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Gay & Bisex

3: Un Colpo di Fortuna


di Anteo
14.07.2012    |    4.577    |    7 9.9
"- Un dvd porno? - Si il tuo! Andrea entrò con violenza nella stanza e puntò il televisore che mostrava corpi attorcigliati in uno spasmo di piacere..."
Parte 1: La Soluzione (http://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/1-La-Soluzione_31009.html)
Parte 2: Doppia Sorpresa (http://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/2-Doppia-Sorpresa_31040.html)
Parte 3: Un Colpo di Fortuna

La mattina seguente Ettore si svegliò completamente nudo e sbracato sul letto ad una piazza e mezzo della stanzetta al piano superiore. Si guardò in giro per accertarsi che i fatti della scorsa notte non fossero un delirio di chissà quale effetto alcolico ma sentiva ancora sul suo corpo l’odore forte di Andrea e il dubbio svanì quasi subito. Sembrava ormai che la mattinata fosse avviata se non altro per le voci che provenivano dall’esterno tra cui riconobbe quella del cugino, come colto da una strana curiosità si affacciò alla finestra che dava sui campi venendo immediatamente individuato.

- Buongiorno! Ti abbiamo svegliato? - chiese premuroso Andrea.
- Si! - rispose stizzito per poi ammorbidirsi - Ma non preoccuparti, dovevo svegliarmi prima o poi.
- Sotto c’è la colazione, se scendi giù facciamo un giro turistico nella fattoria.

Quella mattina Andrea emanava dal viso una luce radiosa come se una qualche felicità lo pervadesse a tal punto da farlo gioire a sua insaputa, Ettore sorrise nel vedere quella reazione conscio del fatto che il piacere del cazzo è una grande fortuna. Si fece una doccia veloce e dopo aver gustato un ottimo caffè scese dal cugino ben disposto, era da tempo che non si sentiva così di buon umore. Il fattore cominciò a mostrargli gli oliveti e gli agrumeti, i vari allevamenti di mucche e vitelli, il maneggio coi suoi cavalli migliori e le aie sottolineando quanto le galline emulassero inconsciamente il comportamento sociale a volte insensato degli uomini.

Andrea era una guida esperta in quella fattoria, non solo mostrava di essere molto affezionato ad ogni creatura vivente ma nell’indugiare nei particolari di ogni animale dimostrava un animo genuino e buono, di certo opposto a quello del milanese. Dopo qualche minuto di passeggiata fra i campi, Andrea si arrestò come in procinto di rivelare un arcano mistero.

- In riguardo a stanotte... - non riuscì a continuare.
- Ti è piaciuto porcellino, ti ho sentito nei “seguiti” - rise di gusto.
- Molto, forse troppo. - continuò serio Andrea.
- E quindi? Mi sembri contrariato.
- Al contrario. Capisco che ho tante cose da imparare.
- Ah che furbetto, ti stai spianando la strada per un’altra sega in compagnia - affermò convinto Ettore mettendo un braccio attorno al collo del cugino.
- A te non si può nascondere niente?! - l’espressione malinconica sparì al semplice contatto di Ettore, quasi che quell’abbraccio avesse nuovamente rinforzato la felicità luminosa di Andrea.
- Non piagnucolare, vedrai che alla fine del corso ti fotterai chiunque - sdrammatizzò Ettore.

Il telefono di Ettore tornò a squillare.

- Chi è? - chiese Andrea in maniera nervosa come se la telefonata avesse violentato il momento.
- Scocciatori, non mi va di rispondere - rispose vago Ettore.
- Forse è importante, sembra insistente.
- No, vedrai che adesso smette.

Non fu così. Il telefono squillò ancora tanto che il milanese fu costretto a rispondere avendo cura di allontanarsi finché la sagoma di Andrea divenne sfocata.

- Pronto.
- Ettore, povero diavolo. Lo sai che sei un morto che cammina?! Dove sono i miei soldi?
- Signor Tolmi, ho bisogno di più tempo.
- Tempo? Tu non hai più tempo - rise in maniera diabolica.
- Deve darmi altro tempo.
- Non sei nella posizione di dettare ordini, è questione di giorni. Ti troverò in qualunque buco.

