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Madre troia e figlio arrapato.Cap.1 Parte 3


di Membro VIP di Annunci69.it Lorella65Trav
28.03.2024    |    18.028    |    11 9.9
"La prima cosa che sentii fu la voce di mia madre che mi chiamava..."
Mi svegliai dopo qualche ora di sonno piuttosto agitato. La prima cosa che sentii fu la voce di mia madre che mi chiamava.
“Dai, su. Fede, la colazione è pronta, vieni che il caffè si raffredda e lo sai che poi non è più buono di sapore”.
Quella frase, detta con tono sereno come quello di tutti gli altri giorni, mi sembrò di buon auspicio, evidentemente era stato tutto un sogno. Tirai un sospiro di sollievo e andai da lei.
“Buongiorno, mamma, come stai? Dormito bene?” le dissi entrando in cucina.
“Sì tesoro, ho dormito benissimo, era da tanto che non dormivo così bene, sono certa che deve essere stata la tua presenza vicino a me. E tu?”
“Anch'io, credo di essermi addormentato appena ho avvertito che stavi dormendo e sentire il tuo respiro calmo e leggero, mi ha rasserenato che la tristezza che avevi era già passata.
Ti ho tenuta stretta, come mi avevi chiesto, e così sono passate anche tutte le mie preoccupazioni.”
“Sì, sentire il tuo corpo stretto al mio è stato bellissimo e, perciò, se ti va, ancora, una prossima volta che dovessi sentirmi triste, lo rifacciamo di nuovo. Che ne dici?”
“Oh, sì, mamma. Mi piacerebbe molto.” risposi forse eccessivo entusiasmo.
Allora mi chiesi “Possibile che sia stato tutto un sogno? Che io abbia provato così tanto reale piacere quando sono entrato dentro di lei? Eppure, mi era sembrato che fosse tutto realtà, le cose che diceva, l'aver preso e appoggiato la mia mano sul suo seno, i gemiti che le sono sfuggiti quando le accarezzavo la vagina e i gemiti molto più forti quando l'ho penetrata. Tutto un sogno, allora?”
Sembrava proprio di sì e, infatti, presto tutto tornò alla normalità, lei continuava a fare la mamma ed io continuai a fare il figlio ma quello che avevo sognato mi restò aggrappato all'anima.
Pensai, perciò, che fosse triste per le lunghe assenze di mio padre e che, per questo si sentiva sola e, per lei doveva essere moto doloroso dormire da sola e, soprattutto, senza neanche fare l'amore. Infatti, durante le scarse due settimane in cui mio tornava a casa, la vedevo diversa, più allegra, spensierata ma, soprattutto, più bella e affascinante.
In quelle occasioni, durante le ore tarde della serata, li sentivo spesso parlare fitto fitto per un po' ma, stranamente per me, all'improvviso lei tornava nuovamente a lamentarsi come le altre volte, prima sommessamente per poi arrivare al solito grido soffocato.
Cominciai, allora, a temere che ci stessero problemi tra di loro e, addirittura, arrivai a pensare che mio padre le avesse confessato di amare un'altra donna e che, per questo lei si disperasse ed era così forte il mio risentimento verso di lui che iniziai ad odiarlo.
Una moglie così bella e innamorata e desiderosa di sentirsi amata, com'era possibile che la trattasse in quel modo? Una sera, era quasi mezzanotte, decisi, perciò, di andare a vedere cosa stesse succedendo e per dirgli che lei non lo meritava e che la lasciasse, una volta per tutte, in pace.
Stando attento a non far rumore, mi avvicinai alla loro camera e cautamente guardai attraverso lo spiraglio lasciato dalla porta socchiusa.
Una tenue luce rischiarava debolmente la stanza ma sufficiente per capire cosa stesse accadendo e, allora, la vidi, era appoggiata con le mani e le ginocchia quasi sul bordo del letto.
Mio padre le stava dietro e dava colpi di bacino sul suo fondoschiena tenendola per i fianchi e, ogni volta che lui dava un colpo in avanti, lei gemeva sempre di più e nel contempo, sprofondava la faccia nel cuscino, nel tentativo di attutire il suono di quei gemiti simili a quelli che udivo quasi ogni notte e che pensavo fossero “solo” lamenti per lacrime mal trattenute.
