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Gay & Bisex

Fra moglie e marito non mettere... solo il dito!


di rhapiu
16.11.2012    |    31.660    |    5 8.9
"Lottai contro me stesso, sarei tornato molto volentieri a farmi una doccia solo per poterlo vedere come mamma lo ha fatto..."
Lo avevo adocchiato alcune volte nelle docce della piscina pubblica. Doveva essere anche lui sulla cinquantina come me e con ogni probabilità si era accorto che lo avevo osservato con occhi diversi rispetto agli altri. Una sera ci ritrovammo soli negli spogliatoi. Ero appena uscito dalla doccia con l’accappatoio addosso e lui arrivò tutto bagnato di acqua al cloro della vasca.
“Senti, non vorrei creare situazioni imbarazzanti. Però credo di piacerti!” esordì lui.
Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, aveva colto nel segno. Lo fissai e non sapevo cosa rispondergli.
“Tranquillo, stiamo dalla stessa parte. Se non hai fiatato vuol dire che ho fatto centro. Anche tu sei molto carino, mi piace da morire quel tuo culetto sodo e depilato, sembra quello di mia moglie” commentò.
“Davvero? Non è che ti stai prendendo gioco di me? Magari sei un omofobo” risposi riuscendo a ritrovare l’uso della parola. L’uomo avanzò di qualche passo e si fermò proprio davanti a me. Mi appoggiò una mano sulla spalla e con l’altra mi afferrò il membro da sopra l’accappatoio. Il mio fiato si fece corto e roco, stavo avendo un’erezione spaventosa. Temevo che il mio cuore sarebbe esploso da un momento all’altro.
“Accidenti, quando è a riposo non è così voluminoso. Che voglia di mettermelo in bocca” fece lui.
Me lo aveva visto altre volte mentre facevo la doccia o mi cambiavo. Adesso potevo sentire il suo alito sul mio viso, avrei voluto provare a baciarlo, ma poteva entrare qualcuno. Così a malincuore non lo feci, di colpo mi lasciò senza dire niente e andò al suo borsone come se nulla fosse. Aveva sentito arrivare un ragazzo dalla piscina e io me ne stetti buono senza togliermi l’accappatoio, voltandomi verso gli appendiabiti finché non se ne fosse andato nelle docce. Se mi fossi spogliato avrei mostrato il mio pene in piena attività e in tutto il suo vigore. Mi voltai e vidi che l’uomo con cui avevo parlato non c’era più. Era andato anche lui a lavarsi. Lottai contro me stesso, sarei tornato molto volentieri a farmi una doccia solo per poterlo vedere come mamma lo ha fatto. Sarei andato all’istante se non fosse stato per la presenza del ragazzo. Così mi arresi e mi consolai con il fatto che ci sarebbero state altre occasioni. Mi vestii con molta calma, ripensando alla sua presa decisa, ai suoi discorsi che andavano dritti al sodo. Era un uomo molto determinato e molto attraente. Avevo finito, ero vestito e pronto per andare a casa (niente phon perché i pochi capelli che ho sono sovente rasati a zero). Andai un attimo al bagno perché a volte la piscina fa uno strano effetto diuretico. Quando uscii per tornare negli spogliatoi per prendere il borsone e andarmene, lo rividi solo con gli slip addosso. Mi sorrise e fece l’occhiolino. C’era anche il ragazzo e dallo scroscio dell’acqua dedussi che c’era qualcun altro nelle docce. Li salutai e mi diressi a casa con la mente confusa.

Mangiai qualcosa, avevo appetito ma non di cibo. Disfeci il borsone del nuoto e trovai un bigliettino. Era lui di sicuro che lo aveva messo, probabilmente mentre ero in bagno. Il mio cuore cominciò a battere nuovamente come un martello pneumatico, mi sentii fra le gambe la mazza che prorompentemente premeva contro i jeans. Mi sedetti sulla poltrona e aprendo il biglietto cominciai a leggere:
“Caro culetto di fata, se stai leggendo adesso vuol dire che stasera non abbiamo combinato un cazzo. Ma non temere! Non è assolutamente una brutta cosa. Se lo vorrai ci vediamo domani sabato 3 novembre alle 20 in punto al motel degli incontri, stanza 104. Ho già prenotato a mie spese, a mio rischio e pericolo qualora tu non venissi, ma se l’ho fatto è perché sono quasi certo che non mi tirerai il pacco. Piuttosto me lo darai il… pacco! Un bacio sulla punta del tuo bel fischione, che in questo momento avrà un enorme goccia dolce e succosa.
Tuo, Guglielmo.
P.S. sono sicuro che te lo stai già menando come una furia, mio bel porcellino. Cerca di non affaticarti troppo però, altrimenti domani sarà dura e sappi che non saremo soli.”
E chi altri avrebbe partecipato? Lo avrei scoperto solo andandoci.
