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Lui & Lei

La mia vecchia maestra


di Fryek
13.08.2015    |    3.649    |    0 9.5
"Vedendola così, ancora bellissima, ancora desiderabilissima, il mio corpo reagì com'è giusto che sia: un erezione micidiale si sviluppò in un attimo..."
Estate. Finalmente l'estate. Dopo anni ed anni spesi a finire la scuola per un dannatissimo diploma, arriva infine la vacanza che tutti gli studenti attendono con ansia. Era ormai Luglio inoltrato quando decisi di andare a vedere se avessero messo i risultati, anche se ero già abbastanza sicuro di quel che avrei trovato. Erano più o meno le 5 del pomeriggio quando arrivai all'entrata della mia ormai vecchia scuola: la facciata decadente dava un senso di ansia ed oppressione, bella prima impressione darà ai prossimi studenti... Mi avvicinai, trovai il foglio della mia classe e cercai il mio nome, Giovanni. Seguii col dito la linea fino ad arrivare alle votazioni finali: 89. "Bene" mi dissi sorridendo "Questo merita almeno un piccolo festeggiamento" così mi avviai verso le gelateria che sta a fianco all'edificio. Appena arrivato, il posto era deserto, vi era solo il gelataio dietro il bancone che guardava pigramente la gente che passava senza nemmeno dare un'occhiata al negozietto. Presi la mia solita vaschetta cioccolato e panna e mi sedetti a guardare la tv del piccolo locale insieme al gelataio. Estrassi dalla tasca la mia boccetta di peperoncino, che avevo previdentemente portato nel caso avessi deciso di prendere un gelato, e cosparsi il cioccolato della magica polverina rossa. Se avete mai assaggiato il cioccolato al peperoncino e/o vi piacciono quel genere di cose particolari, sapete a cosa mi riferisco: era delizioso. Il sapore del cioccolato si amalgamava perfettamente al piccante, lasciando un fuoco in bocca, che poteva essere estinto solo dal gusto delicato della panna. Preso dall'estasi del momento, non mi resi conto della seconda persona che entrò in quel momento, ma la voce che chiese un cono alla crema mi scosse immediatamente, costringendomi a girarmi. La vidi e la riconobbi subito, la mia maestra delle elementari, Valeria! Ricordavo benissimo quanto fosse sempre stata buona con me, e quanto io l'avessi sempre trovata dannatamente intrigante. Ebbene si, in 5^ elementare avevo già cominciato a sviluppare strani pensieri su alcune donne... E lei era una di queste. Al tempo, aveva un viso leggermente allungato, con delle labbra non troppo piccole, un delizioso nasino all'insù e due fantastici occhi azzurri perfettamente abbinati ai suoi nerissimi capelli a caschetto, un sedere bello sodo, una bella terza ed un fisico mozzafiato. A circa dieci anni di distanza, le uniche cose che erano cambiate in lei, erano delle quasi impercettibili rughe vicino agli occhi ed i capelli, che da neri, erano diventati bianchissimi. Vedendola così, ancora bellissima, ancora desiderabilissima, il mio corpo reagì com'è giusto che sia: un erezione micidiale si sviluppò in un attimo. "Maestra Valeria!" la salutai sorridendo, lei si girò, e quando mi riconobbe, mi rivolse uno sfavillante sorriso. Aveva un bel rossetto rosso a farle risaltare le labbra ed indossava una camicetta bianca con un giubbettino leggero aperto, delle scarpe con tacchi non troppo alti ed una gonna nera che arrivava appena sotto le ginocchia "Il mio piccolo Giovanni! Ma che bello rivederti! Come stai?" mi disse venendomi incontro. Mi alzai e, tenendo il bacino leggermente distante, la abbracciai mentre lei mi schioccava un bacio per guancia. Cominciammo a