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Scambio di Coppia

Algida - 3 puntata


di 2ofquattrok
30.01.2021    |    7.050    |    3 5.8
"Aveva sempre convissuto con questo suo carattere così duale, estremo, bipolare..."
Un calore, forte, aveva sentito il sangue salirgli in testa. Avrebbe potuto metterle una mano sul culo, alzarle la gonna spostare il perizoma e infilare il cazzo e poi prenderle i fianchi e muoverla a ritmo con il suo piacere.
Avrebbe voluto che lei gli dicesse: “Adesso scopami!”
“Sei una troia, hai voglia di cazzo puttana?”
“Eccolo! L’ho trovato, ti piace? Ho provato a mischiare la tecnica ad olio con gli acquarelli”
“Bello! I colori ad olio lo rendono molto.. materico”
“Si, vero!”
Finalmente un sorriso, lei che rideva sempre poco. Si, un sorriso.
Avrebbe voluto dirle: “girati puttana che adesso ti sbatto sul divano. Troia!”
Invece lei si era defilata da quell’angolo dell’Atelier per guadagnare la piccola finestra che dava sulla piccola piazza. Guardava i fiori sul davanzale.
Era in piedi di schiena, un lembo della camicetta appena fuori dalla gonna, sembrava finalmente un po’ meno perfetta.
Guardava lontano, chissà a cosa pensava, sembrava triste. Si era tirata giù la minigonna per darsi un tono.
“Perché tiri giù la gonna puttana?” pensava “devi ancora farmi sborrare, ti voglio sporcare di sborra! porca!”
“E’ molto elegante il tuo Atelier, complimenti, tutto molto curato, perfino l’illuminazione a led a pavimento. Una bella atmosfera”
Lei si era girata quasi stupita dalle sue parole. “Dici? Si. Grazie, ho voluto curare ogni particolare, specialmente l’illuminazione. Sai, questo è il mio nido, il mio rifugio. Qui posso essere me stessa, dipingere, evadere, sognare. Anche perdere il tempo a pensare mentre ascolto musica”
La immaginava sdraiata sul divanetto con gli occhi socchiusi ad ascoltare musica, con le sue labbra carnose semiaperte nel gesto di cantare a bassa voce.
“Apri la bocca porca, fammi un pompino, leccami il cazzo! “
“Scopami la bocca! Scopamela come fosse la figa!”
Colpi, dentro e fuori, sentire la lingua calda, le labbra morbide, la gola, i suoi gemiti mentre una mano esplorava il suo seno, caldo, turgido, con i capezzoli tesi.
“Sai, quando eravamo giovani, ero innamorato di te” finalmente era riuscito a confessarlo, dopo anni, dopo tante fantasie.
“Anche io”
“Ma come? Stai scherzando? Non mi hai mai guardato! Non mi consideravi, ero invisibile!”
Non capiva se lei lo stesse provocando o semplicemente lo prendesse per i fondelli.
“Ti prendo io per il culo vacca!” pensava. “Girati puttana! Ti apro il culo”
E immaginava di entrare nel suo culo, prima con delicatezza, fino a che non era tutto dentro, poi sempre più deciso, con colpi ben assestati, aprendolo, scivolando in lei come se fosse la figa.
In cuor suo aveva sempre desiderato una donna sottomessa, pronta a eseguire ogni suo ordine. La sua fantasia più ricorrente era quella di passare un’intera giornata con una donna alla quale potesse chiedere tutto. Gli sarebbe piaciuto che una donna gli dicesse “oggi sono la tua puttana, la tua prostituta, fai quello che vuoi, chiamami puttana tutto il giorno. Oggi il mio nome è Puttana”
Si, in cuor suo avrebbe voluto portare in giro una donna mezza nuda, uscire di casa con uno scopo ben preciso: eccitare chiunque avessero incontrato.
“Vuoi un the? Ho una collezione di the che mi ha portato una mia amica dall’India. Spettacolari!”
“Si grazie, volentieri”
“mmm buonissimo! Un profumo..si sente il profumo della mora”
“Te lo dicevo! Speciali!”
Si, voleva una donna totalmente disinibita, pronta a farsi scopare ovunque e da chiunque. Una donna pronta a sottomettersi a ogni sua fantasia, fin quasi a farsi pisciare addosso!
Una prostituta
Per la prima volta ammetteva a se stesso che desiderava una prostituta. Desiderava ardentemente essere l’uomo di una prostituta!
Immaginava di vederla sdraiata su di un letto con gambe e braccia aperte mentre si faceva scopare da 5 uomini.
Un immagine ricorrente nella sua mente ma adesso più nitida: un cazzo in bocca, uno in figa, uno in culo e con le mani a fare una sega ad altri due uomini.
Immaginava di toccarle le tette facendosi una sega davanti alla sua faccia mentre gli altri la usavano.
Si, usavano.
Voleva che lei fosse usata. Usata come un oggetto, presa, manipolata. Nei suoi occhi un turbinio di immagini che la vedevano inchiodata in un ruolo estremo, quasi una violenza.
Per anni si era interrogato se le sue fantasie sessuali fossero al limite del normale, spesso si vergognava dei suoi stessi desideri. Messi a confronto con quelli degli altri uomini sembravamo incredibilmente estremi.
Aveva sempre convissuto con questo suo carattere così duale, estremo, bipolare. Era capace di emozionarsi fino a piangere davanti ad un opera d’arte, o un libro, o davanti all’innocenza di una risata di un bambino ma anche di immaginare gesti estremi come riempire di sborra la bocca di una donna.
“Sono contenta che sei venuto a trovarmi, sai, io dipingo per me stessa, ma non ti nego che quando qualcuno apprezza le mie opere mi sento molto gratificata”
“E’ stato un piacere! Sei bravissima”
“Ci vedremo ancora? Non ci perdiamo di vista per altri 30 anni vero?”
“Assolutamente no!, amo l’arte, amo la pittura”
Amo te, avrebbe voluto dire.
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