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Una cognata assolutamente insopportabile


di SebiBello
04.09.2018    |    35.825    |    11 9.7
"Ormai ero al culmine dell'eccitazione così la presi in braccio e la rovesciai sul divano..."
Tutte le persone che scoprono che la mia ragazza Laura e sua sorella Mara sono sorelle scoppiano a ridere. Davvero, fatico a immaginare due ragazze più diverse: Laura è minuta, scura di carnagione, con occhi e capelli castani e un portamento estremamente elegante. Mara è invece alta, molto sportiva, bionda e con vispi occhi verde chiaro. Anche caratterialmente sono diametralmente opposte: la mia ragazza è calma, introversa, sempre profonda e tremendamente intelligente. Laura al contrario è molto impulsiva, va d'accordo con tutti e ama essere sempre al centro dell'attenzione. Nonostante queste qualità fin dalla prima volta che Laura mi ha presentato la sua famiglia Mara mi è sempre stata assolutamente antipatica (sentimento sicuramente ricambiato): abbiamo idee sempre contrastanti e stili di vita che faticano a conciliarsi.

Una domenica di qualche tempo fa Laura mi invitò a cena ed io e Mara litigammo pesantemente per alcuni fatti di cronaca di quei giorni. Alzammo i toni a tal punto che Laura stessa, di solito piuttosto timida in questo genere di vicende, si alterò obbligandoci a smettere. Tra i termini più gentili con cui mi chiamò ricordo “ingenuo” e “credulone” mentre io volevo darle sicuramente della materialista e della insensibile, anche se temo di aver usato termini decisamente più coloriti...

Potete quindi immaginare la sorpresa e il disagio che provai nel trovarmela sotto casa il giorno seguente, al ritorno da lavoro. Vedendola da lontano non potei fare a meno di notare quanto fosse bella: vestiva una gonna attillata lunga fino appena sopra il ginocchio, una camicia scollata bianca con il pizzo e scarpe lucide con un tacco di almeno 10 cm. Appena mi mi scorse mi venne incontro sorridendo:
“Ciao! Ho parlato con Laura e mi ha fatto capire che forse ieri abbiamo esagerato, possiamo chiarire?”
Non ne avevo minimamente voglia ma per cortesia la feci salire, mettendomi ai fornelli per preparare il caffè. Lei intanto si lamentava del caldo, cosa che odio in quanto la trovo fastidiosamente banale. Una volta servito il caffè Mara iniziò:
“Comunque volevo dirti che non credevo davvero agli insulti che ti ho detto ieri, solo che quando non riesco a far capire le mie ragioni alla gente mi innervosisco. E' importante che capiate perchè ho ragione...”
Con questa premessa potete immaginare come la discussione sia degenerata velocemente, io mi ero seduto sul divano e lei vagava per il mio salotto imprecando e strillando sempre di più. Ad un certo punto persi la pazienza, le lanciai la borsa addosso e la provocai, indicandole la porta:
“Quella è la porta, puoi andartene!”
Pensavo se ne sarebbe uscita di corsa, sbraitando e sbattendo la porta, invece prese la borsa al volo e mi guardò con una strana espressione, inclinando leggermente la tesa a sinistra. Il suo labbro superiore tremava appena percettibilmente.
“Lo so è strano ma mi eccita troppo quando ti incazzi così”
Io la guardai muto, tentando di dare un senso alle parole che avevo appena sentito. Lei intanto mi veniva intorno slacciandosi la camicetta un bottone alla volta.
“Mara che stai facendo? Non scherzare dai”
Passo dopo passo si avvicinava sempre più così mi alzai dal divano tentando di evitarla. Ormai era troppo tardi: era troppo vicina, slacciò anche l'ultimo bottone continuando a guardarmi con quella espressione insolita e la camicetta cadde inerme a terra.
“Mara levati, questa cosa non fa ridere”

Ma mentivo, a lei e a me stesso, tentavo di spingerla via con le mani ma allo stesso tempo continuavo a stringerla tra le stesse. I miei occhi non riuscivano a staccarsi dalla sua terza abbondante, spinta in alto verso la mia faccia dal suo reggiseno bianco, mentre la mia erezione era sempre più evidente nei pantaloni. Mara intanto rimaneva zitta, con una mano sola si slacciò il reggiseno e finalmente riuscii a vedere quanto in tutto quel tempo avevo appena immaginato. Aveva un seno da dea, candido, con minuti turgidi capezzoli rosa e un piccolo neo accanto a quello sinistro.

