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Gay & Bisex

Sotto la pioggia dopo l'autostop


di NiceDriver28
19.10.2011    |    14.488    |    6 9.6
"Istantaneamente la mia mente passò in rassegna tutti i distributori di sigarette posti nelle vicinanze..."
Anche una sera d’ottobre, particolarmente apatica, può virare verso la metamorfosi e trasformarsi in una notte meravigliosamente godereccia. Erano le 23 e 30 ed io, pigramente sdraiato sul letto, continuavo a setacciare i canali della tv alla ricerca di un film qualsiasi che riuscisse a conciliarmi il sonno.
Nonostante avessi fatto sesso solo qualche ora prima ero ancora eccitato e, proprio l’irrequietezza che scaturiva da quell’acuta voglia di avere qualcuno nel mio letto, non mi consentiva di addormentarmi.
Allungai la mano verso il pacchetto di sigarette posto sul comodino sicuro del fatto che, qualche boccata, avrebbe un po’ smorzato la mia intima brama ma, in quel momento, mi accorsi che il pacchetto era completamente vuoto. Sbuffai. Istantaneamente la mia mente passò in rassegna tutti i distributori di sigarette posti nelle vicinanze.
Fuori pioveva a dirotto ed uscire era un’idea che non mi allettava affatto ma, sicuro del fatto che senza la mia sigaretta notturna non mi sarei addormentato, risolsi che l’unica soluzione sarebbe stata quella di procurarmela.
Balzai giù dal letto, mi vestii in pochi secondi, mi infilai gli anfibi rapidamente con il timore che potesse passarmi la voglia di varcare la soglia, presi le chiavi della macchina dallo svuota tasche e repentinamente uscii.
Iniziai a girare nei dintorni di casa mia ma tutti i distributori di quella zona non erano coperti e, nell’ effettuare le operazioni di prelievo, considerando la pioggia incessante che veniva giù, inevitabilmente mi sarei bagnato.
Così mi venne in mente un distributore posto alla periferia della città il quale, essendo ubicato all’interno di una stazione di carburante, era dotato di copertura e, risoluto, mi decisi ad andare lì.
Ero quasi arrivato alla stazione di benzina quando, da sotto la pensilina di una fermata del bus, vidi un braccio sporsi. Una mano agitata fece cenno di fermarmi. Era un ragazzo, sui vent’anni, decisamente carino, con tuta e borsone da palestra, visibilmente preoccupato. Accostai ed abbassai il finestrino per chiedergli di cosa avesse bisogno. Lui si sporse con la testa all'interno della macchina e mi disse che aveva perso l’ultima corsa che lo avrebbe portato al suo paese e cercava qualcuno che andasse in quella direzione.
Il paese che il ragazzo doveva raggiungere non era molto lontano e gli dissi che, seppur non andavo da quelle parti, lo avrei accompagnato con piacere. Gli feci riporre il borsone nel cofano dopodiché, ringraziandomi, entrò in macchina ed io partii.

: “Devo un attimo fermarmi qui a comprare le sigarette, ti spiace?” gli chiesi una volta arrivati in prossimità della stazione di servizio.

: “Assolutamente, ci mancherebbe!” mi sorrise dolcemente lui.

Mi fermai vicino al distributore e feci per prendere


il borsello con dentro il portafoglio che avevo riposto sul sedile posteriore. Girandomi, il suo volto si trovò in precisa corrispondenza dello scollo della mia camicia ma lui non girò la testa per scostarsi. In quei pochi secondi che mi servirono per recuperare il portafoglio, notai che il bel ragazzotto era visibilmente arrossito in viso. Subito un’eccitazione pazzesca mi assalì.
: “Questo ci sta!” dissi fra me e me.

Scesi dall’auto per prendere le sigarette e notai che, per tutto il tempo dell’operazione d’acquisto, mi fissò continuamente, squadrando in ogni minima parte la mia figura. La sola idea che quel bel fighettino potesse provare piacere nel guardarmi mi fece indurire repentinamente il cazzo e penso che lui se ne accorse all’istante, dato che i pantaloni aderenti che indossavo in quel momento lasciavano ben pochi dubbi a riguardo.

Risalii in macchina e ripartii. Ingranando la marcia gli sfiorai la coscia e lui niente, non si scostò.

: “Sai”, mi disse “visto così incuti un po’ di timore, ma sono sicuro che non mi farai del male vero?” disse teneramente. Quella tenerezza nella voce e nelle parole mi fece arrapare ancora di più.

