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Lui & Lei

Cambio Sede - Parte 1 - Premessa


di score8
27.04.2023    |    3.495    |    1 8.8
"--- È una tranquilla giornata di metà novembre, tempo bello… cielo sereno ma con quell’aria frizzantina che ti fa stare bene..."
Questa è la prima parte del mio il primo racconto, scusate eventuali errori.
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È una tranquilla giornata di metà novembre, tempo bello… cielo sereno ma con quell’aria frizzantina che ti fa stare bene.
Sono in ufficio, come al solito, quanto all’improvviso mi squilla il telefono, guardo il display e vedo il nome della responsabile del personale dell’azienda per cui lavoro; “chissà che vorrà?” mi domando allungando la mano per prendere il telefono cosi per poter rispondere:
Io: pronto!
Resp.: ciao, tutto bene?
Io: certo, come al solito.
Resp.: ti chiamavo per dirti che da domani, sarai spostato in un’altra sede, al momento però non so dirti per quanto tempo.
Io: come mai? Successo qualcosa?
Mi pongo in un nanosecondo infinite paranoie…
Resp.: no no, anzi… c’è bisogno una persona di fiducia ed affidabile per svolgere il lavoro, considerando che, chi c’è stato finora non ha fatto per niente bene, e quindi l’azienda ha pensato subito a te per cercare di sistemare la situazione.
Io: wowwwww… ok, grazie per il pensiero.
Resp.: ottimo, intanto ti ho avvisato per telefono, tra poco ti invio una mail con quanto detto adesso oltre all’indirizzo della sede.
Io: ok.
Resp.: perfetto, allora per adesso ti saluto.
Io: grazie ancora e ciao.
Mentre i pensieri si accavallano nella mia mente… chissà in quale sede devo andare… chissà cosa bisogna fare… chissà che avrà combinato il collega per farsi “allontanare” … vedo la notifica di una nuova mail; apro e leggo l’indirizzo della sede; meno male non è lontanissimo e con i mezzi posso arrivarci tranquillamente anche se dovrò cambiare tre mezzi invece di due.
In ben che non si dica la giornata lavorativa si conclude… mi avvio verso casa sempre con i mille pensieri in testa su questo “altro” lavoro; la sera riesco difficilmente a prendere sonno… e dopo aver passato una nottata di dormi-veglia si fa giorno… classica routine mattutina (doccia, vestiario, colazione) e mi avvio verso la nuova sede di lavoro.
Mi presento in perfetto orario, anche con qualche minuti di anticipo, alla portineria prendono il mio nominativo, e dopo aver verificato l’autorizzazione per l’accesso mi aprono la porta, mi consegnano le chiavi del mio ufficio e mi danno le indicazioni per arrivarci.
Giungo al mio nuovo ufficio, mi sistemo ed inizio a studiare la situazione.
In tarda mattinata mi faccio un giro per capire meglio le cose da fare, e cosi facendo passo dall’ufficio della segretaria del capo… donna di circa 40/45 anni portati benissimo, alta 1.60/1.65 circa, occhi color nocciola, capelli corti a caschetto di un castano tendente al rosso ed un trucco leggerissimo, osservo le mani e noto le unghie ben curate e smaltate con un colore chiaro, indossa con una camicia avvitata di colore rosa con una profonda scollatura che fa risaltare il seno, ad occhio e croce una 3° che è perfettamente proporzionata a tutto il resto, scendo lo sguardo e vedo una gonna di colore scuro che aderisce al suo corpo perfettamente ed arriva appena sopra al ginocchio ed infine ha delle belle scarpe con il tacco, non altissimo;
Io: Piacere, da oggi io sarò qui al posto di Paolo;
Segretaria: Ciao, piacere io sono Francesca, la segretaria personale del capo;
Io: piacere mio; sto facendo un giro per conoscere meglio il posto e… non so se Paolo lo ha mai fatto, ma io farò il giro per gli uffici almeno due volte al giorno per avere più contatto con tutti, per conoscerci meglio e per verificare se tutto procede bene.
Francesca: ottimo (facendo un mega sorriso), visto che ci sei ti presento anche all’architetto Ottaviani, che si trova in questo stesso piano.
Penso a questa figura e immagino il classico vecchio rompiscatole ed invece…
Io: ok, fai strada che ti seguo.
Francesca si avvia verso la porta e percorre il lungo corridoio mentre io dietro di lei che la seguo; non posso non notare il suo camminare, il modo in cui ancheggia mostrando un culetto niente male (forse accentua il tutto per farsi guardare meglio), noto che la gonna ha un lungo spacco centrale bello alto ma nonostante ciò non risco a vedere bene le gambe perché il ticchettio dei tacchi sul laminato mi mandano il tilt il cervello… finalmente arriviamo davanti la porta dell’ufficio di Ottaviani, Francesca bussa e dopo aver ricevuto risposta, apre la porta ed entra
Francesca: Ciao, ti presento il nuovo arrivato;
Io entro nella stanza e rimango a bocca aperta, altro che vecchio… è una Donna sui 40 anni e rimango quasi senza fiato, in quel momento naturalmente, non penso minimante se è o no una rompiscatole.