La conversazione si interruppe. Ettore fu colto da un getto di paura fortissimo, afferrò il coperchio del telefonino e tolse la scheda sotterrandola sotto l’albero più vicino e maledicendo il fatto di non aver compiuto prima quell’azione. Sentiva la presenza di Andrea a pochi passi e non riusciva a partorire una scusa plausibile che lo salvasse da quella ormai chiara rivelazione, era giunto il momento di affrontare il cugino e buttare giù la maschera.

- Senti, non cominciare coi soliti moralismi - disse di spalle.
- Devi dei soldi a qualcuno? - chiese con un filo di voce.
- Si, mi è piaciuta la bella vita ma ha un prezzo.
- Che prezzo?
- Non sono cazzi tuoi!
- Che prezzo? - replicò ingrossando la voce, per la prima volta Andrea sembrò prendere le redini del rapporto mostrandosi fermo e deciso.
- 500.000 euro.
- Quanto?
- Hai capito. Non ne voglio parlare, ero venuto qua per rilassarmi ma i problemi ti seguono. Facciamo che tu non hai sentito niente e torniamo alla vita contadina.
- Ma Ettore, vogliono ucciderti.
- Ti prego, Andrea - la supplica sebbene celata dietro un tono freddo e distaccato rivelò tutta la disperazione di Ettore che in cuor suo sapeva che il rifugio del cugino non avrebbe retto per molto tempo.

I due ritornarono in casa, per tutto il pomeriggio non si rivolsero la parola. Andrea continuò i suoi lavori nei campi mentre Ettore rimase incollato alla televisione rimuginando sugli eventi passati e su una possibile soluzione ma nulla sembrava venirgli in soccorso. Dopo la cena e l’ennesima doccia si sdraiò sul letto della sua stanza lasciandosi ormai soccombere dalla disperazione finché i suoi occhi non caddero sul cassettone. Una risata nervosa fermò il silenzio prepotente impostosi nella casa, poco dopo vide Andrea ritirarsi nella sua stanza per la notte.

- Incredibile, rischio la vita e l’unico pensiero che mi viene in mente è quello di vedere un film porno tra l’altro per froci. Ettore tu sei pazzo, un maiale pazzo - si alzò con lentezza ed inserì il dvd, era la sua prima volta e la cosa lo eccitava moltisismo. Si sfilò i pantaloni della tuta e la maglia di lana per poi concludere con gli slip neri. Il cazzo cominciò ad indurirsi, pulsando come un ossesso, un toro pronto ad andare a segno. Con un dito sfiorò il suo ano, accarezzandolo e nell’atto divaricò le gambe mungendosi i capezzoli.

Non si accorse, tuttavia, di avere il telecomando sotto il piede. Il volume si innalzò progressivamente e i gemiti degli attori porno echeggiarono nell’intera fattoria.

- Cazzo! - imprecò cercando di abbassare il volume.
- Ettore, cosa succede? Che sono queste urla? - chiese incuriosito Andrea da dietro la porta.
- N-i-e-n-t-e o meglio un dvd porno? - rispose divertito.
- Un dvd porno?
- Si il tuo!

Andrea entrò con violenza nella stanza e puntò il televisore che mostrava corpi attorcigliati in uno spasmo di piacere. Rimase in silenzio qualche attimo e le sue gote si tinsero di rosa per la vergogna.

- Porca troia, dove l’hai trovato? - non tentò di giustificarsi né di negare l’evidenza
- Tra le lenzuola, suppongo fosse il tuo svago da giovane - chiese sarcastico Ettore.
- Più o meno, che figura! Ma non sono frocio...
- Certo, non sei frocio, immagino - si divertì a sottolineare.
- Spegnilo dai. Siamo 1-1.
- Ma vaffanculo. Vieni qua, coricati vicino a me - fece segno con la mano, sbattendo il materasso.

Andrea non se lo fece ripetere, si tuffò fra le lenzuola che profumavano di sapone casereccio ed affiancò il cugino nudo. Stava per iniziare un’altra lezione del corso.

