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Galeotta fu la cantina


di ale-luca74
25.04.2017    |    21.902    |    4 9.2
"Sta di fatto che senza che potesse dir nulla, allungai nuovamente la mano e la poggiai sul suo pisello ancora ben in tiro dentro ad un jeans richiuso alla..."
Leo.
19 anni compiuti da poco. 185 cm, snello ma non magro, quadricipiti da calciatore e bicipiti che strabordano da una T-shirt bianca attillatissima che fa presumere sotto ci siano, tesi, dei begli addominali e comunque una bella pancia piatta. Occhi color verde chiaro e capelli color biondo, quindi potenzialmente fico ma, incomprensibilmente porta un taglio di capelli molto corto, del tutto anonimo e tutt’altro che alla moda. Niente taglio asimmetrico, niente ciuffi sporgenti e nessuna rasatura sfumata sulla nuca. Peccato. Con un bel taglio di capelli avrebbe potuto essere davvero un fico spaziale!

Quanto sto per raccontarti non è accaduto a me personalmente ma, è uno dei tantissimi report hot che un simpaticissimo amico conosciuto tramite A69 mi ha fatto, con tanto di dettagliatissimi particolari, circa la sua movimentatissima e travagliata vita sessuale, rigorosamente gaia di cui vorrebbe poter raccontare ma crede di non averne la capacità. Lo faccio io e, probabilmente delle sue avventure di sesso scriverò ancora.
Andrea era all’epoca un po’ più grande rispetto a Leo. Aveva già compiuto i 25 anni ma non aveva ancora del tutto preso atto della sua omosessualità. Si sentiva già attratto dai maschi ma non aveva ancora mai avuto esperienze dirette con maschi che non fossero i suoi compagni di giochi d’adolescenza.
Era una mattina di inizio estate. Andrea era ancora a letto che si gustava l’ennesimo “morning glory”, ovvero il solito alzabandiera mattutino, trastullandosi il pisello, quando il rumore di un camion in cortile attirò la sua attenzione.

Sollevata la tapparella, sorpresa! In cortile c’è un figo della madonna, giovane e del tutto sconosciuto.
Come anticipatoti prima, la storia di seguito si svolge tra Andrea e Leo ma per comodità di narrazione parlerò in prima persona come se fossi io, Ale, l’Andrea del racconto, ovviamente romanzando un tantino il tutto.
Benché abiti in città, vivere in una periferia del Nord Italia non mi ha mai facilitato più di tanto gli incontri con i vicini. Qua ognuno si fa i fatti propri, salvo però spiarli di nascosto, ed usa dare poca confidenza a vicini ed estranei.

Sento un insolito rumore di camion in cortile, sposto istintivamente le tende della stanza da letto ed in cortile vedo un bel manzo che, attirato dal rumore della tapparella guarda verso di me e lo fa con noncuranza e con insistenza, forse incuriosito dalla presenza dietro alla finestra di un nuovo vicino di casa o, forse dalla mia presunta nudità, essendomi alzato dal letto nudo con addosso soltanto uno slip.

Giuro di non aver assolutamente dato importanza al fatto di essere nudo in slip. In quel momento il mio unico pensiero era di capire chi e perché facesse tutto quel baccano in cortile, l’averci visto un così bel ragazzone non poteva che attirare la mia attenzione.

Tornai a letto subito dopo aver capito che si trattava di un camion di traslochi e che quel figo ragazzone biondo stava per trasferirsi con la sua famiglia nell’appartamento sopra al mio. Con le tende ancora aperte mi rimisi al calduccio sotto le lenzuola e ripresi a giocare con il mio pisello nuovamente in tiro.