Ottaviani: Salve, io sono l’architetto Ottaviani;
Io: piacere di fare la sua conoscenza Architetto, da oggi ci sarò io qui e per qualsiasi cosa mi contatti puri, sono a completa disposizione.
Essendo seduta dietro una scrivania vedo solo la parte superiore… capelli lungi mossi di color castano scuro, sul viso un trucco che accentua gli occhi scuri e lo sguardo, sulle labbra un velo di rossetto tendente al rosso; non capisco bene se indossa una camicia o un unico abito, ma la parte superiore e ampiamente scollata mettendo il risalto un seno bello abbondante credo sia una 5°;
Ottaviani: grazie, non so se avrò bisogno di lei e della sua collaborazione o assistenza;
Mentre diceva queste parole prende un foulard di seta appoggiandolo sulle spalle e con un rapido movimento si copre la scollatura
Ottavini: ma se ho necessità non esiterò a contattarla;
Stavolta, sempre con un rapido movimento delle mani riapre il foulard mettendo nuovamente in mostra la generosissima scollatura
Ottaviani: anche se credo che quasi sicuramente non mi serve nulla
Rimuove rapidamente le mani e si ricopre di nuovo
Ottavini: però lei rimanga sempre a disposizione non si sa mai
A queste ultime parole, riapre il foulard…
Io: Architetto, come ho detto prima, io sono qui… se ha bisogno sono anche a sua completa disposizione; per il momento se non ha bisogno la saluto e le auguro una buona serata.
Ottaviani: buona serata anche a lei
Francesca rivolgendosi ad Ottaviani: ciao, ci vediamo dopo, ritorno alla mia postazione
Ottaviani: ciao Francesca, a dopo
Dopo i saluti Io e Francesca usciamo, chiudiamo la porta dietro di noi e ci avviamo alla postazione di lei… lungo il corridoio Francesca mi lancia degli sguardi come volermi dire qualcosa ma non so bene cosa… non vorrei fraintendere.
Francesca si risieda alla sua scrivania e…
Francesca: ti ho fatto conoscere l’Architetto Ottaviani, è una bravissima persona, mi raccomando però a trattarla bene, sappi che lei è anche la consulente personale del capo e quindi potrebbe dare un giudizio negativo su di te e di conseguente crearti dei seri problemi.
A quel punto inizio a pensare che Paolo (il collega che c’era prima) possa aver avuto problemi con la Ottaviani e per questo è stato sostituito… ma che tipo di persona è questo architetto? Inizio a pensare… vorrà uno “schiavo” da comandare bacchetta? Vorrà qualcuno che le tiene testa? Vorrà qualcuno che lei dia una bella “ripassata” oppure qualcuno che guai a guardarla o a provarci? Cavolo, troppi dubbi in testa.
Io: scusa Francesca, permettimi una domanda… che è successo a Paolo?
Francesca: diciamo che ha avuto problemi con la Ottaviani e di conseguenza è stato allontanato
Io: problemi? Che tipo di problemi?
Stavo cercando di capire meglio la cosa.
Francesca: diciamo che se lei chiedere allora bisogna sempre assecondarla, ma mai chiedere a lei qualcosa!
Io: non ho capito benissimo quello che intendi ma grazie per il consiglio. In ogni caso io sarò sempre me stesso e farò il mio lavoro con tutta la professionalità che mi contraddistingue, sarò sempre presente e pienamente disponibile; adesso vado di nuovo nel mio ufficio, se hai bisogna chiamami pure senza alcun problema.
Francesca: ok, grazie a te.
Mi giro, esco dalla stanza e faccio ritorno nel mio ufficio con un pensiero fisso in testa “cosa voleva dire esattamente Francesca?”; passano le ore e verso le 17 rifaccio il giro per gli uffici… ripasso da Francesca
Io: Ciao nuovamente (sorrido) come ti avevo detto stamattina, mi vedrai spesso qui ed in giro, io lavoro cosa, spero non sia un problema.
Francesca: ciao, ma quale problema, anzi è un vero piacere vedere e sapere che c’è qualcuno che resta chiuso nel suo ufficio ma che gira pensando ed offrendo una mano anche agli altri.
Io: beh, io sono fatto così, se posso aiuto volentieri gli altri, naturalmente lo faccio in modo incondizionato quindi senza nulla a pretendere (e strizzo l’occhio)
Francesca: bene, bene a sapersi, finora non ho mai avuto bisogno di aiuto ma chissà… forse adesso che so che c’è qualcuno che possa aiutarmi, senza nulla a pretendere, non possa chiedere assistenza (e mi strizza l’occhio a sua volta)
Io: adesso vado… continuo il mio giro, ti saluto e se non ci rivediamo oggi, ti auguro una buona serata.
Francesca: buona serata anche a te.
