Scambio di Coppia

Sono tuo


di Membro VIP di Annunci69.it lorisbatacchi78
11.02.2024    |    6.154    |    1 9.1
"“Fermati, c’è la spiaggia vuota” rispose Giulia che sentiva i primi fremiti dell’orgasmo tra le cosce..."
Non fosse stato per l’arredamento moderno, sarebbe potuto essere un quadro del Barocco spagnolo. Lei era nuda, stesa sul letto un po’ di traverso, con le lenzuola di lino bianco attorcigliate tra le gambe e che le coprivano appena a metà sedere. Languida nel torpore del risveglio.
Mentre era ancora un po’ nel dormiveglia, prese un lembo del lenzuolo e lo tirò verso il seno, aveva sentito un brivido di freddo sulla pelle. Nell’allungare il braccio sfiorò un capezzolo e lo sentì turgido. Chiuse gli occhi, perché non c’era da vedere niente, ma ancora da sentire tutto. Serviva la mente per vedere, per ricordare. Si girò un po’ a pancia in su, tirando il lenzuolo che rimase in mezzo alle gambe. Non ha freddo ma ha bisogno di sentire una carezza sulla pelle data dal lino un po’ stropicciato dalla notte trascorsa.
Tutto era iniziato da quel trillo del cellulare. No, forse era iniziato molto prima, ma ora a lei bastava ripensare a quel trillo del giorno prima, mentre era seduta al tavolino del bar con un paio di amiche. Con il caffè ancora caldo davanti prese la borsa e lesse: “vai al bagno”. La tentazione fu di rispondere “Vaffanculo”. Aveva già digitato le prime lettere, quando invece si alzò e zigzagando tra i tavoli entró nel bagno delle signore.
“Togli le mutandine” lesse sullo schermo del cellulare dopo un nuovo trillo. Mise la mano sulla maniglia. Ma chissà come mai quella mano si ritrovò ad armeggiare sotto la gonna, appena sopra le autoreggenti per fare scivolare giù le mutandine di pizzo nero. Operazione non semplice in quello spazio angusto.
Si teneva a fatica con una mano sulla maniglia e su un piede. Le mutandine si incastrarono nel tacco a spillo. Per toglierle si piegò quasi in ginocchio dovendo aprire leggermente la porta. Stava per richiuderla terminata l’operazione, quando sentì una sola parola ma che cambiava tutto: “apri”.
La voce era quella di una delle sue amiche. Lei rispose “dammi un attimo”. Si affrettò ad infilare le mutandine nella borsa e tirare giù la gonna. “Non ci provare nemmeno”, proseguì l’altra donna entrando in bagno e chiudendosi dietro la porta. “Che stai facendo?” Gli chiese.
La spinse verso il basso facendola piegare e le alzò la gonna. Non fece in tempo ad accorgersi che la porta era rimasta appena accostata. Fu un attimo e le due donne si ritrovarono avvinghiate in quel piccolo spazio. Le labbra appiccicate per permettere alle lingue di guizzare. La sua amica stava saltellando per sfilarsi i pantaloni almeno da una gamba. Scoprì allora che neppure lei indossava l’intimo. Non c’era tempo per girarci intorno: iniziarono a masturbarsi con ferocia e passione. Le dita ballavano nei sessi fradici. Velocemente, ma con precisione e passione. Si sentiva sfiorare appena il clitoride da quelle dita curate. Tanto bastava: l’orgasmo arrivó potente e quasi simultaneo.
Non si dissero nulla. Osservó solo l’amica che leccava le dita intrise del suo piacere prima di rivestirsi. Fu solo a quel punto che lèsse sul cellulare “siete bellissime. Ma io ho voglia solo di te”.
Un uomo era appoggiato quasi distrattamente fuori dalla porta del bagno. Era lui. Aprì la porta, lasciando il passo alla sua amica che con passo deciso tornò al tavolo iniziando a chiacchierare come se non fosse accaduto nulla. Qualche secondo e uscì anche lei. Si bloccó, solo un istante. Il tempo di fissarlo. Lo sguardo le cadde sui pantaloni che nascondevano a fatica l’erezione. Un po’ imbarazzata ma anche eccitata si passò le dita ancora intrise del sapore della sua amica sulle labbra e fissandolo le leccò.
