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PECCATI PASQUALI


di Nolimits666
30.03.2024    |    21.093    |    15 9.4
"Era il periodo pasquale, periodo profondamente sentito nella mia famiglia ultracattolica ma col vizietto inconfessabile descritto..."
Questo racconto è in linea di successione cronologica con gli altri pubblicati e per capire il contesto è necessario leggere i precedenti.

Era il periodo pasquale, periodo profondamente sentito nella mia famiglia ultracattolica ma col vizietto inconfessabile descritto. Era Aprile, un caldo aprile meridionale. La giornata era trascorsa in tranquillità, nessun evento, episodio o fatto di cronaca rilevante e si attendeva la messa del Sabato Santo, la messa più lunga dell' anno nel corso della quale si benedice l'acqua ed il fuoco, dove si celebra l' Alfa e l' Omega, l' inizio e la fine di tutto.

Ci recammo in chiesa verso le 23:00 per attendere alla cerimonia che finì verso l' 01:00 di notte: la chiesa distava circa 100 metri dalla nostra abitazione. Tornati a casa, mia madre si mise il pigiama mentre i piedi, smaltati di rosso, brillavano nei suoi soliti zoccoletti.

Io mi diressi nel soggiorno perchè, vista l'ora tarda, volevo vedere le immagini scabrose delle reti private e delle loro hotline: ero pur sempre un quasi adolescente in piena tempesta ormonale. Non posso nascondere il fatto che mi sentissi scisso: da un lato avevo appena fatto la comunione, previa debita confessione; dall' altro avevo voglia di tele private, seghe e lussuria appena uscito dalla chiesa. Una situazione contraddittoria per un chierichetto prossimo a divenire catechista.

Mia madre, nel frattempo, era in cucina e stava mangiando un pezzo di colomba:
«Ne vuoi una fetta con un po' di spumante?».

«No, grazie», risposi nel tentativo di non farla entrare in soggiorno e quindi nella speranza di poter continuare a guardare le reti private ed il loro palinsesto lussurioso.

«No, dai te ne porto una fetta con un po' di spumante».
.
Rassegnatomi all' idea del suo ingresso in stanza, cambiai canale per sintonizzarmi su RAI 1.

Entrò poco con il dolce avvolte in un tovagliolo ed in mano un bicchiere di carta.

«Da quando guardi la tv senza audio?»
In effetti, avevo dimenticato di alzare l' audio della televisione che avevo in precedenza azzerato per non farle sentire le parole scabrose che venivano dette dalle signorine delle hotline.

«Ehm, l'ho appena accesa forse l'hai lasciato tu così», le risposi.
«Io? Ma se io non la guardo proprio questa tv. Io uso solo quella della cucina o della camera da letto. Non stavi mica guardando ancora le tele private?».

Diventai rosso come un peperone, non sapevo cosa dire.
«Dai ancora con queste cose. Poi il giorno di Pasqua, ma basta!».

In effetti, i miei ormoni non avevano alcuna decenza nonostante la ferrea educazione cattolica ricevuta anche se pensavo che lei non fosse meglio di me visto quanto avevamo fatto nel recente passato.

Dopo qualche attimo d'imbarazzo, esclamò:
«Che poi, scusa, fammi vedere cosa mostrano queste».

Prese il telecomando in mano e si sintonizzò su ReteCapri.

«Tutta roba finta la loro, mica come la mia!» disse con una punta d'orgoglio femminile.
«Guarda che differenza!», proseguì e nel dire questo si sfilò il pezzo di sopra del pigiama.
Era senza reggiseno e le tette grosse come cocomeri a Luglio.

Alla vista di quelle tette, ebbi un afflusso di sangue al cervello ed uno verso le parti basse.
«Dai mamma, rivestiti per favore. Non facciamo come l'altra volta».

«Ah, perchè? L' altra volta ti è dispiaciuta la cosa? A me non sembra di ricordare così. Comunque, vieni qui, dai. Non voglio bisticciare» e nel dire così, protese le braccia in avanti per abbracciarmi.

