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Scambio di Coppia

Le foto di mia moglie 3


di quartofederico
07.04.2020    |    27.758    |    34 9.7
"Mi venne spontaneo allungare la mano e tentare di abbassarle il pezzo di sotto, ma lei: "No, no" mi diede uno schiaffetto sulla mano, e vedendomi..."


Ci svegliammo che erano già le nove, avevamo dormito come ghiri, e fatto strano non si sentivano voci dal resto della casa.
Mi alzai e, in punta di piedi, andai in cucina. C'era Antonio seduto al tavolo; aspettava che gli altri si svegliassero. Forse il tramestio fatto aveva agito da sveglia, perché in un attimo comparvero sulla soglia Clara, in vestaglietta semitrasparente, e Giovanna con addosso un pareo che di solito usava per la spiaggia.
Sia Antonio che Clara fecero gli auguri di buon onomastico a Giovanna e Clara notò l'anello al dito di mia moglie.
Entrambi l'abbracciarono e baciarono, poi Clara preparò la moka e la mise sul fuoco. Prendemmo il caffè e stabilimmo di andare a prendere un po' di sole in spiaggia.
In camera Giovanna si stava mettendo un bikini che non avevo ancora visto.
Era piuttosto mini ma metteva in evidenza tutto lo splendore delle sue forme.
"Come sto? " chiese
"Sei uno schianto” risposi con ammirazione.
Entrò la sua collega, anche lei con un due pezzi molto arrapante.
"Allora? - fece - Tutto bene?"
"Sì, molto bene, grazie; siete davvero ospiti in gamba" commentò Giovanna.
"Andremo in una spiaggetta un po’ più distante, perché appartata e si è più liberi; va bene per voi?"
"Voi conoscete i posti e, quindi, a noi va bene tutto ciò che proponete" dissi e mia moglie assentì.
Eravamo quasi per partire, quando mia moglie, con una smorfia sul viso, si bloccò:
“Scusatemi! Devo andare di nuovo in bagno” disse.
Clara la seguì e Antonio, rivolto a me:
“Conseguenze di ieri sera?”
“Non penso che le abbia fatto male quello che abbiamo cenato” risposi.
“Intendevo altro; sai, anche se soffocato si è sentito il gemito di dolore di Giovanna; l’hai inculata, vero?“
“L’ha sentito anche Clara?” mi informai.
“Sì, ma non ti formalizzare, anche noi stavamo facendo sesso”.
“Anche tu l'hai sodomizzata?” chiesi
“No, non l’ho mai fatto; è una pratica che non mi riesce e lei, credo, se ne sia fatta una ragione”.
Era vergine dietro? Buono a sapersi, anche perché, quando ballando, ha avuto modo di avvertire il mio cazzo sul sedere, non mi era sembrata affatto dispiaciuta.
Non ebbi tempo di ribattere perché le donne tornarono e potemmo partire.
Arrivammo in spiaggia in 5 minuti.
Era una caletta, chiusa, da un lato, da una fila di scogli e, dall’altro, da una fitta vegetazione. Piantammo l'ombrellone e ci stendemmo sui teli a prendere il sole.
Praticamente eravamo soli; in lontananza si vedeva un'altra coppia, ma la distanza era tale da non riuscire a distinguerli.
Antonio si alzò e si diresse sul bagnasciuga; io lo seguii.
"Sono belle le nostre mogli, vero?" disse.
"Sì molto, due bellezze leggermente diverse ma ognuna con un fascino particolare. Rispondimi sinceramente: ma a te piace Giovanna?"
"E me lo chiedi? Ha un corpo fantastico; mi piacerebbe poterla scopare"
"Sì, ma come pensi di riuscirci? Non lo so, ma così... su due piedi, pensi cederebbe?" continuavo a chiedere.
"Tu dici? Ieri sera, mentre ballavamo, sentendosi desiderata, sono riuscito a sfiorarle il collo con un bacio e per poco non mi sveniva fra le braccia".
"Per questo, quindi, hai proposto la lezione di tango?" insistetti.
"Sì, tu ovviamente, avrai Clara come insegnante, e credo che, da quello che lei mi ha riferito, ti sono state offerte buone occasioni" disse.
"Te l'ha detto lei?" chiesi
"Sì, ha detto che avevi un cazzo duro come una pietra, che lei, ad ogni figurazione del ballo, non poteva mancare di goderselo, ora qui ora lì"
"Dai... non pensiamoci ora; godiamoci il sole, il mare e le nostre... fantastiche femmine".
