Prime Esperienze

Foro ingordo


di Membro VIP di Annunci69.it Cesc
12.11.2023    |    24.159    |    12 9.8
"Aprì la bocca e prese la punta dentro..."
Giuliana era una donna con una fantasia oscura. Come ragioniera di 54 anni che lavorava in un edificio per uffici, sognava di succhiare il cazzo in un cosiddetto "gloryhole" (buco della gloria) che aveva scoperto online.
Niente di squallido, niente di disgustoso.
Da quanto aveva letto, la maggior parte degli avventori erano uomini d'affari che avevano bisogno di un po' di sollievo durante la pausa dal non fare nulla. E la maggior parte delle bocche appartenevano ad escort che volevano denaro extra, e a donne comuni che amavano succhiare e non volevano essere giudicate per questo. Non mancavano gli omosessuali e i bisessuali occasionali con lo sfizo di volere un pezzo di carne dentro la bocca senza necessariamente vedere il corpo a cui era attaccato.

Alcune delle sue notti, Giuliana, le passava a strofinarsi mentre leggeva i dettagli salaci che i visitatori e gli "artisti del pompino" postavano. Si strofinava e si strofinava leggendo ogni parola. Poi chiudeva gli occhi e si immaginava in ginocchio, in una piccola stanza, con un cazzo duro in bocca.
Spesso immaginava di sbirciare attraverso il buco e di vedere l'uomo aprirsi la cerniera, indossando dei bei pantaloni da ufficio puliti e una fibbia di classe. I ragazzi da ufficio di solito erano il suo tipo. Le dimensioni dell'uccello non importavano, bastava che pulsasse in bocca.
Un'altra cosa che la faceva bagnare era quella di pensare di succhiare, attraverso quel buco, qualcuno che conosceva. E ovviamente, l'altra persona non avrebbe mai saputo che era stata lei a prenderglielo in bocca. Pensava di succhiare il suo vicino o un amico. Forse un collega o uno dei capi ufficio. Poi più tardi, nel corso della sua giornata ordinaria, lo avrebbe rivisto alla luce del sole e gli avrebbe sorriso con lui ignaro di cosa era appena accaduto.
La fantasia più oscura di Giuliana nacque da un sogno molto inquieto e parecchio bagnato. Suo figlio era una persona da usare solo nelle emergenze quando era alla disperata ricerca di un grande orgasmo. Lo stress da lavoro può fare questo a una donna.
La prima volta era successo dopo che il figlio aveva trovato lavoro in una ditta del centro, vicino a dove lavorava lei. Vicino al posto gloryhole. Aveva condiviso la felicità di suo figlio, emozionandosi a vederlo raggiante per il raggiungimento ottenuto. Condivise la sua gloria, come farebbe ogni madre.

Quella notte, Morfeo le elargì nuovamente il sogno peccaminoso e assai vietato. Suo figlio con quei pantaloni nuovi calati che inseriva il suo pene duro attraverso quel buco rotondo. E quelle labbra dall'altra parte? Pronte, impazienti e bene avvolte sui centimetri pulsanti.
Giuliana si svegliò di soprassalto con le mutandine bagnate. Dopo essere rimasta a letto per qualche minuto a fissare il soffitto sentendo la vergogna di essere una madre che aveva avuto un orgasmo sognando il cazzo di suo figlio, infilò la mano nelle mutandine e si diede pace. Era tutto il suo segreto.
Nella sua razionalizzazione, si era guadagnata il diritto di avere una fantasia così oscura. L'aveva cresciuto da sola per molti, molti anni. Gli aveva insegnato a trovare la strada giusta nella vita. Lei lo aveva guidato attraverso l'università e verso una carriera. Aveva fatto decine di telefonate e inviato innumerevoli e-mail a tutti quelli che conosceva in città, ingoiando il suo orgoglio per dare a suo figlio una dignità.
Sì, si era guadagnata questa fantasia.

