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L'AFFIDAMENTO (IV parte)


di cagnettabianca
13.05.2021    |    7.509    |    0 9.4
"Persiste nella stimolazione manuale soffermandosi insistentemente proprio alla punta dei miei ciuccioni che pizzica, preme e tira come volesse farli schizzare..."
La segreta sotterranea è superba e austera. So perfettamente che accedendo ad essa mi ritroverò prima o poi al cospetto del suo proprietario. Lui, uomo deciso e perverso, annullerà la mia identità. So di dover consegnare mente e corpo all’ esperienza dei suoi “artigli” e ai vizi maniacali dei suoi pensieri. Adesso, strattonata per il collare, vengo chiusa in una stretta e piccola gabbia di metallo con il fondo cosparso da uno strato di fastidiosa ghiaia. Sono così indotta a una dolorosa e infelice attesa. Non riesco a muovermi come vorrei. Costretta a rimanere carponi esponendo chiappe e figa in bella mostra mentre, come due campane, le gonfie tette mi pendono giù dal petto mettendo in risalto i turgidi capezzoli rosa scuro. Mi sostengo sulle mani e sulle ginocchia che dolorosamente si comprimono sulle pietruzze acuminate del fondo della mia prigione. La ghiaia fine e appuntita, sparsa sotto di me, pizzica e punge la mia pelle provocandomi disagio, umiliazione e male fisico. Piccole e sanguinanti lacerazioni macchiano di rosso la base. Riaffiora in me il ricordo delle parole del “Suo” ammonimento a riguardo la punizione che mi avrebbe successivamente dato. Ecco credo che, proprio in questo momento, io abbia cominciato a espiarla. Prigioniera in questa celletta mi sento repressa e punita proprio come una cagna chiusa per le sue malefatte, dentro il proprio trasportino, in attesa della decisione del suo Padrone. L’anello prima posizionatomi dietro i denti continua a bloccarmi le mandibole. La bocca aperta non mi fa deglutire la saliva che ormai sbava abbondantemente dalle mie labbra. Nel silenzio del dungeon, guardandomi intorno, i miei occhi catturano un’importante attrezzatura che imprime intorno un’atmosfera perversa. E’ la seconda volta che entro in questo luogo, ma adesso i miei occhi mi rendono più consapevole del posto. E’ tutto pulito e ordinato. Un locale con innumerevoli strumenti di costrizione e immobilizzazione, atti alla tortura e all’umiliazione. Uno spazio immorale, ma accogliente ad assicurare le pratiche e l’esperienza del Maestro. Sicuramente idoneo a ospitare una cagna per renderla particolarmente addestrata e pronta a ogni occasione. Nel silenzio che fascia l’aria risento il ticchettio dell’orologio a pendolo, mentre nella parete frontale fa bella mostra la croce di Sant’Andrea. La camera è fornita anche di una gogna, un inginocchiatoio, un cavalletto, una panca ricurva, una grande sedia lettino con sospensori. Noto un mobile con ante di vetro che mette in bella vista una serie di pompette di varie misure e qualche sacca trasparente di enteroclisma. Sono in mostra anche lunghe cannule bianche, pronte a infilzare senza pietà il buco del deretano e immettere nell’intestino il liquido voluto dal dominante. Sulle pareti spiccano anelli, catene, manette, legacci e una serie di fruste e palette che contribuiscono nelle pratiche educative, rendendo così più docile la mente e il corpo del soggiogato. Non sono abituata a tanta attrezzatura e mi sento frastornata, cioè un po' presa da confusione e preoccupazione. Comprendo però che dal momento dell’affidamento la mia formazione è destinata a un’evoluzione profonda che segnerà appieno e per sempre la mia mansione a servire e a compiacere. Sono già perfettamente convinta del mio ruolo e spero di poter instaurare con il nuovo Padrone una relazione indissolubile capace di rendere forte e fragile ogni respiro, in quanto ciò che appare come più fragile e informe diviene nel reale più forte e determinato. Mi auguro presto di poter incrociare e sostenere il suo sguardo che mi stringe, mi accarezza e come una corda mi lega a lui in modo assoluto facendomi percepire profondamente il rapporto.