Si stava veramente bene; Giovanna ha sempre adorato crogiolarsi al sole e per prenderne quanto più possibile aveva arrotolato il pezzo di sotto, riducendolo al minimo della decenza, e quello di sopra, per la sua naturale opulenza, nascondeva appena appena l'areola ed il capezzolo.
Mi venne di sussurrare a Giovanna:
"Togli quel reggipetto... dai; qui il sole si può prendere integrale"
"Sei matto?" la risposta che, onestamente, mi aspettavo.
Allora aggiunsi:
"Aspetta ti faccio una foto... poi mi dici"
Le mostrai lo scatto e lei capì che, o nuda o così coperta, era quasi lo stesso.
"Chi vuole prendere il sole integrale?" domandai e senza aspettare risposta mi sfilai il costume e mi stesi nudo.
Clara sgranò gli occhi, mentre Antonio seguì il mio esempio e si sfilò pure lui il costume.
Con un cenno di intesa, presi per mano Giovanna e Antonio Clara, e di corsa le tirammo tra mille spruzzi in mare.
Nel tirarla in acqua, a Giovanna debordò il seno destro in tutta la sua bellezza e, nel tentativo di ricoprirlo, mi lasciò la mano e fece un bellissimo tuffo in acqua. Finalmente, questa volta, ne uscì senza reggiseno e rinunciò a coprirsi.
"Dai, Clara" fu l'incitazione di tutti, Giovanna compresa, "toglilo anche tu".
Non se lo fece ripetere una seconda volta.
Aveva due tette da mozzare il fiato, ma io per non far un torto a Giovanna feci finta di guardare appena.
Comunque fui io il primo ad uscire dall'acqua e, di corsa, senza voltarmi raggiunsi il nostro ombrellone e dalla borsa presi un asciugamano.
Ero nudo e non osavo voltarmi verso i bagnanti per non far vedere l'effetto devastante dell'acqua fredda del mare sul mio cazzo. Lo massaggiai e lo asciugai per bene e riprese il vigore barzotto che si addiceva a quei momenti.
Clara fu la seconda a tornare sulla spiaggia e venne di corsa verso di me con le sue magnifiche mammelle traballanti.
Le porsi il suo telo e lei se lo stava avvitando intorno al corpo.
Ero a pochi centimetri da lei:
"Quanto sei bella" le dissi.
"Grazie, anche tu mi piaci" e con la mano libera azzardò una timida carezza al mio basso ventre.
Non me lo aspettavo e devo dire che fu sorpreso anche il mio amico laggiù, tanto che ebbe un repentino balzo all'insù.
Mi venne spontaneo allungare la mano e tentare di abbassarle il pezzo di sotto, ma lei: "No, no" mi diede uno schiaffetto sulla mano, e vedendomi deluso: "Aspetta, faccio da sola" disse e si abbassò il costume fino all'inguine.
Apparve un triangolo di serici peli neri, in mezzo ai quali si celava una vulva meravigliosa, che ora più che mai volevo fare mia.
"Sei stupenda" mormorai.
"Anche a me piace molto il "tuo" aggiunse, mentre si rialzava il costume.
Fu lei a passarmi il mio asciugamano, che usai per nascondere il cazzo duro.


Antonio e Giovanna stavano giocando a spruzzarsi l'acqua addosso.
Li vedevo ridere, scherzare e ricorrersi nell'acqua felici come bambini.
Poi lui le diede la mano e ritornarono a riva.
Lei, con il reggiseno in mano e con le tette che ballavano ad ogni passo, mi venne incontro ed io le passai il telo da mare dalla borsa.
Si asciugò il viso e i capelli che erano bagnati e mi chiese il mio asciugamano; glielo porsi, ma rimasi nudo con il cazzo ancora mezzo duro.
Guardò il mio e, poi, quello di Antonio, un po' moscetto, forse per l'effetto del freddo dell'acqua, e mi sembrò di leggere sul suo viso un sorrisetto di ammirazione per quello che da sempre le aveva donato non poche soddisfazioni.
Restammo ancora un poco al sole, giusto per asciugarci, per poi tornare a casa.
"Cosa cucino?" chiese Clara
Optammo per uno spaghetto veloce, aglio, olio e peperoncino, e mentre lei preparava, facemmo una doccia, prima io e Giovanna assieme, in bagno.
"Non guardarmi... devo fare pipì" disse.