: “Visto così come?” chiesi sorridendo e guardandolo negli occhi, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada.

: “Un po’ metal, con gli orecchini, la catena al collo, con il giubbotto e i pantaloni di pelle nera, gli anfibioni con i pantaloni ficcati dentro…”
spontaneamente risi : “Si, è una cosa che mi dicono in molti, ma ti assicuro che puoi fidarti, il modo in cui mi piace vestire non implica affatto che io sia un assassino o una qualsivoglia categoria di malvivente!” esclamai facendogli l’occhiolino.

In quel momento esatto notai che si mise rapidamente la mano tra le gambe e si toccò. Guardai in corrispondenza del suo pacco. Anche lui era eccitato: il rigonfiamento della tuta non mentiva.

: “Comunque”, mi disse “mi piace molto il tuo stile un po’ selvaggio. Il capello legato, la barba sagomata. Sei proprio un bel ragazzo. Chissà quante donne si prendono a capelli per averti!”.

Notai, in questa sua ultima affermazione, la chiara voglia di scoprire i miei gusti verso quale sesso propendessero.

: “Beh si, su quello non mi posso lamentare, e non solo donne!”, risposi risoluto sorridendo “comunque nemmeno tu dovresti avere problemi a riguardo, sei un bel pischello!” e così dicendo tamburellai il palmo della mia mano sulla sua coscia togliendola, però, quasi subito. Per il momento non volevo spingermi oltre. Il nostro viaggio sarebbe continuato ancora un po’ ed ero curioso di vedere come sarebbe continuato l’approccio che, secondo me, è una parte del rapporto sessuale occasionale eccitantissima.

Il successivo tentativo di avvicinamento non tardò ad arrivare e devo dire che, seppur ebbi modo di appurare che fosse una persona timida, sapeva trovare con cura tutti gli escamotages possibili per avere un contatto fisico.

: “Posso fumare?” mi chiese ad un tratto,

: “Certo, prendi una sigaretta delle mie”, esclamai indicando con la testa il pacchetto di sigarette appena comprato che avevo messo sul cruscotto “anzi fai una cosa, prendine una anche a me e accendimela. Devi guadagnarti il passaggio che ti ho dato!” gli dissi in tono ironico. Annuendo, con sorriso, seguì le mie parole. Mi accese la sigaretta e me la pose tra le labbra sfiorando lievemente, con le dita, il mio pizzetto poi, ne prese una anche per lui. Stava per accenderla quando fece (visibilmente) finta che l’accendino gli scivolasse dalle le mani. Lo stesso, sfilando sulla mia coscia destra, cadde al suolo, in prossimità dei pedali.

: “Che ho combinato!”, esclamò “scusami eh” e, così dicendo, abbassò la testa tra le mie gambe. Chinandosi, poggiò la sua mano sinistra sulla mia coscia mentre con la destra cercava l’accendino palpeggiando il tappetino. Gli ormoni in subbuglio mi offuscarono la mente.

: “Dimmelo se ti do fastidio!” esclamò
: “Ma no fai pure!” risposi cercando di tener ferma la voce per non far notare che fosse rotta dall’eccitazione provocata dal fatto che sentivo strusciare le sue guancie (volontariamente) sul mio pacco duro.

Ad un tratto mi disse : “Ecco, l’ho trovato l’accendino, ma se potessi lo cercherei ancora, si sta bene qui!”.

Fu in quel momento che la mia mano destra abbandonò lo sterzo. Allungando il braccio, oltrepassai i confini. Superai l’elastico della tuta e degli slip ed iniziai a palpeggiargli il culo. Un culo sodo, duro, liscio, fantastico. Lui iniziò a mugolare e nel frattempo i suoi strusciamenti contro il mio pacco si erano fatti più insistenti. Lo baciava, lo annusava, lo toccava.

: "Questi pantaloni sono fighissimi", disse con le labbra che aderivano perfettamente al mio pube gonfio "fanno ben valutare tutte le forme e le tue, devo ammettere, lasciano ben sperare!".

Eravamo appena usciti dal centro abitato di un piccolo paese e stavamo percorrendo la statale isolata per arrivare al suo e fu lì che mi accostai e mi fermai. Iniziai a spingergli la testa comprimendo la sua faccia contro il mio pacco, poi, afferrandolo dolcemente per i capelli lo tirai su. Ci baciammo, appassionatamente, ansimando. Le nostre barbe sfregavano l’una contro l’altra. Poi lasciato il vortice vertiginoso delle due lingue che si incrociavano, iniziò a mordermi il mento sussurrandomi che ero bono e che lo facevo impazzire.

