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Il desiderio della trombamica


di brendon_7
13.08.2016    |    14.049    |    2 8.9
"La sua proposta è molto semplice, e molto semplicemente, nel suo modo diretto e leggero, me la ha comunicata: una sua trombamica ha voglia di due uomini per..."
Mi stupisco di me stesso. Fino ad oggi non era solito né cercare, né tanto meno accettare situazioni così particolari. Pensarle sì. cercarle e accettarle no. Sono sempre stato più tradizionalista. Monotono direbbe qualcuno, o molti. Represso direbbe qualcuno, o molti.
Invece oggi ho accettato la proposta di Matteo. Non siamo amici, siamo poco più che conoscenti. Lui un carattere esuberante, “amico” di tutti, sempre pronto a diventare protagonista e conduttore delle conversazioni e delle compagnie; io più pacato e riflessivo, aperto mentalmente alle persone ma che non sciolgo subito le briglia prima di dar apertamente confidenza e fiducia: inizialmente mi tengo il beneficio del dubbio e il diritto di recesso.
La sua proposta è molto semplice, e molto semplicemente, nel suo modo diretto e leggero, me la ha comunicata: una sua trombamica ha voglia di due uomini per realizzare una fantasia. È una bella troiettina (sue testuali parole).
Ci son persone che han maggiore presa sulla gente, che riescono a farsi seguire con facilità. Matteo è una di queste, e senza troppe esitazioni penso che è una buona occasione per provare qualcosa di divertente, per uscire dalla mia attitudine tradizionalistica, per evolvere un po’ il mio modo di essere. Ok, accetto. Quando? Questa sera, verso mezzanotte. Dove? Me lo dice e la mia natura torna fuori, un campanello in testa mi dice che forse sono stato avventato e sto facendo una sciocchezza (in realtà ho pensato “stronzata”, non “sciocchezza”, ma metti caso che qualche bambino legga il racconto…è brutto fargli trovare delle parolacce…) . Concordo che è un ottimo punto di riferimento, che ci sono indicazioni stradali e così si trova facilmente, che sicuramente a quell’ora è molto tranquillo… ma di tutti i posti possibili…proprio un ritrovo nel parcheggio del cimitero? Vabbè, tengo per me questi dubbi, ci penserò, in caso mi tirerò indietro. Mi spiega altri dettagli e ci salutiamo in vista della serata.
I dubbi mi rimangono per il resto della giornata, e servono anche come scusa per camuffare i timori per una nuova esperienza che non mi dispiace provare, ma che un po’ mi intimorisce.
L’ingresso in doccia è un momento chiave, l’acqua calda sciacqua la pelle e sciacqua anche i pensieri, è il momento del non ritorno, del cambio mentale: si passa dal timore alla voglia e determinazione di andare all’incontro. Mi concedo qualche piacevole minuto aggiuntivo di acqua sul corpo e penso a come sarà. Ora il pensiero mi dà un principio di erezione.
Jeans, niente cintura : in quella situazione sarebbe fastidiosa. Maglione, scelgo uno più alto in vita di altri.
Salgo in auto, un po’ di musica per riempire l’ambiente e percorro i chilometri che mi separano dal paesino convenuto della bassa friulana. Dai miei calcoli non ho problemi di orario, posso viaggiare tranquillo, ed anche così arrivo con oltre dieci minuti d’anticipo. Penso che sostare troppo tempo nel parcheggio sia una brutta idea. Faccio un giretto in auto li intorno, bruciando qualche minuto prima di ritornare al parcheggio deserto; sosto l’auto in modo da vedere nello specchietto chi arriva.
Non vedo l’ora che passino i pochi minuti che restano.
Sono in ritardo. Non si vede nessuno. Tiro un bel respiro per rilassarmi.
Arriva un’auto. Va via dritta, non girà nella stradina del parcheggio.
Fuori fa un freddo bestia, sul cristallo si stanno formando dei cristalli di ghiaccio, mentre all’interno la condensa appanna i vetri. Accendo l’aria e la resistenza del cruscotto posteriore per continuare a vedere la strada principale.
Guardo anche avanti: i muri di recinzione del camposanto, la grande cancellata, e mi sembra una situazione assurda. C’è luna piena e il cielo è sereno, anche senza lampioni si vede tutto distintamente.
Forse è un normale ritardo, ma si fa sempre più strada il pensiero che invece mi han tirato un gran bidone e non si presenterà nessuno. Devo ricredermi quando un messaggio da un numero che non conosco mi avvisa che sono un po’ in ritardo ma stanno arrivando: dev’essere il numero di lei.
La lunga attesa termina quando vedo un’auto accostare, accennare la curva del parcheggio, segnalarmi di seguirla con una flashata degli abbaglianti e rimettersi in strada.
In un attimo mi desto, il battito cardiaco aumenta all’impazzata e il respiro si fa profondo per ossigenare i pensieri e tenere la lucidità. Metto in moto, retro, fari, e torno sulla strada, seguo a debita distanza l’auto che mi precede e che mi attendeva sul ciglio della strada, senza frecce, perché tanto non si vedeva anima viva in giro.