- Da quanto tempo ti piace il cazzo?
- Da sempre, credo. Ricordo che da piccolo mi piaceva guardarti al mare.
- Ah si?
- Si. Guardavo un po’ tutti e fantasticavo.
- Ma senti una cosa, possibile che non hai mai ricevuto un pompino o fottuto un culo anche di un maschio? Mi sembra che hai tutto in regola.
- E’ possibile.
- Che vergogna.
- Lo so.
- Sai cosa?
- Che è vergognoso essere froci.
- Mi riferivo al fatto che ho un cugino così rincoglionito.
- Ah!

Scoppiarono a ridere. La tensione, così, scese seguita da un silenzio preparatorio. Ettore si abbassò lievemente portando il viso sul cazzo duro di Andrea, cominciò ad annusarlo inspirando ogni odore che tradusava dai boxer, un misto di orina e sborra che per un attimo lo inebriarono con tanto di giramento di testa. Andrea rimaneva immobile e nel momento in cui sentì le labbra di Ettore agganciare il suo cazzo ancora nelle mutande chiuse gli occhi per gustarsi ogni attimo. Il milanese col mento cominciò ad accarezzare l’asta del cazzo sfiorando con la punta del naso la cappella che per la durezza raggiunta e il colore dei boxer sembrò di marmo candido. Con un gesto delicato afferrò il lembi delle mutande e sempre con molta lentezza li scese rivelandone lentamente il contenuto ormai insofferente a quella prigione. Andrea emise un gemito di liberazione. Reduce da milioni di pompini su di lui, Ettore applicò quanto avesse imparato dalle puttane che lo precedettero avvalendosi di quei piccoli “accorgimenti” che secondo la sua ampia casistica facevano impazzire un uomo. La verga di 20 cm svettò come una colonna sulla sua testa, il milanese scese fino in fondo accogliendo nella bocca le palle di Andrea che accarezzò con la lingua in maniera magistrale. Ogni tanto, nel leccare, ingurgitava saliva così che l’azione sembrava quella di un succhiare dolcemente una caramella. Andrea irrigidì le gambe lasciando cadere una goccia di liquido preseminale che scendendo sull’asta raggiunse le labbra di Ettore, l’uomo in un primo momento tentò di evitare il regalo del cugino ma poi con la lingua assaporò il prezioso nettare dal gusto lievemente salato. Ciò lo spinse a salire la colonna, con la punta della lingua ridisegnò le vene pulsanti dell’asta, toccandosi di tanto in tanto i genitali e costringendo Andrea alla resa totale della sua volontà. Finalmente giunse in cima e dopo qualche attimo di esitazione, pose le labbra a forma di coppa sulla cappella turgida e rosea che entrò nel suo cavo orale come fosse il pezzo di un puzzle. La cappella era ormai completamente bagnata sia dal liquido preseminale sia dalla saliva abbondante che Ettore produceva portando il cazzo su e giù dalla sua bocca. Andrea inarcò la schiena ed emise un urletto. Ettore continuò nel suo servizzietto, mungendo le palle del cugino e leccando vigorosamente il suo cazzo; dopo la repulsione inziale perse ogni disinibizione e cominciò ad ingoiarlo fino alla gola. In tutto ciò Andrea non si mosse finché sentendo le mani del pompinaro strizzargli i capezzoli, allungò in un gesto violento le sue verso l’ano di Ettore e con un gesto altrettanto forte afferrò i suoi glutei mungendoli e toccandoli con lussuria.

Un fiotto di sborra schizzò nella bocca volluttuosa del milanese che non tardò ad ingoiarlo, quindi si alzò a mezzo letto e fissò per qualche istante il cugino sorridendo complice e nel mentre mise le mani a coppa e ci sputò abbondantemente sopra passando la “crema” trasparente sul suo ano.

- Fottimi e godi! - sentenziò nel silenzio della casa. Aprì le gambe e si mise a cavalcioni sul ventre di Andrea, con delicatezza appoggiò la cappella sull’ano e tentò la penetrazione. Ci volle altra saliva sull’enorme cazzo di Andrea perché l’inculata andasse a buon fine, ma ne valse la pena.

- Siii, grazie, grazie - ripeteva il fattore sollevando il bacino nell’atto di fottersi il cugino. Le palle e il cazzo di Ettore sbattevano con forza sul ventre appena peloso di Andrea e non tardarono a produrre liquido preseminale che si sparse su tutto il petto bruno.