parlare delle solite cose: famiglia, scuola, lavoro ecc. Le pagai il gelato ed uscimmo fuori, diretti verso un parchetto che stava nelle vicinanze. Mentre camminavamo, ogni tanto la guardavo. Era ancora dannatamente bella, ad ogni passo, il suo culo cantava, ed i seni si muovevano leggermente, ma la cosa che quasi mi fece impazzire, era il modo in cui leccava il gelato. Certo, sicuramente lo faceva senza malizia, ma io ci vedevo tutt'altro... Notai, comunque, che ogni tanto lanciava certi sguardi nella mia direzione, e la cosa non aiutò molto, anzi contribuì nel modo sbagliato, visto che speravo che l'eccitazione passasse. Appena arrivati al parchetto, notai con piacere che era completamente deserto, e che a quell'ora, molte panchine stavano all'ombra, così ci sedemmo su una. Finito di parlare delle solite cosette, si girò verso di me e finalmente capii perchè mi guardava da prima "Senti, scusa se te lo chiedo, ma mi diresti cos'è il gelato che hai tu?" Effettivamente, il gelato al cioccolato con i puntini rossi, attirava l'attenzione, ma scoprire che l'oggetto degli sguardi non ero io, bensì il mio gelato, mi dispiacque un pò. Nonostante ciò, ne presi un pò con la palettina e glie la porsi dicendo "Assaggi". Lei la prese a la mangiò. Inizialmente assaporò il sapore del cioccolato, poi evidentemente arrivò il retrogusto piccante che le fece sbarrare gli occhi. Velocemente ripresi la palettina e le avvicinai un pò di panna. Lei la mangiò subito, in modo differente però. La prima volta aveva mangiato normalmente, questa volta invece, aveva messo la palettina verticale e l'aveva leccata lentamente. La guardai a bocca aperta. Quando finì, mi porse la paletta e, con una voce che non potrei definire in altro modo se non eccitata (anche a causa del leggero ansimare che aveva), mi disse "Buono... Certo che hai dei gusti particolari eh?" ripresi la paletta ancora intontito e riuscii a balbettare sol un qualcosa d'indistinto come "Si... No... E'... Eh...?" lei si avvicinò a me, leccò il gelato (stavolta ci aveva DECISAMENTE messo malizia) e me lo porse dicendo "Perché ora non lo assaggi tu?" tesi la mano verso il gelato, ma lei lo tirò indietro "Ah-ah..." disse scuotendo la testa "Apri la bocca..." tolsi la mano e mi avvicinai col volto. Lei stava ansimando più di prima, ed io ero ormai al mio limite, non ci stavo capendo più nulla. Aprii la bocca e lei mi avvicinò il gelato "Chiudi gli occhi..." mi disse, ed io, obbediente, li chiusi. Stava perdendo il controllo, la potevo sentire agitarsi nella panchina a fianco a me. "Tira fuori la lingua..." obbedii. Ormai non sapevo nemmeno più che aspettarmi. Sentii il sapore freddo e dolce della crema sulla lingua, il gelato che veniva spinto già fino alla punta e, prima che il gelato si staccasse, qualcosa mi afferrò il labbro superiore. Aprii gli occhi e vidi Valeria che mi mordicchiava il labbro, ansimava visibilmente e gemeva, teneva gli occhi chiusi ed il gelato inclinato sopra la gamba. Mi affidai all'istinto, anche se non del tutto. Poggiai la vaschetta di gelato dietro di me e presi a mordicchiare e succhiare il suo labbro inferiore. Ansimò e lasciò il mio labbro, aprendo la bocca decisamente presa dall'eccitazione del momento, mentre io portavo una mano dietro la testa ed una sulla schiena. Sentii il cono cadere a terra e grazie a quello, l'istinto prese il sopravvento. Le afferrai i capelli, non troppo forte ma abbastanza da farglielo sentire, e feci scendere la mano dalla schiena fino a quel bel culo sodo. Le inclinai la testa all'indietro e cominciai a