: “Senti”, mi disse ad un tratto in pieno visibilio ormonale “più avanti c’è una stradina di campagna completamente isolata che porta ad un rudere, andiamo lì, nessuno ci disturberà!”.

Non me lo feci ripetere due volte. Con il cuore in subbuglio ed il pacco gonfio arrivammo nel luogo da lui indicato. Pioveva ancora, ma non più come prima. Desideravo scoparlo lì, sul cofano dell’auto, sotto la pioggia che scendeva leggera. Una volta fermatomi, scesi dall’auto, aprii la sua portiera e lo trascinai fuori. Lui si fece rosso in viso dall’eccitazione appena capì la mia ormai esplicita intenzione di farlo mio. Baciandoci forsennatamente, l’uno con le mani strette sul culo dell’altro, lo spinsi verso il cofano mentre i nostri pacchi aderivano perfettamente tra loro, quasi come se stessero socializzando e stessero accordandosi sulle modalità da attuare per raggiungere il piacere.

Mi appoggiai al cofano e lui, partendo dalla bocca, iniziò a scendere verso il mio basso ventre. Si fermò al petto ed iniziò a leccarmi i capezzoli, già mezzi scoperti dallo scollo della camicia. La sua lingua, che accuratamente girava intorno alla mia areola, fomentò la mia voglia di possederlo, già di per sé molto insistente. Poi scese ancora ed arrivò al pacco, iniziò a leccarlo, da sopra i pantaloni, tenendo la mano destra stretta alla mia coscia mentre, con la sinistra, aveva afferrato la catena che tenevo appesa ai pantaloni e che andava dalla tasca anteriore a quella posteriore, come per sorreggersi. Quando il mio cazzo era divenuto durissimo tanto da sembrare implorasse di volere uscire, mi abbassò la zip e lo tirò fuori, iniziando a leccarlo.

: “Che buon odore che hai!” sussurrava mentre aggrovigliava la sua lingua intorno al mio uccello infuocato. Intanto io lo spingevo con la testa sempre più in fondo. Fino a fargli arrivare il cazzo in gola.
Lui, con la tuta leggermente abbassata e con le ginocchia appoggiate sui miei anfibi per non sporcarsi di fango, si segava sfrenatamente ansimando. Quel pompino durò parecchi minuti e avrei voluto durasse ancora ma non ce la facevo più. Volevo scoparlo.

: “Alzati bello dai, ora voglio un’altra cosina tua che mi è sembrata essere, al tatto, molto interessante!” esclamai. Lo tirai su afferrandolo per la giubba della tuta e gli ficcai nuovamente la lingua in bocca.
Quell’odore di terra ed erba bagnata tutt’ intorno mi eccitava ancora di più.

: “Cazzo, ma tu hai un arnese notevole”, mi disse “non so se il mio culo ce la fa!”
: “Ce la fa, ce la fa!” lo rassicurai ammiccando. Andai verso la macchina con il cazzo turgido sparato fuori dai pantaloni, aprii il cruscotto e tirai fuori lubrificante e preservativo. Mentre infilavo il condom lui mi guardava intensamente e mi diceva : “Cazzo, cosa sei, ma da dove ne sei uscito tu stasera?”
: “Dillo a me!” esclamai mentre piegandolo sul cofano a 90° gli lubrificavo l’ano, “tutto merito del mio pacchetto di sigarette finito!”.

Il suo culetto era glabro, tosto, perfetto e voglioso. Con un colpo secco, lo penetrai. Fece una smorfia di dolore unita ad un piccolo grido, ma fu solo l’inizio perché appena iniziai a stantuffare dentro di lui con forza iniziò a godere come una troia.

