao!” e la vedo fremere. Si volta verso le amiche e poi di nuovo verso di me.
Si avvicina di scatto e mi schiocca un sonoro bacio sulla guancia!
Ingrano la prima e parto.
“Ti ha dato fastidio?” mi fa quasi preoccupata!
“No! Perché?” rispondo sorpreso.
“Perché eravamo in pubblico, in mezzo alla gente, davanti alle mie amiche…”
La guardo … “Non mi vergogno mica di te! E non mi vergogno nemmeno se mi baci sulla guancia o sulla bocca!”
“Meno male, pensavo ti potessi arrabbiare…”
“Ma come? Come posso arrabbiarmi se non puoi fare a meno di baciarmi??”
Si mette a ridere, felice!
Mi viene vicino e si accosta abbandonando la testa sulla mia spalla. E per sostenersi, appoggia la mano destra sulla mia coscia.
Subito le pulsazioni si impennano… e non solo quelle.
Il semplice contatto ed il calore della sua mano che attraversa la leggera stoffa dei pantaloni, a pochi centimetri dal mio uccello, mi fa salire la pressione…
Credo che Patrizia possa aver sentito, o visto, la mia celata reazione, dato che ogni pochi secondi sposta la mano in qua, in la, avanti indietro come a tastare appoggi diversi. O, timidamente, ad avvicinarsi all’oggetto del desiderio…
Intanto mi inebriavo del profumo dei suoi capelli.
Il suo odore, della pelle, della saliva, dei capelli, del suo alito mi piaceva da impazzire. Credo che anche adesso, a decenni di distanza, potrebbe farmi effetto…!
Intanto entriamo nell’ultimo tratto dalla strada sterrata, il più sconnesso: buche da medie ad enormi. Per evitarle sono costretto a bruschi colpi di volante a destra e sinistra. Patrizia giocando, si fa sballottare senza opporre resistenza, anche accentuando gli spostamenti improvvisi e non perde occasione per urtarmi e toccarmi!
Finalmente arriviamo nel nostro posto. Spengo la macchina. Abbasso i finestrini, giusto per far entrare l’aria profumata della campagna umbra.
Patrizia, intanto si mette in ginocchio sul sedile e come una gattona umana, si avvicina “minacciosa”. Io, per istinto di sopravvivenza, mi difendo allontanandomi: abbassando lo schienale del sedile…
Lei mi si fa incontro… : “Guarda che non puoi mica scappare!”
Allargo le braccia per accoglierla sopra di me, lei sorride e mi infila le mani sotto la maglietta.
La solleva e mi costringe a toglierla. Sempre sorridendo, come stesse giocando, si avvicina con il viso e inizia a baciare, in ordine sparso, dappertutto, con una certa insistenza i miei capezzoli. Poi usa la lingua e infine i denti per mordicchiare dolcemente.
Intanto il mio eccitamento era ai massimi livelli, il pisello premeva con arroganza sui pantaloni, sulla lampo e la punta, sulla cintura.
Mi prende i polsi e solleva le mie braccia dietro la mia testa, poi mi lascia. Io rimango a braccia sollevate, come in segno di resa, per poterle permettere di continuare ad avere l’iniziativa…
Arriva al collo: baci, linguatine e morsetti. Mentre con una mano si infila nei pantaloni, ma al fianco, fino a scorrere dietro a palpeggiare le chiappe. Per agevolarla sollevo il bacino… e il pisello inizia veramente a far male…
Forse se ne accorge. Smette di baciarmi. Osserva la situazione pubica. La giudica di suo gradimento. Sfila la mano dalle mie chiappe e la appoggia sopra il pisello. Mi sfugge un ansimo…
Allora si riabbassa su di me ed iniziamo a baciarci dolcemente, mentre la mano continua a premere ed accarezzare i pantaloni. Il pisello, la sotto, urlava!!
Dopo molti minuti, si decide: slaccia la cintura, e poi i bottoni. Sposta i pantaloni e finalmente emerge il prigioniero! Svettante e umido…
Si discosta per sfilarmi i pantaloni e in breve rimango nudo, disteso sotto il suo controllo.
Osserva il pisello da vicino. Allunga la mano e appena lo tocca, ho un sussulto. Si volta, mi guarda, sorride, ed in silenzio si abbassa ed appoggia il capo sul mio ventre, per osservarlo da più vicino.
Lo coccola, lo esplora, lo ispeziona. Ne controlla la turgidità, la durezza, la morbidezza, l’umidità, la tensione della pelle. Ne apprezza il calore che emana ed il profumo. Verifica la viscosità del preseminale tra le dita, se lo spalma sulla mano. Lo assaggia e ne apprezza il sapore salino.
Sento sulla cappella il calore lieve del suo respiro e questo, se possibile, rafforza l’eccitazione e l’erezione.
Con le mani accarezzo i suoi capelli, le orecchie, le massaggio la nuca. Non oso spingerla per non bruciare quel bellissimo momento. Le concedo tutte le iniziative che vuole prendersi.
