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Gay & Bisex

Un paio di scarpe nuove (parte I)


di lickslave
13.09.2013    |    15.776    |    2 9.5
"In effetti erano molto carine, bianche, di tessuto con rifiniture in pelle e la grande "N" sui lati esterni leggermente argentata..."
Lasciatemi raccontarvi come ho scoperto la mia forte attrazione per i piedi maschili e per la schiavitù in generale.
Avevo 15 anni, nella mia classe c'era un ragazzino molto carino (che ora, dopo 13 anni, è un figo da paura): non moto alto ma con un viso meraviglioso e un corpo tonificato e delineato dai tanti sport praticati. Era il classico galletto a cui piaceva prendere in giro tutti, fare scherzi più o meno pesanti e sentirsi sempre al centro dell'attenzione. Ma non era uno scapestrato, anzi, era abbastanza diligente a scuola e il suo profitto era sempre discreto.
I nostri genitori erano e sono tuttora amici, per cui io lo conoscevo già da prima che andassimo in classe insieme e già da prima si può dire che eravamo amici. Nonostante la nostra differenza di carattere (io molto più chiuso ed introverso, anche se non uno sfigato secchione) eravamo sempre stati in ottimi rapporti e lo stare in classe insieme non fece che accrescere e rafforzare la nostra amicizia e complicità.
Fin dai primi giorni di scuola cominciammo a studiare insieme, a turno, un giorno a casa mia e un giorno a casa sua, e quindi a passare pomeriggi interi insieme, tra compiti, videogames e discorsi tra "uomini"! Lui vestiva sempre in modo molto sportivo: jeans e felpa o tuta, scarpe sportive...non so perché ma le sue scarpe sportive e il modo che aveva lui di portarle, sempre un po' slacciate, mai perfettamente chiuse e con una punta di calzino sempre visibile all'altezza della caviglia, mi provocavano delle reazioni strane, ero costantemente attratto da quelle sue estremità e non facevo che guardarle. Avevo notato, sia a scuola che a casa, che gli piaceva molto giocherellare con i piedi e le scarpe: quando aveva scarpe sottili potevo vedere che le dita dei suoi piedi erano sempre in movimento, sempre a sfregarsi l'una contro l'altra, a spingere contro le scarpe, quasi a volersi liberare dalla costrizione della calzatura e ricercare una costante sensazione di rilassamento. Quando invece portava modelli di scarpe più massicci, sempre basse, potevo vedere che faceva continuamente uscire e rientrare il tallone, a volte semplicemente premendo la punta del piede sul pavimento e lasciando scivolare la parte posteriore della scarpa, altre volte togliendosi parzialmente la scarpa usando la punta dell'altro piede...in un gesto che per me era terribilmente sexy. Vedere quel calzino, bianco, nero o grigio che fosse, sempre perfetto e pulito, senza traccia alcuna di usura o di sporcizia, accresceva in me l'idea di perfezione che partiva dalla bellissima forma che le sue scarpe davano ai suoi piedi e alle sue gambe, in ultima analisi, a tutto il suo corpo; sia a scuola che a casa, ogni scusa era buona per me per abbassare la testa sotto il banco o sotto la scrivania (una penna caduta "accidentalmente", un libro da prendere dallo zaino...) e dare un'occhiata veloce a quei piedi, anzi, a quelle scarpe, dato che i suoi piedi non li avevo mai visti; non c'era mai stata, infatti, l'occasione di vedere cosa si nascondesse dentro quelle scarpe sempre bellissime e quei calzini sempre pulitissimi...anche in casa sua lui portava sempre le scarpe.
Un giorno mi disse che non avremmo potuto studiare insieme perché sarebbe andato con i genitori a fare compere di vestiario e scarpe per la nuova stagione. Nella mia mente si alternavano la delusione per non averlo con me quel pomeriggio e l'immaginazione della scena di lui al negozio di calzature mentre misurava paia di scarpe in sequenza: lui scalzo, seduto sulla poltroncina, e il commesso inginocchiato ai suoi piedi a porgergli con garbo la calzatura di turno, aiutandolo ad indossarla, chiuderla e verificare la misura.
Dopo un paio d'ore mi chiama a casa (i cellulari non li avevamo...parliamo sempre di 13 anni fa): "Dani, sono tornato presto. Ho comprato un paio di New Balance fighissime!!! Vuoi venire a vederle? Dai, vieni, così finiamo insieme i compiti per domani, altrimenti ci metto tutta la notte!". Mi precipitai a casa sua, distante dalla mia solo un centinaio di metri, ansioso di vedere il nuovo acquisto che aveva dedicato ai suoi piedi e magari assistere alla prova...e quindi alla rimozione delle scarpe precedenti.