: “Si, bel toro!”, esclamava ansimando di piacere “scopami, sfondami, fammi sentire che sono tuo!”
Ed io intanto gli confermavo la mia ipotesi che aveva un culo fantastico e lo scopavo, oh se lo scopavo!
Dopo la posizione a pecora, lo feci distendere sul cofano a gambe in aria, insinuando il mio busto nella fessura che si era creata tra il suo interno cosce e la tuta abbassata e, mentre lo scopavo in quella posizione, ci baciavamo sempre più appassionatamente. Il mio cazzo continuava a possedere il suo bellissimo culo penetrandolo e lui godeva, ansimava passando dal mordermi il mento con vigore a leccarmi i lobi dell’orecchio mentre io lo leccavo e lo mordicchiavo ovunque con violenza. Forte era la voglia di chiavarlo facendolo sedere sopra di me e, seppur fosse scomodo in quelle condizioni, riuscimmo ad attuare anche quella posizione che mi permetteva di tenerlo stretto per i fianchi e di affondargli tutto il mio cazzo dentro.

Intanto la pioggia continuava a baciarci silenziosamente, le gocce si posavano piacevolmente sulle parti scoperte dei nostri corpi e bagnava i nostri vestiti mentre, in quella radura notturna, si aizzavano i nostri mugolii di piacere estremo.

Io ero disteso sul cofano e lui sopra di me, di spalle e cingeva con i palmi delle sue mani i miei pantaloni di pelle bagnati, all’altezza delle ginocchia. Dal modo in cui stringeva avvertii che era prossimo a godere.

: “Voglio spruzzare sul tuo bel visino!”, gli dissi mentre continuavo a fotterlo forsennatamente “voglio che esplodi mentre il mio succo ti riempie la faccia!”
Così dicendo, tenendolo stretto a me, scesi dal cofano e lo rimisi a pecora continuando a pompare dentro di lui. Ormai eravamo fusi in un unico corpo. Fu a quel punto che non si trattenne più e, lanciando un urlo di piacere, dal suo cazzo in visibile erezione, partirono gli schizzi sublimi prodotti dal suo piacere che, uniti alla pioggia, si riversarono sul cofano della macchina. Gridando “Si, cazzo siiiiiii!” raggiunse il culmine del piacere.

Sentii i muscoli del suo sfintere cingermi il cazzo in una morsa. Quando quel movimento cessò, gli tolsi il cazzo dal culo, lo feci abbassare e mi tolsi il preservativo. Lui annusava il profumo inebriante del mio cazzo eccitato e bastò la vicinanza del suo viso al mio scettro pulsante ed odoroso per provocarmi un orgasmo mozzafiato. Inginocchiato, gocciolante ed aggrappato alle tasche posteriori del mio pantalone, ricevette il mio sperma in faccia, remissivo. Godemmo tanto.
Dopo l’orgasmo ci baciammo a lungo. Poi ci pulimmo, ci risistemammo e commentammo l’avvenimento. Lui era rimasto più che soddisfatto ed anche io, molto.

Rientrammo in macchina, accesi il quadro e lui guardò l’ora : “Cazzo, com’è tardi!”, esclamò “i miei si spaventeranno nel sentirmi rientrare a quest’ora, avevo detto loro che sarei rimasto a dormire da un amico che poi alla fine non ha potuto ospitarmi più e quindi non sapevano che sarei ritornato”.
Quelle sue parole mi fecero eccitare di nuovo e colsi subito l’occasione al volo : “Senti, se vuoi puoi venire a stare da me. Io vivo con un'altra persona con la quale divido l’appartamento, ma tornerà domani nel pomeriggio. Se ti va, puoi passare la notte lì e domani ti riaccompagno”.
Lui sembrava non desiderasse altro ed accettò immediatamente.

Arrivati a casa mia ci facemmo una calda doccia insieme e passammo una meravigliosa e passionale notte di sesso. Infuocati, tra le lenzuola, lo facemmo fino a prosciugarci.
Dopo averlo fatto per l’ultima volta, alle luci dell’alba, mi disse che gli piacevo tanto e che gli sarebbe piaciuto rivedermi ancora ma che allo stato attuale aveva una frequentazione con una ragazza e che non aveva capito ancora quale fosse la sua strada. Io, avendo qualche anno in più, ed avendo passato le stesse medesime esperienze prima di definire con esattezza la mia natura sessuale, gli consigliai di valutare con calma, cercando di scegliere sempre la situazione che più potesse farlo stare bene e che, nel caso in cui voleva divertirsi, un amico a disposizione c’era sempre.
Mi baciò, a lungo. Il giorno dopo ci salutammo e ci scambiammo i numeri di cellulare. Spesso mi chiama e, quando abbiamo l’opportunità facciamo del buon sesso. Nonostante la passione reciproca nessuno dei due ha mai creato verso l’altro una sorta di costrizione per impegnarsi su altri fronti. A noi va bene così.
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