Mi sto masturbando furiosamente guardando sullo schermo della tv Shia LaBeouf che in Nynphomaniac fa sesso esplicito, fissando con il replay l’esatta sequenza in cui viene inquadrato il cazzo in tiro che entra ed esce dalla patata di Joe e, poco importa sapere che il pisello in tiro non è esattamente quello del mitico Shia ma quello di una controfigura, quando mi accorgo che sul cassone del camion parcheggiato davanti alla mia finestra c’è il figo di prima che guarda verso lo schermo tv la stessa scena porno che sto guardando io.
Chissà cosa starà pensando ora di me quel tipo.

E chissene. Continuo noncurante a masturbarmi, anche se col pisello sotto le lenzuola.

Passato il weekend, sto chattando su whatsapp con i gomiti appoggiati sul davanzale della finestra spalancata, ben felice che in cielo splenda un caldo sole estivo cercando di capire se nel pomeriggio andrò in piscina con gli amici o se farò altro, quando vedo arrivare in cortile un’auto mai vista prima. E’ una Suzuki Swift di un bel colore celeste metallizzato. A bordo c’è quel figo che è appena venuto ad abitare sopra di me. Mi distraggo un attimo dal mio cellulare, alzo lo sguardo e mi accorgo che, quello che di lì a poco scopro chiamarsi Leo, sta guardando verso la mia finestra.

Arretro, mi nascondo dietro la tenda, ma Leo continua imperterrito a guardare verso l’interno della mia stanza. Mmmmm strano.

Decido così su due piedi di uscire di casa in modo da incrociarlo sulle scale e salutarlo.
Ho già pronto sulla punta della lingua un bel discorsetto di benvenuto nel condominio ma, appena faccio per aprire bocca mi accorgo che Leo abbassa lo sguardo e quando mi incrocia evita di guardarmi in faccia così non posso neppure salutarlo. Maledetto!

Timido? Presuntuoso? Antipatico? O forse soltanto nordico chiuso e di poche parole.

Di lui so poco o nulla. Capisco però al volo che fa il primo turno di lavoro dalle 6 del mattino alle 14 e che non lavora molto distante da casa perché alle 14 e 20 rientra a casa puntuale tutti i giorni.

Al terzo giorno sono nudo in accappatoio in stanza da letto. Mi sto asciugando cercando di capire cosa mettere per uscire, quando riconosco il rumore della Swift di Leo in cortile. Mi avvicino alla finestra per vederlo meglio e mi accorgo che, al solito, guarda fisso verso la mia finestra. Fa alcune manovre per parcheggiare l’auto nel box auto di fronte alla mia finestra con lo sguardo fisso verso di me. Boh

In previsione del suo arrivo, avevo posizionato una webcam su di un vaso sul davanzale della finestra.
Apro l’accappatoio facendo finta di asciugarmi e vedo come reagisce. Detto fatto.

In realtà la finestra della stanza non è all’altezza del cortile ma proprio sotto alla finestra c’è un rialzo, uno scalino in cemento armato ricoperto da piastrelle che ben si adatta per potermi sollevare leggermente, tanto quanto basta perché il mio pisello sia visibile a chi transiti in cortile.

Leo esce dall’auto e si dirige verso il portone di casa guardando fisso verso di me. Lo osservo sul pc tramite la webcam che ho posto sul davanzale che lo inquadra perfettamente. Lui non si accorge di esser spiato. Nel breve percorso dall’auto al portone di casa, Leo rallenta il passo e, approfittando del fatto che crede io non lo veda perché giratomi di schiena, dopo aver lasciato cadere a terra l’accappatoio, gli mostro il mio sedere bello tondo.

Appena mi giro mostrandogli un pisello già barzotto, Leo riprende a dirigersi verso il portone ma ci ripensa. Torna indietro verso l’auto facendo finta di essersi dimenticato qualcosa. Entra in auto e si gode lo spettacolo di me che faccio finta di rivestirmi come se non sapessi che lui è lì che mi guarda.

Indosso lo slip e sistemo il pisello barzotto che ora è diventato completamente duro al solo pensiero che Leo è in auto che mi sta guardando e, chissà, magari se lo sarà appena tirato fuori e se lo starà menando.