Merda, aveva ragione. Mollai subito il mio pene e con molta fatica lo misi dentro gli slip. Ero eccitatissimo. E chi avrebbe dormito? Decisi di prendere qualche goccia di Xanax che avevo ancora in casa. In passato avevo sofferto per un periodo di attacchi di panico lievi a causa dello stress lavorativo. L’idea fu buona e mi aiutò parecchio, essendo passato molto tempo da quando le prendevo, riuscii a dormire molto bene. Non solo, potei affrontare le restanti ore che ci separavano dall’incontro con una carica e una tranquillità insperata.

La giornata infatti trascorse velocemente e, dopo alcuni giretti nel centro commerciale per ammazzare il tempo (e per rifarsi gli occhi con qualche bella coetanea o signora matura), mi ritrovai in macchina sulla via del motel. Era situato fuori città, in periferia. Il classico posto dove si può trovare un alloggio di questo genere. Parcheggiai e salii la scala esterna alla ricerca della stanza. Non appena la trovai bussai alla porta. Tremavo leggermente, l’emozione e l’eccitazione ricominciavano a tirarmi brutti scherzi. Dopo qualche secondo la porta si aprì e lo vidi: indossava una canottiera che risaltava il suo bel fisico, ma che veniva bizzarramente contrastata da una minigonna nera e dei pantacollant viola scuro.
“Mmm che puntualità, non mi hai nemmeno fatto finire di prepararmi e di mettermi ad aspettarti per farmi venire i dubbi che non ti saresti presentato all’appuntamento” disse Guglielmo tutto d’un fiato, poi mi fece accomodare dentro. Mi sedetti sul letto matrimoniale assieme a lui.
“Allora culetto di fata, ce l’hai un nome?”
“Erminio, però mi chiamano Mino” gli spiegai.
“Non ti dispiace se continuo a chiamarti culetto di fata, vero?”
“Oh no, anzi. Mi eccita.”
“Meraviglioso e porcellino. Sei pronto?”
Risposi baciandolo sulle labbra. Uno a stampo, rapido.
“Tutto qui?” disse stupito e fu la sua volta.
Stavolta ci baciammo a lungo esplorando le nostre cavità con le lingue. Appoggiò una mano sul mio pacco e la strofinava roteando il palmo. Io gli strofinavo con amore i capezzoli che bucavano la canottiera.
“Non sai quanto sono stato vicino a farlo ieri sera” confessò.
“A chi lo dici!” risposi e continuammo a limonare sdraiandoci sul letto.
Mi stava slacciando i jeans, mentre con l’altra mano continuava a ravanarmi il pacco. Lo aiutai e restò piacevolmente sorpreso quando vide che indossavo calze a rete bianche fino alle cosce e un perizoma rosa che faceva molta fatica a trattenere il contenuto.
“Niente male tesoro, ottimi gusti” disse sorridendomi con quei suoi begli occhi azzurri.
“Grazie. Non vorrei rovinare l’atmosfera, ma non hai detto che non saremmo stati soli?” domandai.
“Non mi desideri già più?”
“Non vedi come sono ridotto per te? Guglielmo, ti voglio! Solo che sono curioso, tutto qui” risposi indicandogli il mio pene che era quasi sbordato dalla mutandina.
“Vedo. Ora sta zitto e lascia fare a me” mi ordinò.
Mi baciò ancora, poi strofinò le mani sul mio petto ancora coperto dal maglioncino e come un’anguilla scivolò su di me fino a trovarsi con le ginocchia sul pavimento al lato del lettone. Mi tirò a se per le gambe e il mio cazzo fu a portata di bocca. La punta era bagnatissima, lo slippino era fradicio. Mi fece impazzire, cominciò a leccarmelo con l’indumento sopra e lo baciava con una tenerezza infinita. La sua bocca era in continuo fermento, lo avevo già notato prima quando limonavamo. Era semplicemente delizioso.
“Ti prego, toglimi il perizoma e ficcatelo in gola, non resisto più. È una tortura. Piacevole, ma è pur sempre una tortura” gridai.

La porta della camera si aprì di scatto e davanti a me vidi una donna bionda abbastanza alta e con una pelliccia. Fu inutile nascondersi. Chiunque fosse ci aveva colti in fallo. Guglielmo si girò verso di lei con una calma disarmante.
“Tesoro! Questo è il mio regalo per il nostro anniversario” le disse il mio uomo.
La signora chiuse la porta e ci scrutò.
“Ma come diavolo ti sei vestito? E poi che ci fai con un uomo?” chiese lei sbigottita.
“Sei delusa Lucilla? Eppure mi sembra che tempo fa ne avevamo parlato, che ti piaceva vedere due gay insieme, che è una tua fantasia.”
“Si, ma da quando in qua ti piacciono gli uomini! Non me lo hai mai detto in quattro anni di matrimonio” rispose lei.