Scappai via di corsa verso la mia cameretta con il cuore che batteva forte nel mio petto mentre la mente due opposte emozioni mi attraversavano la mente, da una parte sentivo un forte sollievo, non era come avevo pensato, loro due si volevano bene e quei lamenti non erano certo di disperazione e dall'altra però, quello che avevo visto mi aveva procurato una strana e fortissima eccitazione.
Il tempo passò e ormai ero alle soglie dei 18 ma quegli anni erano trascorsi, anche, fortemente permeati di questo senso di eccitazione che provavo quando ogni volta che mio padre tornava e sentivo daccapo l'inizio di quei sussurri e lamenti di tutti e due.
Poco alla volta, però, iniziai a non vederli più come mamma e papà ma, “solamente” come una donna ed un uomo che facevano delle cose, assolutamente normali tra marito e moglie ma che, comunque, continuavano a ripetersi ogni tarda sera anche quando lui non c'era e spesso dopo essere uscita per tutto il pomeriggio e, qualche volta, anche la sera del venerdì “Per andar fuori con le amiche a cena o al bar” come mi diceva sempre.
Mi colpì moltissimo, inoltre, che quando stava al telefono con qualche sua amica di cene o di bar, ogni tanto, abbassando la voce, anziché dire “cara” le sfuggiva un “caro” e un paio di volte l' avevo sentita dire, quasi in un sussurro “Sono contenta che finalmente stasera ci vediamo, ho voglia di te e non soltanto di te. Non vedo l'ora di averti tra le mie braccia”
Un giorno, capitò che approfittando che era uscita per andare a fare una commissione, entrai nello “Studio” che mio padre utilizzava per lavoro e che anche mia madre, spesso utilizzava per stendersi su una bellissima chaise-longue a leggere un libro come facevo anch'io qualche volta.
Sulla scrivania c'era già il notebook di mamma aperto e con lo schermo che si accese non appena lo toccai e il desktop si illuminò mostrando una cartella taggata “Me e i nostri amici”.
Non ero mai stato un ragazzo curioso ma, al ricordo di quelle telefonate nelle quali le avevo sentito dire frasi equivoche, non riuscii a trattenere il forte desiderio di aprirla e cliccandoci sopra ne apparvero tantissime altre, tutte con nome diversi del tipo “Straordinaria serata”, “Gioco con cinque”, “Gran bevuta”, “Con coppia amica”, “Dimensioni enormi” e tante altre con nomi di quel genere e che coprivano un arco di quasi 15 anni e di cui l'ultima risaliva alla settimana appena passata.
Col cuore in gola, aprii la prima cartella, era piena di video nei quali una bellissima donna nuda che urlava mentre veniva montata furiosamente da due maschi black, uno davanti e l'altro dietro.
Convulsamente, ne aprii altre un po' a caso e tutte erano della stessa tipologia ma differivano solamente per le diverse posizioni in cui si trovavano i partecipanti o quello che stavano facendo. “Chissà perché tiene tutte queste foto, forse le piace guardarle?” mi chiesi tra me e me.
Poi, all'improvviso, nel video contenuto nella cartella “Gioco con cinque” l'inquadratura andava spostandosi e si avvicinava sempre più ai partecipanti, erano cinque uomini che circondavano una donna che stava inginocchiata davanti a loro.
Anche la ripresa cambiò diventando "in primo piano" e fu in quel momento che si vide il volto della donna che stava facendo di tutto e di più in fatto di sesso.
Restai di stucco e quasi non ci volevo credere a quelle immagini che pur stavo vedendo, quella donna che stava succhiando ad uno ad uno tutti e cinque maschi era proprio lei, Martina, mia madre!
Mi resi conto, in quel preciso istante che Martina, la dolce e affettuosa mamma, era in realtà una grandissima troia che si faceva scopare da tutti quegli uomini per ore e ore e con una cadenza di almeno una/ due volte a settimana, visto che i video duravano anche più di un'ora ciascuno e che le date in cui erano state create erano molto vicine l'una dall'altra.