Vedo la sagoma della testa riccioluta di Matteo alla guida, mentre dal lato passeggero, ogni tanto, sbuca la sagoma di una nuca minuta, con capelli lisci, che si avvicina a Matteo e che è indubbiamente la testa di Barbara, così si chiama la sua trombamica di stasera. Quando si rimette composta sparisce nascosta dal sedile.
Ci togliamo dalla statale e prendiamo una stradina bianca privata.
Quando Matteo accosta in una piazzola e spegne motore e fari capisco che siamo arrivati. Io accosto la mia auto una decina di metri prima, a lato della stradina.
Attendo.
Nell’auto davanti vedo un po’ di movimento.
I ruoli sono noti. Io devo recitare la mia parte per realizzare il desiderio erotico di lei.
E allora attendo.
Accendono la luce nell’abitacolo.
Matteo sembra tranquillo al posto di guida, Barbara invece si agita di più, sento un impulso di eccitazione nel vedere che allunga le braccia nel gesto di sfilarsi la maglia, e poi riesco a distinguere che, nascosta dal sedile, sta inarcando la schiena per sfilare i pantaloni. Mi eccito di più. Ora sento il mio membro farsi duro e premere nei pantaloni. Lo aggiusto con la mano per sentirmi comodo e renderlo libero di ingrossarsi di più, e continuo a cercar di distinguere cosa succede nell’auto di fronte.
Barbara si agita ancora. Ora si gira di fianco, si accuccia in qualche modo compressa sul sedile, e vedo la sua testa avvicinarsi a Matteo ed abbassarsi verso il suo bacino. Le mani e le braccia non riesco a vederle attraverso il loro lunotto, ma immagino siano già protese verso Matteo e che lei gli stia accarezzando e segando il cazzo, che ora si appresta ad insalivare e prendere nella sua bocca.
Ora sono proprio duro.
Mi slaccio i jeans. Prendo dalla tasca del giaccone un preservativo, aromatizzato. Un’aria fresca di menta si diffonde in auto quando lo apro. Fa freddo fuori, ma non piove. Invece di un cappotto però copro il mio cazzo con un impermeabile.
Vedo il corpo di Barbara ondeggiare leggermente. Immagino le sue labbra scorrere sul manico di Matteo, e la lingua leccargli la cappella.
Richiudo i jeans con due bottoni soltanto. Faccio in modo che la luce interna non si accenda quando apro la portiera.
“La sua fantasia è di essere in camporella…” mi diceva stamattina Matteo.
Scendo dall’auto e appoggio lo sportello, silenziosamente. Il freddo è davvero pungente.
“…e mentre è accucciata sul sedile a far un pompino…”
Mi avvicino a passi decisi ma leggeri alla loro auto, dal lato del passeggero.
“…si apre la portiera dal suo lato…”
Appoggio la mano sulla maniglia… butto l’occhio in auto… apro la portiera…
“…ed uno sconosciuto comincia subito a toccarla…”
Quello che vedo mi piace proprio. Subito appoggio le mani sul meraviglioso sedere che mi sta di fronte, coperto solo da un perizomino rosa di pizzo.
Resterei in contemplazione per ore tanto bello è il corpo di questa “troiettina”, ma il ruolo va preso seriamente. La ammiro mentre la tocco.
È una ragazza bellissima, piccolina, il corpicino minuto con tutte le femminilità tondeggianti e sode, dono della natura, merito della giovane età e probabilmente di molta attività fisica.
Il culetto è rotondo e sodo, uno spettacolo alla vista e ancor di più al tatto, le cosce sono dei fusi con i muscoli allenati, lisce, ben definite. Le dita ci scorrono sopra in un godimento continuo. Di tutti i punti forti di questa stupenda ragazza, la curva tra i fianchi e la vita è uno di quelli che più mi tolgono il fiato: il sederino tondeggiante e la vita stretta e minuta producono immediata la voglia di appoggiarci sopra le mani, stringerla e spingerla a sè mentre la si penetra a pecorina. È irresistibile.
Mi dedico ad accarezzare tutte queste bellezze.
Barbara non ha fatto una piega quando ho aperto lo sportello. E non ha fatto una piega quando le ho messo le mani sul sedere, quando le ho stretto le natiche per saggiarne la consistenza, toccato le cosce e accarezzato i fianchi.
La guardo ora per la prima volta muovere la testa su e giù, la sento spompinare con gusto. Guardo per la prima volta Matteo che si gode il servizio di bocca della bellissima ninfetta, la guarda e le accarezza i capelli castani. Mi guarda per un secondo, e fa l’occhiolino.
Le mie mani continuano a toccarle la pelle, le accarezzo la schiena. Arrivo al gancetto del reggiseno. Prima sposto il tocco e prendo una delle sue tette in mano con tanto di coppa, poi sciolgo subito il gancetto. Il reggiseno cade in auto, e torno a toccarle il seno di prima: è un piacere intenso quanto un orgasmo toccare quell’emisfero perfetto e duro, con il capezzolo acceso e ancor più duro. E’ una pin-up per la perfezione delle sue linee. Stringo entrambe le tette nelle mie mani e le premo il cazzo contro il sedere, con i jeans di mezzo. Li slaccio immediatamente, li butto giù e così gli short, lei continua a spompinare alla grande, e senza interrompersi si solleva un po’ sulla cosce per mostrarmi meglio il fondoschiena, così torno a stringere le sue tette mentre struscio il manico tra le natiche del suo meraviglioso culetto.
