La coinquilina (1a parte)

Sono Samuele, abito a Torino e frequento l’università. Sono un ragazzo di corporatura robusta e il mio rapporto con le donne non è mai stato il massimo. Nel senso che sono sempre stato un buon amico ma difficilmente riesco a fare il passo giusto per diventare qualcosa di più. In pratica rimango sempre nella friendzone.
Mi iscrivo alla facoltà di economia di Milano perché secondo i miei genitori è migliore. Inizia il mio calvario da pendolare: tutti i giorni prendere il treno prestissimo per frequentare le lezioni e la sera rientrare in orari impossibili. Decido di cercare un alloggio studentesco a Milano: mission impossible. Tutto occupato. Allora decido di consultare le bacheche degli studenti e nell’unico annuncio disponibile cercano un’inquilina. Mi segno il numero e provo a chiamare ugualmente.
La persona che mi risponde è fortunatamente una mia compagna di corso così ci diamo appuntamento per l’indomani mattina al bar della facoltà per un caffè e parlare.
Il giorno dopo arrivo puntuale al bar e aspetto Luana, così si chiama, e con mio stupore sono tremendamente nervoso: quasi fosse un appuntamento al buio.
Squilla il telefono: è lei! “Ciao Samuele, sono arrivata dove sei?”
“Ciao Luana! Sono seduto al secondo tavolino. Aspetta mi alzo così mi vedi.”
Mi vede ma soprattutto io vedo lei. E’ la compagna di corso che mi aveva colpito di più: alta circa 1.70 carnagione scura, capelli scuri lunghi appena oltre alle spalle e leggermente mossi.
Viene a sedersi al tavolino, soliti convenevoli e ordiniamo il caffè.
Incominciamo a parlare della casa. Lei dice che è un po’ titubante nell’accettare in casa un coinquilino uomo, ma in circa un mese che ha messo l’annuncio non è stata contattata da molte persone e lei ha la necessità di dividere le spese.
Bevuto il caffè decidiamo di andare a vedere l’appartamento. E’ a 2 fermate di metropolitana dall’università quindi anche molto comodo. Palazzina signorile. Terzo piano. Prendiamo l’ascensore. Stando vicini nell’ascensore riesco a sentire meglio il suo profumo.
Visitiamo la casa: la cucina, il bagno, il soggiorno e la camera disponibile: ampia, ben illuminata, con un letto ad una piazza e una bella scrivania. Poi mi dice: “dietro a quella porta c’è la mia camera” e lascia cadere il discorso.
Ci sediamo in soggiorno sul divano e discutiamo sul prezzo. La cifra da lei richiesta mi sta bene. Stretta di mano e affare fatto. Avrei portato la mia roba nel weekend aiutato da un amico con l’auto.
La prima settimana di convivenza è abbastanza tranquilla, dopo un primo imbarazzo iniziale riusciamo ad organizzarci per utilizzare gli spazi comuni in armonia. Frequentando le stesse lezioni praticamente usciamo e rientriamo sempre insieme.
Una sera lei decide di guardare un film strappa-lacrime, io invece decido di cazzeggiare un po’ su internet. Dopo un po’ mentre vado a prendermi da bere in cucina passo in soggiorno a chiederle se anche lei ha voglia di bere qualcosa, lei mi risponde: “si, portami tu quello che vuoi”
Apro il frigorifere e prendo 2 birre. Mi siedo sul divano vicino a lei e le passo la birra. La luce è spenta e le uniche fonti di illuminazione sono le immagini trasmessa dalla tv. Durante una pubblicità particolarmente “luminosa” noto 2 lacrime che scorrono sul viso di Luana. Con un dito gliele asciugo e lei dopo avermi sorriso mi appoggia la testa sulla mia spalla. Con un braccio la stringo verso di me. Lei riprende a piangere. La sollevo e la guardo negli occhi. Ho il cuore che mi batte a mille. Mentre faccio per avvicinarmi al suo viso lei chiude gli occhi. Le mie labbra si appoggiano alle sue. Poi mi stacco. Lei riapre gli occhi. Ci riguardiamo, quegli istanti sembrano ore. Adesso è lei ad avvicinarsi. Le nostre labbra si incollano. Le nostre lingue si intrecciano. Le nostre mani si cercano.
(continua)