Scaricai tutte le foto e i video su una chiavetta per guardarle con calma e cercare di capire bene chi era veramente mia madre ma non potei, tuttavia, resistere all'eccitazione che quelle foto e, soprattutto, i video mi avevano procurato e, ritornato alla pagina iniziale e spento il notebook, uscii per andarmi a masturbare con foga per due volte consecutive.
Ma soprattutto, cominciai a guardare lei non più come mamma, ma come donna, una splendida donna, con un corpo straordinario che sprizzava sensualità da tutti i pori e che questa innata sua dote, così intimamente legata alla sua figura e al suo essere una cagna sempre in calore senza alcun limite e il suo urlare per i numerosi orgasmi, mi eccitava ancora di più.
Quando tornò a casa, feci finta di nulla, però, cominciai ad osservarla attentamente per cogliere l'essenza di una donna così esageratamente affamata di cazzi di tutti i tipi e dimensioni.
Lei, invece, tornò con regolarità a sentirsi al telefono con le sue amiche, o meglio, i suoi “amici di sesso” e ad uscire come sempre aveva fatto di pomeriggio e il venerdì sera.
Quando, poi, tornava, spesso anche ben oltre la mezzanotte, la sentivo entrare con passo leggero e a luci di casa spente, fino ad arrivare in camera da letto e accendere solo quella del comodino.
Allora, mi fiondavo alla sua porta e la vedevo spogliarsi lentamente e, poi, restare per qualche minuto a rimirarsi, con aria soddisfatta ma anche molto stanca, nello specchio con addosso il solo reggiseno, il reggicalze agganciato alle calze velate e un piccolissimo perizoma.
Poi, si infilava sotto le lenzuola ma, anziché spegnere la luce e addormentarsi, vedevo quel lenzuolo muoversi all'altezza del suo bacino e lei che iniziava, come tutte le altre volte, di nuovo a gemere, prima piano, poi sempre più forte e, infine essere scossa in tutto il corpo.
A quel punto, si copriva il viso col cuscino di mio padre e, come faceva sempre e lo premeva forte sulla faccia per attutire in qualche modo i suoi urli di piacere.
Capii, allora, che stava ripensando alla lunga scopata che si era fatta con il suo “amico”.
“Che puttana che è mia madre, chissà quanti se ne fa ancora all'insaputa di papà!” mi dissi.
Ma rimasi, lo stesso, calamitato dalla visione di quella donna, che in quel periodo aveva 35 anni compiuti da qualche mese, quindi, poco più dei miei quasi 18 anni ed era in quella età in cui le donne sono nel fiore degli anni e nel massimo splendore e forse della sessualità più spinta.
Però mi sentivo anche in bilico tra l'amore filiale, che non avrebbe consentito quella forte attrazione verso una madre e l'eccitazione irrefrenabile che mi aveva procurato quella fortissima erezione e mi ricordai di quella notte in cui avevo dormito accanto a lei non sapendo ancora che fosse così troia.
Allora mi girai, per scappare via ma, inavvertitamente, urtai col piede un mobiletto del corridoio. “Fede, sei tu?” chiese con un filo di preoccupazione nel tono.
Non ebbi la forza di rispondere e raggiunsi velocemente la mia cameretta cercando di non fare ulteriore rumore che mi avrebbe fatto scoprire e che, soprattutto, ci avrebbe proiettati entrambi in una situazione molto imbarazzante .
Mi sdraiai nel letto, spensi la piccola torcia che avevo usato per farmi anche solo un minimo di luce facendo finta di dormire, giusto un attimo prima che arrivasse e feci finta di dormire.
Si fermò proprio sull'uscio senza, però, accendere la lampada posta di fianco alla porta e lasciando invece accesa la forte luce centrale del corridoio.
Socchiusi appena appena un occhio e, senza muovermi, la guardai.
Con la luce alle spalle, la leggera vestaglietta che indossava, era trasparentissima e si vedeva perfettamente il suo corpo completamente nudo e, in quell'alone di luce, era ancora più bella.
“Fede?” sussurrò quasi impercettibilmente ma, ovviamente, non risposi.