Ahi ahi. La situazione stava precipitando. Aveva una moglie che non sapeva della sua bisessualità.
“Lucilla per favore. Non ti ho mai tradita con nessuno finora, stasera ti ho detto io di venire qui. Ma non per sconvolgerti o dirti che non ti amo più. Bensì per rinnovare la nostra promessa e darti il miglior regalo che tu possa desiderare. Perciò mettiti comoda su quella sedia e goditi lo spettacolo” le disse il marito.
Lucilla mi fissò, notai che più volte mi aveva guardato fra le gambe facendo finta di niente.
“Va bene Guglielmo. Però mi capisci se ti dico che sono sorpresa e frastornata.”
“Ovvio tesoro, vieni qui e dammi un bacio.”
Lei avanzò e si chinò per farlo. Fu piuttosto osceno, le loro lingue mulinarono scambiandosi saliva e facendo colare filamenti di bava.
“Che sapore strano che hai stasera… lo trovo più buono” fece lei.
Guglielmo aveva calcolato tutto e conosceva bene la moglie. Non ci volle molto anche a me per capire che fosse una bella e rispettabile porcona.
“Deve essere la saliva di culetto di fata” svelò il marito.
“Che bel nome, e a quanto noto è proprio azzeccato! Piacere, io sono Lucilla” disse porgendomi la mano.
Gliela strinsi facendo un mezzo sorriso.
“Grazie, il piacere è tutto mio” risposi.
“Eh! Peccato che tu sia gay, altrimenti mi sarei divertita molto con te. Sempre che mio marito mi avrebbe dato il permesso” abbozzò lei.
“Scusi… scusami, ma chi ti ha detto che sono gay?” domandai.
“Non so, lo deduco da come sei conciato.”
“Be’, anche suo marito non è da meno, eppure mi sembra che la adori. Oltretutto in quattro anni non ha mai sospettato niente di questo suo lato in ambito di gusti sessuali” risposi piccato.
“Buoni. Non siamo qui per discutere. Amore mio, questa è una notizia fantastica. Da quanto ho capito, culetto di fata con la sua bacchettona magica fra le gambe è bisex come me. Quindi non sarò certo io a impedirti di possederlo” disse riappacificando gli animi Guglielmo.
“Davvero?” chiese lei con gli occhi illuminati e vogliosi.
“Certo. Altrimenti che regalo è!”
La moglie lo ribaciò in segno di profonda gratitudine e naturalmente perché lo amava.
“Ora però siediti lì e lasciami scaldare l’atmosfera, poi verrai anche tu qui al momento opportuno” le disse lui.
Lucilla si andò a sedere sulla poltroncina e aprì la pelliccia. Che spettacolo! Sotto questa portava solo un reggiseno nero trasparente, una seconda scarsa. Però le si intravedevano due capezzoloni succosi, irti e grandi come borchie. Aveva un ventre piatto e mutandine nere contornate di pizzo sulla fica. Gambe davvero mozzafiato, erano fasciate da calze nere autoreggenti.
“Cazzo, è la vista di mia moglie che ti ha ridotto così? - chiese Guglielmo – Lo so, è davvero una donna sexy e non immagini nemmeno quanto sia birichina.”
Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Mi sembrava ingiusto nei confronti di suo marito, che era prossimo a succhiarmelo. Il tempo per i convenevoli era finito. Mi levò il perizoma e il mio cazzo svettò sfiorandogli il volto.
“Finalmente vedo il tuo fischione in tutta la sua interezza” fece lui gongolante.
Lo impugnò e diede un paio di smanettate, procurandomi subito sensazioni paradisiache, poi lo leccò tutto intorno come un cono gelato che si sta sciogliendo. Che lingua! Era vogliosa del mio pene, lo sentivo proprio. Nel basso ventre mi si stavano concentrando un sacco di emozioni. Guglielmo passò a succhiarmi i testicoli, li prendeva uno per uno in bocca ed emetteva schiocchi rumorosi con le guance, mentre con la lingua li lavorava come un ossesso. Il pene gli si era appoggiato sul naso con la punta che gli toccava la fronte, inumidendogliela di liquido pre-eiaculazione.
“Non riuscirò a resistere ancora a lungo, prendilo in bocca e fammi un pompino” lo avvertii.
“Hai delle belle palle grandi, sono sicuro che qui dentro c’è moltissima cremina bianca di cui nutrirsi. Rilassati e goditela, culetto di fata” mi ammonì lui.
In fondo aveva ragione, perché tanta fretta? Dovevo godermi il momento più che potevo, e se avessi sborrato non sarebbe stato un male. C’era la moglie lì che faceva resuscitare pure i morti, e lui era molto abile ad addrizzare i membri. Ora era sceso con la lingua e si era infilato fra le mie chiappe. Mi leccava l’ano con la punta e il suo naso era a contatto con i miei testicoli.
