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Prime Esperienze

Milf in discoteca


di beltipo80
30.01.2020    |    2.528    |    2 9.7
"Si avvicina, i tacchi neanche troppo alti, sotto i pantaloni attillati neri, lucidi..."
Non sono mai stato molto incline alle conoscenze da discoteca. La maggior parte delle volte, dopo tanti anni di frequentare sempre gli stessi posti, erano sempre le solite persone, le solite parole, senza mai cambiare. Così ormai per me era un rito vuoto, senza particolari interessi, aspettando che prima o poi qualcuno destasse una curiosità, qualcosa per spingermi ad andare più a fondo, ad arrivare almeno in una camera senza sentire di stare accontentandomi del meno peggio.
Così quella sera di Giugno, uno dei primi cocktail party al Pepenero di Riccione, ho pensato che sarebbe stata l’ennesima serata ad adocchiare qualche ragazza, scambiarci due parole e finire al solito a disinteressarmi. Forse sarà che ormai, superati i 30, non è la stessa cosa di prima parlare con ragazzine che al massimo pensano all’università, a quali tutorial seguire su internet o come passare la serata nella maniera più devastante possibile.
Come sempre allora arrivo, con un paio di belli al seguito, i soliti due che a differenza mia si giravano ancora sulle sedie solo per scoparsi questa o quella figa, a stento rivolgendo parola. Mi siedo al bancone, che da lì si vede sia lo spettacolo di quelle al palo, sia il resto della sala. Al solito la gente è uguale a ogni altra sera: quello con la camicetta tirata, quella sui tacchi a spillo da 12, il vecchio riccone di turno che cerca le ragazzine… e poi c’era lei. Non era una a caso, una delle mature che si vedono infestare posti “per giovani”, a fare da controprova al fatto che più s’invecchia e più si cerca di sembrare giovani. No. Lei stava lì, seduta a parlare con il gruppetto.
Io sono sempre stato forse un po’ troppo esigente per quello che andavo trovando in certi posti, eppure i suoi modi, quel trucco pesante ma misurato, a coprire quelle imperfezioni che superati i 50 s’inizia ad accusare. Parlava intensamente, sorrideva ma non rideva, qualcosa di posato e allo stesso tempo naturale si affacciava di tanto in tanto sul suo sguardo. Si guardava distrattamente intorno, in una maniera non poi così diversa da come potevo guardare io gli altri. Aveva quel sex appeal di una donna che ormai conosce i suoi pregi e difetti, ma ha anche imparato negli anni a creare pregi nuovi, difetti che potrebbero apparire tali solo a certi, come pregi per altri. Poteva anche essere madre, una di quelle porno mamme divorziate e vogliose che si sono lasciate marito e figli alle spalle per concedersi del sano e meritato divertimento.
Mi alzo, mi avvicino casualmente verso di lei, per guardarla meglio sotto le luci colorate del locale. Se ne stava a gambe accavallate, un bicchiere di vino e delle patatine vicino. Guardo meglio chi ha intorno: gente poco più grande di me, donne giovani. Parlano tutti animatamente, ma lei apre bocca solo raramente. A pochi passi da lei, mi fermo a osservarla. Alza lo sguardo verso di me, i suoi occhi, leggermente incavati e di un colore scuro si fissano su di me, così che possiamo per un attimo trovarci nella confusione del luogo.
Non ho mai avuto una grande considerazione delle convenzioni sociali, alzo la mano, un gesto vago, senza neanche sorridere. Lei si guarda intorno, dice qualcosa che non riesco a sentire, coperto dalla musica e si alza, raccogliendo una borsetta che sarà stata grande quanto il mio bicchiere di birra. Si avvicina, i tacchi neanche troppo alti, sotto i pantaloni attillati neri, lucidi. La maglia era stata scelta con la cura del dettaglio: il colletto era coperto da una striscia di stoffa scura, mentre le mezze maniche si arricciavano con degli orli di pizzo. Il corpo che sembrava nascondere sotto quel top sarebbe potuto essere tutto tranne quello di una persona della sua età, ma la sua faccia non mentiva: le rughe attorno alle labbra, marcate e nascoste dal trucco, i lineamenti induriti; quella aveva almeno 50 anni e si avvicinava a me col fare da gattopardo di una cougar.