La mattina dopo, ancora un po' assonnato e sbadigliando più volte, mi avviai verso la cucina per fare colazione ma, già sulla soglia, notai che frequentemente mi scrutava in modo che mi parve insolito, sembrava che mi stesse per chiedere qualcosa che cercava di capire.
“Dormito bene, tesoro?” mi chiese con un tono da inquisizione e curiosità allo stesso tempo.
Rischiai quasi di strozzarmi col caffè che stavo bevendo e, allora, decisi per un atteggiamento neutro, feci un colpetto di tosse che nascondeva l'ansia e risposi.
“Si mamma. Ho dormito profondamente tutta la notte come un angioletto. E tu?”
“Anch'io ho dormito bene e profondamente. Ho fatto, anche, un bellissimo sogno, piacevolissimo e pieno di sensazioni ed emozioni tanto precise che mi sembrava le stessi vivendo realmente.”
Questa frase mi fece venire i brividi, possibile che si fosse accorta di tutto quello che era avvenuto?
Allora, buttai lì una domanda per tastare il terreno e vedere la sua reazione.
“Ti va di raccontarmelo?” le chiesi in modo quasi mellifluo.
“No, amore mio. Era un sogno un po' particolare, diciamo un pochino osé e non so se è il caso”
“Amore mio? Un pochino osé?” parole che a letto aveva più volte usato, che strana coincidenza!
Tutto a un tratto però, cambiò discorso e mi guardò dritto negli occhi.
“Stavo per addormentarmi ma, all'improvviso ho sentito un rumore. Avevo pensato che tu avessi urtato accidentalmente qualcosa ma quando sono venuta davanti alla tua cameretta, ti ho visto profondamente addormentato e, perciò, ho pensato che forse mi ero sbagliata. Adesso, però, finisci di fare colazione e va' a fare la doccia che è già tardi” rispose con apparente distacco.
Però, mentalmente disse a sé stessa quello che poi mi confidò giorni dopo.
“Adesso ho capito! Davvero mi stavi osservando quando, ritornata dall'incontro con quei due splendidi cazzoni che mi hanno scopata per tutta la serata e, ancora eccitata al ricordo, mi sono lasciata andare a masturbarmi.
Avrai pensato che sono una sgualdrina infoiata ma che ci posso fare?
E' la mia natura, mi piacciono i cazzi e tu ne ha uno proprio bello grosso che, ogni volta che lo guardo, mi bagno nelle mutande perché sono una grandissima troia, una rottainculo sfondata decine di volte anche da cazzi del calibro anche di 24/25 centimetri cosa che fa impazzire Stefano, una vera ninfomane che non ne ha mai abbastanza, esattamente come mia sorella Francesca. Deve essere una caratteristica che abbiamo nel DNA e chissà se mia madre lo è anche lei.
E, se invece, ti guardassi non più come figlio ma solo come un maschio arrapato? Voglio capire cosa veramente pensi del sesso e come reagiresti se ti stuzzicassi con atteggiamenti provocatori.”
Da quel giorno cominciò a girare per casa con una vestaglietta talmente corta che, quando si abbassava per prendere qualcosa caduta sul pavimento, il lembo posteriore saliva a scoprirle quasi del tutto il fondoschiena oppure mentre si allungava per pulire i mobili alti e mi chiedeva di reggere lo scaletto, da sotto avevo davanti agli occhi le sue lunghe gambe tra le quali spiccava ben visibile la fessura della vagina e, dietro, lo straordinario culo rotondo e sodo che avrebbe fatto impallidire, di invidia, moltissime ragazze e donne fatte.
Cominciai a chiedermi, allora, se quello non fosse altro che un modo per dirmi che aveva capito che l'avevo osservata di nascosto ma, poteva anche essere semplicemente una sbadataggine dovuta a qualcosa che la impensieriva davvero tanto al punto da avere dei comportamenti che mai aveva avuto in passato.
Tutto questo però non accadeva mai durante la decina di giorni in cui mio padre tornava a casa e lei riprendeva il ruolo inappuntabile di madre.
