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» Nell'argomento: Musica é ........
3 anni fa
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Brian Eno - By This River

Here we are
Stuck by this river
You and I
Underneath a sky that's ever falling down, down, down
Ever falling down
Through the day
As if on an ocean
Waiting here
Always failing to remember why we came, came, came
I wonder why we came
You talk to me
As if from a distance
And I reply
With impressions chosen from another time, time, time
From another time

https://youtu.be/SrZYP8SzlN8

3 anni fa
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Quotato da alessiocince,
Quotato da Lasoave,
https://lafalla.cassero.it/lettera-damore-a-una-persona-trans/

Mi sembra abbastanza attinente all'argomento e non mi pare ci sia nulla di male a quotarla come si deve... In fin dei conti racconta una realtà vista da chi osserva il mondo trans....
"Cara persona trans,
ti scrivo perché ormai è su tutti i giornali: ci sono persone che mai si sognerebbero di stare con te. Ora, è inutile che io ti dica che non si può sentenziare sul desiderio altrui, che è un desiderio soggettivo. Questo lo sai benissimo. Quello che non sai, perché non sono mai riuscito a dirtelo, è che tu mi piaci. Sì, persona trans, mi piaci. Provo qualcosa per te. Qualcosa di inspiegabile, era da tanto che non mi capitava. Di te mi piace tutto, mi piacciono i tuoi capelli, il tuo sorriso, i tuoi occhi, le tue spalle. Mi piacciono le tue idee. Mi piace quel tuo modo di fare, sai? Quel tuo modo di abbaruffare tutto, di scompaginare. Anche quando non ci sei.
Credo che tu sia una persona speciale, una che fa sempre le rivoluzioni. Agli occhi di chi dice di non poterti amare non hai genere, non hai corpo, non hai orientamento sessuale, non hai una discendenza, non hai pelle, non hai tempo, non hai confini, non hai limiti. In tanti hanno cercato di definirti, ma io non voglio definirti, tu per me sei unica.
Secondo me sei un po’ sospettosa. Pensi che non ti vogliano perché ti vedono come un vago concetto genitale, attraverso le lenti di un immaginario anatomico del desiderio cis-normato – adoro quando pronunci questa parola, è un moto erotico, vorrei poter essere ovunque tu sia in questo momento.
Non starebbero mai con te perché non sanno se hai una vagina, un pene, gonadi, ovaie, tette naturali, tette snaturate, petto sconcio, petto cicatrizzato. Se hai mai avuto tutto, se non hai ancora niente. Chissà, magari si chiedono anche come ce li hai, ma io non credo che la loro fantasia arriverebbe a tanto. O magari ti vorrebbero nelle sembianze di una diversa combinazione di organi, tette senza vagina, vagina senza tette, pene con tette, un po’ più femminile, un po’ più maschile, un po’ meno maschile, un po’ meno femminile, un po’ più passabile. Non ti ritengono una persona abbastanza vera. Vorrebbero quello che non sei. Io invece ti trovo unica, e così autentica. Tu sei generica, imprecisa, astratta, sei oltre, insomma sei: una persona.
A volte sei proprio lo specchio delle percezioni altrui, sei così vera che la gente ha le crisi di identità. La tua verità mette in dubbio tutto, tranne il mio desiderio per te.
Ed è per questo che io credo di amarti. Non ti amo per i tuoi genitali, non mi importa dei tuoi genitali, non so nemmeno che genitali hai e sappi che dei tuoi genitali non mi importerà, quando ti vedrò. Io ti amo perché sei la vergogna delle famiglie, la reietta, l’ingrata, l’approfittatrice. Eppure sai ancora amare e sai ancora odiare.
Ti amo perché sei la donna che vive sulla sua pelle la violenza del patriarcato e la transfobia, ogni giorno, con o senza rossetto. Eppure ogni giorno riscrivi la filosofia per un’etica incarnata che ci renda tutti degli amanti migliori, e poi hai problemi di coppia. Ti amo perché sei l’uomo che ha visto il privilegio spostarsi su di sé e abbattersi sulla sua maschilità quando la sua presenza incuteva paura per strada e chi prima ti desiderava, ora non ti riconosce. Eppure ogni giorno rifletti sul significato e sul senso dell’intimità, ma non in pubblico.
Ti amo perché hai un’identità non binaria e quindi finisci per non esistere. Eppure ogni giorno costruisci un nuovo modo di relazionarti, fuori dalla norma, e a volte non ne puoi più. Ti amo perché, persona trans, sei piena di contraddizioni, di sfaccettature, di prospettive. A volte sei anche piena di te. Ma per me tutte queste cose in fondo non hanno importanza, potresti essere mille eppure per me sei solo una: persona.