Questo dungeon è super fornito e certamente lui userà con meticolosità tutti i suoi attrezzi per giungere allo scopo prefissato. Mentre i pensieri mi balenano in testa le mie bave colanti continuano a espandersi abbondantemente verso il pietrisco che sta sotto. Mentre la stanchezza si impossessa di me, per la costrizione della posizione, sento la porta aprirsi. Eccolo è arrivato e con passo deciso cammina verso la mia gabbia. Ho un tuffo al cuore e un brivido mi fa accapponare la pelle. La sua camminata è sicura e altezzosa, le sue parole decise. Ordina alla donna, che ha fatto da sentinella, di tirarmi fuori dalla prigione, asciugarmi le bave e posizionarmi sul lettino. Si avvicina e mi controlla le ferite, ordinando a lei di pulirle e disinfettarle. Supervisiona ogni movimento e alla fine la congeda dicendole di stare allertata in quanto l’avrebbe richiamata. Adesso sono sola con lui. Vedo i suoi occhi azzurri scrutarmi in modo profondo mentre la sua mano si avvicina alle mie labbra affondando le dita tra l’anello di ferro che tiene spalancate le mie fauci. Esplora minuziosamente tutta la mia cavità orale. Controlla la mia lingua, le labbra e i miei denti. Non nascondo che faccio fatica a trattenere il vomito. Le sue mani forti e determinate s’impossessano di ogni angolo del mio orifizio orale e le sue esperte dita si muovono sapienti ispezionando la mia gola. Ho qualche difficoltà a deglutire e confesso che sono facile a perdere anche il controllo del respiro. Lui si accorge di questo e con i suoi occhi glaciali fissa determinato i miei trasmettendomi tutta la sua dominazione. Sono in imbarazzo e difficoltà quando mi ordina il controllo dei miei istinti e inizia a muovere su e giù l’indice e il medio come per scoparmi l’esofago. Continua a fissarmi con lo sguardo mentre l’altra sua mano va a posizionarsi sul mio collo. Emana calore e fermezza mentre mi stringe leggermente la gola concedendomi il giusto respiro. Ho qualche istante di paura e mi auguro che lui comprenda questo mio fragile equilibrio. Spero nella sua esperienza che carpisca i miei pensieri e mi trasmetta immediata fiducia a lasciargli tranquillamente prendere e gestire il controllo del mio corpo e farmi spingere oltre i miei limiti. Questa miscela di dominazione, paura e sadismo, presto, fa scaturire in me un caldo brivido che si impossessa della mia indole e libido mentale. Non riesco a trattenermi e la mia figa sprigiona molteplici fiotti di eccitazione. Ho la fregna bollente, pulsante e bagnata e so perfettamente che la mia frenesia è destinata a aumentare. Emetto qualche gemito mentre le sue dita inesorabili continuano a muoversi dentro le mie mandibole provocandomi ancora la fuoriuscita di bave che vanno a segnare le mie guance, il collo e le orecchie. Si accorge dei miei impulsi emotivi e fissandomi ancora più intensamente mi apostrofa esclamando: “oltre che cagna hai una bocca da troia, ti utilizzerò soprattutto come succhiacazzo!”
Trasportata e colpita dalle sue parole abbandono me stessa nelle sue mani, mentre i miei occhi ormai rapiti dai suoi cercano di assecondare, eseguire e sottostare alle sue regole e ai suoi voleri. So di non poter parlare ma solo farmi capire con gesti o guaiti, scuotere o annuire con il capo, gemere o scodinzolare. Conosco il ruolo di cagna e so che come animale devo sempre obbedire ai richiami e agli ordini. Un copioso lago di eccitazione si espande e si impossessa della mia figa totalmente esposta mentre avverto il clitoride indurirsi e pulsare freneticamente. Percepisco i miei succulenti umori uscire e schizzare fuori dalla mia bollente passera tra le piccole e grandi labbra che aperte mi espongono alla sua vista. Preoccupata provo ancora imbarazzo e vergogna verso costui che ha accettato di gestirmi, educarmi e donarmi il suo tempo prezioso per