Nell'aprirmi la porta mi sorrise come un bimbo felice e subito con la testa mi indicò le sue scarpe tenendone una sollevata da terra e diretta verso di me...le aveva già indossate...probabilmente stava tenendole da quando le aveva provate al negozio. In effetti erano molto carine, bianche, di tessuto con rifiniture in pelle e la grande "N" sui lati esterni leggermente argentata. Le girò e le rigirò per farmele osservare da ogni prospettiva, sopra, sotto, di lato, di tre quarti...i movimenti della sua caviglia lasciavano sempre intravedere il calzino che la ricopriva e io mi concentravo di più su quello che sulla scarpa.
Nell'osservare ed elogiare le sue scarpe ci eravamo trasferiti nella sua camera per cominciare a studiare e ci eravamo seduti, come al solito, ai due lati opposti della scrivania che si trovava al centro della stanza, tirando fuori libri, penne e quaderni. Dopo un po' che stavamo facendo i compiti...mi venne una brillante idea...finalmente avrei visto e toccato i suoi piedi. Decisi di fare una pausa e lui subito accettò. Alzammo quindi la testa dei libri e ricominciammo quasi subito a parlare di quanto fossero belle le sue scarpe (in realtà cominciai io). "Si sta avvicinando l'inverno...non è che ste scarpe sono un po' leggere? Avrai freddo ai piedi!", gli dissi, già sentendo il rossore dipingersi sul mio viso e la salivazione azzerarsi. "Ma no - rispose - dentro sono ben imbottite!", "Fammi vedere." e dicendo questo mi abbassai sotto la scrivania e con la mano gli feci cenno di sollevare un piede verso di me...sempre più rosso in viso e con la lingua che ormai sembrava una suola...lui lo sollevò e lo poggiò sulla mia mano, lo tirai verso di me e lo poggiai sulla sedia tra le mie gambe, la suola della sua scarpa ad un centimetro dal mio pacco che cominciava a muoversi. Infilai il dito nella sua scarpa e finalmente toccai per un istante il suo piede vestito da quel bellissimo calzino: "Ah, sì, sembrano calde" dissi fingendo di non essere in preda ad una crisi di ansia o qualunque altra cosa fosse...che mi spinse sempre più avanti prendendo il posto del cervello nel comando dei movimenti delle mie mani, "Aspetta, fammi vedere meglio." e in un attimo gli avevo sfilato tutta la scarpa e la tenevo nella mano destra, nella sinistra tenevo tutto il suo piede, reggendolo per il tallone. Lui non disse niente, la reputò una cosa normalissima...per fortuna...dopotutto, il piede è una parte del corpo come un'altra e se un amico ti toglie una scarpa per guardarla, che male c'è? Mi poggiai il suo piede sulla gamba e per un istante mi concentrai solo sulla scarpa, infilai la mia mano dentro e sentii il calore del suo piede appena rimosso, la avvicinai al volto per guardarci dentro e potetti gustare quel profumo misto di scarpe nuove e di piede...non la puzza di un piede sudato, ma quell'odore che non saprei come definire...caldo, avvolgente, un tantino pungente ma meraviglioso, l'odore che avrei sempre voluto sentire, quello dei SUOI piedi. Poi decisi che era il momento di concentrarmi sul piede...lui era sempre intento a spiegarmi le caratteristiche delle sue scarpe e non faceva attenzione al fatto che io ormai avevo una mano poggiata sul suo piede e potevo sentire sotto il calzino le sue dita affusolate, la pianta morbida e il dorso ossuto e venoso...dovevo cercare di non permettergli di toglierlo da quella posizione, allora dissi: "Mamma mia, che piede caldo che hai!"...ti dispiace se mi ci riscaldo le mani per un po'?" ("che domanda del cazzo" pensai...ma ormai era andata), "Fai pure, anzi, - mi allungò l'altro piede - toglimi pure quest'altra così sto più comodo!" !!!!!!!!!!!!! In un attimo avevo raggiunto un grande obiettivo: avevo i piedi del mio amico Francesco poggiati ad un palmo dal mio inguine e con le mani stavo accarezzando, stringendo e strofinando i suoi perfetti e caldissimi calzini. Ogni tanto mi portavo una mano alla bocca o al naso, con la scusa di grattarmi o aggiustarmi i capelli, per sentire quel leggerissimo e piacevolissimo odore maschio di piede misto a quello della pelle e della stoffa della scarpe. I miei pantaloni stavano per esplodere...e in quel momento capii che la mia attrazione per i piedi del mio amico era davvero un'attrazione sessuale e non una semplice curiosità. Sentivo la testa svuotarsi e gli occhi perdere la propria luce, tenevo la testa bassa come lui ma non per leggere sul mio libro...piuttosto per guardare continuamente i suoi piedi incrociati, rilassati, tra le mie mani che cercavano di riscaldarsi con quel meraviglioso e intenso contatto. Avrei voluto essere uno dei miei polpastrelli oppure riuscire a diventare talmente piccolo da infilarmi nel suo calzino e godere del contatto di tutto il mio corpo con la pianta dei suoi piedi.