“Vuoi che mi giro e mi metto a novanta gradi? Così sarai agevolato” gli proposi.
“Non adesso, fammi sentire il profumo di queste bilie giganti… è così afrodisiaco.”
La moglie rise e ci voltammo entrambi a guardarla.
“Scusa amore, è una risata nervosa. Non me l’aspettavo questa tua abilità e dolcezza verso un altro uomo” si giustificò Lucilla.
Il marito le sorrise e si rimise al lavoro. Mi fece girare come avevo proposto. Mi baciò i glutei, li leccò ampiamente, diede delle pacche leggere con le mani, tenendolo sempre ben saldo quasi come se potesse sfuggirgli di mano da un momento all’altro. Non potevo vederli adesso, fissavo la parete e lasciavo fare esclusivamente agli altri miei sensi. Mi stava ripulendo il solco del sedere in maniera sublime, ineccepibile. Davvero un meraviglioso leccaculo. D’un tratto mollò la presa, si alzò in piedi e si mise davanti a me, indicandomi di ammirare la moglie. Si era lasciata completamente andare. Con la mano sinistra si martoriava i capezzoli ancora rivestiti dal reggiseno, mentre con la destra rovistava dentro le mutandine. Aveva gli occhi socchiusi e questo la rendeva ancora più maialona perché stava davvero godendo nel vedere il marito alle prese con giochini omosessuali. Guglielmo mi carezzò il viso e io mi portai col volto nella sua direzione.
“Continuiamo dai, non voglio deluderla. È quasi cotta a puntino, vedrai dopo come ricambierà il favore, stanne certo” mi sussurrò lui.
Scesi dal lettone, lo abbracciai e cominciammo a baciarci con foga. Il mio pene strusciava e pressava contro il suo ancora in gabbia. Che sensazione meravigliosa! Sentirlo duro ed eccitato come il mio, contro il mio. Mentre continuavamo lo scambio di salive (davvero squisita la sua) gli calai la minigonna e gli abbassai i pantacollant. Finalmente lo toccai e potevo gustarmelo in tutta la sua stupenda erezione. Presi il mio e strofinai il glande contro il suo. Sussultò quanto me e si lasciò scappare un sorriso dal piacere inatteso e istantaneo che gli stavo procurando.
“È ora che lenisca i tuoi pruriti” gli dissi.
Mi inginocchiai e si ritrovò il suo palo di carne fra la mia lingua e il mio palato. Pompai come un forsennato, non riuscivo a prenderlo tutto, ma non importava. Aveva un sapore che era la fine del mondo. Senza dubbio il migliore che avessi mai assaggiato fino a quel momento, e modestamente ne avevo già gustati parecchi. Alzai gli occhi su di lui ed era il ritratto della beatitudine. La cosa mi inorgoglì parecchio nonché mi eccitò ancor di più. Quando mi fissò mi sentii al settimo cielo. Non era solo sesso. Ci stavamo innamorando e amando l’uno con l’altro. Riportai tutta l’attenzione su quel magnifico giocattolo, o fischione come avrebbe detto lui. Un filo di saliva cadde sull’asta, pensai che fosse stato Guglielmo.

Invece rimasi meravigliato quando vidi che era stata sua moglie, che quatta quatta come una panterona si era portata affianco al marito. Provai un brivido intenso fra le gambe e non persi tempo a togliermelo di bocca per leccare laddove la sua bava era colata. Il suo sapore era di una vera donna. Per quanto quello di Guglielmo fosse dolce e delicato, non poteva competere con quello di lei. Ripresi a pompare il randello di carne e pregustavo l’idea (e la speranza) che di lì a breve avrei potuto assaporare la saliva di Lucilla direttamente dalla sua bocca, e non solo quella avrei voluto. I due coniugi si baciavano come due ventose e ogni tanto le loro bave colavano fino ad arrivare alla mia portata.
“Ma che bravo pompinaro! E quanto sei bono. Ma dimmi, ti piace di più la topa o l’uccello?” mi chiese Lucilla.
“Amo entrambi.”
“Mia moglie è pronta, ora ci tocca dedicarci a lei” fece Guglielmo fingendo di essere rattristato.
“Ehi, brutto stronzetto sucaminkie!” lo ammonì Lucilla con un rimprovero brioso.
Con un gesto fulmineo quanto improvviso il marito le strappò il reggiseno liberando finalmente quelle tette e si prese cura della mammella sinistra. Mi alzai in piedi e con Lucilla ci scambiammo un sorriso, poi mi avventai sul capezzolo destro. Lo leccavo e succhiavo, era duro come una ciliegia. Non resistetti alla tentazione di darle qualche innocuo morsetto.
“Oh, i miei cari pargoletti - civettò Lucilla carezzandoci entrambi i crani – mettiamoci sul letto così staremo più comodi.”