Pensai, perciò, che era proprio come avevo pensato, era solo una questione di avere la testa altrove, magari proprio legata alla lontananza del marito ma, negli stessi pomeriggi delle sue partenze, però, ricominciava a mettere quella vestaglietta così tanto provocante.
In più, un giorno che stava sotto la doccia mi chiamò con un tono della voce molto suadente.
“Fede, mi prendi l'accappatoio che ho lasciato sulla lavatrice, per favore?”
“Certo mamma, arrivo subito” e, un attimo dopo ero già entrato nel bagno, presi l'accappatoio e mi avvicinai al box doccia per allungarglielo.
“Ecco, mamma il tuo accappatoio. Allunga una mano che te lo porgo”.
Mi aspettavo che aprisse uno spiraglio della porta scorrevole del box doccia e rimasi a bocca aperta quando, invece, aprì entrambe e interamente le due porte.
“Ehi, tesoro. Ti sei imbambolato?” mi disse con uno smagliante sorriso.
“Scusa, mamma, scusa” riuscii solo a dire.
“Dai, tesoro. Non è niente, pensavo che l'avessi appoggiato qui vicino e fossi andato via.
Vabbè dai, non è successo niente di grave e, in fin dei conti non è la prima volta che mi vedi molto spogliata, non ti ricordi che sulla spiaggia toglievo sempre il reggiseno del costume per abbronzarmi anche lì e che il pezzo di sotto era sempre piccolissimo?”
“Certo, e come avrei potuto non notarlo? Bella come sei e con tutti quegli uomini che avevano la bava alla bocca! Ma era una situazione diversa, visto che eravamo in spiaggia!”
“E' vero! Ma non ti è mai capitato di, come posso dire, avermi magari guardato di nascosto mentre ero nuda in bagno o in camera da letto?”
“No mamma, non mi sarei mai permesso di fare una cosa del genere!” mentii spudoratamente.
“Ti credo. Ma credimi, è una cosa che può tranquillamente accadere che un figlio osservi di nascosto la propria madre.
Sei una ragazzo grande e sicuramente avrai il testosterone a mille come capita a tutti.
Vabbè, non importa, prima o poi doveva accadere e, comunque, hai visto solo una donna nuda al posto di tua madre, tutto qui” mi rispose con ilarità.
Passò qualche mese senza che accadessero cose diverse da quelle che erano già accadute ma quella scena mi turbò all'inverosimile oltre ad eccitarmi ogni volta che mi tornava in mente.
Una sera, rientrai a casa dopo essere stato in giro con due miei amici di vecchia data.
Erano più o meno le 22,15 e, nel salone la TV era accesa, mia madre probabilmente stava vedendo qualche film o qualche noioso programma di intrattenimento.
“Ciao mamma, sono tornato.”
“Oh, bravo amore mio. Ti sei divertito con i tuoi amici?”
“Si, ho passato una bella serata. Devo farlo più spesso. E tu cosa hai fatto di bello?”
“Niente di che, ho sistemato un po' di cose in casa, poi ho mangiucchiato qualcosina e, dopo, mi sono messa qui sul divano e ho acceso la TV ma, a dire la verità, l'ho guardata molto distrattamente. Vatti a mettere qualcosa di più comodo e torna qui a farmi un po' di compagnia, ne ho davvero tanto bisogno” mi rispose con un filo di tristezza nello sguardo e nella voce.
“Cosa c'è, qualcosa non va? Ti vedo un po' giù.” li chiesi con dolcezza.
“Niente di importante, è solo che mi sento nuovamente tanto sola e ho bisogno di avere vicino qualcuno che mi voglia molto bene.”
“Non esci più con le tue amiche?” le chiesi.
“Non ne ho più tanta voglia e, ad essere sincera, adesso ho voglia di altro.” e, poi, pensando tra sé e sé “Eh, sì. Ho tantissima voglia di un bel cazzo e, se non fossi tua madre, ti avrei già dato tutta me stessa. Sono molto combattuta, sono tua madre ma sono una affamata di sesso, una troia che si farebbe un plotone intero e temo che la ninfomane che è in me, possa prendere il sopravvento.”
Io, invece, pensai “Se sapessi quante seghe mi sono fatto pensando a te.
