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Una sera con la mia Amata e il suo Bull


di Mezza_Sega
15.02.2024    |    10.142    |    6 8.7
"“Vai a prendermi in cucina da bere, ho sete”, mi ordinò il Maschio..."
Amavo Barbara, l’ho sempre amata, ogni giorno dal primo sguardo, dal primo incontro tra i corridoi della sede in cui lavoravamo, colleghi entrambi neoassunti e appena 25enni.
Barbara era piccolina, meno di 1e60, aveva lunghi cappelli neri mossi, quasi ricci, occhi neri e uno sguardo tra il timido e il malizioso, ma avvertivo qualcosa di lascivo che mi turbava ma al tempo stesso mi attraeva ancora di più. I capelli poggiavano sui seni enormi, gonfi, morbidi, pesanti, che quel corpo eppure esile non poteva contenere con discrezione. Il suo corpo sinuoso si stringeva alla vita e poi ancora si allargava sui fianchi ampi, tondi, carnosi che disegnavano un sedere abbondante e sensuale.
Vedere Barbara muoversi, camminare su immancabili tacchi alti che accarezzavano i suoi piedini, era come entrare in un sogno erotico da cui non avresti mai voluto svegliarti.
Ci trovammo subito, nonostante i nostri caratteri introversi e tendenzialmente timidi, c’era un’intesa mentale forte, ma non avvertii mai da parte sua un interesse fisico, che andasse oltre quell’affinità.
Quel magnifico sogno che era starle semplicemente accanto, piano piano col crescere dei miei sentimenti si tramutò in tormento. Fu lei stessa a porre fine ad ogni mia illusione o speranza, in modo brusco e diretto. Un giorno mi disse che si era accorta dei miei sentimenti, della sofferenza che provavo e non voleva più farmi soffrire: lei era da poco fuggita a due passi dall’altare, adesso era libera e non cercava legami, io non ero il suo ideale di uomo ma mi voleva lo stesso nella sua vita, per l’intesa mentale che avevamo.
Messi a nudo i miei sentimenti, le dissi che l’amavo così tanto che avrei aspettato tutto il tempo che avesse voluto, pur di averla, e avrei accettato persino di condividerla con altri, se solo lei lo avesse desiderato. Nemmeno questa ultima confessione, intempestiva e ben poco dignitosa, sortì alcun effetto.
Decisi così di attuare il piano B, cancellare Barbara dalla mia vita: eliminare ogni contatto, basta caffè coi colleghi, mi chiusi nel mio ufficio cercando di limitare al massimo i contatti con l’esterno. Ci riuscii per 4 mesi, quando un giorno Barbara mi apparì nel suo abituale splendore in una riunione comune.
Dopo la riunione mi defilai nel mio Ufficio ma poco dopo Barbara mi raggiunse e mi disse che voleva parlarmi.
“Mi dispiace tanto non vederti più, mi manchi molto, ho riflettuto sulle parole d’amore che mi hai detto e volevo chiederti una cosa: da un po' di tempo ho conosciuto un uomo più grande di me, abbiamo iniziato a frequentarci, mi ha invitata a cena, ma ci siamo visti sempre in luoghi pubblici. Adesso mi ha invitato una sera a casa sua, ma io non mi sento di andare da sola, perché lui ha un carattere molto forte, a tratti arrogante, diciamo che ogni tanto è un po' brusco. Pensavo di chiederti se ti va di venire anche tu, così potremmo anche passare un po' di tempo insieme”.
Rimasi basito dalle sue parole, non riuscivo a concentrarmi dal turbinio di emozioni che mi provocava la sua vista, il suo odore, il suono della sua voce.