“Porca andiamo” le sussurrò lui all’orecchio quando le passò avanti. Giusto il tempo di salutare le amiche e lo seguì. Meglio lo raggiunse fuori dal bar, visto che la stava aspettando in auto. Salì e partirono senza scambiarsi nemmeno una parola. Complice il cambio automatico le appoggió la mano sull’interno coscia. Sempre in silenzio cominciò a salire. Le mise sopra la sua di mano e lo fermò. “Che vuoi che faccia Giulia?” furono le prime parole di quel viaggio. Spostò la mano dell’uomo che rimase interdetto. Si alzò la gonna.
Allargò le gambe e scese un po’ con il sedere per aprirle meglio e iniziò a toccarsi. Lui abbassò appena lo specchietto retrovisore per guardarla meglio.
Lei iniziò a infilare un dito nel suo sesso, facendolo scivolare sotto le mutandine. Poi glielo fece assaggiare, avvicinandolo alla bocca dell’uomo che prese a succhiare. Poi lo rimise dentro e ne aggiunse un secondo. Lui succhiò ancora. L’uomo prese l’iniziativa. Con un gesto rapido le prese il sesso nel palmo della mano pensando di incontrare il ruvido del pizzo. Invece era nuda. Mentre stringeva disse: “Ma sei nuda?” “Se ti interessano tanto le mie mutandine, sono in borsa. Non ricordi? Mi hai chiesto di toglierle ed io ho obbedito”. L’uomo era rapito dal calore della pelle di Giulia e dal piacere che sentiva colare tra le dita sul sedile. “Adesso la prossima mossa di questa partita è la tua. Cosa vuoi?” le chiese a bruciapelo.
Lei non rispose ma prese la mano di lui e la infilò ancora più dentro, mentre con l’altra mano si scoprì un capezzolo e iniziò a giocarci. “Voglio te, voglio ogni centimetro di te” sussurrò l’uomo ormai rapito dal piacere. “Fermati, c’è la spiaggia vuota” rispose Giulia che sentiva i primi fremiti dell’orgasmo tra le cosce. Lui mise la freccia dirigendosi al parcheggio. Spense la macchina ma la bloccó prima che scendesse. La invitò ad aspettare. Scese lui dalla macchina,fece il giro, aprì la portiera e mettendosi in ginocchio prese le gambe di lei e la giró verso lui. Complice la penombra di un autunno inoltrato, la fece scivolare un po’ in avanti, alzò appena la gonna e si tuffò con la bocca tra quelle magnifiche cosce che desiderava da tempo.
Lei inizialmente rimase senza fiato. Poggiò una mano sulla testa di lui per godere della sua lingua poi lo fermò e gli disse “potrebbero vederci”. “Ed è un problema?” Rispose lui. Lei non rispose neppure. Lo spostò e scese dalla macchina. Lui per l’eccitazione la girò e la piegò sul cofano tenendole le braccia dietro la schiena.
Fu un attimo. Si slacciò i pantaloni che gli si arrotolarono sulle caviglie. Da quanto era bagnata gli bastò un’unica spinta per essere dentro. Spinse ancora forte, fino in fondo, quasi a farla alzare sulla punta dei piedi. Lei piegò appena il collo di lato. Lei si liberò dalla presa e si allontanò verso la spiaggia lasciandolo con i pantaloni calati. La insegui ancora mezzo nudo. “Scusa”. Lo guardò e si fece cadere sulla sabbia dura e umida del primo inverno. Anche lui fece lo stesso e la strinse a se. Lei si divincolò lasciandolo perplesso. Poi si piegò e prese a baciargli il sesso che ormai aveva perso la piena erezione. Lo baciava e leccava come un gattino con il latte. Gli piaceva e lui lo sentiva. Capì che poteva solo affidarsi a lei. Così chiuse semplicemente gli occhi per godere di tutti gli altri sensi. Lei ormai lo leccava sempre più eccitata. Non le bastava. Mentre si toglieva il respiro con l’erezione di lui, si mise piegata e con la mano si masturbò con il culo al freddo della brezza marina. “È un peccato farti fare da sola” le disse lui mentre la ribaltava piano sulla sabbia. Le si mise davanti, davanti alle sue gambe divaricate il giusto per concedergli lo spettacolo di quel sesso caldo.