il superamento dei miei tabù. Lui si accorge del mio stato e chiamandomi “puttana” decide di slacciare la cinghia da dietro la mia nuca. Finalmente tira via l’anello dalla mia bocca. Provo sollievo, ma non faccio in tempo a muovere i muscoli facciali quando sento le sue mani afferrare la mia testa e portarla penzoloni fuori dal lettino. Sono supina e dalla mia posizione a testa in giù lo vedo avvicinarsi. Si sbottona la patta dei pantaloni portando fuori il suo grosso cazzo che, come una spada senza pietà, infilza dritto e deciso la mia gola. E’ come uno spiedo che trafigge una carne tenera, succulenta e mai asciutta pronta per essere brustolita. Il mio respiro si ferma per qualche secondo mentre un urlo cavernoso sale nella mia gola insieme all’arrivo di un conato di vomito. Mi dà un sonoro ceffone al viso ordinandomi il controllo e la giusta respirazione. Mi scuoto, obbedisco e mi riprendo. Comincia a stantuffarmi quando dalla mia bocca escono suoni strani dovuti al movimento della sua asta, alla mia salivazione a ai miei gemiti. Le sue mani tengono la mia testa e il mio collo intanto che alterna, con il suo sguardo altero, dominanti occhiate che ipnotizzano e rapiscono i miei occhi. Si impossessa così della mia mente trasmettendomi carisma e fiducia. Mi abbandono al suo volere mentre sento forte la sua dotata verga, eretta come un vessillo, che violentemente domina con avidità la mia gola, facendo sussultare il mio corpo a ogni affondo. Senza delicatezza usa e sfonda tutto il percorso orale fino a quando, generosamente esplode. Accolgo i suoi caldi e viscidi schizzi che mi riempiono nutrendomi di quel bollente liquido chiamato anche nettare degli dei. La sua sborra è un dono dolciastro, ha invaso tutta la mia gola mentre le sue parole mi intimano di succhiare e ingoiare tutto fino all’ultima goccia di sperma. Il suo seme mentre schizza e scivola nel mio esofago si espande anche al mio palato. Ne assaporo ogni goccia con avidità, cercando di succhiare la cappella fino a quando non trovo più minima traccia della sua calda crema bianca. Muovo la lingua e con volontà succhio bene intorno alla sua mazza che spinge facendomi sentire e assaporare anche i grossi coglioni che rimbalzano e premono sulle mie labbra. Non voglio deluderlo. Eseguo ogni sua volontà con tutta me stessa e senza batter ciglio. Dal suo viso traspare godimento e soddisfazione. Credo sia contento e appagato di quanto accaduto. Sono grata a lui che si prende cura del mio essere e dedica il suo pregiato tempo alla mia educazione. Ho appena appagato un altro dei suoi desideri e questo mi gratifica. Il Padrone si scosta dalla mia bocca e mi riporta la testa sul lettino concedendomi generosamente qualche minuto di riposo. Lo vedo mettersi lateralmente quando le sue mani si riavvicinano interessandosi alle mie tette. Sapevo che non passavano inosservate e presto si sarebbe dedicato a esse. Sono abbastanza prosperosa e i capezzoli sono grossi e sensibili. Aureole larghe rosa scuro. Le tasta, le stringe e pizzica tirando forte i capezzoli. Ho dolore ma cerco di non urlare per non dargli dispiacere e dimostrare che posso e voglio essere ancora usata. Continua a titillare e torcere i capezzoli che apprezza in quanto oltre a essere grossi sono turgidi e lunghi. Mi chiede se ho mai allattato o se qualcuno mi ha mai indotta a produrre latte. Muovo la testa per negare questa esperienza. Bene…. asserisce lui, vorrà dire che, con esercizi giornalieri, sarà anche questo uno degli obiettivi da raggiungere. Diventerai una cagna con mammelle gonfie come palloni e capezzoli grossi e lunghi come succhiotti. Una cagna allevata come una vacca da latte. Un animale dalle zinne sode e gonfie di caldo liquido da far schizzare all’occasione attraverso una stimolante mungitura e una cura massiccia di prolattina.