“Barbara, non capisco. Mi stai chiedendo di accompagnarti dal tuo nuovo compagno?”. “No, Marco” mi rispose. “Vorrei che tu stessi con me tutta la sera, perché con te mi sento protetta, so che con te non mi può succedere nulla di brutto perché tu mi proteggi. Te lo chiedo perché so quanto mi ami e che non mi giudicherai male, tu stesso mi hai detto che avresti accettato anche altre persone pur di stare con me, per questo ora te lo chiedo; ma se non te la senti ti capisco benissimo e non fa nulla, anzi scusami se sono stata una stupida a chiedertelo”.
Mi strinse tra le sue braccia, sentii il calore del suo corpo unito al mio, i suoi enormi soffici seni schiacciarsi sul mio petto, in un abbraccio dal quale non avevo scampo.
“Va bene si, certo. Avvertimi quando dobbiamo andare così ti passo a prendere.” Furono le mie parole di resa.
3 giorni dopo passai a prendere a casa Barbara, dopo il lavoro. Salì in auto, e solo guardarla mi tolse il fiato: indossava un vestitino intero verde, stretto che mostrava le sue meravigliose curve; i suoi seni esagerati apparivano nel loro perverso splendore con un decolletè profondo, la vita stretta metteva in risalto i fianchi ampi e carnosi; le calze nere impreziosivano le sue gambe, non lunghe ma ben tornite, e i suoi piedini scivolavano dentro dei tacchi vertiginosi e fini, color petrolio, che rendevano l’intera figura un torbido invito al peccato.
Arrivammo a casa del suo “amico”, Roberto che ci fece entrare. Roberto era un omone, alto, robusto ma molto tonico; aveva sui 43-45 anni, era lievemente brizzolato con una leggera barba. Roberto avvolse Barbara tra i suoi tentacoli, che piccola la vidi sparire tra le braccia di quell’energumeno.
Ci fece sedere sul divano del salotto per qualche chiacchiera di circostanza, ma si percepiva un’atmosfera di fremita passione. Roberto mi chiese di spostarmi e fargli posto sul divano accanto a Barbara, che accarezzandomi la mano mi fece capire di assecondare l’animale.
Roberto fece scivolare la sua mano sul nylon delle cosce di Barbara baciandola. Barbara spalancò la bocca per accogliere la lingua del maschio in un bacio fin troppo esplicito, e scavallò le gambe per farsi accarezzare ancora più intimamente. Roberto iniziò a sussurrare qualcosa all’orecchio di Barbara, che sorrise d’intesa e con la mano iniziò ad accarezzare il pacco grosso e volgare di quel porco.
Roberto si alzò dal divano invitando Barbara a seguirlo in camera, lei senza fiatare obbedì. “Adesso il coglione si può anche togliere dalle palle”, esclamò con sufficienza. “Scusa, coglione semmai….” Non riuscii a ribattere che Roberto mi allungò una sberla: “stai al tuo posto Mezza Sega!”.
“Lui resta con noi”, sentenziò Barbara. “Ok, ma se rimane sta buono e fa tutto quello che gli dico senza storie”. Barbara mi guardò languida, facendomi un cenno di assecondare il gigante: “sì, farà quello che dici”.
Appena entrati in camera Roberto sfilò via il vestitino verde e Barbara rimase in lingerie, ancora più bella e sensuale: aveva un reggiseno in pizzo nero, che cedeva all’imponenza di quei seni succosi, un perizoma nero in pizzo che non lasciava nulla all’immaginazione, e un reggicalze anch’esso in pizzo nero, che affondava nelle cosce carnose di quella Dea del peccato.