Sogno con te un romanticismo radicale. Un romanticismo sognante che ci permetta di sfuggire ai confini dell’immaginario abituale e che crei nuove forme di vita incarnata. Un approccio quotidiano al cambiamento che guardi in faccia la violenza e la disparità di potere che si creano nelle relazioni e che, nel riconoscerla, la tocchi. Vorrei toccare questa violenza con te, persona trans, toccare le dinamiche di potere che ci opprimono, che ci differenziano e che insieme ci rendono desideranti. Vorrei rendere questa etica tattile una prossimità, farne con te una routine.
In modo che tutto quello che tocchiamo sia cambiamento.
Vorrei conoscerti, ma ho paura. Ho paura che la distruzione degli stereotipi sulla desiderabilità culmini nella fine del mondo. E se toccarti dissolvesse la categorie che permettono al mio corpo di funzionare?
Tuo.
L."

Grazie per la condivisione. Stavo giusto pensando a come dire che l’umanità sta proprio nell’amore e che l’accettazione lo rappresenta in pieno. Ma non trovavo le parole. Le hai postate tu. 💗

» Nell'argomento: Il tavolino del bar.....
3 anni fa
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Buongiorno, posso avere un caffè con una macchinetta a scelta ? 🙂

3 anni fa
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Se non ne so e non ne so parlare allora taccio. Se il mio mestiere è scrivere, prima di scrivere perlomeno mi documento o comunque mi approccio in modo un filo più delicato. E questo vale anche per chi di mestiere non è, ma si sente in diritto o dovere di dire la sua ad ogni costo.

3 anni fa
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Beh, guardiamoci intorno e consideriamo che ogni persona qui dentro è una X. Facendo mente locale su dove siamo e ragionando in percentuale ..

» Nell'argomento: Marito gay
3 anni fa
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Quanto ti capisco .

» Nell'argomento: Marito gay
3 anni fa
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Allora ci mancano le parole 😳

» Nell'argomento: Marito gay
3 anni fa
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@marika io sono una povera ignorante che ragiona davvero in modo basico. Io la bisessualità o l’omosessualità l’ho sempre (e continuo a vederla) legata al sentimento. La possibilità di (anche) amare una persona dello stesso sesso. Ciò non toglie che si possa fare sesso senza amore, ma nemmeno che ne sia preclusa l’eventualità.

» Nell'argomento: Marito gay
3 anni fa
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Già, amare. Perché poi anche il sentimento deve trovare la sua collocazione.

» Nell'argomento: Il tavolino del bar.....
3 anni fa
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Io kamira ho gooogolato. E adesso metto un last. 😎 Voglio proprio vedere 😄

3 anni fa
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Quotato da zortonaldo,
Quotato da Idrogeno,
Vi linko questo che secondo me è parecchio inerente.
https://www.ultimavoce.it/storia-di-ciro/
Non riesco a caricare la pagina e anche il sito stenta ad aprirsi (ho provato con due browser differenti). Proverò più tardi.

(L’ho postato intero nella notizia del giorno)

» Nell'argomento: La notizia del giorno
3 anni fa
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La storia di Ciro e Maria Paola ci mostra che la stampa italiana ha un problema di transfobia

Sono passati solo due anni da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha eliminato la transessualità dalla ICD, la lista delle malattie mentali. Era il 19 giugno 2018. L’altroieri, praticamente. Due anni, però, per il giornalismo sono un’era geologica e, in questi due anni, la stampa Italiana ha fatto di tutto per non mettersi in pari con il linguaggio da utilizzare nei confronti delle persone transessuali. Lo ha dimostrato, ancora una volta, in tutta la sua brutale incompetenza, commentando la terribile storia di Ciro e Maria Paola.

La storia di Caivano e della terribile morte di Maria Paola Gaglione l’abbiamo letta in tutta la sua crudezza ovunque. Sabato sera, la 18enne Maria Paola è stata scaraventata a terra dal motorino su cui viaggiava con il fidanzato Ciro: la coppia era stata speronata dal fratello di lei, che non accettava la relazione, perché Ciro è un ragazzo trans. Il fratello ha dichiarato che le sue intenzioni erano quelle di “darle una lezione”, perché la giovane “era stata infettata”. A morire invece è stata proprio la sorella, mentre Ciro è “semplicemente” stato pestato dal fratello di Maria Paola, dopo essere stato sbalzato a terra nell’incidente.