Tendo l’orecchio per assicurarmi che in cortile non ci sia nessuno al di fuori di lui che è ancora seduto in auto, scosto lo slip e faccio uscire da un lato il pisello duro e lucido che masturbo brevemente. Vorrei venire immediatamente ma preferisco rimandare ad un'altra occasione, per ora ha già visto fin troppo, meglio non esagerare e meglio cercare di capire se la cosa potrà avere un seguito.

Il giorno successivo alle 14:20, puntuale come un orologio svizzero, Leo parcheggia l’auto in cortile, ovviamente con lo sguardo fisso verso la mia finestra. Stavolta lo osservo comodamente seduto alla scrivania attraverso la webcam.

Leo esce dal box osservando attentamente la mia finestra. Forse spera di vedermi apparire e forse spera di vedermi comparire nuovamente col cazzo in tiro ma io mi faccio desiderare. Mi masturbo guardandolo attraverso il pc ma senza farmi vedere.

Dopo una mezz’oretta lo sento scendere rumorosamente, come sempre fa, le scale, scendendo in cantina.
Decido di seguirlo. In punta di piedi scendo pure io le scale della cantina. E’ buio pesto, e per non far rumore con l’accensione delle luci, che è piuttosto rumorosa, decido di far luce con la torcia del cellulare. Vedo, attraverso l’apertura sopra la porta, che la luce della sua cantina è accesa, mi avvicino e sento rumore di pagine di giornale. Chi compra ancora giornaletti porno per masturbarsi?

Leo non dev’essere un tipo troppo moderno e la sua acconciatura dei capelli lo dimostra. Suppongo non abbia neppure amici perché non esce mai di casa se non per andare a lavorare.

Sono dietro la porta da pochi minuti. Non ho ancora ben deciso che fare. Cerco di vedere se c’è qualche buco nella porta dal quale poter spiare quando sento che, da dentro, Leo sta girando la chiave della cantina. Corro nel sottoscala rischiando di cadere perché è buio pesto. Faccio appena in tempo ad accendere lo schermo del cellulare che, quantomeno mi aiuta a vedere dove sono i muri. Mi infilo nel sottoscala quando sento che Leo sta venendo proprio verso di me.

E adesso? Mado’, ora che faccio?
Boh, vediamo che capita.

Nulla. Una palla di carta appallottolata e calda mi viene lanciata addosso dopo di che, immediatamente Leo se ne va di corsa risalendo le scale di casa.

Faccio luce con la torcia e mi accorgo che di quelle palle di carta ce n’erano altre a terra. La srotolo e mi accorgo che si tratta di alcune pagine di giornale che contengono a loro volta una pagina di giornale sulla quale Leo si è segato ed ha sborrato.

Devo attendere parecchi giorni per poter rivedere Leo in cantina, esattamente una settimana, giusto il tempo che riprenda l’orario mattutino e che rientri a casa dal lavoro, puntuale alle 14:20.

Lunedì pomeriggio la tentazione di mettermi nudo dietro alla finestra è incontenibile ma decido di trattenermi da quel losco istinto. Piuttosto non vedo l’ora che Leo scenda in cantina.

Durante la settimana passata avevo avuto modo di ordinare una di quelle micro telecamerine che si attivano col movimento. Avevo già avuto modo di posizionarla sopra la porta in una posizione che riuscisse ad inquadrare qualsiasi punto della cantina. Alle 14:30 ero già nel sottoscala che attendevo con ansia e col pisello in mano che Leo scendesse a masturbarsi.

L’attesa fu breve. Leo arrivò puntuale, si chiuse in cantina come al solito e dopo qualche minuto uscì dalla cantina con la sua consueta palla di giornali.

Mi stavo masturbando freneticamente pensando che a breve avrei finalmente visto, anche se non del tutto dal vivo, Leo a sua volta intento a masturbarsi quando lui arrivò nel sottoscala ma, stavolta anziché lanciare la palla, decise di accompagnarla a mano.