Roberto la prese per i fianchi con forza facendola scivolare sul letto, seduta. Barbara slacciò la cinta di Roberto, abbassò la zip e in un istante si ritrovò un cazzone possente ed esagerato oscillare davanti al viso: era un pisello veramente enorme, venoso, con una cappella larga e sfacciata, e due palle pesanti e vistose alla base. Barbara sorrise soddisfatta e iniziò a baciare quel totem con cura e devozione mentre con le mani accarezzava i coglioni e agitava quell’asta infinita. “madò, è enorme, non mi entra nemmeno in bocca”, disse con una voce rotta dal desiderio. “Certo che entra, entrerà dappertutto vedrai!” Roberto la prese per i capelli e spinse la testa di Barbara a sé e con un colpo secco del bacino infilò oltre un chilo di cazzo nella bocca di Barbara. La mia amata aveva la bocca completamente aperta, le labbra tirate a cingere quella trave immane e dura che la stava soffocando, iniziò così a pompare in modo forsennato. Vidi quella montagna di boccoli neri fare su e giù di gusto, capii che ormai era la sua puttana, devota e obbediente. Mentre Barbara pompava da ingorda, Roberto si sfilò i vestiti, lanciandoli verso di me.
“Raccogli tutti i vestiti, piegali e mettili sul comò. Poi spogliati e vieni ai piedi del letto, a vedere come si scopa”. Le slacciò anche il reggiseno che mi volò addosso, le sue tettone esplosero nella loro magnificenza. Quindi prese di nuovo Barbara per i capelli, una manona a strizzare la carne del suo seno e la fece sdraiare. In un attimo le salì sopra affondando quella verga gigante e spessa dentro la sua troia. Barbara fece un urlo profondo di godimento, si guardarono negli occhi e Roberto iniziò con un ritmo forsennato a scoparla. Barbara accompagnava ogni colpo, profondo, deciso, forte, con un lamento sordo di godimento intenso, potevo sentire le palle sbattere sulla fica bagnata, e vedere quel palo di carne entrare e uscire deciso e rapido, reso lucido dai copiosi umori di Barbara.
La furia dell’animale proseguì sul corpo di Barbara ancora qualche minuto, durante il quale Roberto non mancava di farle capire il suo ruolo, e Barbara gemendo in preda al piacere sfrenato ebbe il primo orgasmo di quella serata.
In quella stanza del sesso si erano profusi gli odori dei liquidi copiosi di Barbara, quando Roberto fermò la sua furia e, rimanendo fermo dentro la sua puttana, mi disse: “Mezza Sega apri quel comodino, c’è una pomata, prendila e portala qui”.
Io, nudo ai piedi del letto come aveva comandato il maledetto, scivolai a prendere la pomata, vergognandomi della vistosa erezione che mi accompagnava.
“Guardalo, chi è lui?” chiese a Barbara, ancora stremata sul letto dal godimento. “E’ Marco, il mio amico”.
Le arrivò un ceffone. “Sbagliato, chi è?”, continuò Roberto. “Dai, che ti frega, scopami ancora…” cercò di sviare Barbara, ma ricevette un altro severo schiaffo sul viso. “Lo vuoi il cazzone? Allora dimmi chi è lui e poi ti inculo come si deve”.
Barbara sorrise accarezzando il petto scolpito del suo uomo e rispose: “è una Mezza Sega”.
“Brava la mia puttana, adesso girati”. La mise a 4 zampe e mi fece avvicinare per spalmargli la pomata sul suo enorme pisello. “Lubrificami il cazzo, non voglio sporcarmi le mani” mi disse. Mi ritrovai così al bordo del lettone con la mia amata Barbara nuda a 4 zampe e con il cazzo gigante del suo Bull tra le mie mani per lubrificarlo. Iniziai così a segare quella verga mostruosa con entrambe le mani, e mi accorsi di quanto fosse realmente spessa, tanto da non riuscire a toccarmi le dita se non stringendolo con forza.
Roberto mi disse di usare la sua cappellona per raccogliere l’umore dalla fica madida di Barbara e spalmarla sul buco del culo. Obbedii con estrema dedizione e lasciai la sua nerchia possente appoggiata sullo sfintere della sua puttana.
“Mettiti giù, tra le sue cosce e sotto i miei coglioni e goditi la monta”, mi ordinò.