Così mi saluta, mi porge la mano come un uomo d’affari, mi sorride e col fare di chi sa cosa sta succedendo mi dice solo “Che fai? Guardi?” e torna al suo posto, io a studiarla come un quadro dipinto. Ero troppo giovane? Potevo sperare di tenere la sua attenzione abbastanza? Cosa avrei detto poi agli amici, “Ho scopato una donna matura?” E mentre mi chiedevo tutto questo, lei mi supera, mi dice “Vieni, che devo prendermi una pausa da questo casino”. Sapeva tutto già, sapeva cosa volevo, sapeva cosa voleva. Era ovvio, dopo tanti anni cosa potevo volere io da un incontro del genere? Lei non era da meno. La domanda era: sarei stato all’altezza della situazione?
Così ci mettiamo appena fuori la porta, lei si accende una sigaretta, di quelle sottili, da 100 e mi guarda meglio, aiutata dalla luce esterna. Mi squadra, mettendosi una mano attorno alla vita.
“Quindi? Che fai qua da solo?” dice, mentre io mi appoggio al muro, guardandola di rimando: sarà stata un metro e settanta circa, non di più e quei fianchi significavano una persona che nonostante gli anni era attenta a quello che faceva.
“Niente, mi annoio, ho la passione per queste serate, ma ultimamente trovo sempre meno voglia di venire” dico, con una mano in tasca. Lei annuisce, sorride e scorgo del divertimento, mentre dice “Non hai più l’età?”, guardando altrove.
Divertito, continuiamo a parlare e nel momento del da farsi, non si decide né da me né da lei. La guardo e mi avvicino, l’odore di un profumo dolce e acre m’investe. Con una mano le tengo un braccio che aveva provato ad allontanarmi e arrivo a qualche centimetro dalle sue labbra. Le sussuro un semplice “Ti manco di rispetto se ti bacio qui, ora?” e lei non risponde, si limita a baciarmi in risposta.
Quello che arriva dopo è presto detto: ci mettiamo da parte nella discoteca, lei inizia a toccarmi col fare esperto di chi sa cosa fa, cosa vuole. Io di mio posso solo che limitarmi a essere investito da quella carica impressionante, incredibile. In pochi minuti mi ritrovo a farmela in ogni modo: la tocco, la bacio, andiamo al bagno per continuare. Lì ci metto un po’ a capire come la situazione non potesse finire che in quel modo e quindi in un paio d’ore mi ritrovo a fare sesso con una cinquantenne col trucco sbavato.
Mi scopo questa bella milf in diverse posizioni, non prima di essermi fatto succhiare per bene il cazzo duro. Lei mi prende in bocca il cazzo e inizia a succhiarlo da esperta pompinara; chissà quanti cazzi si sarà messa in bocca in tutti questi anni… non oso immaginare! Cazzi giovani e meno giovani, larghi e stretti, di etnie diverse. Si vede che ci sa fare… cazzo!
Ho scopato una donna matura? Sì, l’ho fatto e non potevo crederci. Saranno stati almeno vent’anni di differenza e, fra le altre cose, non è stato neanche semplice. Era morbida ma indurita dal tempo, non era la classica pelle levigata di una ragazzina, di una donna giovane, ma era anzi in tensione appena, i primi segni di cedimento che non riuscivano a logorare la bellezza del momento, della persona.
Così mi ritrovo adesso a raccontare che me la sono scopata e non ho intenzione di rifiutare una seconda volta. Dopo aver finito, non è stato come le altre volte: si è risistemata, mi sono risistemato e abbiamo continuato a parlare, a chiacchierare, scherzando e ridendo. A un certo punto è tornata dal gruppetto di persone dove l’avevo trovata, con l’unica aggiunta di un “Se sei qui la prossima volta pure, allora posso pensare a lasciarti il numero”, senza specificare il quando, il dove, il come.
Sarà stata una cougar d’avventura, qualcuna che chissà che vita aveva avuto. Non ha mai voluto parlare di sé, dei suoi anni, della sua vita. Abbiamo parlato di me, del più e del meno, della casualità. E in tutto questo abbiamo scopato come non ci fosse un domani. In un attimo siamo passati dall’essere conoscenti allo stare lì ad ansimare e sudare, per poi tornare a essere piacevoli conoscenze.
Ho scopato una milf in discoteca? Sì… e lo rifarei anche subito!
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