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Gay & Bisex

Una festa in maschera finita male


di Membro VIP di Annunci69.it Danyelle
12.02.2024    |    9.537    |    9 9.1
"Un cazzo enorme, largo, venoso e lucido di umori, mi viene strofinato sotto le narici, per farmi annusare il suo odore di maschio voglioso..."
E' il Sabato sera prima della fine del Carnevale e vengo invitato da un gruppo di amici a partecipare ad una festa in maschera, che si terrà in una villetta privata di un amico in comune.

Il tema era libero e, non avendo avuto molto tempo per organizzarmi,decido di travestirmi da donna, spolverando i vestitini e gli accessori che uso per la mia segreta trasgressione.

Ogni tanto, infatti, quando la quotidianità tenta di sopraffare la mia voglia di vivere fuori dalle regole, mi trasformo in Danyelle, una simpatica e sexy “femminuccia”, vogliosa di oltrepassare i propri limiti sessuali, sottomettendosi ai desideri più perversi di singoli maturi e coppie bisex.

Danyelle è una bella mora, capelli neri a caschetto alla “Valentina”, come quel famoso personaggio sexy dei fumetti di Crepax. Occhi verdi, labbra carnose, interamente depilata e profumata da una crepa corpo al muschio bianco, unghie delle mani decorati da uno smalto rosa, mentre ai piedi uno smalto nero fa da contrasto al candore della bianca pelle delle sue piccole estremità inferiori.

Quella sera ho indossato, come biancheria intima, uno striminzito perizoma nero di pizzo, un reggiseno imbottito a fasce e delle autoreggenti nere, con balza anch'essa in pizzo. Un vestitino nero senza spalline ed a manica lunga, molto stretto in vita e corto al punto da lasciar intravedere le balze delle calze. Completano l'abbigliamento un paio di décolleté rosse, con tacco 12 con fibbia allacciata intorno alla caviglia.

Un rapido sguardo allo specchio prima di uscire, giusto per compiacermi per il maquillage che orna il mio viso, non proprio sobrio ma sicuramente in tema con la serata di festa e baldoria.Indosso un basco in testa,il cappottino e la borsetta ed esco di casa di tutta fretta, perché sono in tremendo ritardo.

Mentre mi avvio al punto di incontro con gli altri amici, da cui ci saremmo poi recati insieme alla villa, di cui non conosco né il nome e né tanto meno l'indirizzo, mi accorgo di aver dimenticato il telefono sul tavolo del soggiorno. Sono tentato di ritornare indietro, ma il già cospicuo ritardo mi fa desistere anche perché, tra un attimo, avrei raggiunto i miei amici e avrei parcheggiato il mio veicolo.

A circa un chilometro dal punto di arrivo, vengo fermato per un controllo documenti da una pattuglia della Polizia Stradale. Accosto nella piazzola indicatami dall'agente il quale, vedendomi vestita da donna, con fare molto professionale, mi chiede di esibire i documenti.

Cazzo!.Oltre al telefono ho lasciato sul tavolo di casa anche il mio portafoglio per cui, dopo aver declinato le mie generalità, ho spiegato ai due poliziotti che stavo andando ad una festa in maschera ed era per questo motivo che ero travestita da donna.

I due Agenti, inizialmente hanno ascoltato le mie giustificazioni ma, chiaramente, avevano bisogno di un riscontro oggettivo, per cui mi hanno chiesto il locale dove si sarebbe svolto la festa in maschera, in modo da poter fare le loro verifiche.

Alle mie mancate risposte sul posto dove si trovasse la villa e per il fatto di essere senza documenti e senza telefono, che mi avrebbe permesso di poter chiamare i “fantomatici” amici che mi stavano attendendo, considerato il mio abbigliamento, mi hanno accompagnato in caserma con l'accusa di prostituzione.

Potete immaginare il mio stupore e la mia incredulità per una ingiusta accusa, per cui inveisco con violenza contro i due agenti, insultandoli e sferrando un pugno ad uno di essi.

Mi ritrovo in caserma davanti al funzionario di polizia, ammanettato e molto agitato, al punto che le mie grida rimbombavano all'interno del commissariato.