Continuammo l’operazione su quel lettone matrimoniale e con immensa gioia mi accorsi che mi toccava il membro. La stessa faceva col marito, con l’altra mano. Poi cominciò a farci una lenta sega mentre non smettevamo di ciucciare i suoi piccoli ma succulenti seni.
“Siete eccitati come degli animali… ho una voglia matta di sentire dentro i vostri bei cazzoni… peccato che non possa accoglierli nello stesso momento” disse Lucilla mentre ansimava.
“C’è sempre l’entrata sul retro” le feci notare.
“Si è vero, però io godo con la fica e col clitoride. A voi bei finocchietti invece piace nel culetto, eh?”
“Veramente… sono vergine lì” ammisi.
Entrambi i coniugi esclamarono: “Come?” e io confermai annuendo con la testa.
“Avevo notato che il tuo forellino fosse un po’ stretto ma, viste le premesse e, se mi permetti, l’età intesa come esperienza, pensavo che fossi un bisex passivo oltre che attivo - asserì Guglielmo. Poi sgranò gli occhi e continuò dandosi una pacca sulla fronte – Noo! Non dirmi che non m’inculi! Che ti piace solo sesso orale e baci con altri uomini!”
“Non trarre conclusioni affrettate Guglielmo – lo ammonii – finora nel culo l’ho messo solo alle donne e hai centrato perfettamente i miei gusti. Ma ho sempre sognato di essere il terzo incomodo in una coppia sposata per lasciarmi andare e togliere ogni freno inibitorio.”
“Oh! È un vero onore, grazie tante culetto di fata” esclamò sorridendo Lucilla e ancora una volta mi colse alla sprovvista schioccandomi un dolce bacio a stampo.
“Tutto qui?” protestai come aveva fatto suo marito con me all’inizio.
Ripresi a baciarla infilandole la lingua in bocca a quella divina maiala matura.
“Vacci piano, anzi andateci piano. Mi fate ingelosire così. È buffo, non sono solo geloso di mia moglie ma anche di te, culetto di fata” protestò con dubbia ironia Guglielmo.
La sua pseudo battuta però venne ignorata. La signora ci aveva preso gusto. Il marito aveva ripreso a succhiarle le tette. Il ritmo della sega che mi faceva aumentò d’intensità e le nostre lingue esploravano ogni millimetro la cavità orale dell’altro.
“Bel maschione, la tua bacchettona magica la sento bella rigida, pronta e pulsante per farsi accalappiare dalla mia figona in calore” affermò Lucilla.
“Vorrei leccartela prima” le chiesi con garbo.
“Ora voglio solo sentire il tuo fischione fra le mie pareti che si stanno squagliando come il burro” dichiarò lei.
Avremmo avuto tempo, inutile protestare. E poi non vedevo l’ora di scoparmela. Le scostai le mutandine ed entrambi ci distendemmo sul fianco sinistro. Le sollevai la gamba destra e con un colpo deciso le fui dentro. Lucilla si lasciò scappare un gemito profondo. Quanto era calda e umida la sua vagina. Non mi pareva nemmeno vero tanto che era bello. Da quel momento cominciò la vera apoteosi del piacere.
“Voglio che mi chiudi la bocca amore” disse Lucilla al marito, fra un sospiro e l’altro. Guglielmo si alzò in piedi sul materasso e con un po’ di noncuranza prese a chiavarle la cavità orale come fosse la fica. Alla signora doveva eccitare parecchio essere scopata in bocca perché notai che si bagnò ulteriormente.
“Dai, avvicinati e aiutala” mi disse Guglielmo.
Cercando di non perdere il ritmo nella trombata avanzai col capo di quel tanto che bastava e con la punta della lingua mi ritrovai a leccargli le palle e l’asta. Il mio sogno si stava realizzando. Scopare con due coniugi e lui bisex. Non potevo chiedere di meglio.
“Sto per venire” comunicai.
“Spingi più forte, falla tutta dentro di me” mi implorò Lucilla.
Non volevo certo deluderla, così scaricai con colpi decisi tutto quello che avevo accumulato in quelle ultime ventiquattro ore.
“Non mi abbandonare subito, rimani un po’ fra le mura del piacere, nel nido preferito dall’uccello, intrappolato dentro me” mi chiese lei.
Era troppo piacevole e accontentandola accontentavo pure me stesso. La aiutai a fare il pompino a suo marito. Giocammo con il suo bel cazzo. Lo leccammo, lo succhiammo un po’ per uno. Poi una da una parte e uno dall’altra lo tenemmo fra le labbra e Guglielmo dava le classiche spinte pelviche. Il tutto contornato da qualche bacio che rubavo alla moglie, dove le nostre insaziabili lingue non finivano mai di esplorarsi.
“Ora esci boccuccia di fata e fai ciucciare tutto al mio maritino” mi disse Lucilla.