Poi afferra il pisello con entrambe le mani. Io trattengo il respiro.
Inizia a muovere la pelle verso le palle. La tiene giù, con energia. La cappella è completamente scoperta e il frenulo è allungato al massimo… E’ quasi doloroso, ma piacevole…
Mentre con una mano tiene abbassata la pelle, con l’altra inizia ad esplorare le palle.
Pizzica la pelle, la tira, con delicatezza infila le dita in profondità a catturare le palle, le stringe dolcemente, le tira, le sposta. Poi afferra tutto lo scroto e lo stringe nella mano. Mi sfugge un gemito… lei sobbalza, come risvegliata da un incantesimo e si prodiga in scuse. Lascia la presa delle palle e torna a dedicarsi al pisello.
Mentre con una mano tira la pelle verso il basso, con l’altra si dedica alla cappella.
Dopo un primo fugace contatto in discoteca, ora può lavorarla comodamente con calma, alla luce del sole.
Inizia un tour di tutte le dita intorno al bordo ipersensibile della cappella. Mi contorco un po’ per alleviare l’eccessivo godimento e lei mi fa: “Shhhh, fammi fare conoscenza con il tuo pisello…!”
Ma ero sotto tortura…. E allora cerco un diversivo: le sue gambe, il suo culo.
Allungo la mano e la infilo tra le gambe nude, appena sotto il bordo della gonna.
Sembra non disprezzare la mia mossa: non mi sposta, non scappa, non protesta.
Incoraggiato dalla non reazione, salgo fino alle chiappe. Trovo le mutandine: erano minuscole! Tutte infilate tra le chiappe e già abbondantemente bagnate!
Patrizia, nel sentire le mie dita che cercavano qualche pertugio dove infilarsi, rompe gli indugi: Scende ancora qualche centimetro con il capo verso il basso, e inizia a baciare la cappella.
Quella sensazione era irresistibile e mi costringe a concentrarmi solo su quella, abbandonando l’avanzata verso le sue intimità più recondite.
Chiudo li occhi e mi gusto le carezze delle labbra prima e della lingua poi, sulla punta del mio pisello che era teso all’inverosimile!
Sento che la lingua prende confidenza con la nuova superficie. Dopo averla timidamente esplorata, inizia a scorrere intorno la cappella, sul bordo sensibilissimo… e poi verso il basso, fino a toccare le palle. Qui tornano in gioco le labbra, con piccole suzioni. Continuo a mugolare e a muovermi, un po’ per assecondare i suoi movimenti e un po’ per evitare i più sensibilizzanti. Lei mi lascia fare, per pochi secondi, ma poi riprende sempre da dove l’avevo interrotta.
Ora bacia e succhia le palle. Poi torna alla cappella. Mi aspettavo una nuova passata di lingua, invece sento il caldo e umido interno della bocca. Aveva iniziato una specie di pompino.
Il suo primo, naturale e spontaneo, pompino…
Non si muoveva molto. Degustava.
Stava sperimentando sia la fisicità dell’avere un cazzo in bocca, con il suo odore, il suo gusto, con la sua durezza e morbidezza allo stesso tempo, il contatto con la lingua, con i denti, con le guance…
Ma stava anche sperimentando la sensazione di dominio di un maschio tenendo il suo cazzo in bocca. Ne gestiva le sensazioni.
Io ero in trance e lei, nel modo più naturale del mondo, si stava gustando il “suo” pisello…
La trance porta degli automatismi: iniziai un lento movimento del bacino ad inserire e sfilare il mio pisello nella sua bocca. In pratica iniziai a scoparla in bocca. Non potevo stare più fermo. Lei non fece una piega: rimase a bocca aperta ad accogliere i movimenti del pisello al suo interno.
Appoggiai le mani sulla sua testa per guidarla e recuperare un minimo di controllo. Mi lasciò fare e dopo qualche stantuffata, iniziò a succhiare e ad avvolgere il pisello, dalla punta alla base, con lingua e labbra. Era caldissima.
Riuscivo ad infilarlo quasi tutto e lei lo prendeva senza sforzo.
Sentivo che non sarei durato ancora molto ed affrettai i movimenti. Lei mi prese le palle e le strinse forte accompagnando i miei movimenti e, anzi, ad agevolarli e spingendosi il “suo” pisello ancor più forte in bocca e gola.
Arrivato al limite, le bloccai la testa. Non fece resistenza e tenne il pisello tutto in bocca.
Arrivò l’eruzione di sperma.
Non so quanti sussulti subii, ma Patrizia non oppose resistenza alcuna e se li prese tutti. Tutto lo sperma le finì in bocca e li rimase fino a quando terminai i sussulti e la tirai a me.
Si voltò: aveva tutto il trucco impiastricciato, e lo sperma che le colava alla bocca piena.
Non lo aveva ingoiato, ma trattenuto in bocca! Era sensualissima!