Di solito facevano colazione all'incirca alla stessa ora prima di prepararsi per le rispettive giornate. Mentre sedeva a mangiare, Giuliana udì suo figlio al telefono, apparentemente parlare con un capo o con alcuni colleghi. Poteva dirlo perché il giovane non chiacchierava mai formalmente a casa con gli amici.
"Di nuovo il foro ingordo"? Confermò alla persona al telefono, con calcolata eccitazione nella sua voce.
"Certo, sembra una cosa buona. Sì, grazie. Ci vediamo, allora."
Le orecchie di Giuliana ronzarono e quasi lasciò cadere dalla mano la tazzina di caffè sul pavimento. Era come un fulmine, che le mandava una sensazione sovralimentata dritta tra le cosce, facendola bagnare all'istante.
Quel locale era il posto della gloria di cui aveva letto e fantasticato online, e a giudicare dallo sguardo sul volto di suo figlio, lo sapeva anche lui. Il "foro ingordo". Chi aveva dato quel nome, non aveva di certo lasciato nulla all'immaginazione.
La conversazione telefonica si concluse e suo figlio tornò al tavolo a terminare la colazione. All'improvviso era di umore eccitato.
"Stamattina sei tutti sorrisi" disse timidamente Giuliana.
Lui annuì.
"E' una cosa con colleghi di lavoro. Una cena sociale."
"Si mangia bene dove andate?" Chiese, Giuliana fingendo di non saperne molto.
"Hanno buone recensioni."
'Non certo su TripAdvisor' pensò nella sua testa Giuliana.
"Le loro bistecche sono ottime. E il loro servizio clienti è eccezionale. È un vero 5 stelle."
Giuliana si concentrò sulla descrizione di suo figlio. Servizio clienti eccezionale. Bistecche. Quella sembrava una descrizione appropriata per ottenere pompini a più non posso durante le loro ore di funzionamento.
"Forse un giorno mi puoi portare lì" disse, testando la reazione del figlio. "Puoi offrirmi un pranzo come si deve come gratitudine per averti trovato il lavoro."
Come previsto, suo figlio sembrò stupito per un momento.
"Potrebbe essere divertente" rispose il giovane uomo dopo un sorso di caffè. Poi aggiunse: "Forse qualche volta di sera, nei fine settimana o qualcosa del genere."
Suo figlio stava di proposito evitando di andarci con lei durante l'orario feriale? Aveva paura di essere riconosciuto da certi mecenati o dipendenti?
Questo praticamente confermava i sospetti di Giuliana che il suo prezioso, e lavoratore duro, figlio stava ottenendo succhiate e leccate al suo giovane pene al buco ingordo. Esattamente come dovrebbe sentirsi una madre a riguardo? Questa situazione non era mai stata insegnata da nessuna parte.
"Stai bene?" chiese, il giovane, fissandola da vicino.
Giuliana scattò fuori dal suo stordimento. "Sì, è solo che ho una giornata impegnativa. Ho molte cose per la testa."
"Sì, pure io. Lavorare in un ufficio è molto piu' difficile di quanto mi credessi. Tonnellate di cose che stanno succedendo."
"Benvenuto nell'età adulta" gli sorrise, Giuliana, sorseggiando il suo caffè caldo con il pene di suo figlio in mente... e in bocca.

Per le ore successive, la mente di Giuliana andò avanti e indietro tra il suo lavoro e la sua vita privata.
Si sedette dietro la scrivania, passando al setaccio carte e documenti sullo schermo. Svolse il suo dovere come aveva sempre fatto, professionalmente e accuratamente.
In mezzo a ciò, pensò a suo figlio in piedi nel cosiddetto gloryhole. Immaginò la sua carne dura inserita attraverso il buco. Si chiese come sarebbe stata la donna in ginocchio. Cercò anche di immaginare le espressioni facciali del figlio mentre glielo prendevano in gola.
Stranamente, come madre, si chiedeva se suo figlio sarebbe stato un gentiluomo e ringraziava la donna per l'incredibile pompino concesso. Il pensiero la fece ridacchiare.