Pian piano le carezze delle mie mani si trasformarono in un vero e proprio massaggio; entrambe le mani su un solo piede, prima il destro e poi il sinistro, disegnavano dei cerchi con i pollici sulla pianta per poi andare a massaggiare le dita, una per una, pizzicando le falangi e carezzando dolcemente l'unghia per poi tornare sulla pianta, percorrere tutto l'arco fino al tallone, più duro ma comunque morbido e curato...e la cosa più bella era che lui sembrava non farci assolutamente caso, per lui era una cosa normalissima: il suo migliore amico gli stava facendo un massaggio ai piedi, che male c'era?
"Ah...lì, proprio lì...!" esclamò all'improvviso, "Massaggia un po' di più lì che mi fa male!". Si riferiva ad un punto preciso della pianta del suo piede sinistro che stavo massaggiando in quel momento. "Ieri ebbi un crampo dopo la partita a calcio e mi è rimasto il piede indolenzito!". Mi concentrai con i pollici sul punto che mi aveva indicato e lui cominciò ad emettere dei leggeri gemiti di piacere. "Sei proprio bravo, mi stai facendo proprio rilassare per bene...è da 10 minuti che non capisco niente di quello che stiamo leggendo!". In effetti, lui stava leggendo a voce alta la lezione da studiare e avevo notato molti tentennamenti nella sua intonazione. "Se vuoi mi fermo." gli dissi, e lui mi rispose: "Sei pazzo??? Sto cominciando a godere!!!"..."Godere???" dissi io in preda a finto sconcerto per la sua affermazione, "Sì, proprio godere!!! Mi sta venendo duro! Che cosa strana!". Eravamo abbastanza inesperti sul sesso, zone erogene e cose del genere, ma azzardai un'ipotesi, nonostante non me ne fregasse niente di dare una spiegazione a quel fenomeno di cui comunque mi sentivo molto contento: "Forse è perché le piante dei piedi sono molto sensibili e il massaggio ti provoca questa reazione!". Rispose: "sarà, ma mi sta venendo proprio duro...facciamo così, continua ancora un po', poi vado in bagno a farmi una sega e torniamo a studiare! Però aspetta!", tolse i piedi dalla mia sedia, si alzò e si stese sul letto, "Così stiamo più comodi, però toglimi i calzini, così è meglio!" disse con estrema naturalezza...io stavo per trasalire a quella richiesta, stavo per sfilare i calzini dai piedi del mio amico Francesco e stavo per vedere finalmente i suoi piedi nudi...e mi aveva chiesto di massaggiarglieli, lui sdraiato sul letto e io chinato (mi sarei inginocchiato) ai suoi piedi a massaggiarglieli con devozione e delicatezza, per farlo godere e rilassare; e poi perché mi aveva detto di togliergli i calzini e non li aveva tolti lui? Era troppo rilassato per fare questo sforzo, oppure mi aveva semplicemente dato un ordine che voleva che io eseguissi?...il sogno di un vita si stava realizzando!

Si distese sul suo lettino con le gambe semi-aperte, le mani dietro la testa, i calzini ancora su. Io mi diressi subito ai piedi del letto e mi chinai per sfilargli il calzino destro; con entrambe le mani afferrai l'elastico e cominciai a percorrere il suo stinco leggermente peloso ma morbido e liscio, fino ad arrivare al calcagno, sentii sotto le dita l'osso della caviglia e poi la pelle del tallone e piano piano quella della pianta, fino ad arrivare alle dita. Era tutto perfetto. Il tempo che i suoi piedi avevano trascorso fuori dalle scarpe li aveva fatti asciugare perfettamente dal poco sudore che si era formato, il calzino sfilò via molto facilmente e io potetti per la prima volta vedere quello che stavo desiderando da tantissimo tempo. Il mio primo istinto fu quello di lanciarmi a baciare e leccare quel piede praticamente perfetto, maschio, non troppo grande ma armonioso, forte e sinuoso...una divinità, proprio come il corpo a cui era attaccato.
Mi ricomposi e sfilai anche l'altro calzino, mi inginocchiai e cominciai a massaggiare il piede sinistro, quello che gli faceva male, e la sensazione era paradisiaca: velluto sotto le mie dita, lo splendido corpo di quello che ormai consideravo il mio padrone adagiato sul letto in totale relax, incurante della mia presenza e intento solo a godersi quel massaggio; lo guardavo dal basso, avevo i suoi piedi ad un palmo dal mio viso, sembrava un gigante...e gigante era anche la cosa che stava crescendo sotto i suoi pantaloni...e io mi sentivo una nullità, un essere piccolo piccolo che può arrivare solo all'altezza della pianta del piede di un essere perfetto e superiore e che solo con i suoi piedi è degno di rapportarsi, senza mai alzare lo sguardo oltre il calcagno.

