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Prime Esperienze

ZAINO IN SPALLA E PASSIONE TRA VIAGGIATORI


di fitness1992
17.07.2021    |    9.615    |    3 8.4
"Io e Lucrezia ci trovavamo molto vicini e seduti accanto proprio sopra ad un grande masso..."
Fin da giovane amavo andare all'avventura, prendere e partire. Infatti per diversi anni ho frequentato gli scout. Questa volta però decisi di partire con zaino e tenda insieme a mio cugino. Solo noi due. Era la prima volta in sua compagnia e da anni che immaginavo di provare un'esperienza simile, di passare una vacanza diversa dal solito mare o montagna.

Era tutto pronto, dall’itinerario ai pasti precotti, al fornelletto e tutti gli accessori per montare la tenda.
Stavamo per percorre gli ultimi 100 km della Via Francigena, da Viterbo a Roma (terminando con l’arrivo alla Basilica di San Pietro).
Partimmo di mattina col treno Roma-Viterbo per approfittare del fresco. Una volta arrivati lì iniziammo ad organizzarci del percorso. Avevamo programmato circa 20 km al giorno.

Con enorme piacere notai che non eravamo gli unici ma erano presenti moltissimi altri gruppi di giovani e meno giovani intenti a percorre il nostro cammino, del resto la Via Francigena è il percorso o cammino più famoso in tutta Italia.

Tra le tante persone che ho incontrato, ad un certo punto dopo più di un’ora di cammino, mi accorsi di una coppia di ragazze. Erano lontane ma si vedevano distintamente i capelli lunghi. Feci subito cenno a mio cugino di accelerare col passo per recuperare il divario. Quando gli arrivammo vicini dopo un saluto iniziale iniziammo subito a scambiare 2 parole. Erano due ragazze coetanee del veneto. Avevano iniziato qualche giorno prima di noi percorrendo già qualche km e casualmente ci trovammo sullo stesso sentiero.

Quando ci trovavamo distanti dissi subito a mio cugino di voler chiaramente vedere il volto della ragazza bionda. Ho sempre avuto un debole per le bionde. Una volta trovata vicino, ne rimasi tremendamente colpito. Capelli legati, viso affaticato dal caldo e dalla fatica ma lineamenti perfetti.
Arrivata la sera tutti e 4 ci trovammo a mangiare ad una tavola calda, dopo aver trovato un prato vicino ad una parrocchia e posizionato le nostre tende.