"Ok"; sapeva benissimo che avrei sbirciato, poi passò sul bidet per ripulire la patatona.
Poi, io con pantaloncini e T-Shirt e lei con vestitino leggero e solo mutandine, andammo ad aiutare in cucina.
In realtà era stato già apparecchiato ed a Giovanna restò il solo compito di mettere al fuoco gli spaghetti, mentre loro, ritornando in cucina, sparsero tutt'intorno un buon profumo di pulito.
Clara indossava solo pantaloncini e pezzo di sopra del bikini; Antonio pantaloncini e torso nudo. Ci sedemmo a tavola e facemmo un brindisi alla nostra amicizia e complicità.
Dopo la frutta, completò il pranzo un tonico caffè, che prendemmo seduti tutti e quattro sul divano e, tra una battuta di spirito e una risata, arrivò da Antonio la proposta della lezione di tango.
Raggiunta la consolle, dove era poggiato un impianto stero, fece partire la musica: naturalmente "la Cumparsita" che, a suo giudizio, era il non plus ultra dei tanghi.
Con un fare da vero cavaliere invitò Giovanna e volle che lo stesso facessi io con Clara.
La musica, per non parlare delle evoluzioni del ballo, cominciò a fare il suo effetto. Antonio guidava Giovanna, che era praticamente avvinghiata a lui.
Io tenevo gli occhi chiusi e Clara danzava con me, stando letteralmente appiccicata al mio corpo, trasmettendomi tutto il suo ardore.
"Perché tieni gli occhi chiusi?" domandò.
Con galanteria le risposi:
"Fra le tue braccia e a contatto del tuo corpo, mi sembra d'essere in Paradiso e, con gli occhi chiusi, la mia mente vola, creando immagini concupiscenti".
In realtà non lo sapevo, ovvero non lo volevo sapere, perché, forse, ancora non riuscivo ad accettare di vedere la mia donna con l 'altro; ma, ormai il gioco era partito e non potevo tornare dietro.
Mi venne da pensare: chissà se Giovanna stesse pensando la stessa cosa? Intanto Clara dovette intuire i sentimenti che provavo in quei momenti, per cui mi sussurrò in un orecchio:
"Lasciamoli soli, andiamo di là: occhio non vede, cuore non duole" e, proseguendo nel ballo, ci spostammo nella loro camera da letto.
Ero eccitato e pronto. Baciai Carla in bocca; fu un bacio dato con passione; mentre udivo le note languide del tango che suonava di là.
Ella rispose con la stessa veemenza; la sua lingua nella mia bocca era attorcigliata alla mia.
Mentre mi baciava, mi abbassò i pantaloncini e fece svettare il mio cazzo.
Le tolsi il reggiseno e i pants, e, nuda, la feci sedere sul letto.
Fece tutto da sola: prese il cazzo in mano e se lo strinse tra le tette; lo fece scorrere tra quelle due morbide colline di carne.
Lo guardava estasiata e poi lo prese in bocca.
"E' troppo grosso... non ce la faccio"
"Leccalo, bacialo, dai non fermarti"
La vedevo quasi senza volontà e quando la spinsi sul letto, sollevò le gambe.
Mi inginocchiai davanti a quelle cosce spalancate e cominciai a leccare figa e buco del culo, con movimenti continui di va e vieni.
Gemeva e si contorceva.
"Smettiamola" disse, ma senza convinzione.
Pensando alla verginità del culo, volevo provare a metterglielo lì, per cui poggiai la cappella sul suo ano, e, subito, lei mi fermo.
"No, là no, non oggi... non oggi, non sono pronta, ti prego non spingere".
Lo tolsi da lì e, spostandomi solo di un centimetro, entrai nella via naturale di quella meravigliosa femmina.
Si avvinghiò a me, artigliando le gambe ai miei fianchi; la scopai con tutta la passione accumulata fino a quel momento; una forza, quasi violenza, che nemmeno io credevo di possedere.
Venne... venne, e venne.
"Attento... non sborrarmi dentro" mi giunse il monito giusto in tempo, così che, tirandomi fuori, inondai il suo bel pancino di crema densa e bollente.
Lei scappò in bagno ed io la seguii; era seduta sul bidet e si puliva per bene. Lo feci anch'io e ci rivestimmo.
Di là, la musica non aveva smesso.
Senza far rumore mi accostai all'uscio del salotto. A terra giaceva il vestitino di mia moglie, e, poco più in là, le sue mutandine. Ancora oltre i pantaloncini di Antonio.