Intanto mi porta su una panca di legno dove ordinandomi la posizione carponi immobilizza la mia testa nel foro centrale di una gogna mentre blocca i miei polsi nei fori laterali. Sento le sue mani decise tastare e allargare le mie chiappe e in sequenza soppesare ancora le tette. Mi allarga con determinazione le gambe bloccandomi le caviglie ai lati della base del tavolaccio. Credo di trovarmi ora in una posizione dove il mio corpo inerme dà piena vista di tutte le parti intime. In tempi precedenti anche la mia Signora ha usato le mie poppe con pesi, mollette e imbragature. Ho un seno abbastanza sensibile dove le terminazioni nervose se ben stimolate mi fanno reagire con la fuoriuscita continua di libidinosi umori. Il Padrone se ne sarà sicuramente accorto. Si avvicina a me con un mungitore elettrico adagiato su un carrellino. A questo strumento sono collegati due cavi con all’estremità due coppette a ventosa. Con le mani palpa e soppesa le bocce della mia carne soffermandosi insistentemente ai capezzoli che sfoglia prima delicatamente con le dita e poi con i suoi caldi polpastrelli li stringe e li tira con forza e determinazione pizzicandoli fino a farli indurire all’inverosimile. Procede a bagnare con un liquido la circonferenza delle mie larghe areole e appoggia veloce le ventose azionando l’interruttore dell’attrezzo. In un baleno i miei “ciuccioni” sono aspirati e incapsulati dentro. Ho le tette delicate e con questo tiraggio improvviso e violento percepisco forti e dolorose fitte. Mi sento umiliata, ma so che il mio ruolo è quello di cagna obbediente. Non voglio deluderlo, cerco di controllarmi ma non ci riesco e un urlo squarcia il silenzio. Non vedo il suo sguardo ma sento il monito della sua voce che mi ordina di rimanere muta, mentre un colpo di scudiscio, posandosi sulla mia chiappa tonda e piena, mi fa sobbalzare. Rientro in me per cercare il controllo e mi concentro su questa nuova pratica. Le mie labbra sono bagnate da continue lacrime salate che non riesco a trattenere e scendono dritte rigando le mie gote. Devo farcela, voglio superare la prova e fargli capire che sono pronta a eseguire tutte le sue tecniche educative. In questo momento mi sento come una vacca alla mungitura, spremuta per elargire e soddisfare le esigenze del Padrone. Le mie tette pompate pulsano ritmate, insieme al tiraggio dei capezzoli che fortemente stimolati saranno già momentaneamente raddoppiati in lunghezza. Il dolore che percepisco viene sopraffatto dal pensiero per la trasformazione delle mie mammelle. Dentro di me sento un rimescolio che mi porta a una forte curiosità e incontinenza libidinosa che esplode ancora in copiosi fiotti di eccitazione. Avverto le mani del Padrone che tra le chiappe e le grandi labbra si interessano dei miei due buchi. I suoi polpastrelli esplorano sapientemente i miei fori che si contraggono a ogni tocco. Nonostante sia ben bagnata lui mi spalma del gel lubrificante che si fonde con gli umori e permette alle sue mani di slittare meglio e entrare senza ostacoli. Le sue dita vorticosamente spingono e si alternano scivolando dentro senza indugio. Mi allarga e mi apre come per farmi raggiungere un perfetto equilibrio tra dolore e piacere. Mi stantuffa e mi sfonda con sapienza e tenacia raggiungendo ogni punto interno della mia intimità. Bloccata sono totalmente in suo potere. Remissiva e umilmente consapevole consegno tutta me stessa cercando di rimanere il più rilassata possibile mentre ormai si alterna a scopare con le mani prima uno e poi l’altro i miei due buchi. Ha mani caldissime e impetuose che mi riempiono e mi svuotano ogni volta che si intercalano nel movimento portandomi a latrare come una cagna in calore. Intanto il mungitore continua nel suo tiraggio e ormai le mie tette se ne sono abituate mentre cerco di rimanere serena il più possibile proprio per superare la fase e percepire meglio quel mix di dolore e piacere che mi si è creato dentro e mi fa quasi sfiorare l’orgasmo. Il mio corpo reagisce agli affondi delle sue mani come una corda tesa di violino che pizzicata da un esperto archetto vibra e suona melodiosamente, dando soddisfazione al suo musicista. Ormai mi ha dilatata parecchio tanto da percepire la mia figa aperta come quella di una “gran vacca” che accoglie senza sforzo la dominazione del suo Padrone in modo sempre più forte e profondo. Anche il mio culo ha ceduto alle sue voglie e alle sue mani. Vengo trafitta con i suoi artigli che sembrano lame