Lei gli afferrò le mani. Se le portò sui fianchi e piano le accompagnó fino all’interno delle sue gambe chiedendo a lui “fammi sentire quanto mi desideri”. “Aspetta, senti?” si interruppe. Una macchina si era fermata verso il parcheggio. Guardò meglio ma non vide nessuno e accarezzando il viso di lui gli sussurrò: “continua”.
Si appoggiò appena all’interno coscia di lei, giusto per stare più comodo. Contemplò un istante quello spettacolo e con la lingua accarezzò le grandi labbra. Poi iniziò una pressione continua su quel piccolo bottoncino del clitoride rosso e duro. Lei inarcò la schiena e il respiro divenne più lento. Le sue gambe si aprivano sempre più per lasciarsi andare al piacere. Ad ogni tocco un sospiro e gli implorò: “Ti prego porta il tuo sesso sulle mie labbra mentre mi fai impazzire”.
Quell’amplesso era ormai una danza.
Staccandosi solo il minimo indispensabile, l’uomo ruotò tutto il necessario per ritrovarsi con la sua asta a qualche centimetro dalla bocca della donna. Anche se più scomodo, riprese a torturarle il clitoride. Non si oppose a quell’invito. Entrò ma rimase fermo, in attesa. Lei inizio a succhiarlo. Era una droga per la donna. E mentre si gustava l’erezione di lui, le sue gambe erano sempre più aperte e il bacino si muoveva su e giù lasciandosi andare al piacere. “È un peccato sprecare un orgasmo così” le sospiro nell’orecchio. Lei, dopo avere aperto la camicia, appoggiò il pene in mezzo al suo seno grande e con le mani lo strinse lì in mezzo. “Un orgasmo non è mai sprecato” rispose mentre iniziava a massaggiare l’asta in quel modo.
E mentre lui si stava godendo il momento alzò gli occhi e vide una coppia non lontana che stava osservando tutto. Si irrigidì. “Tranquillo, si stanno divertendo” disse lei. Allargò ancora di più le gambe, ma questa volta non per lui. Fece un cenno alla coppia di avvicinarsi. E disse a lui: “Lasciati andare e gioca”.
Sembrava un copione già scritto dalla rapidità con cui le due donne si baciarono in bocca.
Giulia e la lei cominciarono a scoprirsi leccandosi e le tolse i vestiti. Mentre ancora leccava l’erezione del suo uomo la propose anche all’altra. Lo sconosciuto non disse nulla, restò in diparte e iniziò solo a toccarsi.
L’altra donna, una bella mora dalle forme mediterranee mora, si spostò appena così da leccare il suo uomo mentre si faceva masturbare da Giulia, che ad ogni gemito di lei segava sempre più lui. Era una catena del piacere.
L’uomo era rapito e perplesso allo stesso tempo. Poi la sconosciuta si alzò in piedi e si mise dietro per leccare il sedere di Giulia mentre il suo uomo non potendo resistere iniziò a penetrarla. E lui? Rimase un momento fermo, ma sapeva che non era quello il suo ruolo. Si mise al fianco della sconosciuta, quasi a forza la staccò da Giulia, le prese la mano e la mise sul suo sesso per farsi masturbare. Giulia rimase a guardare il volto di lui la mano di lei e il volto del compagno di lei: tutti ormai travolti dalla lussuria.
In quel momento fu lui che si girò verso Giulia, le fece un gesto con la testa per dirle: vieni qui. Lei si avvicinò in piedi, ormai da tempo nuda, posizionandosi davanti al suo viso. Mise anche la sua di mano sul membro dell’uomo. L’altro uomo allungò una mano sul seno di Giulia. Ne fu quasi infastidito: Provò una sorta di gelosia che neppure la doppia masturbazione riuscì a placare. Ma lo lasciò fare. Ormai lo sconosciuto stava per raggiungere l’orgasmo con la compagna, che si lascio andare al piacere cercando solo la lingua e le carezze da Giulia. Che capì e si abbassò a baciarla come a darle sollievo di quel piacere quasi proibito.
Lui fu quasi invidioso che l’altra coppia avesse ottenuto il piacere rubando un loro momento. Lo sconosciuto era all’apice e decise di venirle sulla schiena mentre lei si poggiava stanca ma soddisfatta. Giulia diede un bacio a lei si alzò. Prese la mano del suo lui e lo portò qualche metro più lontano, Facendolo cadere a terra e mettendosi a cavalcioni su di lui. E gli disse ora sei mio. “Sono tuo” le rispose lui.
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