Forse non dovrei avere questi desideri ma come si fa con una donna così bella e sensuale?
A meno che, a pensarci meglio, forse ti comportavi così proprio per mandarmi un messaggio di disponibilità nei miei confronti.
No, non è possibile. Però una cosa è certa, ti piace moltissimo il cazzo e da quello che ho visto nelle foto e nei video non lo fai solo con mio padre. Sei proprio un'ingorda di sesso come una gatta in calore che non aspetta altro che di essere montata con la differenza che tu ti fa montare da più maschi arrapati in tutti i buchi anche contemporaneamente.”
“Fede, ho voglia di svagarmi un po' e fare qualcosa di nuovo. Ti andrebbe di fare una specie di gioco, qualcosa di diverso e magari anche divertente?” mi disse all'improvviso.
“Che tipo di gioco? ”
“Facciamo finta che non siamo madre e figlio. Io per te sarò solo Martina e tu per me sarai solo Federico e fingiamo di essere marito e moglie oppure due conviventi, che, tra l'altro, corrisponde alla realtà, visto che viviamo sotto lo stesso tetto, non credi?
Eppoi al diavolo il rapporto madre/figlio che ci reclude in “busti di gesso” che ci limitano la libertà nel vestirsi , nei gesti e nelle cose che vorremmo fare.
Che ne dici, ti piacerebbe fare questo gioco di ruolo al quale, volendo se ne possono magari aggiungere anche altri anche molto più piacevoli?”
“ Si mi piace molto l'idea.” le risposi con entusiasmo.
“Bene, sono contenta che ti piaccia. Ovviamente, in questo gioco marito/moglie o conviventi, bisognerà anche essere un po' disinibiti, nel senso di stare più liberi nel parlare, magari anche su argomenti, come dire, un po' osé e, perché no, anche nel vestire qui in casa.
Ho voglia di una maggiore libertà nel rapporto e anche qualche piccola, trasgressione alle regole.”
“Sarebbe bellissimo e, comunque, tutto quello che desideri e che vuoi per me va benissimo.”
“Tutto tutto?” mi chiese con malcelata malizia nella voce.
“Certo! Qualsiasi cosa desideri e vuoi, sarò sempre dalla tua parte e con te.”
“Sei un ragazzo intelligente e sveglio e sono sicura che ci divertiremo moltissimo a fare questo gioco. Mi ricorda, per certi versi, quando da bambina giocavamo al dottore. Adesso, però, vado a fare una doccia perché ne ho un bisogno enorme con questo caldo opprimente.”
“Sì, è davvero insopportabile. Vedo anche che probabilmente hai sudato molto, visto la chiazza di bagnato che sta sul divano” le dissi con una impercettibile ironia.
“Te lo spiegherò più tardi, tranquillo ma, credimi, è una cosa del tutto naturale. Ora, però, vado a fare la doccia e poi cominciamo col nostro gioco”.
Passarono una quindicina di minuti, sentivo lo scorrere dell'acqua della doccia e, ogni tanto, la sua voce che intonava il motivetto di una canzone.
Andai nella cameretta a cambiarmi e, considerato quello che mi aveva detto poco prima riguardo a qualche trasgressione anche nel vestire, mi infilai un pantaloncino corto senza mettere le mutande e decisi di non indossare neanche la t-shirt e perciò, a torso nudo, tornai sul divano nel salone.
“Federico? Per favore, vieni un attimo qui? Ho bisogno del tuo aiuto.” mi disse dalla sua camera.
Il gioco evidentemente stava già iniziando e, per l'eccitazione, mi diventò subito duro.
La raggiunsi in un baleno, era in piedi e girata di spalle con addosso solo uno tanga succinto, un paio di sandali con tacchi alti e con un asciugamano si copriva il seno ma con la schiena nuda.
“Dimmi, Martina. Ma stai per uscire? Ho visto che ti sei messa anche delle bellissime scarpe con tacchi altissimi. Ti stanno molto bene e ti donano una figura ancora più slanciata.”
“Ho appena fatto la doccia e mi sento la pelle un po' secca, ti dispiacerebbe spalmarmene un pochino sulla schiena ché non arrivo fin lì con le mani?