affilate roteanti e sapienti tra le mie chiappe. Li affonda fino al polso infilzandomi senza pietà il buco del deretano. So di avere un culo accogliente e compiacente che contribuisce allo stimolo di pensieri perversi e sadici. Il silenzio è squarciato dal rumore delle sue mani esperte e decise, che entrano e escono dai miei fori, e dai mugolii che non riesco più a trattenere. Il dolore che percepisco si trasforma in qualcosa di piacevole. Presto mi sento totalmente posseduta in tutta la mia intimità e non percepisco più le parti del mio corpo, ma solo reazioni innescate dalle mie terminazioni nervose. Le pareti anali si sono internamente adattate e modellate attorno alle sue mani che strisciano su e giù, avanti e indietro facendomi raggiungere un orgasmo poderoso, molto più violento di quello vaginale. Incapace di controllarmi emetto dei suoni animaleschi, urlo e grido come solo una cagna sa fare nel momento del piacere. Lui ritrae la mano e con fare repentino si dedica alla mia fregna cercando il clitoride. Lo trova e con l’indice e il medio lo imprigiona, lo stritola e lo rilascia massaggiandolo delicatamente. Massaggia ancora la fregna facendone entrare le dita in vagina fino a raggiungere l’utero, come volesse imprimere un segno indelebile. Ruota e spinge dentro la sua mano e ritraendola continua a stimolare il clitoride. Ho perso il controllo mentre il piacere mi sale in gola e si trasforma in un grido. Vibro e fremo quando un liquido trasparente misto a muco schizza dalla mia figa. Mi sento travolgere e mi abbandono a scosse ripetute di piacere. L’orgasmo anale si è mescolato con quello clitorideo. Sento il mio viso contrarsi in smorfie, i miei occhi annebbiarsi e la mia mente cancellare ogni pensiero. Appagata di tanto piacere perdo i sensi. Rientro in me dopo qualche minuto ritrovandomi ancora bloccata nelle caviglie, nel collo e nei polsi. Il Padrone mi ha liberato le tette dallo stimolatore elettrico e sta soppesando le mie mammelle tirandone ancora i doloranti capezzoli. Esclama la sua soddisfazione quando mi libera da questa posizione e conduce il mio corpo, imperlato di sudore, alla croce di Sant’Andrea. Mi fa aprire le gambe e le braccia e ancora mi immobilizza per le caviglie e per i polsi. Si avvicina a me facendomi sentire sul collo il calore del suo respiro, sulle spalle la crudeltà dei suoi denti, la freddezza delle sue dita che decise affondano sulla mia pelle. Lubrifica il suo medio tra le labbra della mia figa e con determinazione me lo porta in bocca ordinandomi di assaggiarmi. Lo succhio e ne assaporo ogni centimetro muovendo con sinuosità la mia lingua. Le mie tette doloranti mettono in bella mostra i lunghi capezzoli e la mia figa è ancora colante dagli umori del forte orgasmo di prima. Tasta profondamente il mio corpo e sofferma ancora la sua mano alla figa depilata e bagnata. La stringe e la tira come per segnarne il possesso. Impotente trattengo un urlo di dolore. Si allontana e ritorna con dei pesi di piombo che con destrezza e pazienza attacca alle piccole labbra. Le muove con un dondolio come per contribuire allo slabbrare e allungare anche questa parte della mia fregna. Le palline sono pesanti e le clips stringono forte provocandomi dolore mentre la mia carne si allunga vistosamente. Rassegnata rimango in silenzio mentre le sue mani palpano e stringono la base dei miei seni e titillano i lunghi capezzoli già martoriati dallo stimolatore elettrico. Persiste nella stimolazione manuale soffermandosi insistentemente proprio alla punta dei miei ciuccioni che pizzica, preme e tira come volesse farli schizzare. Sono turgidi e sporgenti, avidi di attenzioni. Fa un gioco di lingua, denti e labbra mentre si accompagna a una eccitante e inarrestabile suzione. Mi succhia con ingordigia e avidità come fossi una mucca da latte. Ha una bocca calda e sensuale. Sento aumentare il battito del mio cuore, il respiro diventa irregolare e affannoso, la bocca arida come sabbia quando mi fa contorcere dal piacere strizzandomi con una mano un capezzolo e sfregando con l’altra la vulva dischiusa e pregna di umori, dove svetta un clitoride ancora pulsante e voglioso. Riprende la suzione spompinandomi i capezzoli mentre non riesco più a controllare l’arrivo improvviso di gemiti libidinosi che si mischiano al suono della sua suzione e al suo apprezzamento per le mie mammelle a testimonianza della mungitura stabilita.




(.....continua)
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