Vidi la trave di marmo del bastardo farsi largo tra le dolci natiche della mia Barbara, che mugolava di dolore misto ad evidente piacere. “No, ti prego… oddio no… aspetta” Barbara implorava inutili preghiere, alle quali Roberto non badava.
La pomata abbondante faceva bene il suo lavoro, il cazzone lentamente affondava scomparendo nelle viscere di Barbara, tutto, fino alle palle. Rimase fermo dentro di lei, che respirava con evidente affanno. Poi riprese a muoversi, uscendo lentamente e riaffondando con altrettanta lentezza. Barbara si stava abituando, i lamenti lasciarono presto il posto ad ansimi di godimento, finché la Bestia iniziò con forza a scoparle il culo. Vidi quel pisellone spropositato muoversi freneticamente dentro e fuori il culo, fino alle enormi palle che sbattevano sulle natiche con un suono che sembrava una sculacciata.
Roberto faceva colare la sua saliva sull’asta, che inevitabilmente colava lungo l'asta imponente cadendomi sul viso. Eccitato mi masturbavo con la faccia madida di un misto di saliva di Roberto e umori anali e vaginali di Barbara. Gli odori erano forti, acri, inebrianti. Roberto continuò a montare la sua vacca senza sosta, con una virilità che non avrei mai potuto immaginare. Barbara non riusciva a parlare, finché non la sentiii emettere un lamento lungo che accompagnò il suo secondo orgasmo. Barbara squirtò abbondantemente bagnando tutto, lenzuola, nerchia, la mia faccia, le sue stesse calze.
Roberto allora si alzò, prese Barbara per i capelli, lo stesso fece con me e ci fece accucciare sotto le sue palle.
“Tieni Barbie, gustati il mio prezioso nettare insieme alla tua Mezza Sega”. Un’onda di crema bollente e densa invase la faccia della mia dolce Barbara, che si gustò i numerosi fiotti coprirle la fronte, il naso, la bocca e le guance.
“Bacia il tuo amore adesso”, mi ordinò. Barbara mi baciò con passione, condividendo il sapore maschio del suo uomo con me.
Baciò nuovamente il cazzone in segno di ringraziamento, quindi stremata si sdraiò sul letto tra le sue braccia, con la testa appoggiata al suo petto.
“Vai a prendermi in cucina da bere, ho sete”, mi ordinò il Maschio. Sculettai in cucina dove trovai un bicchiere ed eseguii l’ordine.
“Anche io ho sete, prendi da bere anche per me?” Mi chiese il mio amore. Ormai ero il loro servo, tornai in cucina nudo per adempiere al mio ruolo.
Tornai per soddisfare le richieste della mia Dea, che dopo essersi dissetata, tornò ad accucciarsi sul petto del suo uomo, accarezzandogli quegli enormi testicoli da maschio adulto e quel pisello, ora a riposo ma sempre vergognosamente esagerato.
Io rimasi ai piedi del letto, sdraiato guardando il soffitto, perso nei miei pensieri.
Dopo un po' di tempo sentii i due amanti bisbigliare, parlarsi all’orecchio e ridere d’intesa. La verga di Roberto si stava risvegliando, capii presto che quel porco maledetto avrebbe reclamato ancora la sua preda, per soddisfare in modo arrogante i suoi istinti animali.
Dopo altri 40 minuti di sesso volgare, senza alcun rispetto per me e la mia Amata, ci congedammo da quella bestia selvaggia.
Barbara raggiante e soddisfatta mi tenne stretto per tutto il viaggio di ritorno e, appoggiando la sua testa alla mia spalla, si lasciò coccolare da un dolce sonno.
Arrivati a casa Barbara mi diede un succoso bacio sulle labbra: “grazie, sei stato veramente un amore, sono stata molto bene stasera, grazie a te!”
Mi abbracciò ancora stretto ai suoi meravigliosi e caldi seni.
“Notte amore mio”, le dissi.
“Notte, ci vediamo domani per la pausa caffè, mi raccomando, non accetto scuse!”
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