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Il ragazzo del supermercato


di FlavioV
12.02.2024    |    18.965    |    26 9.9
"Entro in casa e rimango incantato dall’arredo sfarzoso, dai marmi bianchi e dagli specchi antichi..."

E’ un anonimo venerdì sera di gennaio e sto facendo la spesa all’Esselunga quando vedo un ragazzo che sta facendo anche lui la spesa. A trentaquattro anni ormai ho perso i freni inibitori e quindi mi fermo a osservarlo tra il latte e il banco delle offerte. E’ alto circa un metro e ottantacinque, capelli corti, ricci e nerissimi, carnagione leggermente scusa, un filo di barba scura, scarpe da ginnastica, pantaloni della tuta grigi Nike, giubbotto militare North Sale. Sembra poco convinto, mentre mette nel carrello i prodotti che gli passa la madre. Decido di fare la spesa più lunga di tutti i tempi, inseguendo tra gli scaffali il ragazzo, a volte osservandolo da dietro, sperando che si chini e mi mostri il sedere, a volte fissandogli spudoratamente il pacco nei pantaloni grigi. Credo che dopo il secondo incontro “casuale”, se ne sia accorto, tant’è che ogni tanto mentre lo osservo si passa la mano sul pacco che però sembra piatto piatto e non dà segni di vita. Andiamo avanti un bel po’ e ogni scusa è buona per avvicinarmi sempre di più, sfiorarlo, sentirne l’odore. Al banco dei freschi, quasi ormai alla cassa, lascia per un momento la madre e vedo che si avvicina a me. La mia reazione è di buttarmi nello scompartimento dei salumi e prepararmi a prendere un pugno in faccia. Appena è vicino, sento un leggero odore di sudore e di giovinezza che mi invade, dopodiché la sua voce, profonda e maschile, mi dice di trovarmi tra dieci minuti ai bagni del supermercato. Finisco la spesa, casse automatiche, cuore in gola e vado davanti ai bagni. Ho ancora il forte timore che voglia picchiarmi. Puntuale, lo vedo arrivare, mi passa vicino, quasi pestandomi i piedi, senza mai guardarmi. Lo seguo, non c’è nessuno, lo vedo entrare in un bagno e lasciare la porta aperta. Entro anche io. Lui chiude la porta. Finalmente mi sorride e mi chiede se mi va. Non rispondo neanche. Mi inginocchio e lui apre la giacca. Gli tiro leggermente su la felpa e osservo i suoi pantaloni grigi gonfiarsi leggermente. Gli abbasso i pantaloni fino alle ginocchia e con grande sorpresa vedo che indossa degli slip neri che a fatica contengono un enorme protuberanza. Mi avvicino al pacco e annuso avidamente quell’odore di maschio vero. Quando sono vicinissimo agli slip, mi attacco all’elastico e glieli tiro giù di colpo. Un cazzo scuretto, sui diciassette centimetri, circonciso mi sbatte sulla faccia. La cappella è marroncina e durissima. I peli pubici curati, neri e foltissimi. Un odore di maschio, di ormoni, di piscio e di uomo mi riempiono le narici. Evidentemente non era in programma di metterlo in bocca a qualcuno al supermercato. Io sono completamente inebriato, è la prima volta che mi avvicino ad un cazzo da uomo vero, pronto e reattivo. Mi metto in bocca prima la cappella e sento che lui inizia a gemere, silenzioso e soffocato. Gliela lecco bene, lentamente, gustandomi ogni millimetro di quella cappella circoncisa. Ma il tempo è chiaramente poco, vedo il ragazzo che fa un movimento veloce con il bacino, tira indietro gli addominali, mi mette una mano sulla nuca e spinge tutto il cazzo in bocca. Il mio naso sbatte contro i peli del pube e succhio come un forsennato. Dopo poco, il ragazzo toglie il suo cazzo dalla mia bocca, io resto un attimo come inebetito di fronte a quel pisello che ora pulsa pieno della mia saliva e che sprigiona un meraviglioso profumo di presborra tardo adolescenziale. Sto per riprendere, ma il ragazzo mi ferma con la mano, prende dalla tasca dei pantaloni il telefono che sta vibrando e mi dice che deve andare. Io, come pietrificato, gli chiedo prima di finire, di venirmi in faccia velocemente, ma lui mi guarda, sorride, si tira su slip e pantaloni e mi dice un no, no, ma figurati, che un po’ mi fa sentire in colpa e un po’ umiliato. Prima di uscire mi propone di scambiarci il numero di telefono, che non si sa mai ed esce dal bagno, raggiungendo sua madre che lo aspetta con il carrello pieno. Lo seguo fino nel parcheggio, ancora inebriato dal suo odore di maschio che non vorrei sparisse mai, e per fortuna, dopo aver caricato, vedo che sale lui al posto di guida e parte.
Appena arrivo a casa, lo aggiungo a whatsapp e vado subito a vedere il suo profilo. Si chiama Kevin e la foto lo ritrae sulla spiaggia, petto nudo, senza un pelo, definito, con dei lunghi boxer da mare, abbracciato ad una ragazza molto bella. Inutile dire che apro e chiudo in continuazione la foto, facendomi delle gran seghe ripensando al sapore del suo cazzo in bocca.