Teneva in una mano la palla di carta di giornali, nell’altra il cellulare con la torcia accesa e, come alzò il fascio di luce, inquadrò il mio pisello in tiro con la mia mano che andava su e giù rapidamente.
Si spaventò. Non si aspettava ci fossi io lì. Fece un piccolo balzo indietro, alzò ulteriormente il fascio di luce ed una volta inquadratomi in viso disse: “e tu che cazzo ci fai qua?”

La mia risposta fu prontissima.

“Faccio quello che credo stessi facendo anche te in cantina”. “Come vedi mi sto facendo una sega. Credevo che almeno nel buio del sottoscala avrei potuto farlo senza esser visto da nessuno, qua c’è sempre qualcuno che ti guarda in casa”, ovviamente alludendo al fatto che anche lui era uno di quelli che lo faceva.

Leo non riuscì a trovare il modo per potersi discolpare e rimase ancora un attimo in silenzio, tanto quanto basta perché io potessi aggiungere: “peccato che te la sei già fatta la sega perché sennò avrei potuto fartela io” e lui: “e te che ne sai cosa stavo facendo io in cantina?”

Lo so Leo, hai ancora in mano il giornale arrotolato in cui hai appena sborrato. Io vengo qua nel sottoscala a farmi le seghe annusando la tua sborra che mi manda fuori di testa. E così dicendo mi avvicinai a lui e poggiai immediatamente la mano sulla patta del suo jeans che lasciava trasparire un pisellone barzotto o del tutto in tiro, parcheggiato sulla sinistra dell’inguine, dentro ad un jeans strettissimo che lasciava poco spazio all’immaginazione.

Avevo appena iniziato a palparglielo quando si riebbe dal momento di confusione erotica, arretrò di un passo e mi disse: “ma si può sapere che cazzo pensi di fare?” “Un pompino se lo desideri o sennò ti faccio sborrare di nuovo con una sega”.

Leo si girò e divincolandosi mi disse: “va vaffanculo va!”

Poco male. Sborrata rimandata di poco. Avevo giusto una sega di Leo da riguardare sul PC.

Collegata la telecamerina fui enormemente sorpreso, non solo dalla taglia del suo pisello che doveva essere comodamente attorno ai 20 cm con un diametro più che adeguato ma da ciò che aveva ispirato la sua sega.
Entrato in cantina Leo si era subito messo comodo. Sbottonato il jeans, abbassato a mezza gamba insieme con il boxer bianco con logo sull’elastico “Gas Jeans”, un pisellone già bello dritto e durissimo che pulsava ritmicamente, con la pelle che copriva solo parzialmente una cappella lucida di colore rosso scuro.

Ogni tanto gli dava due colpetti su e giù mentre sul cellulare cercava immagini o video che gli ispirassero la sega. Si era posizionato proprio sotto la telecamera che, non solo inquadrava perfettamente il suo cazzo in splendente tiro ma anche lo schermo del cellulare dove era appena partito un video che inquadrava una finestra a me molto familiare con zoom su di me che mi masturbavo alla finestra.

Brutto porco depravato! Si era appena segato guardandomi segarmi e mi aveva pure mandato a fare in culo! Certo le buone maniere non gli appartenevano proprio!

I giorni seguenti Leo non andò più in cantina temendo lo spiassi. Giovedì decisi di fargli credere che avesse via libera. Entrai in auto, accesi la radio con volume a manetta, così da attirare la sua attenzione. In effetti si affacciò alla finestra potendo vedere che stavo andando via. Feci giusto un centinaio di metri. Parcheggiai l’auto in fondo al condominio, scesi e mi diressi di corsa verso casa.