- Dovevo provarlo prima, è grosso, sii è grosso - ripeteva Ettore guardando il soffitto e godendo di quella penetrazione che accompagnava le urla di piacere della televisione.

Andrea, questa volta lui, afferrò il petto di Ettore accarezzandolo amorevolmente nell’impeto lussurioso, sentiva il petto glabro e vi trovava piacere in quella pelle curata che tanto aveva osservato nei volantini della nota casa di intimi a cui il cugino aveva offerto il volto. Il suo viso era un tripudio di gioia e dolore sessuale ma anche soddisfazione come di uno che dopo tanti sforzi raggiungeva la meta ambita.

- Cazzo sto venendo! - urlò Ettore stringendosi la cappella ma non finì di avvertire il compagno che uno schizzo abbondante di sborra calda inondò il mento di Andrea toccandolo fino alle labbra. L’uomo in un gesto automatico estrasse la lingua ed assaporò lo sperma prima timidamente poi avidamente. Ettore si chinò e rimanendo a pochi millimetri dalla bocca carnosa del cugino leccò la sua stessa sborra per poi lanciarsi in un bacio appassionato mischiando saliva e umori. Per un attimo strinse le braccia di Andrea con le mani, sentendone la forza e la muscolatura sviluppata, poi si buttò all’indietro per sentire meglio il cazzo duro nel suo culo.

- Tocca a me, levati!
- No, vienimi dentro!

Andrea non replicò, guardò il cugino con un’espressione di gratitudine, i suoi occhi nocciola si sgranarono assumendo delle sfumature dorate che risaltavano su quel viso virile. Improvvisamente contrasse l’addome come in uno spasmo per poi sborrare a più non posso nel culo di Ettore tanto che molto dello sperma fuoriuscì dall’ano e colò sulle sue gambe. Ettore cadde in avanti, sul petto di Andrea, respirando insieme a lui in maniera affannata. Rimasero così, abbracciati, ancora col cazzo infilato nel culo come a voler rendere eterno quell’attimo.

La notte continuò su quella scia. Seguì Ettore nella posizione attiva ed ancora Andrea ed ancora Ettore. Finché la stanchezza non fu tale che i due si addormentarono soddisfatti.

-------

Il sole giunse violento nella stanza da letto, il milanese aprì gli occhi e sentendo il forte odore di sperma e di uomo lasciato dal cugino riportò alla memoria la fantastica notte appena trascorsa. Guardò la sveglia che segnava le 14 e come se fosse in ritardo ad un appuntamento si fiondò nel bagno per una doccia e si vestì velocemente. In cucina era tutto in ordine, sul tavolo c’era la solita colazione lasciata da Andrea, uno zainetto e qualche busta di lettere. Bevve il caffè pensieroso.

- Credo sia giunto il momento di ripartire, la mia vita è troppo incasinata per Andrea, non voglio esporlo ad alcun pericolo. Oggi farò il biglietto o meglio comincerò a risalire la penisola fancendo l’autostop ma questo non deve saperlo... lui - immerso in questi pensieri lanciò uno sguardo verso la posta e vide in caratteri cubitali una busta con su scritto “X ETTORE”.

- Che diamine è questa? - non attese altro, l’aprì colto da uno strano presentimento.

CANCELLATURA.
Ett (Cancellatura)

Caro Ettore,
nello zainetto troverai i soldi che ti servono ed un biglietto per Milano, stamattina mentre dormivi sono andato in banca e poi all’agenzia viaggi di Roberta.

CANCELLATURA
Non ti preoccupare, la mia fattoria va a gonfie vele nel giro di un anno recupererò tutti quei risparmi. Risolvi i tuoi problemi.

Ho deciso di scriverti perché non sono bravo nei saluti (Cancellatura)
e non mi piace doverti salutare.

Spero continueremo il corso.
Ti voglio bene cugino.

Ettore scoppiò in lacrime. Fu liberatorio sebbene paradossale per lui. Non disse niente, prese lo zainetto e ripartì per Milano. Era giunto con l’idea di raggiurare un bifolco, sicuro della sua superiorità e invece si ritrovava a dover andare via con un grande insegnamento.
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