Una notizia orrenda raccontata in modo orrendo
Se a provocare sgomento e orrore è la violenza inaudita con cui l’omicidio e il pestaggio sono avvenuti, a parere quantomeno inappropriate sono le parole che la stampa nazionale, a tutti i livelli, ha utilizzato per descrivere l’accaduto. Il Tg1 ha parlato di “Cira”, salvo poi correggerlo in “Ciro” nel servizio della sera. Ha intervistato il parroco del paese di Maria Paola, che ha commentato quasi minimizzando, dicendo che la famiglia della giovane era solo preoccupata. A fare sollevare qualche sopracciglio è anche Repubblica, che sull’edizione online scrive testualmente: “l’amica, che da un po’ si fa chiamare Ciro”, come se essere trans fosse un capriccio passeggero frutto di una moda strampalata. 

Il ruolo dei media
Se molte persone non hanno mai sentito parlare di transessualità come un fenomeno normale, da accettare e di cui discutere senza sorrisini allusivi o battute, forse, allora, la colpa è anche di una stampa che non sa come maneggiare queste notizie. E di persone che lavorano nei media che, nel 2020, si esprimono in un modo improprio, goffo e offensivo che interpreta il mondo solo secondo il codice binario della morale cattolica. Il linguaggio, nell’educazione di una persona e di uno spettatore, è tutto: è ciò che rende visibili le complessità, ciò che permette di accettare la pluralità, senza stereotipi o classificazioni imbranate.

Il misgendering
E, a proposito di linguaggio, appellare una persona trans con l’articolo, la desinenza o il pronome che non corrispondono alla sua identità di genere si chiama “misgendering”. Alla base non c’è solo l’incompetenza o la superficialità: nel 2020 è disinformazione e non permette alle persone all’ascolto di capire la portata della notizia e, soprattutto, di cogliere il disvalore dell’utilizzo di un pronome sbagliato.

L’ignoranza di un linguaggio goffo e offensivo
Nel mondo della molteplicità, il linguaggio offensivo è segno di profonda ignoranza. Provate a pensare alle relazioni affettive più importanti della vostra vita: come vi sentireste a essere associati a vostro marito o a vosta moglie come un semplice amico o amica? Dare per scontato che tutti si identifichino con il genere assegnato alla nascita, nel 2020, è vivere in una bolla e risponde al nome di cisnormatività. Si tratta di un fenomeno estremamente presente soprattutto nella lingua italiana, in cui il binarismo caratterizza anche i nomi degli oggetti.

La regola aurea dell’autodeterminazione
La regola è solo una ed è molto semplice: per le persone trans binarie, la grammatica segue le regole del genere con cui il soggetto si identifica. Punto. Uno degli errori più indelicati e più frequenti quando ci si riferisce a persone trans, persino sui quotidiani, è il parlare di donne trans (cioè donne, beninteso), con pronomi, articoli e nomi maschili. Abituarsi all’idea che non tutte le donne abbiano una vagina o che non tutti gli uomini abbiano un pene, è la vera sfida che anche la stampa deve vincere, superando un linguaggio omertoso, approssimativo e, soprattutto, offensivo.

Un linguaggio binario ed esclusivo
Come è possibile che le persone si abituino a un linguaggio pulito e sereno in merito, se già i media contribuiscono a creare confusione? Se anche i giornali lasciano trasparire un’ingiusta sfumatura di torbido attorno a una storia che, invece, ha avuto il coraggio di essere vissuta alla luce del sole? Se sono gli stessi giornalisti, che hanno proprio le parole come strumenti del mestiere, a usarle in modo casuale?

I limiti della lingua
Se già siamo così prevenuti verso il mondo trans binario, come potremo fare a maneggiare le notizie riguardanti l’universo trans – non binario? In questo caso, è necessario superare l’assunto per cui sarebbero solo due i generi esistenti. Nella lingua italiana, la questione si fa sicuramente complessa, a causa della struttura grammaticale binaria a cui accennavamo. In inglese, spesso si usa il pronome neutrale “they/them”, per sostituirlo ai maschili e ai femminili. Esistono poi anche parole alternative, utilizzate però maggiormente online, come ze o hir, co o cos. Nello scritto, in Italia, sono stati inseriti asterischi, u finali o  troncamenti. Un’altra strada sarebbe quella di evitare termini come “signore” o “signori”, per sostituirli con termini come “persone”, “ospiti”, “gente”.