“Mi sembra che qualcuno non sia d'accordo con te”
Disse toccandomi con l'indice sul pacco che mi esplodeva per l'eccitazione. Il contatto parve ridestarmi, mi venne in mente Laura e così la spinsi via con più foga. Non l'avessi mai fatto: lei era in equilibrio precario e cadde dritta per dritta, inciampando sul divano e cadendo con la faccia oltre lo schienale e le gambe sui cuscini. Stretto nella gonna e in quella posizione così innaturale il suo culo era qualcosa di paradisiaco: sembrava modellato nella cera e riuscivo anche a scorgere sotto la gonna un pezzo del suo perizoma nero, che contrastava meravigliosamente con quella pelle chiarissima.
“Cazzo Mara scusa, ti sei fatta male?” Le chiesi mentre la tiravo su. Ma non si era fatta male, rideva, e immediatamente mi strinse a se, baciandomi il collo appena sotto l'orecchio.

Credetemi, so che non ci sono giustificazioni per quello che successe dopo ma vi chiedo almeno di concedermi qualche attenuante. Provate ad immaginare le sue labbra sul collo, i suoi seni nudi contro il petto, la sua mano sul bacino che cercava strada nei pantaloni...sareste riusciti a resistere? Io no: cedetti, di schianto, abbandonandomi completamente al più selvaggio e naturale degli istinti. Limonammo come ragazzini, finendo presto sul divano: io mi sedetti togliendomi la maglietta e lei si mise in ginocchio davanti a me, liberando definitivamente il mio cazzo che sembrava essersi fatto strada da sé nei pantaloni. Senza dire una parola si chinò e lo prese in bocca, alternando leccatine sui lati a momenti in cui lo prendeva in bocca fino in fino in fondo. Era davvero una maestra del pompino e quando fu stanca iniziò a prendere in bocca le palle, segandomi intanto piano piano. Ormai ero al culmine dell'eccitazione così la presi in braccio e la rovesciai sul divano. Con foga le tolsi i pochi vestiti rimasti e rimasi piacevolmente stupito dalla sua patata: aveva solo una striscetta di peli biondi incolti mentre per il resto era rasata da poco. Dinanzi a questa vista non potevo esimermi dal leccarla a lungo e in fondo, sentivo le sue gambe stringermi le spalle e il collo, il suo sapore riempirmi la bocca, le sue mani stringermi i capelli e la sua voce incitarmi tra i gemiti. Quando ormai avevo male alla mascella mi alzai e la penetrai, senza alcuna opposizione, era fradicia e il mio cazzo entrava senza nessuna difficoltà. Spingevo forte, nella classica posizione a missionario, e sentivo i suoi peli accarezzarmi il bacino, le sue cosce cingermi forte i fianchi, e le sue unghie aggrapparsi alla schiena come se da quella presa dipendesse la loro esistenza.
Tanto era petulante nei discorsi tanto era docile nel sesso, gemeva ad ogni colpo ma senza urlare, con gli occhi chiusi, la bocca semiaperta per il fiato corto. Dopo un po' l'alzai e la spinsi a novanta contro il tavolo: la presi da dietro, allargandole le chiappe e sentendo la sua vagina stringersi intorno alla mia asta. Ad ogni affondo mi sembrava di arrivare più in profondità e lo stesso pareva sentire lei: inarcava le spalle e gemeva sempre più forte, coprendo i rumori del tavolo. Poco a poco iniziò a parlare, aumentando ad ogni colpo il tono di voce, ripeteva:
“Spingi, spingi, spingi, spingiiiiiii”.
Quando ormai la voce era quasi un grido glielo tirai fuori e un secondo dopo le venni, copiosamente, dietro di lei. Tre, quattro, cinque schizzi le inondarono la schiena: i primi, violenti, le raggiunsero le spalle, gli ultimi (poche gocce) le caddero sul culo sodissimo. Ancora stavamo ansimando che la sentii dire ridendo, con la sborra che le colava dalla schiena e da quel fantastico sedere:
“Giuro che se mi fai incazzare ancora come ieri la prossima volta ti do il culo”.
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