baciarle il collo. Valeria ormai ansimava visibilmente e la cosa mi eccitava da morire. Mi afferrò le testa tenendola spinta sul suo collo, che cominciai a mordicchiare leggermente. Nel frattempo feci scendere anche l'altra mano sul culo, in modo da poterglielo palpare per bene: era fantastico. Un culo sodo, non troppo grande ne troppo piccolo, perfetto. Mi tirò via la testa e mi fissò. Inizialmente pensai che mi avrebbe schiaffeggiato, urlato contro e chissà che altro, ma non fece nulla di ciò. Aveva i capelli in disordine, lo sguardo annebbiato dall'eccitazione ed il fiato corto. Tirò la testa verso di sé e mi baciò quasi di violenza. Stavo per scoppiare, la volevo subito, lì, su quella panchina, e fregacazzi se qualcuno fosse passato. Le tolsi il giubbetto, mi staccai e le aprii la camicetta tirando le due parti, i bottoni saltarono un pò dappertutto, e la cosa probabilmente la eccitò ancor di più. Infilai le mani dentro la camicetta e le feci andare dietro la schiena mentre cominciavo a far scendere i baci dal collo fino al seno. Lei teneva la testa inclinata all'indietro, ora mormorava "Si... Si dai... Continua..." le tolsi la camicetta dopo averle slacciato il reggiseno che lei fece cadere a terra rivelando due seni fantastici. Nonostante l'età, stavano ancora su perfettamente da soli, erano grosse e non avevano la minima imperfezione che il tempo avrebbe dovuto affibbiargli. Mi fiondai su quei regali del cielo, baciando, leccando intorno e sui capezzoli, pizzicandoglieli, torcendoglieli leggermente, mordicchiandoli e succhiandoli mentre Valeria mi ci teneva la testa premuta contro, afferrando con forza i capelli dall'eccitazione fino a quando non mi staccò di sua iniziativa. "In piedi" mi ordinò, ancora ansimante. Eseguii obbediente. Ero in piedi davanti a lei, che stava ancora seduta sulla panchina. Mi afferrò dal bordo dei pantaloni e mi tirò a sé, sbottonandoli mentre mi guardava in modo sensuale, leccandosi le labbra ogni tanto. Finalmente slacciò i pantaloni, tirandoli giù. L'erezione che forse prima poteva essere nascosta dai jeans, ora era ben evidente sotto le mutande, che lei si affrettò a tirare giù. Il mio pene eretto rimbalzò fuori, bello dritto e pronto all'azione. Lo afferrò con una mano, cominciando a massaggiarlo leggermente, dopodiché aggiunse anche l'altra mano. Dopo un pò che mi segava con entrambe le mani, avvicinò la punta alla bocca. Rimase lì per un attimo, potevo sentire il respiro caldo che mi ripercorreva tutta l'asta, finché non percepii la lingua sulla cappella. Leccava tutto intorno fino alla punta, facendo una sorta di spirale. Inclinai la testa all'indietro, godendomi ogni singolo istante, mi baciò la cappella con tanto di schiocco, quando guardai, notai che mi aveva lasciato il segno del rossetto. Mi guardava eccitatissima, mentre con le mani continuava a massaggiarmi dalla base del pene. Eccitatissimo dalla scena e dalla situazione, le afferrai la testa con entrambe le mani, ficcandoglielo quasi tutto in bocca. Lei richiuse le labbra attorno al pene, sentivo la lingua che si muoveva da una parte all'altra, cominciai a muoverle la testa avanti ed indietro, cercando d'infilare anche il resto, poi accompagnai i movimenti col bacino finché non sentii che stava cercando di allontanarsi. L'allontanai e mi fiondai a baciarla con passione, lei cercava di prendere fiato e baciarmi insieme. Quando ci staccammo ed io mi rimisi in piedi, lei mi afferrò dal bacino tirandomi ancor più vicino a sé, si avvicinò e mise il pene in mezzo alle tette iniziando una spagnola fantastica. La