Si era persino immaginata in ginocchio, a succhiare il proprio figlio. I suoi pensieri stavano andando alla deriva in un territorio pericoloso, perché se voleva, poteva camminare fino a quel locale, parlare con il titolare e mettersi dietro una di quelle cabine per 'esibirsi' a suo figlio. La sua figa era ormai inzuppata.
Un mantra alla fine si formò nella sua mente: "Merito questo. Mi merito questo. Mi merito questo."
Sì, come madre single che lavorava instancabilmente per pagare le bollette e soddisfare i bisogni di suo figlio, se lo meritava. Aveva lavorato così duramente che meritava questi grandi sentimenti di intenso piacere. Non importava quanto di tabù o socialmente scabroso ci fosse in quel gesto libidinoso. Per ella non era nient'altro uno dei modi di rendere piacevole la breve sosta sulla terra.
Non erano affari di nessun altro, comunque.
Che portavano al suo prossimo mantra: "Nessuno lo saprà mai. Nessuno lo saprà mai. Nessuno lo saprà mai."
Come si faceva a scoprirlo? Il sistema gloryhole era stato progettato per essere anonimo. Se sarà intelligente e farà tutto bene, potrà farla franca.
All'ora di pranzo, eliminò all'ultimo minuto dei piani con alcuni dei suoi colleghi. Erano tutti intenzionati ad andare a mangiare cibo giapponese insieme. Giuliana si ritrovò invece con un appetito per qualcos'altro. Qualcosa di più salace per i suoi gusti attuali.

Furono appena 15 minuti a piedi attraverso il centro. I suoi piedi e i suoi tacchi erano stanchi per la camminata vivace, ma si concentrò sui suoi piani.
Questa era la sua prima visita e fu piuttosto imbarazzante arrivare lì. Non poteva essere vista da suo figlio e aveva solo una vaga idea di cosa fare. Quando andò nel retrobottega del locale , chiamò colui che sembrava avere l'aspetto di un cameriere.
"Salve, buongiorno, può aiutarmi con qualcosa?" chiese. "Questo è un po' imbarazzante, ma vorrei andare in bagno."
"In fondo al corridoio alla sua sinistra, signora" rispose il cameriere.
Lei scosse la testa. "No, no. Voglio dire, vorrei rinfrescarmi prima di mangiare. Ho un appetito particolare per qualcosa. Ha senso questo?"
Il cameriere improvvisamente capì e Giuliana arrossì molto forte.
"Qualcosa in mente?" chiese il cameriere. "Il servizio di pranzo inizierà presto e stiamo aspettando gli ospiti."
"Sì, voglio qualcuno in particolare da quel gruppo."
Il cameriere annuì. "Mi dia la sua descrizione. Quando arriverà, farò le sistemazioni necessarie."
"Grazie mille" disse lei, con il viso dal colore della lava vulcanica.
"E' un piacere, signora."
Giuliana fu scortata oltre la zona del bagno, dietro una porta segreta dove un altro uomo sembrava essere al comando. C'era solo una luce. Lo spazio era stretto ed era molto pulito.
C'erano altre due donne che sembravano conoscersi e stavano parlando di una recente puntata di un reality show. Erano vestite bene in abiti corti ed erano sulla quarantina.
D'altra parte, Giuliana era sulla cinquantina ed era vestita per l'ufficio. Era imbarazzata e mantenne la testa bassa, sperando che le altre donne non le dicessero una parola. Nessuna delle due lo fece.
Controllava costantemente l'orologio con il passare dei minuti. Più volte pensò di andarsene, che era quello che ogni madre responsabile e sana di mente avrebbe fatto. Era solo logico. Una donna come Giuliana, con la sua carriera e la sua posizione sociale, non dovrebbe mai essere in linea per una cosa del genere.