Nel mentre il commissario stava compilando la mia scheda segnaletica, arriva tutto trafelato nella nostra stanza il vice questore, il quale informa tutti i suoi colleghi che era appena arrivata una richiesta telefonica di aiuto da parte di una bambina, che denunciava una violenza del padre nei confronti della sua mamma, che era distesa a terra in una pozza di sangue.

Di fronte a questa urgenza, la mia posizione è passata in secondo piano ma, nello stesso tempo, non potevano lasciarmi andare, anche perché l'agente da me colpito ha dovuto fare ricorso alle cure mediche. Per questa motivazione vengo portato in cella di sicurezza.

Questa cella è uno stanzone che trovasi al piano interrato della questura, già occupato da altre persone rinchiuse per svariati motivi. Quando sento il rumore della serratura che chiude alle mie spalle la porta della cella, un brivido gelido si impossessa del mio corpo.

Mi guardo attorno e vedo che la cella ospita otto persone, di cui due di colore, tre di origini slave e tre italiani, di cui uno dall'aspetto rozzo e rude nei modi. Costui, dagli atteggiamenti dimostrati con gli altri inquilini, sembrava avere una figura di dominio. Poi, appresi che, in effetti, era il loro capo. Erano una piccola banda di quartiere, dedita a furti,estorsioni e sfruttamento della prostituzione, che erano stati arrestati a seguito di una retata ed in attesa di trasferimento in altre destinazioni.

Potete immaginare il loro stupore disegnato nei loro volti, nel vedere entrare nella cella una fighetta come me, tutta spaventata, indifesa e tremante. La scia del mio profumo Narciso Rodriguez si diffonde all'interno della prigione che, mio malgrado, ero costretta a condividere con otto uomini sconosciuti.

“Che bella femminuccia”, disse il capo della combriccola, che era sguaiatamente sdraiato su una panca in fondo alla cella, con la camicia sbottonata fino a sotto la pancia, con i pantaloni slacciati e con in bella mostra il villoso petto, ornato da una grossa catena d'oro che gli cingeva il collo taurino.

Vengo immediatamente circondata da tutti gli altri componenti della banda, che ora potevo osservare da vicino. Sette uomini, uno diverso dall'altro, ma tutti uguali nel mostrare la propria virilità.

Sebbene impaurita e tremante, nel sentire le loro sudicie mani su tutto il mio corpo, lascivamente esposto alle loro attenzioni, vengo percorsa da un brivido di sottile piacere che, piano piano, comincia a penetrare nella mente di Danyelle, facendola sentire una vera donna, desiderosa di essere la loro troia per tutta la notte.

Senza ricevere alcun esplicito comando, uno dei ragazzi mi afferra per un braccio e mi trascina letteralmente di peso accanto alla panca, facendomi inginocchiare con la forza. Mi prende il viso tra le mani e, facendo forza con le dita sulle mie guance, mi costringe ad aprire la bocca. Contemporaneamente, un altro ragazzo mi ha preso le mani e me li ha portato con forza dietro la schiena.

Sono in ginocchio con la bocca spalancata e con le mani bloccate dietro la schiena, di fronte al viso del capo banda che, con una risata beffarda, introduce le dita dentro la mia bocca, intimandomi di tirare fuori la lingua. Sopraffatta dal dolore eseguo l'ordine, bagnando inevitabilmente la sua mano di abbondante saliva, che mi cosparge per tutto il viso.

Intanto, altre mani si sono infilate nel mio vestito che ora me lo trovo alzato fin sopra la vita, tenendo scoperto il mio culetto, protetto solamente da un minuscolo perizoma. Avverto, tutto intorno a me, il respiro ansimante di tutti gli uomini, vogliosi di soddisfare su di me le loro perverse voglie.

“E' un regalo inaspettato” disse il Capo, che ora si mette seduto sulla panca e, prendendomi la testa tra le mani, si accinge a succhiarmi la lingua, facendole un vero e proprio pompino. Non mi aspettavo questo gesto da un uomo rozzo come lui che, invece, ha dimostrato una inusuale dolcezza.