Giovanna, completamente nuda, era distesa sul divano e Antonio, in ginocchio, le leccava i piedi, avendo cura di passare la lingua fra le dita.
Mia moglie emetteva sospiri languidi e lasciava fare, mentre teneva gli occhi chiusi. Poi Antonio, sempre con la lingua, prese a salire lungo le gambe, fino a giungere alla fica, luccicante e rorida di umori.
L'amico vi affondò sopra e lei ebbe un sussulto seguito da fremiti.
Fu quello il momento in cui aprì gli occhi e, fra il sorpreso ed il malizioso, si accorse di me... mi lanciò uno sguardo estatico e premendo con le mani la testa di Antonio sulla sua intimità, esclamò:
"Ecco, finalmente... continua così... non ti fermare... ti prego... fammi godere, che è ciò che desidera anche quel "porco" di mio marito... ho detto bene?"
A quelle parole Antonio si girò e mi vide. Proprio in quel momento giunse anche Clara e, in silenzio, mi denudò ancora. Ero eccitato come un mandrillo, sebbene avessi da poco eiaculato.
Clara si inginocchiò ai miei piedi e prese a leccare e succhiare il mio arnese.
Antonio, allora, avendo capito che eravamo al completo e pronti a giocare, si spostò dalla posizione iniziale e coprendo con il suo, il corpo di mia moglie, la penetrò.
"Che porcelli, che siamo..." disse mia moglie e, mentre emetteva gemiti e mugolii degni di una pornostar, artigliò i fianchi di Antonio per accoglierlo il più profondamente possibile.
Più che dal magnifico pompino che stavo ricevendo da Clara, ero preso dal viso beato ed estatico di mia moglie. Si stava godendo una chiavata a quel dio biondo e non mostrava alcun imbarazzo.
Volli sedermi sul divano per aver modo di carezzare le cosce ed i piedi di Giovanna, di cui vedevo le dita contratte per il piacere.
Clara, anch'essa ormai completamente nuda, mi si sedette sopra, inglobando nel suo sesso tutto il mio turgore.
Fu il momento di espressioni che denotavano tutta l'oscenità che stavamo vivendo. Antonio diceva: "Che fica che sei, Giovanna, quanto ti ho desiderata!", cui lei "Sì, porcone, dai... fottimi, lo sai che è la prima volta che un estraneo mi scopa? E non solo…c'è anche mio marito che mi vede e ne è contento, " Vero amore?" anzi... si è eccitato al punto che ora scopa quella grande .... di tua moglie"
Clara a sua volta urlava: "Sì Giovanna, che bel cazzo ha tuo marito! Me lo sono già scopato in camera e, pensa, voleva anche incularmi, ma lì sono ancora vergine e, perciò, non gliel'ho concesso".
Da contraltare, mia moglie, con frasi frammiste a sospiri e mugolii, aggiunse:
"Oh, Clara,... non sai ....coooosa ti sei persa.... ripensaci è troppo bello poi Federico è davvero bravo, credimi…. uuuhhhmmmmmm... anche Antonio, però...., mi sta sfondando come un tamburo.
Non credevo alle mie orecchie. Mia moglie che invitava l'amante a scoparla con più vigore e questi così incitato e mettendola carponi, la continuò a chiavare a pecorina.
"Dai - urlò mia moglie - fottimi ... lo voglio ancora di più dentro".
Sembrò come un invito anche per Clara, che continuò a cavalcare la mia mazza e per gratificarmi mi sussurrò in un orecchio:
"Non ti preoccupare il culo è tuo: dammi il tempo di organizzare e te lo do, sarai tu a rompermelo...."
A questo punto sentimmo distintamente un forte rantolo: Antonio sborrò tutto il suo piacere nella figa di mia moglie e questa volta data la posizione di Clara seduta sul mio cazzo, non feci in tempo e allagai la sua vagina.
Il pomeriggio trascorse tranquillo, un po’ in giardino al fresco stesi sulle sdraio un po’ sul divano a guardare la televisione. Sia io che Antonio notammo un certo mutismo delle nostre donne.
Solo la sera a letto chiesi a Giovanna
“Allora?”
“Allora, buonanotte” rispose girandosi sul fianco e spegnendo la luce.
La conoscevo bene, non voleva commentare e dovevo darle tutto il tempo per fare suo tutto quello che era successo. Per cui mi girai pure io e mi addormentai

A me comunque il culo Clara me lo aveva promesso e doveva darmelo!!!!!!!!!


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