lasciai fare, muovendosi su e giù, prendendo in bocca la punta del pene quando faceva capolino finché non mi staccai e decisi di renderle il favore. M'inginocchiai e le alzai la gonna e le aprii le gambe, un pò di gelato le era colato sulla gamba, così glie lo leccai, facendola gemere di piacere. Le tolsi le mutandine e, con stupore, notai che era depilata, poi, colto da un lampo d'ispirazione, presi la vaschetta di gelato, che ormai si era sciolto del tutto, e cominciai a passarglielo delicatamente lungo l'interno coscia. Il contatto col gelato freddo, la fece vibrare di stupore e piacere insieme. Cominciai a risalire lungo la striscia di gelato che le avevo fatto, fino ad arrivare alla fica. La baciai tutt'intorno e notai che si dimenava leggermente, così decisi di darle ciò che aspirava. La leccai a lungo, ma lei si dimenava sempre di più, continuai ancora un pò, finché non ricordai del peperoncino nel gelato. Capii perché si stesse dimenando così tanto e, preso dal panico, mi alzai in piedi cercando di capire cosa fosse meglio fare, ma lei semplicemente mi prese per la maglia, mi mise faccia a faccia e mi sussurrò "Scopami". Le era piaciuto! Ringraziando la mia fortuna, la presi in braccio e le strofinai la cappella sulla fica, lei si strinse a me e mi artigliò la schiena gemendo forte. Cominciai a fare pressione col bacino, infilandoglielo lentamente, fino in fondo, ad ogni centimetro che infilavo, lei ansimava e gemeva sempre di più e sempre più forte, sentivo la presa delle unghie talmente forte sulla schiena, che credetti di star sanguinando. Era strettissima, fradicia, ed io ero eccitato come non mai, così decisi d'infilarglielo più in fretta. Spinsi finché potei, e mio malgrado, notai che qualche centimetro era rimasto fuori, lei se ne accorse e mi disse di non fermarmi, così cominciai a muovermi. La poggiai contro un albero e presi un ritmo sempre crescente d'intensità e velocità, lei gemeva sempre più forte, dando ogni tanto, dei piccoli urletti, finché, preso completamente dalla foga, non cominciai a spingere sempre di più. Valeria non sapeva più dove aggrapparsi, si dimenava, gemeva, urlava ed ansimava mentre continuavo a scoparla sempre più forte, sempre più veloce, mordendole il collo, preso da un'eccitazione mai provata prima. "Dai! Dai! Si! Scopami! Così! Più forte!" urlava lei. Finché non mi stupì seriamente: mi prese la testa, mi fissò intensamente e, a denti stretti, mi disse "Scopami più forte, dimmi che sono la tua troia!" Ci rimasi di sasso, lo devo ammettere, non me lo sarei mai aspettato da lei, ma devo ammetterlo, la cosa mi eccitò parecchio. Spinsi con tutta la forza che avevo, tanto che al piacere, si mischiò anche un'espressione di dolore sul suo volto "Sei la mia troia" spinsi ancora, lei spalancò la bocca e gli occhi "Prendilo tutto, troia!" le dissi. Ed alla terza spinta, mi piantò le unghie nella schiena urlando tutto il suo orgasmo. La riportai sulla panchina, era sfatta, ma sempre bellissima, mi apprestai a ricompormi, ma lei mi prese l'uccello tra le mani e mi disse "Eh no, tu non hai finito". Lo riprese in bocca, ero al mio limite già da prima, così non ci mise molto a farmi venire, e quando sentì che stavo per farlo, lo tolse dalla bocca facendosi imbrattare tutta la faccia. Sospirò, ci guardammo e decisi di baciarla ancora, rispose al mio bacio accarezzandomi la faccia, ci ripulimmo e ricomponemmo in pochi minuti, dopodiché la riaccompagnai a casa. Da allora, ci comportiamo come se nulla fosse successo.
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