Trascorre così un po’ di tempo e il pensiero svanisce, anche se torno spesso a fare la spesa all’Esselunga sperando di rivederlo.
Due settimane dopo, sabato mattina, ricevo un messaggio da Kevin su whatsapp, così all’improvviso: "Oggi pome sn solo a casa, vieni?”
Rispondo in un nano secondo, mi faccio mandare l’indirizzo, mi butto sotto la doccia, mi faccio un doccino, mi profumo e tremo dall’emozione. Non so perchè, l’invito mi sembra chiaro, ma forse è solo la mia “esperienza” che mi fa parlare, magari vuol solo chiacchierare o conoscerci.
Arrivo sotto casa sua, abita in pieno centro, faccio uno squillino come da accordi e salgo al terzo piano. Appena esco dall’ascensore, lo trovo sulla porta di casa. Mi sembra anche più bello e fresco dell’altra volta, porta pantaloni e canotta da basket dei Chicago Bulls. MI saluta e dice di entrare. Guardo le sue ascelle che escono dalla canotta, ancora grezze e pelose che contrastano con l’assenza di peli altrove. Entro in casa e rimango incantato dall’arredo sfarzoso, dai marmi bianchi e dagli specchi antichi. Sono proprio vecchio in questi casi, me ne accorgo perché Kevin, mi guarda, mi prende la mano con la sua mano forte, giovane e ruvida, e mi dice di seguirlo in camera sua.
Chiude la porta della stanza e mi dice che vorrebbe fare una cosa con me. Mi invita ad andare nella sua cabina armadio e a mettermi i vestiti che trovo: gonna, mutandine di pizzo e maglietta. Lo guardo inebetito, non mi sono mai vestito da donna e neanche mi interessa, ma avere davanti a me quel ventenne statuario mi farebbe fare di tutto. Entro nella cabina armadio, mi spoglio e mi metto le mutandine di pizzo nero che mi stringono e sfregano il cazzo che sta diventando barzotto, la minigonna e una maglietta che mi lascia scoperto l’ombelico. Esco e mi avvicino a Kevin per baciarlo. Lui, sguardo duro, zigomi tesi, mi spinge via con un braccio. Un secondo dopo, vedo che si avvicina e quasi per reazione e orgoglio questa volta sono io che metto tra di noi il mio gomito per tenerlo lontano. Ci guardiamo negli occhi. Duramente. Questa volta si avvicina in modo deciso e, mentre io alle spalle ho la scrivania che mi blocca, mi bacia. E’ un bacio che non ho mai provato prima, forte, duro, da maschio in calore. Sento di essere suo. Sento che lui è mio. Mentre ci baciamo, infilo la mia mano sotto la sua canottiera, accarezzando quel fisico teso e tonico, cercando i capezzoli, accarezzandolo ovunque. Questa volta mi invade un forte profumo di doccia schiuma appena usato, di felce e pino, resti di una recentissima doccia. Intanto lui ha messo una mano sulla mia gamba nuda e sale fino a entrare dentro la gonna e mettermi una mano sul culo. Vorrei non avere le mutandine a separarci. I nostri corpi si avvicinano sempre di più e sento il mio cazzo diventare durissimo negli slip di pizzo ed essere come in gabbia. Scendo con la mano, gli sfioro gli addominali e la infilo nei pantaloncini. Con mia grande sorpresa, sento la punta del suo cazzo dura e bagnatissima, evidentemente in casa non porta le mutande. Iniziamo a mugolare entrambi, io con le sue mani sul culo, lui con la mia mano che gli tocca la punta del cazzo. Inizio a masturbarlo, sempre senza staccare le nostre bocche, finché lui sposta la mano dal mio culo e inizia a toccarmi davanti. Infila la mano nella gonna e inizia a toccarmi le mutandine proprio al centro, come se massaggiasse una figa. Il mio cazzo sta per esplodere. Ci fermiamo un attimo e Kevin mi dice che sono tutto bagnato, che lì sotto sono un mare. Dopodiché mi spinge leggermente sulla scrivania, facendomi appoggiare il culo. Quasi automaticamente, apro le gambe, sempre sotto il ritmo della sua mano che mai ha lasciato il mio pacco. Ora lui è davanti a me e io gemo come un pazzo, gettando la testa all’indietro. Kevin accelera lo sfregamento e dichiara che mi farà venire. Di lì a pochissimo, sento il mio pisello esplodere e schizzi di sborra calda e densa riempirmi le mutandine e colare in parte lungo le cosce rimaste aperte.