A malincuore estrassi il mio arnese semiduro dalla sua fregna e il marito si tuffò col viso fra le sue gambe, lasciandoci il suo cazzo a disposizione in un particolare 69 a tre. Il porco leccò avidamente la fica della moglie e aumentò il ritmo appena vide colare il mio sperma. Poi le frizionò furiosamente il clitoride con le dita. Capii che era il loro momento di gloria. Mentre sua moglie ciucciava il suo cono gelato io introdussi un dito nel culo del marito, che immediatamente emise un gridolino accondiscendente.
“Glielo vuoi mettere nel culo al porcellone di Guglielmo?” mi chiese sorridente Lucilla.
“Per ora mi basta qualche dita, giusto per farlo venire” risposi.
“Lo conosco bene, sento che il suo cazzo pulsa troppo, la sborrata è imminente” disse lei ed ebbe ragione.
Scaricò tutto sul viso della moglie mentre io continuavo a penetrarlo senza sosta con due dita. Leccai poi il bellissimo volto di Lucilla e ci scambiammo lo sperma travasandocelo dalle nostre bocche reciprocamente.
“Aiutami a far godere mia moglie e smettila di pomiciare con lei” mi disse Guglielmo con una punta di risentimento.
“Agli ordini” dissi e feci un gran sorriso di complicità a Lucilla. Lei alzò le mani come dire “che vuoi farci? È fatto così!”
Seguii le istruzioni del marito. Si sa che ogni donna gode in maniera differente, per cui non obiettai. Lui la conosceva abbastanza bene, sembra ombra di dubbio da molto più tempo di me. Le presi fra i denti, con estrema cautela e tatto, il suo clitoride gonfio e lo leccai con la punta della lingua. Guglielmo la penetrava con quattro dita con molta decisione, ad esclusione del pollice. Non le stava affatto facendo male: osservai la faccia di Lucilla che era il ritratto autentico dell’appagamento sessuale. Nel giro di qualche minuto venne urlando e scaricandomi sul volto qualche piccolo spruzzo del suo nettare. Suo marito fece come avevo fatto io poco prima con lei: mi leccò tutto il viso e poi limonammo per farmi degustare il sapore della moglie.
“Bravissimi, vi amo. Mi spiace solo che sono distrutta” commentò Lucilla.
Effettivamente anche io avevo le batterie scariche, non ero abituato a certe performance di durata.
“Tesoro, è la tua serata. Faremo tutto quello che vorrai” disse con tono benevolo Guglielmo.
“Venite qui, voglio dormire in mezzo ai miei due eroi. Con in mano il vostro cazzo e con la vostra mano sulla mia figa” espresse sua moglie.
In un batter d’occhio ci infilammo sotto le coperte, io ero alla destra di lei. Ci fu una lunga e intensa pomiciata a tre e a due, così a turno si poteva riprendere fiato. Poi ci addormentammo così come aveva chiesto Lucilla, accoccolati e con le mani dell’altro sui nostri sessi. E la cosa più porca fu che rimanemmo “sporchi” dei nostri piaceri. Dormii come un sasso e la mattina dopo ci fu il miglior risveglio che avessi mai avuto sino a quel momento. I due coniugi mi stavano facendo un bocchino e, ancora mezzo assonnato, sborrai in bocca a Lucilla, che divise il contenuto col marito e ingoiarono tutto.
“Questo è il nostro ringraziamento per ieri sera, nella speranza che sia l’inizio di una lunga serie. Ci sei venerdì sera prossimo alle 21?” domandò Guglielmo.
“Per voi ci sarò sempre” risposi completamente rapito.
Fecero l’amore e io li ammirai compiaciuto e riuscii a tirarmi un’altra sega. Poi ci salutammo.

Il lunedì successivo rividi Guglielmo in piscina e appena usciti ci imboscammo con la mia macchina e passammo un’ora intensa fatta di baci, carezze, seghe, pompini con ingoio. Il mercoledì ci ritrovammo nel bagno dei diversamente abili (a quell’ora non veniva mai adoperato, non c’era nessun portatore di handicap).
“Mia moglie ha detto di non strapazzarmi troppo perché è gelosa e non vuole che mi svuoti tutto con te. Mi ha anche detto che ti saluta con un bacio sulla punta della tua bacchettona magica e che non vede l’ora che sia venerdì per venire alla cena” fece Guglielmo.
“Anche io sono impaziente” gettai di rimando.
Dopo un bel bacio mi fece una sega. Sborrai nel water e poi invertimmo le parti. Infine mi diede l’indirizzo di casa sua e l’orario per l’appuntamento. Mi disse di vestirmi come volevo, ma da uomo normale fra virgolette.

Quando suonai alla porta ero ansioso di poter riammirare il bel seno e soprattutto il culo di Lucilla. Mi era mancato molto in quegli ultimi sette giorni. Rimasi sorpreso quando ad aprirmi fu una bella bionda sulla trentina.
