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Lui e la passera bionda.


di Membro VIP di Annunci69.it Cpcuriosa60
02.03.2024    |    5.175    |    6 9.4
"Niente a che vedere con le palpatine in macchina e la passera nascosta dal bosco selvatico come si usava allora, quasi ruvida..."
"Domenica ti porterò sul lago, vedrai sarà più dolce dirsi ti amo"...
Canticchiamo una canzone di altri tempi, mentre i paesini affacciati sul Garda sfilano insonnoliti davanti ai nostri occhi.
È una radio locale, esistono ancora, alle sette del mattino manda canzoni che nemmeno più gli autori ricordano di aver scritto.
Concato ci accompagna in questo nostro viaggio di ritorno da un fine settimana nato bagnato e finito mezzo annegato.
Torniamo a casa, piuttosto di rimanere ancora rinchiusi in quell'appartamento sovraffollato.
Tre coppie, simpatiche se prese una alla volta ma incompatibili tra loro, ancor più se in ambienti ristretti.
Un semaforo assolutamente inutile a quest'ora ed in questa stagione ci blocca a metà paese.
Lui guarda avanti, dopo l'incrocio.
L'ennesima ristrutturazione edilizia, un piccolo edificio ingabbiato dalle impalcature.
"Toh, lo sistemano, era ora.."
"Cosa, de che parli?"
"L'hotel Miralago, è chiuso da dieci anni"
"Conosci?"
"Beh, sì, ci lavorava Beppe, un mio commilitone"
"Ah, non me ne hai mai parlato, ho conosciuto qualche altro, lui no"
"C'è una storia che lo riguarda.
Una parte della mia giovinezza che non sai"
Se stavo quasi per cadere in un languido dormiveglia, tra pioggia e grigiore del lago, ora sono sveglia come un galletto all'alba.
"Racconta , su." e mi metto comoda sul sedile, leggermente girata verso di lui.
"Beppe lavorava nell'hotel dei suoi zii.
Timido, gentile, il tuttofare adatto ad accogliere i Tedeschi.
Quell'estate mi aveva offerto un lavoretto, tanto per mettere da parte qualcosa e permettermi di cambiare l'auto.
La mia 128 ormai era sfinita.
Comoda a scarrozzare le ragazze, però mi aspettavo mi lasciasse a piedi da un momento all'altro."
Guarda la strada e sorride, quanti anni sono passati e quante auto, ma la prima non si scorda mai...
"Venivo sul lago il sabato pomeriggio e portavo i turisti dalla stazione dei treni a qui.
Arrivavano da Monaco, da Francoforte, pieni di marchi e di valigie.
Io guidavo la Citroen Ds dello zio di Beppe, li caricavo e poi tornavo su.
Noioso ma facile, non c'era tutto il traffico dei giorni nostri.
Qualche volta facevo il viaggio al contrario, per accompagnarli al treno che tornava al Nord il sabato sera.
Non sapevo una parola di tedesco, giusto un Guten Tag, un Danke, un Bitte...
Erano coppie ricche, eleganti, le donne a volte un po' grassocce per la birra e il troppo maiale.
Ma qualcuna, eh...."
Si interrompe, guarda la strada, sorride.
No, non glielo permetterò di tacere, adesso deve dirmi tutto.
Riprende.
"Venivano anche da sole, al limite in gruppetti di amiche.
Alte, snelle, bionde, gli occhi chiarissimi, vestite strane quando arrivavano ma poi facevano acquisti qui nei negozi e si trasformavano.
Compravano abiti lunghi, scollati, tanto bianco di fondo e colori accesi d'intorno, come per dimenticare il grigio del nord"
Niente, ho sposato Valentino e non lo sapevo....
Taccio e lo lascio parlare.
"E avevano voglia, non solo di sesso ma di compagnia, di sole, di divertirsi.
Beppe ed io, le guardavamo e loro ci guardavano.
Figurati, vent'anni a testa, timidi ed inesperti, ma non stupidi.
E te l'ho raccontato, la Locandiera del paese, finché ero sotto naja, lei e la sua fica bionda, anche se il brigadiere era possessivo e non la mollava a noi..."
Ah, ecco, il problema.
Stuzzicato dalla passera chiara di "proprietà" del superiore.
"..il senso del possesso, che fu prealessandrino" canta Battiato alla radio, per coincidenza.
E lui continua, perso nella memoria.
"La prima volta non capii, almeno non subito.
Mi ero seduto su un tavolino all'aperto, avevo davanti due ore di pausa, prima di caricare Herr Schmidt e signora e portarli al treno.
Leggevo Alan Ford, ridacchiando ogni tanto e non mi accorsi di lei, finché non mi disse qualcosa nella sua lingua."
"Viel Spass?"
"Chiaramente non capii, lei allora mi tradusse, chiedeva se mi stavo divertendo.
Chiesi scusa, pensai di averla disturbata.
Volle vedere il giornalino, lesse qualche pagina, capiva qualcosa e sorrise, se non alle battute almeno per le figure.
Mi chiese il nome, Ivo, risposi e lei mi porse la mano, dicendomi il suo.
Margarethe, piacere.
La sua voce era bassa, il suo accento forte.
Poteva avere forse cinquant'anni, mi rendo conto che per me allora erano tutte vecchie, scusami sai...
E bionda, era bionda, quasi bianca, le sopracciglia chiarissime e gli occhi azzurri dietro agli occhiali.
Appena un po' sciupata come sono a volte le donne magre anche se giovani, voi rotondette invece..."
Si ferma prima di incorrere nel reato di lesa maestà nei confronti della sottoscritta, gli sorrido e prendo la sua frase come un complimento, sono intenerita fino al midollo e lo ascolto, anche se forse già so...
"Sì, bionda, e prima che potessi rendermene conto, l'avevo già duro.
Era un periodo di stanca con la morosa di allora, lei andava a scuola e poi aveva le amiche"
Mi viene in mente Vasco, "Non l'hai mica capito" quasi quasi lo cerco su You Tube.
"La scena del piacere vero della Locandiera, sbattuta sul tavolo dal brigadiere, la sua fica bionda che si prendeva quell'uccello e se lo godeva, permettendomi di vedere chiaramente tutto, le labbra carnose e l'umidità del pelo chiaro.
Niente a che vedere con le palpatine in macchina e la passera nascosta dal bosco selvatico come si usava allora, quasi ruvida.
Non sono un maniaco, lo sai, ma le fichette curate di adesso mi piacciono di più.
Sono più accessibili alla lingua, più belline da vedere, non necessariamente imberbi, no, niente che ricordi panorami illeciti.
Un ciuffetto, quello sì, che lasci il clitoride disponibile all'assaggio, è stupendo"
Come siamo finiti dalla bionda Margarethe al manuale della manutenzione per una passera moderna?
Poco male, la strada è ancora lunga, anche se mi dispiace non essere a casa.
Da qui vedo, appena sotto il volante, un certo movimento nel cavallo dei pantaloni.
Mi sistemo meglio, e gli dico, serissima, " e poi, che è successo?"
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