Ma d'altra parte, perché dovrebbe essere permesso a suo figlio di avere tutto il divertimento? Si ricordava dei suoi mantra. Che si era guadagnata il diritto di avere un po' di piacere e che nessuno l'avrebbe mai saputo. Avrebbe potuto sperimentare qualcosa di così intensamente tabù e suo figlio uscirebbe da quel posto un giovanotto felice. Tutti vincevano.
Nonostante tutte le sue razionalità, continuava a ciabattere e vacillare. Udì parlare in sottofondo e le cose stavano accadendo. Era l'ora di pranzo e gli impiegati maschi dell'ufficio erano intrattenuti da pasti di alta qualità e forse da un bel pompino nel mezzo.
Come guidata dal pilota automatico, i piedi di Giuliana cominciarono a muoversi verso l'uscita. Non importava quanto fossero inzuppate le sue mutandine, gran parte di lei voleva essere una madre responsabile e andarsene prima di fare qualcosa di cui poteva pentirsi. La fantasia era una cosa, ma la realtà era un'altra.
"Signora, la sua cabina è pronta" disse un uomo, fermandola.
Giuliana si voltò per guardarlo. L'uomo abbigliato, con il suo volto privo di emozioni, fece un gesto verso una cabina aperta.

Proprio come la sala d'attesa, la cabina sembrava pulita mentre sbirciava all'interno. Tende rosse decoravano le pareti. Le luci erano spente e c'era un piccolo foro buio, ancora vuoto.
Le altre due donne si sono recate nelle rispettive cabine e chiusero le porte alle loro spalle.
"Grazie" disse Giuliana all'uomo, dopo un profondo sorso di vino d'annata.
I suoi piedi si spostarono verso la cabina. L'uomo la scortò all'interno. Tutto era surreale. Questo era un nuovo territorio. Per tutta la sua vita, non aveva mai messo piede in una discoteca o in qualsiasi posto dove il sesso era l'unica cosa nella mente della gente.
Ora era in una cabina progettata solo per dare gratificazione sessuale. L'uomo chiuse delicatamente la porta dietro di lei. Non c'era serratura sulla porta e poteva andarsene in qualsiasi momento.
Giuliana si posizionò in ginocchio. Il cuscino sotto le ginocchia era estremamente confortevole. Udì un coro di voci. Un gruppo di uomini che scherzavano tra di loro.
Quando udì le voci vicine, il sangue le arrivò alla testa. Quando sentì la voce di suo figlio parlare con qualcuno, il suo clitoride divenne duro. Anche i suoi capezzoli. La sensazione di vertigini era piu forte.
Suo figlio entrò nella cabina dall'altra parte e chiuse la porta. Giuliana aveva paura di guardare perché aveva paura che anche suo figlio potesse guardare per poi rivelare le loro rispettive identità.
Il rumore di una cintura che si slacciava e una cerniera che scendeva le fece venire l'acquolina in bocca. Questo era parte di un sogno.
Lentamente, il pene di suo figlio si fece strada attraverso il buco. C'era abbastanza luce da poterla vedere chiaramente. Il pene era per lo più eretto. Notò ogni linea, vena e colore sul pene duro di suo figlio. Suo figlio era sicuramente un uomo, adesso. Questo, infatti, era il pene di un uomo adulto. Per un momento, ne fu trafitta. Quasi fiera di essere madre. Le fece ancora più venire l'acquolina in bocca mentre guardava da vicino. L'immagine del pene di suo figlio era ora impressa nella sua memoria per sempre.
"Sei lì?" domandò, con voce timida e soave.
In una frazione di secondo, Giuliana non vedeva più questo come un 'cazzo d'uomo'. La voce dolce e tenera le faceva ricordare che quello era il suo dolce figlio, innocente e perfetto sotto ogni punto di vista. Ma in questa cabina, aveva un lavoro da fare.
Aprì la bocca e prese la punta dentro. La succhiò con gli occhi aperti. Oh sì, stava per assaporare questo. Prima di far cadere la saliva sul glande, aveva appena succhiato e mordicchiato delicatamente su di esso. Accarezzò la cappella con la lingua. Non solo per compiacere suo figlio, ma per assaggiarlo. Suo figlio aveva un sapore gradevole.