Tenerezza che dura poco, considerato che, ad un cenno dell'uomo, mi viene riempita la bocca di sputi da tutti i presenti, ordinandomi di non ingoiare. La testa mi viene tenuta alzata, per evitare che quell'immondo liquido eterogeneo potesse scivolare via, mentre il Capo intanto si era alzato dalla panca, abbassandosi contemporaneamente pantalone e mutande.

Un cazzo enorme, largo, venoso e lucido di umori, mi viene strofinato sotto le narici, per farmi annusare il suo odore di maschio voglioso. Mi viene passato più volte sulle labbra, come fosse un rossetto e questo movimento, unitamente all'odore di cazzo e piscio presente nel mio naso, mi fanno eccitare.

Inevitabilmente il mio cazzo si risveglia e comincia a spuntare dal perizoma, suscitando l'ilarità di tutti i presenti che lo fanno notare al loro Capo.

“Bene, la troia è pronta a fare la sua parte”, disse l'uomo che, con il cazzo eretto e duro come un pezzo di ferro, si dilettava a strofinarlo su tutto il mio viso. Dopo avermi aperto le narici, mi introduce tutta la sua cappella in gola, dall'alto al basso, entrando lentamente e godendosi la sensazione di sfondamento, che il suo enorme palo mi procura oltrepassando la strettoia delle mie tonsille.

Man mano che lo stantuffo di carne si introduceva inesorabilmente dentro il mio esofago, la saliva, che tutti i presenti avevano depositato nella mia bocca e che mi era stato ordinato di non ingoiare, cominciava a trasbordare, coprendomi gli occhi ed il viso di questo liquido viscoso.

Nella stanza l'unico rumore che si sentiva era lo sciacquettio del suo cazzo all'interno della mia bocca, che era spalancata fino allo stremo per accogliere quell'enorme massa di carne, viva e pulsante. Ad ogni affondo, sempre più deciso e violento, la saliva schizzava fuori dalla mia bocca con sempre più frequenza, fino a quando non ne rimase più.

Nel frattempo il mio buchino, adeguatamente lubrificato dagli sputi degli altri uomini, era stato visitato da non so quante mani le cui dita avevano provveduto ad allargarlo gradualmente. Mentre venivo scopato in bocca, sentivo il mio buco ispezionato dalle dita che sembravano piccoli cazzetti esperti che, una volta introdotti nella mia calda ed accogliente caverna, venivano roteati all'interno della mia mucosa anale, rendendola sensibile, umida ed elastica.

“La tua fica anale è pronta, Capo”, disse il tizio che era dietro di me, dopo aver tolto le sue quattro dita dal mio buco, ora diventato una vera e propria voragine, idonea ad accogliere la verga che fino ad ora si è sollazzata dentro la mia gola.

“Fammi vedere le dita”, disse il Capo al suo sottoposto e, questi, gliele porse in visione, per fargli notare come fossero bagnate e piene di quell'umore anale, che solo le troie vogliose di cazzo, producono all'interno del culo, quando sono pronte ad accoppiarsi.

“Sollevatela e impalatela sul mio cazzo”, disse il Capo, mettendosi seduto sulla panca con le gambe aperte, sfoderando un cazzo enorme, ritto e pulsante, con una cappella larga come una lattina di Coca Cola.

Quattro uomini si affrettano ad eseguire l'ordine ricevuto e, in men che non si dica, mi ritrovo sospesa in aria,sorretta per le braccia e le gambe,queste ultime tenute spudoratamente aperte a compasso. Vengo accompagnata al cospetto del loro Capo, che mi aspetta tutto voglioso con il cazzone in mano.

Mi sento confusa e sento il cuore battere all'impazzata, sia per il perverso piacere di essere sottomessa e sia per la paura di essere letteralmente sfondata da questo energumeno. Mi sento come un pollo che viene portato allo spiedo.

Vengo adagiata sul cazzo del Capo, con la testa rivolta verso il suo viso, perché costui voleva vedere l'espressione del mio volto, man mano che venivo lasciata scivolare sul suo scettro. Sento la sua cappella calda e grossa prendere possesso del mio buco che, nel frattempo, si era parzialmente rinchiuso. Le forti mani dei suoi scagnozzi mi sorreggono, anche perché ancora ho le braccia tenute strette dietro la schiena e, quindi, non ho alcuna possibilità di appoggio.