Più parlavo con Lucrezia (perché la ragazza bionda si chiamava così) e più pensavo ad aver fatto bene a partire con mio cugino. Dell’altra ragazza non mi ricordo neanche il nome.
Un po’ l’euforia mista alla stanchezza e ad un bicchiere di vino mi fecero avvicinare molto a Lucrezia. Voleva andare a fumare e mi chiese se le potessi farle compagnia. Ormai era buio per cui dissi a mio cugino di aspettarmi in tenda.
Ci avviammo per questo prato molto grande, costeggiato alla fine da molti alberi dove la vegetazione era più fitta.
Io e Lucrezia ci trovavamo molto vicini e seduti accanto proprio sopra ad un grande masso. Ad certo punto la baciai sulla guancia così senza un motivo.
Lei mi rispose “ma baci tutte le ragazze che incontri nella Via Francigena”, io ovviamente risposi di no anche perché non avrei avuto altre possibilità in 5/6 giorni di itinerario ed è per questo decisi di approfittarne. Si accese la sigaretta ma non funzionò l’accendino, fortunatamente ne avevo io uno in tasca (non fumavo ma poteva sempre servire per via del fornelletto a gas). Più fumava la sua sigaretta e più la conversazione si fece interessante ed allo stesso tempo spinta. Vedevo che mi stuzzicava con le sue domande, per vedere in me una reazione.
Mi disse poi: “Beh i baci o si danno bene oppure è meglio non darli”.
Io le dissi: “Uno sulla guancia non ti basta?”
Lei: “Così lo posso dare ad un parente o a mio fratello”
Risposi prontamente “D’accordo avvicinati e vediamo come va”.
Lei si mise davanti a me a 5 cm di distanza, continuava a sfidarmi. Fui io che la baciai per primo e da lì le nostre labbra rimasero incollate per parecchio tempo fin quando entrambi desiderosi dei nostri corpi, decidemmo di esplorare ciascuno quello altrui.
Fu così che la mia mano delicatamente entro nei suoi slip e si insinuò tra le sue parti intime. Vedevo ora il suo volto di godimento e non più quella smorfia da tentatrice. Ci eravamo dimenticati del tempo passato ma non importava in fondo non dovevamo giustificarci con nessuno.
Lei sbottono i miei pantaloni e rimase decisamente colpita di come la mia nudità era già in estasi. Ci sfiorammo fin quando mi disse: “Ci dobbiamo fermare qui, sono impegnata e poi non si può continuare”.
Le confermai di essere impegnato anche io e che quello che fosse successo lì, sarebbe rimasta lì.
L’avevo convinta e riprendemmo a sfiorarci, toccarci, assaporarci con la bocca e la lingua fin quando mi chiese se avessi un preservativo.
Aprì il portafoglio e la casualità volle che ci fosse un preservativo. Lei fu contenta, lo notai dal suo sguardo malizioso. So che si stava chiedendo cosa ci facessi con un preservativo.
L’importante fu dopo, sul quel masso stavo scomodi, per cui dopo alcuni minuti decisi di girarla di schiena. Lei era poggiata ad un albero e potevo solo essere contento di quel sedere così sodo e così perfetto.
Ansimava ed aumentava il volume della voce. Le dissi di non esagerare, in fondo le tende non erano distanti. Oltre il prato c’erano anche delle abitazioni. Era buio ma sempre meglio non attirare l’attenzione dei curiosi.
Si susseguirono diversi colpi e la penetrazione divenne sempre più intensa fin quando non raggiunsi l’orgasmo. Ero ancora super-eccitato per cui continua a stuzzicarla nuovamente con un “lavoro di mano”.
Ci rivestimmo e poi ritornammo entrambi alle nostre tende, con la promessa che il giorno seguente saremmo ripartiti insieme.
Una volta in tenda, mio cugino mi chiese se tutto fosse ok. Io gli risposi: “sisi molto bene”.
Lui: “è durata molto questa sigaretta!”
Io “non mi sono accorto del tempo”
Ovviamente sospettava qualcosa, vedendo la patta dei pantaloni più gonfia del solito.

La mattina successiva però mi accorsi presto che i nostri percorsi non sarebbero stati gli stessi. Ci rimasi inizialmente male ma del resto quello che è successo è stato frutto del caso. Ci salutammo come nulla fosse e tutti riprendemmo i rispettivi sentieri.
Nonostante abbiamo incontrato altri gruppi, ragazzi e ragazze mi rimase in mente quei piacevoli momenti passati con Lucrezia.
Il nostro cammino era ormai giunto al termine quando in lontananza con lo sguardo vidi in Piazza San Pietro questa bionda con lo zaino rosso accompagnata da un’altra ragazza.
Quando mio cugino disse: “Di nuovo le venete” , sul mio viso apparve un enorme sorriso.
Mi avvicinai e ci salutammo come nulla fosse. Ci scambiammo qualche racconto o dettaglio dei relativi compagni incontrati lungo il percorso.

Loro poi di tutta fretta ci dissero che dovevano andare per non perdere il treno di ritorno.
Quando baciai sulla guancia Lucrezia le sussurrai all’orecchio: “Buon rientro ed al prossimo cammino”.
Lei dopo un paio di metri si girò e mi fece l’occhiolino.
Ritornando a casa i familiari ci chiesero come era andata questa esperienza. Raccontai tutto ma ovviamente evitai di menzionare il mio incontro piccante.
Di tutte le cose rappresentative, paesaggi, scorci, persone incontrate, senza ombra di dubbio Lucrezia fu la cosa più sorprendente, piccante ed entusiasmante che mi capitò in questo viaggio.
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