Smise di leccare, pizzicò la punta del cazzo di suo figlio per tenerlo dritto, poi accarezzò con la lingua l'intera lunghezza. Era deliziosa e lei la sentiva indurire ancora di più. Quando udì suo figlio gemere di già, capì che stava facendo qualcosa di giusto.
Quando il cazzo pulsò duro, Giuliana si lasciò andare completamente e si meravigliò del suo lavoro. Fissò l'erezione incredibile di suo figlio. Luccicava dalla saliva. Altri due colpetti di lingua sulla cappella e poi il cazzo dritto in bocca. Giuliana succhiava scuotendo e inclinando la testa prima a destra e poi a sinistra. Ad ogni movimento convulso in avanti, la fronte di Giuliana quasi sbatteva sulla parete. Le mani appoggiate a mo' di sostegno, ne impedivano l'impatto. Mani che avrebbe tenuto incollate alle natiche nude del figlio se non fosse per quella dannata parete.
Essendo una mamma attenta e amorevole, Giuliana sentiva che era giusto dare quel sollievo al figlio al meglio delle sue capacità. La cosa peggiore che poteva fare, a questo punto, era lasciare il figlio a bocca asciutta.
Spalancò le fauci e ne prese tutto quello che poté, quasi fino in fondo alla gola. Quando serrò le labbra il movimento della testa diventò più irruento. Nonostante la velocità della sua testa, Giuliana poté sentire il cazzo contrarsi e pulsare in bocca, e udì ancora una volta suo figlio gemere. Ora più intensamente.
"Sei meglio dell'ultima donna" disse.
Nel suo cuore, Giuliana ruggiva d'orgoglio mentre succhiava. Come voleva baciare suo figlio sulla bocca e coccolarsi con lui, ma il suo cazzo era al momento la cosa migliore. Continuò a succhiare con tutte le sue forze, dando un piacere incredibile nel processo.
Le parole di suo figlio risuonarono nella sua testa. Sei meglio dell'ultima donna. La riempì di uno strano senso di orgoglio materno, sentendo il figlio dolere e pulsare tra le labbra e sulla lingua. Si', era una succhiacazzi migliore di una vera professionista che veniva abitualmente qui. Era il suo desiderio di compiacere suo figlio a renderla così brava?
Lasciò scivolare lentamente il cazzo fuori dalla sua bocca. "Te lo meriti."
La sua voce arrivò in un sussurro basso mentre accarezzava, poi tornò a succhiare. Questo ricordo era ormai per sempre impresso nella sua mente. Era ora di finirla e andare avanti. Non poteva trattenere suo figlio qui tutto il giorno. Anche se...
Mentre succhiava e accarezzava, sentì il corpo di suo figlio teso. Si era quasi tirato un po' indietro, prima che lei strattonasse il cazzo per riportarlo indietro e continuare a succhiare.
"Mamma?" sussurrò con voce tremante. "Sei tu?"
In circostanze normali, sarebbe morta per la vergogna. Era stata beccata. Lo sapevano entrambi. La sua voce era particolare, soprattutto per suo figlio. La sua lussuria aveva avuto la meglio su di lei quando aveva commesso l'errore di parlare, anche solo con un sussurro.
Ma questa non era affatto una circostanza normale. Nel suo stato attuale, continuava a succhiare e succhiare. Lasciò che le sue guance si allungasero dall'interno ogni volta che il cazzo di suo figlio veniva portato dentro dalla potente aspirazione avanti e indietro. Il cazzo le arrivò a toccare addirittura la parte superiore della gola.
Doveva una risposta a suo figlio. Era certa che suo figlio si stesse chiedendo cosa stesse succedendo.