E' il Capo che segna il tempo della inculata, guardandomi negli occhi man mano che vengo impalata. Mi sembra una eternità, ma alla fine mi ritrovo con tutto il palo di carne dentro il mio corpo. Il mio viso è stravolto, ma non so dire se dal dolore o dal piacere. Fatto sta, che il Capo ordina di lasciarmi libere le mani e contemporaneamente cinge i miei fianchi con le sue poderose mani.

Una scarica di adrenalina si impossessa della mia mente, pervasa dalla lussuria che questa situazione ha creato nel mio corpo e, fissandolo intensamente negli occhi, comincio a muovere il mio basso ventre, roteandolo sul suo cazzo e abbracciandolo intorno al collo.

Il silenzio della sala viene interrotto dal tipico rumore di chiappe che vengono ritmicamente sbattute da un cazzo, nonché dai miei gemiti di piacere. Il ritmo della inculata aumenta, unitamente al godimento che provo nel sentirmi riempita, al punto di allungare il mio viso per baciarlo.

Non ho mai baciato una persona del mio stesso sesso, ma quella sera mi sentivo pienamente donna, desiderosa di prendermi tutto dal mio uomo. Man mano che il suo cazzone si faceva strada all'interno del mio intestino e man mano che il mio ventre si contorceva dal piacere sulla sua pancia, il mio clitoride si infiammava a seguito dello strofinamento, procurandomi un senso mai provato prima di intenso godimento.

Ormai era come una assatanata e, mentre lo cavalcavo con sempre più frenesia, le nostre lingue si contorcevano all'interno delle nostre bocche, dissetandoci con le nostre rispettive salive come se fossero dei calici di un dolce spumante. Venivo scopata con vigoria e, ormai senza freni, gli accarezzavo la testa, portandola in prossimità delle mie tette che, nel frattempo, avevo scoperto per farmele succhiare e mordere.

Urlavo dal piacere e dal dolore quando il Capo, sorreggendomi dalle chiappe, si alza e mi fa sdraiare sul freddo pavimento, mettendomi a pecorina e facendomi allargare i glutei con le mani. Si solleva sulle gambe e mi penetra dall'alto verso il basso, appoggiando le mani sulla mia schiena, imprimendo un movimento costante e deciso.

Questa posizione mi ha fatto impazzire dal piacere in quanto
il suo cazzo si faceva sentire in tutta la sua lunghezza e, soprattutto, a causa del suo spessore che, ad ogni affondo, allargava le pareti interne del mio culo, le cui terminazioni nervose, così sollecitate, mi procuravano un godimento mai provato prima.

Mentre ero sbattuta come l'ultima delle puttane, ad un cenno del Capo gli altri uomini, che nel frattempo erano rimasti intorno a noi con i loro rispettivi cazzi belli duri, intenti a farsi una sega, hanno l'autorizzazione di partecipare anch'essi alla festa per cui, senza rendermene conto, mi ritrovo con la bocca piena di cazzi e le mani intente a segarne altri.

In poco tempo nella cella prevale l'odore tipico del sesso e la stessa diventa un grande talamo, con al centro una troia che è stata sottomessa, per essere usata per il loro esclusivo godimento.

Un godimento che in realtà ha saggiato anche Danyelle, travolgendone i sensi. Infatti, mentre il suo intestino veniva riempito da un bollente fiume di sborra e, contemporaneamente, il suo viso e la sua bocca venivano riempiti dal seme di tutti gli altri cazzi che, a turno, l'hanno onorata di un indimenticabile bukkake, le sue mutandine si sono inzuppate del frutto del suo piacere, senza nemmeno toccarsi.

Esausta e senza forze mi accascio sul freddo pavimento della cella, che mi accoglie nelle braccia di Morfeo. Non mi rendo conto del tempo che passa fino a quando in lontananza sento qualcuno che mi chiama con il mio nome di battesimo. Apro gli occhi e.....mi ritrovo sul divano di casa, accucciato sotto un caldo piumone che mi riporta alla realtà: è stato un bel sogno pomeridiano, che però mi fa desistere di andare alla festa in maschera, vestita da donna.

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