Un cambiamento graduale
Ovviamente, nessuno si aspetta che, da un giorno all’altro, le nostre regole grammaticali cambino per favorire una maggiore inclusione. Spesso, anche all’interno delle comunità di studiosi della lingua, non c’è accordo sul tipo di soluzione migliore. Discuterne, però, è già qualcosa, perché permette di acuire la sensibilità delle persone su un tema. Inorridire di fronte a quelli che vengono definiti come storpiamenti della lingua, in realtà, è sinonimo di ignoranza degli stessi processi di evoluzione del linguaggio. I nostri nonni e bisnonni si scandalizzerebbero, ad esempio, nel sentirci dare del tu ai genitori, eppure questa prassi non ha portato al disfacimento né della società, né dei costumi, né della grammatica. 

La chiave della sensibilità
E non servono studi in linguistica di grande rilievo, per chiamare le cose con il loro nome. Basterebbe un po’ di sensibilità in più, unita alla consapevolezza che il mondo è un luogo complesso, in cui tutti hanno il diritto di trovare espressione e serenità nel decidere di definirsi, di farsi definire o di non farlo. E’ un mondo in cui la transessualità, l’omosessualità e tutti i fenomeni che fuoriescono dalla binarietà delle nostre categorizzazioni, a un certo punto, non dovrebbero più fare notizia, perché un delitto è un delitto contro una persona, non contro un trans. La storia di Maria Paola e Ciro purtroppo è solo l’ennesima ad inserirsi nel quadro della violenza e della non accettazione dell’altro, espressioni di un Paese ottuso e gretto, in cui le leggi per la difesa delle minoranze sollevano ancora polveroni spiccatamente moralisti. 

Le parole della mamma di Ciro
Forse, la risposta a tutto questo è solo una: sono le parole della mamma di Ciro, la signora Rosa, che a Repubblica afferma: “Anche se non ho studiato, ho capito la natura di mio figlio”. Capire gli altri, staccando le nostre etichette e i nostri giudizi, per far posto al loro modo di sentire e sentirsi: forse è questa la vera sfida, per un cambiamento linguistico ma, prima di tutto, sociale e culturale di una società che parla ancora di “amica”, strizzando l’occhio in modo allusivo e abbassando la voce imbarazzata. 

3 anni fa
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Vi linko questo che secondo me è parecchio inerente.
https://www.ultimavoce.it/storia-di-ciro/

» Nell'argomento: Il tavolino del bar.....
3 anni fa
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Bonjour a tutt quant. Caffè grazie.

» Nell'argomento: Dillo con un Meme
3 anni fa
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[url=https://postimg.cc/p5YMTZ57][img]https://i.postimg.cc/yx21Lp1V/6-FBA23-C2-0661-4-FE2-A190-34-EC246067-D0.jpg[/img][/url]

» Nell'argomento: Il tavolino del bar.....
3 anni fa
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Feedback dal campo.
Professore1 - mascherina tutta l’ora-
Professore2 - mascherina sotto il naso
Professore3 - togliete le mascherine
Professore4 - minchia la mascherina !

Birretta grazie.

» Nell'argomento: Marito gay
3 anni fa
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Io, se li hai, anche gli appunti sull’Uomo Vero.
Scusa ero distratta e metti che domani interroghino.. 🙂

» Nell'argomento: Il tavolino del bar.....
3 anni fa
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Sono commossa, sono iniziate le scuole. Quanto durerà non lo so .. ma intanto caffè emozionato, grazie. 🙂

» Nell'argomento: L’abile corteggiatore
3 anni fa
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Quotato da PrincipessaOssessa,
Quotato da Appagante91,


Dove si trovano le ragazze come Princy? Chiedo per il mio amico. 😄 Dal vivo niente, su tinder peggio, instagram lasciamo stare, annunci69 ti scannerizzano. 😇

Letteralmente come me, che sono anche bassa - più bassa di 1,65m, sì. Da Tinder ho letto cose orribili destinate ai ragazzi relativamente poco alti, la frase più gentile credo fosse un “Come si definisce un uomo sotto il metro e ottanta? Un amico”.

Principianti. L’uomo a cui penso quando penso ad un Uomo è un paio di cm più di me che sono 1,70.
Mai stato un filtro.

» Nell'argomento: L’abile corteggiatore
3 anni fa
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Quotato da zortonaldo,
Ho idea che un resistente corteggiatore dovrebbe avere i testicoli infrangibili.
Uno bravo valuta se il target valga la pena, ché a star dietro agli unicorni alla fine ci si logora.
E gli unicorni non esistono.
Ergo... [...]

Ehm..ciascuno sceglie a chi stare dietro e perché.
Se ti pare che ti spacchi il cazzo farlo i casi sono due: o sei masochista o sei masochista. 🙂


   Sexy Piccanterie



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