Ero entrato dalla porta di servizio opposta e, constatato che la luce della sua cantina era accesa, mi diressi verso di lui. Stavolta avevo evitato di posizionare la telecamera sulla porta.
Avevo stampato su carta un fotogramma del video che avevo realizzato con la telecamera nascosta, che inquadrava il suo pisello in tiro davanti allo schermo su cui c’ero io che mi segavo alla finestra.

Avevo infilato il foglio sotto la porta facendo anche un tantino di rumore, così da esser certo che non passasse inosservato. Non passò che una manciata di secondi che Leo aprì la porta della cantina, non saprei dire se più stupito di vedermi lì davanti, oppure di aver visto quel fotogramma stampato.

Sta di fatto che senza che potesse dir nulla, allungai nuovamente la mano e la poggiai sul suo pisello ancora ben in tiro dentro ad un jeans richiuso alla bene meglio con tutti i bottoni ancora sbottonati.

Avvicinandomi ulteriormente a lui lo feci arretrare ed entrare nuovamente in cantina. Poggiai un piede sulla porta richiudendola dietro di me sbottonando l’unico bottone che aveva chiuso. Abbassai il jeans
accompagnandolo fino alle caviglie lasciandogli indosso il boxer. Nel risalire verso l’alto poggiai prima il naso sul suo pisellone annusandolo con trasporto, poi la bocca ed infine i denti.

Mentre lo mordicchiavo attraverso il boxer vedevo il cazzo pulsare e sentivo Leo ansimare.
Mentre tentavo di abbassare il boxer per poter vedere dal vivo quanto avevo già più volte visto sul PC, Leo si precipitò a chiudere a chiave la porta della cantina dopo di che rimase immobile ad attendere gli sviluppi.
Doveva esser vergine perché in realtà era molto impacciato. Non sapeva che fare, stava fermo immobile, rigido come un baccalà eppur apprezzava, eccome se apprezzava.

Ancor prima che potessi iniziare a succhiarlo o segarlo, appena scoperto completamente il cazzone, un piccolo schizzo spontaneo mi finì dritto in un occhio.

Ops! Si scusò ma aveva ben poco di cui doversi scusare. Gli dissi: “è meglio che ti concentri e che cerchi di non sborrare subito, così vedrai che godrai di più”. “Ok ci provo”. Rispose.

Ma appena poggiate le labbra sull’asta, ancor prima che potessi iniziare ad andare su e giù, altri due o tre schizzi di calda sborra mi si infilarono giù per la gola a tradimento rischiando di soffocarmi.

Decisi così di farlo venire subito in modo da potermi godere poi un più lungo pompino.

Mi sbottonai il bermuda, lo abbassai insieme con lo slip e proprio di fronte a lui iniziai a masturbarmi chiedendogli di masturbarsi guardandomi. Prese a segarsi ad un ritmo frenetico tanto da sembrare rischiasse di scorticarselo.

Tolsi la sua mano, poggiai quindi il mio cazzo in tiro su di quel sedere che da solo valeva almeno 4 o 5 cazzi e premendolo in mezzo alla spaccatura tra le chiappe iniziai a segarlo da dietro chiedendogli di avvisarmi prima di venire ma in realtà non ci volle molto tempo. Giusto un paio di stantuffate su e giù e gia mi avvisava che c’era, che era pronto. Prontamente poggiai la bocca sulla sua cappella così da bere il suo caldo nettare che fluì immediatamente caldo e liquido.

Senza smettere, continuai ad andare su e giù con la bocca regalandogli quello che poi scoprì esser stato il suo primo pompino. Ci volle ben poco perché una seconda sborrata mi fluisse in bocca al che mi alzai repentinamente e con ancora il suo caldo latte in bocca mi segai davanti a lui regalandogli una sborrata ancor più degna della sua.

Ti lascio col dubbio di sapere che cosa accadde in seguito. Semmai se ne avrai voglia, potrai domandarmelo privatamente. Per ora dirò soltanto che tra Leo ed Andrea non furono però tutte rose e fiori. Ahimè!
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