Il massaggio durò quasi 20 minuti, poi Fra guardò l'orologio..."Cavolo, sono le otto, sbrighiamoci altrimenti non finiremo mai... - si guardò tra le gambe - vabbé, vado prima a farmi una sega altrimenti questo non si calma! Sei stato capace di farmi arrapare! Però mi sono rilassato tanto! Grazie!"
Mentre andava via ancora scalzo e mi lasciava lì, senza più i suoi meravigliosi piedi tra le mani e sotto il naso urlai: "Sbrigati che dopo ne ho bisogno io!"...("O Dio, che cavolo ho detto!?!?!?"). Tornò subito in camera...il viso sconvolto, entrando non poté non notare l'erezione che ormai premeva visibilmente contro i miei pantaloni. "Ti sei arrapato? Massaggiandomi i piedi?", credevo che avrebbe avuto una cattiva reazione, invece cominciò a ridere, e la cosa bella era che non rideva di me, rideva della situazione. Io mi trovavo ancora in ginocchio e lui era in piedi davanti a me. "Sì, mi sono arrapato massaggiandoti i piedi!". "Che strano - disse - avevo sentito che esistevano ste malattie sessuali ma non credevo potessi avercela tu!" . La naturalezza con cui parlava e si comportava mi riempivano di gioia e di piacere e al tempo stesso mi turbavano. "Ma ti piace anche baciarli e leccarli come dicono quelli in TV che parlano di schiavi e padrone, master, slave e quelle cose con i frustini?" rideva ancora, "Magari i frustini no - dissi - ma mi piacerebbe baciarteli!". Scoppiò in una risata più forte e fragorosa, reggendosi l'addome e guardandomi, ancora in ginocchio davanti a lui: "Ma non ti fa schifo?" mi chiese "Sono piedi!". "Non sono piedi - risposi io - sono i TUOI piedi!". Si fermò, mi guardò con serietà e poi disse: "Dani, sei gay?" non mi diede il tempo di rispondergli...non avrei saputo cosa dirgli "Ok,no,no, non voglio saperlo, non mi interessa! Il massaggio mi è piaciuto, ora proviamo con i baci e la lingua! Coraggio, baciami e laccami i piedi!". Forse diventai viola, ma sta di fatto che subito mi chinai e baciai intensamente il dorso prima del piede destro e poi di quello sinistro. Lui era ancora in piedi ed io ero praticamente prostrato davanti a lui e mi stavo producendo nel gesto dell'umiliazione massima, baciando i suoi piedi e carezzandoli con le mani. "FIGO!" gridò, "ora lecca" e sollevò leggermente il piede destro tenendolo sul tallone; rimaneva in piedi, lo stronzo, voleva umiliarmi del tutto, l'avevo capito. Leccai prima le dita e poi mi piegai ancora di più e con la testa girata andai sotto la sua pianta e gliela leccai con cura, sentendo sulla lingua il piccolo strato di quasi impercettibile polvere del pavimento che si era attaccata al suo piede per la breve camminata che aveva fatto in casa scalzo. La mia testa ormai era tutta sotto il suo piede mentre gli leccavo il tallone. Ora sì che mi sentivo umiliato...Il mio padrone era in piedi ed io ero praticamente sotto di lui, mi sentivo schiacciare dal suo bellissimo piede, ero un insetto, minuscolo e insignificante sotto il piede di quel bellissimo ragazzo. Dal basso arrivavo a vederlo in viso e stava godendo...oh se stava godendo...con i capelli stavo solleticandogli il resto della pianta del piede e a lui piaceva, tanto che alzò l'altro piede, reggendosi alla parete, e me lo mise sulla testa, strofinandolo sui miei capelli morbidi...iniziativa che mi fece impazzire...il mio pene stava per scoppiare nelle mutande...la situazione era troppo eccitante, dovevo sfogare. "Ci seghiamo e ricominciamo a studiare?" dissi, fermandomi un attimo. E allora mi arrivò la risposta che mai mi sarei aspettato: "Noooo, questa bocca è meravigliosa...ora vieni in bagno con me e che tu sia gay o no me lo succhi per bene fino a farmi sborrare nella tua bocca vogliosa...poi tu fai quello che vuoi! Sbrigati!" e si avviò in bagno con i piedi ancora umidi della mia saliva che ad ogni suo passo lasciava delle macchie sul pavimento e con le mani già intente a slacciarsi i pantaloni!".

Secondo voi cosa feci???
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