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G.V. Primo incontro


di blaigh
22.08.2022    |    1.902    |    1 8.7
"Aveva un cazzo non molto sviluppato ancora, ma nonostante questo accennai a fargli una sega lenta..."
Dopo circa quattro anni che la storia con G.R. (vedi racconto precedente) andava avanti, con continui tentativi di penetrazione, conobbi un nuovo amico G.V., vicino di quartiere, e per scherzo in un pomeriggio di primavera, in campagna vicino Roma dove i nostri genitori avevano una casetta con terreno, alla sua domanda “Che facciamo?”, gli risposi che potevamo fare le zozzerie.
Ricordo ai lettori che eravamo giovani e poco smaliziati, specialmente lui che mi chiese cosa erano le “zozzerie”.
Gli spiegai che si trattava di masturbarsi a vicenda e fare altri giochini del genere e gli chiesi se lui si facesse le “pippe”, come si diceva allora più semplicemente.
Lui ammise e non ammise che si toccava (molto probabilmente per una forma di pudore) allora azzardai e gli proposi di farlo tra noi, ma l’importante era, per quanto già scritto nel racconto precedente, che la cosa rimanesse tra noi e che se si fosse saputo in giro sarebbero stati guai per tutti e due.
Nel frattempo, al solo parlare, proponendo questo gioco, il mio cazzo era diventato di marmo e credo che lui se ne fosse accorto e, intimidito, rifiutò la cosa.
Passò circa una settimana e la domenica successiva, sempre in campagna, ci incontrammo e lui mi chiese se volevo sempre giocare alle zozzerie.
Ovviamente gli dissi di si e restammo d’accordo che nel pomeriggio avremmo fatto una passeggiata, per andare in una capanna abbandonata non lontano dalle nostre case dove avremmo potuto fare zozzerie in tutta tranquillità.
Dopo pranzo, ci incamminammo per un sentiero che si perdeva nella campagna e dopo pochi minuti entrammo nella capanna.
Avevo già un cazzo di marmo al solo pensiero, mi sbottonai la patta dei pantaloni e tirai fuori il mio arnese.
Lo invitai a toccarmelo e gli chiesi di masturbarmi.
Gli dissi di fermarsi e di togliersi i pantaloncini corti e le mutande, cosa che feci anche io.
Aveva un cazzo non molto sviluppato ancora, ma nonostante questo accennai a fargli una sega lenta.
Poi chiesi se sapeva cosa fossero i pompini, mi rispose di no, allora gli mostrai, inginocchiandomi di fronte a lui come prenderlo in bocca succhiandoglielo per alcuni minuti, e dopo di che gli misi il mio cappellone davanti alle labbra chiedendogli di succhiarmelo.
Aprì la bocca e feci entrare la mia cappella, ma durò poco perché si ritrasse quasi subito dicendo che non gli piaceva gran che.
Arrivati a quel punto, lo feci girare a pancia sotto e mi masturbai tra le sue chiappette da favola schizzando sul buchino strettissimo ed ancora impenetrabile.
Il primo incontro finì così, ma il seguito della storia seguirà nel prossimo racconto.
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