Continuo il mio giro, passo vicino la stanza dell’architetto Ottaviani ma sono indeciso se bussare o meno… all’improvviso sento la sua voce
Ottaviani: chi c’è fuori nel corridoio?
Io, bussando alla porta: Architetto, sono io, sto facendo un giro per vedere se qualcuno ha bisogno di aiuto; di solito faccio sempre un paio di giri al giorno, spero non sia un problema.
Ottaviani: prego avanti (entro nella stanza) … no, ci mancherebbe, ho chiesto perché questa sua cosa di girare è una vera novità per noi.
Io: capisco, beh io di solito faccio cosi… mi piace poter dare una mano, e tante volte una mano non viene chiesta se non si è a contatto, per questo cerco di farmi vedere spesso e magari vedendomi viene in mente che forse serve un aiuto
Ottaviani: beh, sotto questo punto di vista, in effetti non ha torto; in ogni caso non ho alcun bisogno di aiuto, la saluto (stavolta usando un tono molto duro e fermo)
Io: scusi il disturbo, la saluto
Esco dalla stanza e mille dubbi… “cavolo, forse ho fatto qualcosa che non dovevo? Forse non le piace che vado in giro per le stanze/corridoi, speriamo bene”
Finisco il giro e torno nel mio ufficio, sono quasi le 18 quando squilla il telefono dell’ufficio, è Francesca
Francesca: ciao, scusa il disturbo, per caso puoi salire da me? Ho un problema!
Io: ciao, ma quale disturbo, che problema hai?
Francesca: mi si è rotta la chiusura della borsa, per caso hai della colla o qualcosa per aiutarmi?
Io: certo, non ti preoccupare dammi un minuto e sono da te
Chiudo la conversazione, spengo tutto nel mio ufficio, spengo le luci, prendo la giacca e chiuso la stanza con il pensiero che dopo avere aiutato Francesca, vado via senza passare nuovamente dalla mia stanza.
Mentre salgo le scale, girando verso l’ultima rampa, in alto vedo l’architetto che aspetta l’ascensore, in questa occasione vedo che indossa un abito unico molto corto, con la gonna svolazzante, ha delle gambe bellissime coperte da un collant velatissimo ed ai piedi delle scarpe con un tacco vertiginoso, resto impietrito, rialzo lo sguardo, e vedo che lei si gira, sente la mia presenza, guardandomi mii lancia un’occhiata e allungando le mani alza leggermente la gonna, prende il bordo in pizzo delle autoreggenti e le sistema (cavolo sono autoreggenti e non collant) prima una gamba per passare poi all’altra… mi guarda di nuovo, stavolta in modo molto sensuale e sexy… riprendo i miei passi e continuo a salire; arrivo al pianerottolo insieme all’ascensore che si apre… lei entra fissandomi attraverso lo specchio dell’ascensore, si gira, mi strizza l’occhio e preme il tasto… si chiudono le porte e sente che scende. Cavolo, inizio forse a capire la situazione!
Meglio che vada va… arrivo da Francesca ma con il pensiero dal gesto fatto dalla Ottaviani
Io: eccomi di nuovo, fammi vedere cosa hai combinato alla borsa (ridendo)
Francesca mi fa vedere che si era staccato il bottoncino metallico, mi avvicino, prendo la colla ed incollo in bottone metallico tenendo premuto per qualche secondo, faccio la prova se è incollato bene e faccio vedere e provare la chiusura a Francesca
Francesca: grazie mille, mi hai salvato, odio andare in giro con la borsa aperta, sia per eventuali borseggiatori ma soprattutto perché la gente potrebbe vedere cosa ho in borsa
Io: beh, per i borseggiatori capisco benissimo, ma che avrai mai di così importante o strano in borsa che non vuoi che gli altri vedano?
Francesca: diciamo che soffro ogni tanto di mal di testa ed ho qualcosa che mi aiuta… e per privacy non voglio che mi si veda dentro.
Io: ok… non voglio sapere… adesso si chiude di nuovo, ci puoi rimettere dentro le tue cose tranquillamente
Francesca: grazie mille per tutto, soprattutto per il fatto che non fai domande, anche se penso tu sia molto curioso… per questo magari un giorno ti rivelerò il mio segreto per farmi passare il mal di testa, adesso vado che sono un po' in ritardo
Mi saluta con un bacio sulla guancia strizzandomi l’occhio
Io: Ciao, a domani… ricorda che io sono sempre presente ed a completa disposizione per tutto.
Usciamo insieme dalla sede e ci avviamo ognuno verso la propria destinazione lanciandoci nuovamente degli sguardi di intesa.
Mentre torno a casa penso che in effetti questa nuova sede non è male come immaginavo anche se ho infinite domande… magari con il tempo avrò delle risposte; speriamo vado tutto bene… la sera a letto penso a quale potrebbe essere il segreto di Francesca per il mal di testa e soprattutto cosa voleva intendere la Ottaviani con quel gesto fronte ascensore!?



continua? Beh dipende da voi lettori, se vi piace, perchè no???
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