Fa un freddo cane, ma dentro l’auto l’aria calda riscalda la pelle di Barbara e il suo culetto è piacevolmente caldo. Le tette ancor di più.
Torno ad accarezzarle il sedere prima di strisciare con le dita lungo il perizoma, verso la patatina. Trovo tutto il pizzo bagnatissimo, e mi eccito ancor di più. Scosto il tessuto, e le dita affondano senza alcuna difficoltà a strusciare tra le labbra.
“…e poi la scopa di brutto a pecorina…”
mi prendo il cazzo in mano, turgido nonostante il gelo, già inguantato e profumato, e lo affondo senza esitazione tra le pieghe vogliose della sua carne. Lei reagisce con un iniziale istinto a scostarsi, forse stupore, immediatamente cambiato in una spinta verso di me, per dirmi di sì, per farsi penetrare ancora e fino in fondo, e un ansimo lungo e profondo di godimento, durante il quale, per la prima volta, smette di succhiare, per la prima volta si toglie il cazzo dalla bocca, e per la prima volta ho un’idea della sua voce che immagino squillante e gioiosa come quel respiro godurioso, e come gli ansimi che seguono quando finalmente appoggio le mani su quella sinuosa e sensualissima curva tra la vita e i fianchi, e con foga la spingo verso di me e le spingo dentro il cazzo.
“…non ci devono essere soste, nessuna pausa.”
Nemmeno per mettersi il profilattico: avrebbe interrotto il flusso erotico dei pensieri di Barbara, la avrebbe fatta uscire dallo stato trasognato di sentirsi troietta che non voleva assolutamente interrompere. Questo era il suo desiderio.
E così la scopo senza fermarmi, lei riprende tremante a succhiare, ma si interrompe di continuo. I gridolini sono ineccepibili e non lasciano adito a dubbi: le piace la situazione, vuole tenere sotto controllo entrambi i cazzi, ma è sopraffatta dal godimento, amplificato dalla situazione ti trovarsi nel pieno del suo sogno. Quale meraviglioso contrasto godurioso ci sia nella sua mente, generato dagli opposti desideri di abbandonarsi al piacere e di continuare ad essere lucida e succhiare non lo posso sapere, ma immagino sia grandissimo, e sicuramente ha il merito di generare l’esplosivo orgasmo che quasi subito le sconquassa il corpo e la voce; appoggia la testa tra le gambe e sul cazzo di Matteo, gode e grida, inarca la schiena, spinge ancor di più la figa verso di me, e il mio membro scorre dentro di lei, bagnatissima, e la martello a più non posso, più che posso, per regalarle ogni briciola possibile in più di piacere.
Riabbasso il ritmo e ripendo energie quando il suo orgasmo si attenua e lei, con difficoltà, si riprende. Le vedo il viso di profilo: graziosissimo. Una bambolina pin-up.
Le sue espressioni sono ancora condizionate dal piacere dell’orgasmo e delle spinte, mi guarda trasognante con gli occhi semichiusi, abbozza un sorriso, non riesce, chiude gli occhi e si butta ancora sulle gambe di Matteo e gode. Vuole succhiare ancora, lo prende con stoicismo in bocca, spompina per un po’, ma arriva il secondo orgasmo, anticipato da scosse lungo il suo corpo e strette meravigliose tra le sue cosce, che dal nascere accelero andando a sfiorarle i capezzoli e stringendo a piene mani le tette. La scena della venuta si ripete, ma questa volta non posso più resistere nemmeno io, e mentre do tutto ciò che posso nelle spinte che scivolano nella sua fighetta umida, si infrangono in schiocchi del mio corpo contro il suo, e mi sembra di entrarle dentro anche con le palle, vengo anch’io, con una venuta abbondante che riverso dentro di lei, protetta dal piccolo serbatoio.
Lei rimane così, testa in basso, respiro affannoso, culetto in alto.
Matteo prende un profilattico, si copre e scende dall’auto.
Senza indugio entra dentro Barbara, ed anche lui può spingere nel suo corpo e arrivare all’apice del piacere.

Parliamo un po’. I maschietti fuori, e parliamo soprattutto noi. Lei seduta in auto, nuda. Mi meraviglio di quanto carino sia il suo viso visto da vicino, di quanto belle siano le curve dei suoi seni. Ascolta ed ogni tanto interviene nei discorsi con una battuta, la sua voce è davvero allegra, e si capisce che è soddisfatta e ancora adrenalinica. Guarda un po’ Matteo, un po’ me. Passa velocemente lo sguardo tra noi due. Non sono più uno sconosciuto, ma dopo qualche minuto esprime il desiderio di rifarlo.
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