“Mi scusi, forse ho sbagliato…” le dissi.
“Se è l’amico di Guglielmo non direi” mi rispose la ragazza.
“Si lo sono. Piacere, Erminio.”
Ci stringemmo la mano e mi fece accomodare in salotto, dove feci la conoscenza del suo fidanzato. Scoprii così che lei era la figlia di Lucilla avuta nel primo matrimonio. In fondo si somigliavano abbastanza, chissà però se era una maialina come la mamma. Lucilla e Guglielmo erano al piano superiore a prepararsi, e dopo un’attesa di un quarto d’ora mi accolsero. Prima di riunirci tutti a tavola rimasi solo con la signora che, dopo un lungo e appassionato bacio, mi avvertì:
“Loro non sanno niente e vorremmo che ciò rimanesse tale. Stai tranquillo, dopo la cena andranno via e soddisferemo tutte le nostre voglie represse” e mi palpò bramosamente il pacco, scoprendo con soddisfazione che ero già pronto.

Andammo a tavola, mi sedetti al fianco di Guglielmo mentre di fronte a me c’era Lucilla. Al suo fianco la figlia e il ragazzo. Nessuno era capotavola. La cena fu squisita, se non fosse stato per la… tortura che dovetti sopportare. Entrambi i coniugi mi sedussero per tutto il tempo, e meno male che mi aveva redarguito di non commettere sciocchezze. Proprio Lucilla mi faceva piedino, ogni tanto arrivava al mio cazzo e con i suoi tacchi me lo toccava. Guglielmo me lo palpava più comodamente con la mano. Una mangiata con la pistola sempre carica e pronta per l’uso. Fu una liberazione quando la coppia più giovane se ne andò via.

“Siete due stronzi. Volevate che ci beccassero?” dissi spazientito.
“E dai su, non dirmi che il rischio di essere scoperto non ti ha attizzato maggiormente!” rispose Guglielmo.
“E poi chi ci aveva di più da rimettere ero io nei confronti di mia figlia e del suo moroso” accorse con questa frase Lucilla in soccorso del marito.
“D’accordo. Ora però basta parlare” dissi.
Ci trovavamo in cucina e mi avvicinai allupato come non mai alla signora in calore. Limonammo mentre Guglielmo frugava nelle nostre parti intime. Ci spogliammo gettando gli indumenti a terra. Quella sera ero carico come un toro e non se la sarebbero cavata con poco come al motel.
“Ti voglio inculare cara signora” comunicai.
“Bene. Ma non sarò l’unica a prenderlo nel culo” rispose sorniona Lucilla.
Si mise sul tavolo alla pecorina. Io e suo marito lavorammo a lungo di bocca il suo ano e la sua fregna. Poi mettemmo una coperta sul pavimento, mi sdraiai con la schiena a terra e lei s’impalò con la fica sul mio uccello. Mi leccai le labbra, fu così eccitante vederla andare su e giù sul mio pisello di carne, mentre succhiava il cazzo del marito. Era bollente e umida la sua passera, come si può immaginare.
“Lasciami un po’ godere in santa pace e fatti fare il pompino dal tuo amichetto” disse Lucilla al marito dandogli una risonante pacca sulla chiappa.
“Mmm bocca di fata, mangiami le palle come solo tu sai fare” commentò Guglielmo accucciandosi sul mio viso. Non desideravo altro. Spalancai più che potevo per succhiargli lo scroto e i suoi straordinari coglioni. Prenderglieli e giocarci con la lingua mi faceva impazzire almeno quanto a lui, che si dimenava e sussultava come un’anguilla ad ogni mio bacio o tenero morso.
“Finito il bidet? Ora spostati che deve vedere come mi incula” ordinò Lucilla al marito.
Lei si alzò in piedi, si piegò a novanta gradi dandoci un’ampia visuale delle sue intimità. Con due dita si creò un varco nel culo e iniziò a fottersi. Guglielmo ne approfittò per tirarmi su qualche pompa e poi dare qualche leccata alla topa. Mi alzai e scostai leggermente il marito e in men che non si dica le entrai dentro a quel lato b che tanto avevo desiderato. Fu una sorpresa piacevole per Lucilla, probabilmente però se lo aspettava dato che mi aveva provocato. Ogni tanto uscivo e Guglielmo dava un paio di succhiate al mio uccello e una bella slinguazzata fra le chiappe della moglie, incorniciata da qualche sputo per lubrificarlo meglio. Poi lo leccai anch’io perché avevo proprio bisogno di assaggiare i sapori del sesso. Naturalmente senza dimenticare il randello del marito, che segavo con amore e che accolsi un po’ nella mia bocca di fata tanto per ricordargli quanto lo volevo. L’inculata continuò per un tempo interminabile, cambiammo diverse volte posizione ritrovandoci nuovamente sdraiati sulla coperta, affiancati come la settimana prima al motel, con la differenza sostanziale che le stavo facendo il culo. Il marito si aggiunse scopandola nella fica.