Il cazzo le scivolò lentamente dalla bocca e lei accarezzò. "Riconosci le mie labbra? Queste labbra ti hanno dato il bacio della buonanotte per tutta la vita. Li riconosci? Scommetto che non avresti mai immaginato che sarebbero state intorno al tuo cazzo duro."
Giuliana sorrise a se stessa sapendo quanto audacia aveva appena messo in quelle parole rivolte a suo figlio. Oramai deviata, tornò a succhiare. Stavolta ci andò sempre più forte. Il cazzo si gonfiò nuovamente. Sì, non c'era dubbio. Tuttavia suo figlio si sentiva emotivamente impossessato da questo, il suo cazzo aveva bisogno di ciò.
"Oh, mamma" sussurrò. La sua voce si incrinò, come se fosse sull'orlo delle lacrime.
Giuliana lasciò che il cazzo scivolasse fuori dalla sua bocca di nuovo. Goditi il tuo pompino. In questa cabina, io sono la regina del Gloryhole. Ti piace? Il cazzo succhiato da tua madre. Ti piace? Ti piace farti fare un pompino da me? Vieni nella mia bocca e dimostramelo.

Questa era la fine del gioco. Giuliana avrebbe capito pienamente se il cazzo di suo figlio si fosse avvizzito e si fosse rimpicciolito a causa di quanto questo fosse depravato. In tal caso, più tardi dovrebbe tornare a casa e implorare il perdono di suo figlio. Forse sarebbe stata in lacrime per tutto il tempo. Quando sentì suo figlio fare rumori piagnucolanti mentre succhiava, si preparò all'eventualità dell'ultima vergogna.
Invece, sentì il cazzo di suo figlio palpitare e gonfiarsi a standard impossibili. Era pronto a scoppiare di sperma. Sì, suo figlio lo voleva fortemente. Giuliana continuò a succhiare, accarezzare, fino a quando finalmente percepì il corpo di suo figlio tendersi.
Prima di mangiare l'orgasmo di suo figlio, Giuliana gli volle elargire un 'gola profonda' per dimostrare quanto lo amasse. Era qualcosa che faceva in rare occasioni con gli amanti. Rilassò la gola e lasciò scivolare il cazzo, allungando l'apertura. Con l'intensità dello sforzo, le lacrime presero a scorrere sul viso. Emise dei rumori gorgoglianti. Le sue labbra toccarono persino il muro mentre prese tutto dentro la sua bocca. Quello sembrò essere il trucco.
"Mamma, sto per venire."
Giuliana tirò indietro la testa. La saliva le pendeva dalle labbra.
"In fondo alla gola. Il mio vestito è costoso."
Bastarono pochi colpi delicati dell'asta bagnata. Con le labbra avvolte saldamente ancora una volta, il cazzo duro bagnò la gola, la bocca e la lingua con grosse gocce di sperma. Ogni schizzo saettò forte e veloce. Era caldo, salato e cremoso. Di solito sborrava così tanto? O era stato per lei?
Continuava a deglutire per stare al passo dei fiotti. L'ultima cosa che voleva era qualcosa che le gocciola a dalla bocca e che avrebbe macchiato il vestito buono. Quindi ingoiò e succhiò. Dopo molti altri schizzi duri, vide il cazzo sgonfiarsi immediatamente e usò la lingua per strisciare la punta del pene più volte per divorare tutto.
"Goditi la tua cena sociale" disse, dandogli un ultimo bacio sul glande umido, allontanando la bocca e asciugandosi i lati delle labbra con le dita.
Il giovane adulto si tirò indietro e sussurrò: "Grazie mamma. Ti voglio bene."
"Ti voglio bene anch'io."

Rendendosi conto della gravità di ciò che aveva fatto, Giuliana si alzò e lasciò la cabina, camminando vivacemente sorpassò tutti i clienti all'ora di cena. Le sue mani e le sue labbra erano ancora bagnate di sperma e saliva, ma si mimetizzava con tutti gli altri professionisti che camminavano sulla strada trafficata del centro. Ma a differenza delle altre donne, era unicamente una madre dal foro ingordo.
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