Mi avvicinai a lei, l'abbracciai in una situazione surreale dove sullo sfondo c'erano le donnine nude, il mio petto entrava a contatto con le sue tette nude ed il mio cazzo cominciava a divenire barzotto.

Restammo abbracciati per qualche minuto in silenzio, poi il mio cazzo divenne duro. La baciai sul collo una, due, tre volte. Mi prese le guance nella mano destra e mi baciò sulla bocca: la tensione erotica iniziò a salire e la lucidità a scemare.

Dapprima un bacio a stampo, poi tirò fuori la sua lingua ed io la mia.
Iniziammo a limonare duramente, un vortice di lingue e saliva.
Si distese sul divano ed io mi ritrovai sopra di lei, come nella posizione del missionario.
Il mio piccolo cazzo spingeva sulla stoffa del suo pigiama mentre la mia bocca si staccò dalla sua per scivolare sulle tette.

«Sì, leccami le tette, leccamele. Succhiami i capezzoli e tirali».
I suoi ordini erano per me parole dolcissime ed infatti iniziai a tirare i capezzoli tra le labbra facendoli allungare e diventare durissimi.

«Dai, togliti la maglia», mi disse.
Mi liberai in tutta fretta degli indumenti, restando a petto nudo.

«Guarda che bel petto che hai» e nel dire questo si avvicinò per baciarmi il petto strizzandomi un capezzolo.

Chinai nuovamente la testa verso i suoi seni e nel mentre li leccavo avidamente tirò giù il pantalone del pigiama, mostrandomi lo slip bianco che mal celava il groviglio di peli neri che spuntavano sotto.
Passai un dito sulla stoffa dello slip fino a farla affondare tra le labbra enormi e bagnate: lo slip si incastrò nella ficona inzuppandosi di umori.

Feci come per abbassarle lo slip ma mi fermò: iniziò a slacciarmi la cinta del jeans e prendendomi il sedere tra le mani, mi spinse verso di sé. Mi abbassò lo slip e liberò il mio cazzo dalla costrizione elastica.

«Guarda che bel cazzo che hai, dammelo in bocca» disse poco prima di iniziare a succhiarmelo con foga.

Sapevo di non reggere molto, perché l'eccitazione dell' incesto è fortissima e solo chi lo pratica sa a cosa mi riferisco.

«Mamma vai piano, altrimenti sborro subito».

Tirò altri due colpi col la bocca, posi si sollevò sulla schiena e sfilò le mutandine.

Mi fiondai su quel pelo nero odoroso di sesso ed iniziai a leccare come un dannato. Eravamo indecenti e non ce ne importava nulla. Leccavo alla velocità della luce mentre ansimavamo come porci al galoppo, senza ritegno.

Ad un certo punto notai che aveva inarcato la schiena e quasi la mia piccola faccia affondava tra le labbra della sua ficona ed il pelo folto.

«Lecca, continua, non ti fermare. Lecca che godo... Lecca porco che godo... Ah.... Ahhhh.. Aaaaah porco me ne vengo, me ne vengo aahhh». Iniziò a tremare tutta mentre del liquido bianco colava dalla sua fica rimasta oscenamente larga.

Non capii più nulla, mi prese il cazzo in mano ed iniziò una sega furiosa.

«Oh mamma, godo così, vengo... oh come godoooooo!».

Inarcai la schiena, stavo per venire e lei lo aveva capito.

«Sborrami sulla fica» esclamò, lasciandomi segare da solo ed allargandosi con le due mani le grandi labbra.

Il rosso fuoco della fica appariva ai miei occhi in tutta la sua bellezza ed io ero pronto a liberare il mio giovanissimo seme su di lei.
«Sborro, sborro, ah sì sborroooooooooooo», dissi venendo copiosamente sulla fica di mia madre.
La celebrazione della Pasqua era iniziata in modo poco ortodosso.


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