“Mmm una doppia penetrazione” fu tutto quello che riuscì a dire Lucilla.
Per il resto erano gemiti, profondi sospiri e urla di piacere. L’aveva detto che col didietro godeva poco, infatti non appena Guglielmo le entrò dalla porta principale fu chiaro che aveva detto la verità. Lo si leggeva chiaramente su quel suo angelico viso: gli occhi socchiusi, le labbra che si serravano e quello inferiore che ogni tanto veniva morso dai denti dell’arcata superiore. D’un tratto un terrore improvviso mi assalì:
“Sarebbe finito tutto quella sera?” La mia speranza era che fosse solamente l’inizio. In ogni caso bisognava vivere questa incredibile esperienza minuto per minuto con sfrenata passione.
“Andiamo sul divano e accendiamo il caminetto, voglio che sia una cosa intima e romantica. Voglio che noi tre diventiamo un tutt’uno” chiese Lucilla.
Sembrava quasi una risposta al quesito formulato dalla mia mente poco prima.

Nell’attesa che Guglielmo accendesse il focolaio domestico, dedicai tutte le mie attenzioni alla micina della padrona, e non sto parlando di gatti. Il divano era comodissimo e molto spazioso. Lei era sdraiata a pancia in su con la testa appoggiata al bracciolo e io con il viso in mezzo alle sue gambe. Ero così perso in quella fessura piena di miele che pensai che ci fosse una mosca che mi camminava sulla guancia. Invece era il pene di Guglielmo che vi strusciava.
“Se non ti dispiace vorrei trombare mia moglie” chiese il marito.
“Prego, faccia con comodo” risposi dandogli un bacio umido sulla cappella.
Guglielmo le si sdraiò sopra e partì con le stantuffate. Vedere il suo culetto mi stava provocando non poco e mi faceva venire in mente certi pensieri… così decisi di trasformarli in realtà. Appoggiai il mio cazzo sul suo buchino.
“Tesoro, sento qualcosa di grosso e duro dietro” scherzò il marito con la moglie.
“Oh bene, sarà il fischione del tuo amante che ha una voglia inaudita di sfondarti il culo mentre mi scopi” rispose Lucilla.
Non fu difficile entrargli dentro, anche lui ne doveva già aver ricevuti di falli, e di dimensioni notevoli. Ripensandoci, era più probabile che si trattasse di oggetti. Aveva detto che non aveva tradito sua moglie.
“Amore mio, lo sai che sto per venire?” disse Guglielmo alla consorte.
“Di un po’! Non è che per caso godi di più ad averlo nel culo che a darlo alla tua mogliettina?” lo rimproverò burlescamente lei.
“Oh tesoro, mi hai scoperto. Come posso farmi perdonare?”
“Un bel bacio mentre sborri tutto quanto nella figa forse mi può bastare.”
Tutte queste frasi della coppia non mi lasciarono indifferente. Così raggiungemmo quasi contemporaneamente l’orgasmo. Io stavo per uscire per sborrare sulla schiena di Guglielmo ma lui mi bloccò con la mano impugnandomi l’asta e segandola per scaricargli tutto il mio seme nel suo retto.

Restammo una mezz’oretta appiccicati a coccolarci e sbaciucchiarci sul divano, poi ci recammo al bagno dove ci aspettava una bella vasca con tanto di idromassaggio. Non ci volle molto perché il nostro bagnetto si trasformasse in un nuovo round a base di amore e di sesso. Non ero ancora pronto per ricevere l’uccello di Guglielmo ed entrambi rispettarono la mia scelta. Continuammo con pompini, leccate di fica e culi, scopate e inculate. Nella vasca e poi nella loro camera da letto.
“Questo è il nostro nido d’amore, e quando dico nostro intendo di noi tre. È anche tuo insieme a noi” disse Guglielmo seriamente. Lo baciai con ardore sulla bocca, quasi come se in quel momento un prete avesse detto: “ora può baciare la sposa”. Ovviamente feci la stessa cosa con sua moglie. Quella notte andò oltre le mie premesse: dormimmo poco e fu una maratona d’amore fra una coppia sposata e il loro amico/amante.

Ora mentre sto scrivendo le ultime righe di quello che è successo la settimana scorsa, mi è arrivato un messaggio sul cellulare. È Elmo, come l’ho ribattezzato affettuosamente io, e dice:
“Ce l’hai fatta a stare una settimana senza sesso? Spero di si, perché stasera siamo davvero affamati! Ci vediamo al cinema alle 22.15 ok? Bacio con la lingua Gug&Lucy”
Non so come, ma li ho davvero stregati e io, di certo, sono pazzo di loro.

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