Sono ancora pulsante per la sborrata, quando Kevin si avvicina all’orecchio e mi dice che ha una gran voglia di scoparmi. Con un colpo deciso, mi gira a novanta gradi con il petto appoggiato alla scrivania. Da dietro, alza la gonna e mi sfila le mutandine, piene di sborra. Sento per la prima volta il mio culo all’aria. Kevin si spoglia, prende un preservativo da un cassetto, mette un po’ di lubrificante e spinge il suo cazzo sul mio buco. Mi rilasso per farlo entrare, anche se non è così facile. Lui spinge molto e in modo deciso e dopo poco ha inserito la cappella e parte dell’asta dentro. Mi avvisa che è dentro. Io giro la faccia e lo guardo mentre inizia a scoparmi. I primi colpi mi fanno sbattere il bacino contro la scrivania e arrivano quasi fino in fondo. Emetto un urlo, mentre Kevin mi mette una mano sul volto e mi spinge verso il tavolo. Adesso è tutto dentro e mi scopa con delicatezza, facendo entrare e uscire tutto il cazzo. Si ferma. Mi dice di alzarmi e di spogliarmi. Tolgo gonna e maglietta e lo seguo verso lo specchio che tiene quasi tutta una parete. Mi dice di mettermi a novanta, appoggiandomi alla parete con le mani. Ci mettiamo di profilo davanti allo specchio e me lo infila dentro senza tanti preamboli. Giro la testa in modo da poter vedere nello specchio il suo cazzo che mi penetra con forza, che entra e esce dal mio culo. Andiamo avanti qualche minuto. Poi si siede sul bordo del letto, sempre davanti allo specchio, si appoggia sui gomiti e con una mano tiene il pisello dritto. Mi avvicino e mi seggo su di lui, cercando di far entrare il suo cazzo nel mio buco, morbido e aperto. Sono fronte allo specchio e vedo solo più le sue gambe scure e leggermente pelose e il suo cazzo che in verticale entra ed esce dal mio buco. Salgo e scendo e gemiamo come porci in calore. Dopo poco mi ferma, sta per venire, ma non così. Mi alzo, il buco è dolorante, aperto e bagnato. Lui mi fa sdraiare, pancia in su, sul letto. Si avvicina, mi alza le gambe spingendole contro il mio petto. Mi sento un sandwich e il mio buco del culo è spalancato e alla mercé di Kevin. Si avvicina e mi infila tutto il cazzo in culo, lo vedo proprio entrare dentro senza esitazioni. Gemo. Cerco di muovermi perché mi sento esplodere. Lui spinge le mie gambe ancora più contro il mio petto. Inizia a scoparmi forte, affondando i colpi sempre più a fondo, facendo sempre più sbattere i suoi peli pubici contro il mio buco. Inizio a sentire i rumori del suo bacino che sbatte contro il mio. Dichiara che non ce la più, anche se io vorrei che continuasse a scoparmi per sempre con la stessa forza. MI spinge ancora verso la spalliera del letto, si attacca con entrambe le mani alla spalliera stessa e inizia ad affondare i colpi con violenza e durezza. Sembra un animale in calore che sta fottendo la sua preda. Gemiamo forte entrambi, spinti dal cigolio del letto che sembra spaccarsi sotto i colpi di Kevin. Finché sento che la forza diminuisce fino a fermarsi, il suo cazzo dentro di me, il suo sudore sul mio petto, i suoi umori e odori ovunque. Il mio buco del culo spanato e dolorante e rotto ma terribilmente felice. Restiamo così qualche minuto, fino a quando dall’ingresso si sente una voce: “Kevin, sono tornata”.
Kevin si alza di colpo, sussurrandomi: “Cazzo, mia madre”, mi spinge nella cabina armadio, si toglie il preservativo pieno di sborra, mi sorride e me lo dà da tenere e si infila l’accappatoio. Nonostante sia nella cabina armadio, riesco a vedere il profilo di Kevin in accappatoio con ancora un’erezione maestosa che dice alla madre: “tutto bene, tranquilla. Stavo per fare una doccia e poi mi rilasso un po’”.
Appena la madre esce e richiude la porta, esco dalla cabina armadio, il preservativo sborrante in mano e una crisi di riso da impazzire. Kevin mi dice di fare piano, in preda anche lui a una crisi di riso. Tra un po’ la madre se ne andrà in cucina e io potrò uscire di casa. Per la prima volta mi rendo conto che siamo uno di fronte all’altro tutti nudi. Kevin mi invita a sdraiarci nel letto, mi abbraccia. Poco dopo il suo cazzo torna in erezione e mi dice che probabilmente non si è svuotato del tutto. Glielo prendo in mano e inizio a segarlo, anche se sembro un principiante non avendo mai segato un pisello circonciso. Ho bisogno di saliva per cui scendo e gli succhio un po’ la cappella. Lo sego ancora, finché mi dice: “Ecco, ci siamo”. Si alza in piedi sul letto e mi mette sotto. Vedo le sue palle penzoloni e la sua mano che si prende il cazzo. “Ti va?”. Annuisco. Si dà poche spinte forte con la mano finché tre schizzi enormi escono dal suo uccello e mi riempiono la faccia, colando lungo il collo. Mi pulisco con i Kleenex che trovo sul comodino pensando a quante seghe si sarà fatto con quelli e lo osservo mentre anche lui si asciuga il cazzo. Ci rivestiamo e, senza far rumore, esco di casa.

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