Comunque, non devo uscire, le ho messe perché, come abbiamo detto, tra le altre cose, ci sarà anche la libertà di vestirsi in modo più disinibito” mi disse porgendomi un flacone “Crema nutriente”
Ero ipnotizzato da quella vista, era bellissima, molto più del solito e, soprattutto, così provocante.
Versai, allora, una “noce” di crema sul palmo della mano e la distribuii sulle sue spalle.
“Mettine, per favore, anche un po' più giù e sui fianchi.” mi esortò.
Feci come mi aveva detto e cominciai a scendere sulla schiena e, poi, sui fianchi.
Ebbe un leggero sussulto ed emise un leggerissimo mugolio di piacere.
“Scusami, mi hai fatto un po' di solletico ma è già passato. Che bella sensazione, però devo dire. Hai un tocco leggero e molto piacevole. Grazie, sei un tesoro, continua così.” esclamò con un risolino quasi da ragazzina seguito da un altro mugolio di piacere.
Poi, forse senza volerlo, spinse indietro il bacino che si appoggiò sul pantaloncino dentro il quale, senza più lo slip, spingeva con forza il mio cazzo che era diventato durissimo per l'eccitazione.
“Wow! Caspita! Ti sarai mica eccitato, bel Federico?”
“Scusami, non sono riuscito a trattenermi.”
“E' assolutamente comprensibile, lo so che non è affatto facile resistere e comunque, succede in automatico.” disse con ancora una volta con un pizzico di malizia.
Poi, si girò, lasciò cadere l'asciugamano che le copriva il seno e mi chiese, all'improvviso
“Secondo te, me li porto ancora bene i miei anni? Oppure sembro vecchia nel viso e nel corpo? Sii sincero, ti prego, per me è molto importante saperlo. Ormai mi hai già vista tutta nuda e abbiamo anche deciso di fare questo gioco senza troppe remore, siamo “solo” una donna e un uomo che stanno insieme per qualche ora. Oppure, se lo vuoi davvero molto, potremmo continuare a farlo fino a che non torni Stefano e potremmo riprenderlo ogni volta che riparte. ”
“Martina, ti parlo, allora, come parlerebbe un uomo ad una donna.
Sei “semplicemente” stupenda in tutto, non c'è niente che non vada in te e, questo, se lo vuoi sapere, è stato sempre il mio pensiero fin da ragazzino e, adesso, ne sono ancora di più convinto.”
“Beh, da quello che vedo, più che affascinato sembri molto di più eccitato visto il rigonfiamento che noto e che ho pure sentito dietro di me quella notte che hai dormito abbracciandomi.”
“Te ne sei accorta? Sul serio? Pensavo che fosse stato tutto un sogno, scusami.”
“Ti ripeto, non devi scusarti e poi, che ci sarebbe di male se, tanto eccitato, ti sia lasciato andare. Sai, la mattina dopo, ho dovuto cambiare le lenzuola perché erano un po' macchiate e poi, quando ho fatto il bucato, ho visto che i tuoi slip erano ancora bagnati.”
“Oh, Martina, perdonami. Non ho resistito, ti sentivo parlare nel sonno, dicevi delle parole troppo eccitanti e, allora, non ho più capito niente.”
“Anche Stefano mi dice che spesso parlo nel sonno, ma credimi, mi accade sempre prima di addormentarmi, in quello stato di “dormiveglia” nel quale la mente vaga ma avverte anche qualcosa di reale che sta avvenendo.
Ma non saprei dirti se ero in quello stato o stavo già dormendo, so solo che era una sensazione bellissima sentire le tue braccia cingermi e qualcosa di duro dietro di me”
Istintivamente, l'abbracciai e la strinsi con dolcezza, aveva un profumo nella pelle che mi stava inebriando la mente mentre i suoi duri capezzoli spinsero sul mio petto.”
“Stasera non mi va di stare sola, mi rattrista troppo l'assenza di un uomo vicino, scusami, volevo dire l'assenza di Stefano. Mi faresti compagnia fino a quando mi addormento? Se, poi, ti andasse di dormire di nuovo nel lettone, sarei ancora più contenta.”
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