Ci fissammo reciprocamente estasiati. Poi riuscì a deglutire e… sorrise.
Ci abbracciammo esausti, felici, soddisfatti… per il momento!
Dopo pochi minuti, alzò il capo e guardandomi: “Sai che è proprio buono? Ne hai ancora?”
Rimasi di stucco! Avrei avuto bisogno di qualche minuto di recupero per fornirgliene di altro…
Allora, presi l’iniziativa. Dovevo farle qualcosa nel recupero.
Le tolsi la maglietta. Era senza reggiseno. Le tette erano piccoline, forse non del tutto sviluppate. Probabilmente una seconda misura. Ma erano bellissime! I capezzoli duri e prominenti chiedevano bocca e lingua.
Ma avevo l’intenzione di spogliarla completamente. Le slacciai la gonna e la sfilai. Lei si faceva fare di tutto, molto docilmente e agevolando i miei movimenti.
Rimase con le mutandine. Erano completamente bagnate.
MI guarda come per invitarmi a toglierle. Godeva nel venire svestita.
Tolsi le mutandine e rimase completamente nuda davanti a me.
Aveva un piccolo boschetto di peluria che le nascondeva parzialmente la vagina. Ma si vedevano benissimo le labbra arrossate e gonfie e leggermente aperte. Bene invece si vedevano i succhi che le scendevano copiosi…
Si fece guardare per vari minuti mentre la carezzavo delicatamente su tutta il corpo. Le piaceva farsi guardare e godeva del tocco delle mie mani.
La stesi sul sedile e iniziai a baciarla dappertutto. L’accarezzavo e la baciavo e la leccavo. Dappertutto. Fino al boschetto. Iniziò ad ansimare più forte quando sentì che le mie attenzioni erano arrivate sul punto più sensibile. Allargò le gambe e le alzò, e si mise a totale disposizione.
Mi tuffai con gusto nella sua passerina. Era profumata anche lì.
Iniziai a leccare l’esterno, ’interno cosce, poi le grandi labbra. Leccavo e succhiavo. Lei si dimenava.
Respirava affannosamente. Passai al clitoride. Piccolino ma sensibilissimo. Ogni tocco con la punta della lingua era un sussulto! Dalla passerina fuoriuscivano succhi in continuazione.
Erano un invito a penetrarla con le dita, vista l’enorme lubrificazione. Entrai con un dito e sussultò con un grido: “Ah! Piano! Piano… “
“Ti voglio dentro… entra dentro!”
Ero titubante visto che era la prima volta per lei e non volevo affrettare le cose e permetterle di pentirsi…
“Dai, entra dentro di me, ti voglio sentire…”
Mi spostai sopra di lei, in mezzo alle sue gambe, aperte e sollevate. Mi aspettava a braccia aperte e con un’espressione implorante in viso…
Le alzai ancor di più le gambe e le portai sopra le mie spalle. Ora la passerina era completamente aperta e a disposizione.
Il mio turgore era tornato di marmo e sembrava minaccioso verso la piccola passerina che le era davanti.
Le chiesi conferma della sua volontà di farlo.
“Mettimelo dentro, riempimi, fino in fondo che voglio godere!”
Mi sembrava piuttosto chiara. Mi mossi con lentezza e delicatezza appoggiando la cappella sulle labbra della passerina. Lei mi abbracciò forte sui fianchi a conferma.
Iniziai ad entrare, piano piano. La guardavo in viso per controllarne le reazioni. Fece una smorfia che sembrava un misto di dolore, fastidio e determinazione.
Affondai ancora. Era caldissima. Stretta e bagnatissima.
Attendeva la completa penetrazione guardandomi con gli occhi sgranati come ad implorare tutto il mio pisello.
Entrai ancora più in profondità con maggiore decisione. Le scappò un grido, ma subito dopo iniziò una serie di ansimi che dovevano essere mossi dalle pulsazioni della passerina che sentivo intorno al mio pisello. Iniziai a stantuffare dolcemente. Mi stringeva e mi incitava a gesti prima e con gemiti gutturali poi.
Aumentai il ritmo e la profondità dei movimenti. Eravamo una persona sola, fusi in un abbraccio sensuale e d’amore.
Ad ogni movimento sentivo la appella che colpiva il fondo della passerina.
Ero prossimo all’orgasmo, quando lei iniziò a muoversi convulsamente e con una forza insospettabile mi strinse a se bloccandomi al suo interno. Resistetti fino a sentirla rilassarsi.
Ora i miei colpi la facevano sobbalzare tutta, sembrava inerme indifesa e in balia degli eventi.
Arrivò anche il mio orgasmo. Riuscii a sfilarmi in tempo e a riversare i numerosi fiotti sul suo seno fino al viso.
Mi accasciai al suo fianco. Ci abbracciammo in silenzio. Rimanemmo in quella posizione, nudi, sudati, bagnati dei reciproci orgasmi, per molti, molti minuti.


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